I pessimi scrittori, non si esercitano per nulla. Vanno alla ricerca dell’ispirazione ‘perfetta’ soprattutto aspettandola (leggi: ‘non facendo un bel niente’). Credono che ‘scrivere’ sia ‘pensare’, e cercano dunque di ‘trascrivere’, non di scrivere: trascrivere quello che pensano, quello che credono, quello che provano… E aspettare.


L’idea è quella che la scrittura sia riflessione (non creazione) e che, essendo naturalmente NATI superiori ai loro simili, le loro riflessioni saranno dunque ‘naturalmente’ interessanti, se non addirittura preziose, geniali, strazianti, emozionantissime, ecc.


Nelle loro teste (e SOLO nelle loro teste), ogni singola riga che scrivono è preziosa come il platino, e cercano dunque di non sprecare ogni singola goccia di inchiostro. Pensarla in questo modo non solo è facile, ma è sopratutto divertente ed estremamente piacevole: non confrontarsi con nessuno e nno lavorare su se stessi ti dà sodisfazione immediata (cosa di cui lo scrittore esordiente ha disperatamente bisogno). E ti consente inoltre mille alibi in caso di fallimento coi lettori (‘non sono abbastanza commerciale’, ‘non sono io che scrivo male, è la massa ignorante che non è in grado di capire’, ‘scriverò meno di altri scrittori, ma almeno non sono un imbrattacarte come Dan Brown!’).

Gli scrittori validi, invece, non solo sanno che leggere tanto aiuta a scrivere meglio, ma sanno perfino perché. Perché a conti fatti, scrivere non è altro che è un continuo risolvere ‘problemi narrativi’. Una quantità infinita di diversi problemi narrativi, e più uno legge, più è in grado di ‘rubare’ le ‘soluzioni narrative’ degli altri per raccontare le sue idee.


Ecco allora che uno scrittore valido legge in maniera quasi ‘sportiva’ ovvero non solo cercando di leggere sempre tanto, ma di leggere ANCHE i libri che non gli piacciono o che non ritiene di grande valore. E non lo fa ‘per cultura’, ma perché quei libri sono UTILI a lui. Perché quei libri offrono soluzioni ai suoi difetti stilistici o narrativi. In conclusione, legge quello che gli serve leggere per risolvere i suoi difetti.
Ma per riuscirci, ovviamente…


Lo scrittore ‘valido’ accetta fin da subito di non essere nato genio, e decide che vuole migliorare se stesso ad ogni costo e con grande fatica giorno per giorno. E soprattutto, accetta di essere piccolo, insignificante e alle prime armi. Una volta accettata la sua realtà, cerca di fare di tutto per migliorare: ovvero trovare idee sempre migliori, e farle funzionare sulla carta sempre meglio.

Adesso però - se ci pensate bene - esiste un modo per migliorare se stessi che va bene per qualsiasi cosa, non solo scrivere: si chiama 'fare esperienza'.
Perché qualunque cosa faccia un essere umano, accumulare esperienza lo aiuta a farla meglio. GIUSTO?
Voglio giocare meglio a calcio? Meglio allenarmi e fare un po’ di partite, perché col tempo migliorerò.
Voglio suonare meglio il violino? Meglio andare a lezione e suonar almeno ogni tanto, per capire come deve essere suonare dal vivo.
Ma certo che è così, maledetti scrittori!!!!
Perché in tutte le altre arti accettiamo l'importanza dell'esperienza e del metodo, ma in letteratura no? Boh.
O meglio, VOI non lo accettate. Gli scrittori bravi, invece, SANNO che impegno costante e esperienza FUNZIONANO.
Sanno che è così per esperienza personale, dunque non hanno bisogno di crederci.
D’altro canto, l’esperienza ti migliora nel fare qualunque cosa. Perfino il sesso.
Ovvio, no?
E invece no. Per la maggior partedi chi scrive, impegno, metodo ed esperienza non servono a nulla, e per difendere la propria pigrizia la chiamano 'spontaneità' e ricorrono smepre all'uso dei geni assoluti della letteratura per giustificarsi.
Chissà perché, quando si parla di scrittura creativa si parla sempre e solo di capolavori e di geni. E’ tutta la vita che sono circondato da capre che pensano che l’esperienza, per uno scrittore, non conti assolutamente nulla e quando gliene parli te lo 'dimostrano' citando capolavori assoluti della letteratura. E' una scemenza. Nessuno impara a guidare guardando i documentari su Senna o Schumacher. Usare i geni della letteratura per negare il valore del duro lavoro è un po' come dire che uno studente di matematica deve solo farsi cadere una mela in testa per fare una scoperta scientifica che cambi la storia dell'umanità” Citazione di Wallace Lee. Trattasi di discorso che ripeto ogni volta che qualcuno cita i risultati di un genio della letteratura mondiale… per difendere la sua pigrizia di scrittore.


Lo scrittore valido, invece, si mette sotto a scrivere tanto e per anni, e lo fa senza pretendere che ogni sua singola cagata, buttata lì a caso, sia PER FORZA un capolavoro, e debba dunque finire PER FORZA pubblicata (atteggiamento, quest’ultimo,classico dei pivellini).
Pubblicatemi! Scrivo capolavori nel tempo libero, quando mi annoio!!!! Ma non capite? Ma come fate a non capire! Nel tempo libero sono un genio! Sono un dannatissimo genio!!!!“-> Citaz. del pessimo scrittore.
Il bravo scrittore, viceversa, comincia a scrivere racconti brevi praticamente a caso, solo per sperimentare generi, stili e soprattutto ‘soluzioni narrative’ (‘mezzi per dire quello che deve’) nuovi, e lo fa per migliorare sia il suo stile che il suo processo di creazione delle idee.
E si impegna molto mentre tutt’intorno tutti gli dicono che non serve a nulla, che non ha senso ‘prenderla tanto sul serio’, eccetera.
Ma quando cavolo stai lavorando? Sei pazzo?
Bé, forse non sei tu che sei pazzo: sono loro che non hanno capito nulla.
Ah, la creatività! questo grande mistero! il più grande mistero in assoluto della mente umana” dice la capra.
Mistero?” risponde il vostro Wallace.
Macché mistero. La creatività è solo un muscolo: più lo usi, più si ingrossa. Più pesi sollevi (scrivere) e più mangi (leggere) e più potente diventerà la tua creatività. Semplice quanto fare body building. Anzi, magari non sarà più facile, ma di sicuro è più semplice del body builing dove tra over-training, under-training, scheda sbagliata, hard-gaining, dieta, riposi e dio sa cos'altro… puoi sbagliare talmente tante cose - pur allenandoti come uno schiavo - che a volte non metti su nemmeno un filo di muscolo.
E pensare che avevi sempre snobbato il body-building, vero?”
Anonimo e Wallace, 2014

A quel punto, nella testa dello scrittore umile - mentre si sta facendo un mazzo quadrato scrivendo spazzatura al solo scopo di migliorare se stesso - succede una cosa strana.
Succede che ogni tre lavori scritti per niente, per caso, esercizio, ecc… Una di quelle ‘natural-born-ciofeche’ si rivela invece essere una vera, autentica e devastante bomba atomica. Era l'ultima idea che avresti mai immaginato potesse creare qualcosa di buono, e invece ogni personaggio è indimenticabile, ogni scena un film già scritto nella tua testa, ogni emozione potentissima. Sei invasato, sei impazzito e adesso devi solo ‘trascrivere’. Devi solo pensare a come mettere tutto quel ben di Dio sulla carta meglio che puoi, ovvero al meglio delle tue REALI capacità espressive.
In altre parole, devi solo trascrivere un capolavoro che si è materializzato dal nulla.


Il meglio dentro di te arriva SEMPRE per caso. E no, non è MAI quello che 'hai sempre sognato di scrivere'.
…E adesso ti tocca portarlo a termine con mesi e forse anni di lavoro (se ne verrà fuori un romanzo o peggio ancora, una saga), e lo farai anche se non c’entra nulla con il genere che ti piace, con quello che vorresi scrivere e soprattutto con il tipo di scrittore che vorresti essere.
Se sei un fan di Leopardi, ma il capolavoro dentro di te è una commedia alla Massimo Boldi e Cristian De Sica… Per Dio, allora tu l’accetterai e diventerai uno scrittore di rutti, scoregge, eccetera. Questo perché - che tu lo voglia o meno - l'unica alternativa possibile ad una onesta 'ricerca del meglio'… E' scrivere male.
Se scrivi quello che vuoi, scrivi male.
Quindi tu esplorerai, troverai e accetterai il meglio che c'è dentro di te e lo accetterai qualunque cosa sia. E lo farai perché hai lavorato per anni a diventare un bravo scrittore, e se è quello è il meglio dentro di te, tu lo accetterai punto e basta. Lo accetterai pur di scrivere bene.
E dopo due o tre bombe atomiche incrociate ‘per puro caso’, facendo solo esercizio - ma portate 'comunque' a termine - ecco che lo scrittore ‘impara’ finalmente a tornare in quello stesso ‘luogo’ nascosto dentro la sua testa ‘a comando’.
E quello è il momento in cui scompaiono sia il blocco dello scrittore che i racconti brutti, i romanzi brutti, tutto quanto… Adesso scrivi solo o bene, o molto bene: le idee iniziate con un sacco di entusiasmo e poi finite in vacca (che sono la routine del 90% dei cattivi scrittori) adesso non esistono più.
Ma per arrivare a questo punto, bisogna avere un sincero desiderio di scrivere bene, un sincero atteggiamento di 'inseguimento dei risultati', e soprattutto di impegnarsi, fare esperienza e srivere bene in generale. Tornare regolarmente in quel luogo dentro la tua testa dove si trovano SEMPRE e SOLO le 'bombe atomiche', è una delle cose più difficili e più innaturali della scrittura, ed è il motivo per cui gli scrittori veramente bravi sono così pochi.


Anche perché andare in quella zona dentro la tua mente non è bello, non è piacevole, è innaturale, è fastidioso, è doloroso.
Alcuni lo chiamano 'inconscio', ma è molto più in là dell'inconscio.
Dentro li te, lo percepisci come qualcosa di 'estraneo'.
Funziona, ma non è tuo
Funziona da Dio, ma non sei tu a scriverlo.
E' qualcun altro.
Tu ti stai solo limitando a trascriverlo, e a dirla tutta non ti piace nemmeno - perché non sai da dove provenga, quindi ti mette a disagio - però sai per esperienza che è la quella è la cosa che funzonerà meglio dentro di te.
Ti sembra per certi versi di stare facendo qualcosa di profondamente sbagliata. Ecco perché dico che tanti scrittori scrivono MALE perché non gli piace scrivere BENE.
Perché scrivere BENE… E' tremendo.
Viceversa, se invece riesci ad affrontare tutte queste cose volentieri, grazie all'esperienza, e poi riesci ad accettarle perché l'esperienza ti dice di farlo… Boom.
Ce l’hai fatta.
Scrivere male è divertente.
Scrivere discretamente è faticoso.
Scrivere da Dio è doloroso”
+++++Wallace++++++.
IN CONLUSIONE:
Le grandi idee sono dunque sempre salti nel vuoto, fantasmi di idee: non sono mai idee complete. Il salto nel vuoto è un salto nell’inconscio tramite la creatività (anche se la parola inconscio rischia di essere fraintesa). Il problema è che entrare nel proprio inconscio grazie a un salto nel vuoto è un processo assolutamente innaturale, doloroso, pericoloso e spesso dannoso, cui si arriva solo dopo anni di pratica con la scrittura (non di meditazione!) e per definizione non si può fare sempre (pena o squilibrio mentale vero e proprio). C'è un motivo se la mente umana possiede il conscio e l’inconscio, e rompere il muro troppo spesso può portare alla morte.


Te lo dimostro subito.
Tu che stai leggendo questo articolo… Sì, tu. Tu non lo sai, ma se tu ti trovassi in una situazione di vita o di morte, per esempio a bordo del Titanic che affonda…


Saresti perfettamente in grado di buttare un bambino in mare per slavarti la vita facendoti posto sull’ultima scialuppa rimasta.
Perché chiunque sarebbe in grado di farlo.
Sì, quella che tu, tutto quello che sei e ciò che tu consideri la tua ‘anima’… Bé, essa è in grado di gettare il bambino in mare senza esitare nemmeno un istante.
…Ma è meglio che tu non lo sappia, per ora.
Anche perché le probabilità di finire sul Titanic che affonda sono molto poche, giusto?
A meno che tu che tu non voglia scrivere un romanzo sul Titanic. Perché in quel caso sono cavoli amari, amico mio.


Adesso è inutile che te la prendi con me - dice il tuo inconscio - ; io faccio solo il mio dovere. Pensaci bene: se un giorno dovesse capitare per davvero, meglio ammazzare un bambino e sopravvivere coi ensi di colpa, no? Non ho forse ragione? Cioè, avresti anni di incubi esensi di colpa, ma almeno saresti vivo, giusto? Non ho forse ragione? Ma certo che ho ragione. E comunque non spetta mica a te decidere.
Quando verrà il momento, tu perderai il controllo per la paura, e allora sarò io a fartelo gettare in mare. Non tu.
Questo è l'inconscio, amici miei.
Quindi, se invece di scrivere scemenze a sangue freddo, ti ostini invece a portare a termine il romanzo ‘maledetto' dettato dall'ignoto che si nasconde dentro di te… Bé… Cavoli tuoi.
Perché non hai scritto la sua lacrimosa autobiografia come fanno tutti quanti?
Ma tu invece dovevi dovevi PER FORZA scrivere bene, dannazione. E se adesso sei in manicomio, è solo colpa tua.


La creatività è l’unica vera porta verso l'ignoto dentro la tua testa.
Ecco perché la madre della letteratura è la narrativa e non la saggistica, né l’autobiografia, né il libro di storia, o di religione, no… La NARRATIVA è la vera regina del regno. Punto e basta.
Definizione del livello di professionalità di un determinato scrittore secondo il mo professore di critica letteraria della Bocconi di Milano:
Tutti sono capaci di raccontare la propria realtà, la propria vita, i propri amici. Al contrario, il vero professionista si misura dalla sua capacità di creare tante teste diverse, una per ogni personaggio. E più tali teste sono diverse dalla sua vita e dalla sua realtà, maggiore sarò la sua grandezza come scrittore” - citaz. di Pierluciano Guardigli, che fu professore di critica letteraria alla Bocconi.
Altro che autobiografismi…

La routine dello scrittore vero
Scrivere tanto (e creare) tanto, correggere (ovvero lavorare tanto sullo stile), e leggere (perché aiuta entrambe le prime due). Scrivere tanto per esercizio (racconti), e scrivere tanto per ispirazione (ovvero, trasformare un racconto ‘bomba’ in un romanzo) correggere tantissimo, leggere tantissimo. Poi c’è tutta un’altra serie di attività pratiche quali: cercare premi letterari cui partecipare, cercare case editrici che pubblicano il genere di romanzi che scrivi (perché spedire i romanzi a caso non funziona), partecipare a reading, presentazioni, scrivere su siti o riviste. Tutte queste cose queste che aiutano a fare ‘intelligence’ (ovvero sapere chi pubblica cosa, e perché).
Quest’ultimo punto ci ho tenuto a precisarlo perché quello letterario purtroppo è anche un ambiente reale, e non sapere cosa succede in quell’ambiente… E’ garanzia di fallimento.

EXTRA:
DUE NOTE SUL SUCCESSO: UN PAIO DI TRAGICHE VERITA'
La cosa maggiormente fraintesa dell’ambiente letterario è pensare che ‘se un romanzo è buono, qualcuno lo pubblicherà’ .No, non funziona così.
La pubblicazione non è un ‘premio’ che le case editrici danno ai romanzi scritti meglio.
Per una casa editrice, un romanzo non è nient’altro che un prodotto su cui investire sperando di guadagnare più soldi di quelli che spenderà.
Le case editrici non fanno ‘cultura’, okay? Fanno soldi.
Questo significa che per avere successo non basta scrivere un clone di Cinquanta Sfumature, perché non funziona così. E’ un discorso complicato e non è questa la sede per farlo, ma diciamo che, in generale, il valore di uno scrittore si misura da quello che sa scrivere, non da quello che egli NON sa scrivere.
Uno scrittore che schifa un sacco di generi (fantasy, action, horror, erotico) perché lui ‘non si abbassa’ a scrivere certe cose, e che ‘manco morto’ scriverebbe anche solo una pagina horror… Bé, quello è uno scrittore che non vale assolutamente nulla. E lo ammette pure candidamente. Per cui occhio a come vi ponete con gli altri.
E dateci dentro.
Wallace - 28/2/18
ps:
ci tengo a precisare una cosa. Ci ho messo più di vent’anni, e sono ancora senza un becco di quattrino… Ma almeno adesso ho migliaia di lettori ‘impazziti’ in vari paesi del mondo. Qualcuno ha detto che più ti sudi una cosa, più è dolce… Sul serio? Mmmm… Mah. Non sono del tutto d’accordo. Però funziona. Quella che ho scritto è una strada lunga, brutta, sporca e cattiva, e lastricata di lacrime e sangue pure… Però funziona. E non funziona solo per me. Per cosa che credete che King abbia sottotitolato il suo ON WRITING ‘il mestiere di scrivere’? Perché è un mestiere. E l’arte c’è per carità… Ma certo che c’è.
Ma c’è anche il mestiere.