«Via col Vento è un film razzista»:
Hbo lo rimuove dalla piattaforma streaming
Sull’onda delle manifestazioni per
George Floyd, John Ridley sceneggiatore di «12 anni schiavo», aveva
chiesto di eliminare il film dal catalogo. Hbo l’ha fatto, ma ha
spiegato che il film tornerà «con una discussione sul contesto
storico e una denuncia degli stereotipi etnici e razziali
rappresentati nella pellicola»
Il capolavoro del cinema americano,
vincitore di otto premi Oscar, uno dei film più scolpiti
nell’immaginario mondiale, è stato rimosso dalla nuova piattaforma
di streaming Hbo Max. La storia di Scarlett O’Hara e del suo amore
tormentato con Rhett, ambientata nelle piantagioni di Tara e ad
Atlanta durante e dopo la guerra civile, si legge in un comunicato
della compagnia, «è il prodotto del suo tempo e dipinge alcuni dei
pregiudizi etnici e razziali che sono diventati, sfortunatamente,
comuni nella società americana». Il film ritornerà sulla
piattaforma «con una discussione del suo contesto storico e una
denuncia di quegli stereotipi, ma verra presentato come creato
originariamente, perché fare il contrario sarebbe come affermare che
quei pregiudizi non sono mai esisiti». Un tentativo di
storicizzazione, dunque.
Hattie McDaniel, la prima Oscar
afromericana
Il 15 dicembre 1939 Hattie McDaniel non
poté partecipare alla prima del film: c’erano ancora le leggi Jim
Crow nel Sud degli Stati Uniti. Era seduta lontano dai suoi colleghi
anche la sera degli Oscar, ma quella notte fu storica: McDaniel fu la
prima afroamericana a vincere il premio come miglior attrice non
protagonista per il ruolo di Mami (parte per la quale leggenda vuole
che persino la first lady Eleanor Roosevelt avesse raccomandato una
sua cameriera).
Un traguardo storico, che non le
risparmiò le critiche delle associazioni per i diritti civili che la
accusavano di perpetrare lo stereotipo del servo nero. «Preferisco
interpretare una domestica che esserlo», era la sua risposta. E
ancora: «Credo che il pubblico sia meno ingenuo di quello che
pensano i miei critici».
Razzismo e stereotipi
Ottant’anni dopo, il dibattito in
qualche modo è ancora aperto. Via col Vento non è solo un
capolavoro del cinema di tutti i tempi, ma anche un film che
romanticizza l’era della schiavitù al Sud, una pellicola in cui i
personaggi di colore non hanno alcuna complessità, sono come
figurine tra la ribelle Rossella, la melensa Melania e
l’irresistibile Rhett. Una romanticizzazione per di più datata
anni Quaranta, quando la segregazione razziale era ancora legge in
America.
Già dopo Charlottesville qualcuno aveva chiesto di boicottare Via col Vento. La decisione di Hbo arriva dopo l’appello sul Los Angeles Times di John Ridley. Non uno qualsiasi: regista, scrittore e sceneggiatore, nel 2014 ha vinto l’Oscar per la miglior sceneggiatura non originale di «12 anni schiavo».
Già dopo Charlottesville qualcuno aveva chiesto di boicottare Via col Vento. La decisione di Hbo arriva dopo l’appello sul Los Angeles Times di John Ridley. Non uno qualsiasi: regista, scrittore e sceneggiatore, nel 2014 ha vinto l’Oscar per la miglior sceneggiatura non originale di «12 anni schiavo».
Ma ha senso il boicottaggio?
In un lungo pezzo su Vulture del 2017
sul tema del boicottaggio di Via col vento, una giornalista
afroamericana, Angelica Jade Bastién, metteva a confronto proprio il
film diretto da Steve McQueen con quello basato sul romanzo di
Margaret Mitchell: «Nonostante la sua sanguinosa rappresentazione
delle condizioni della schiavitù, credo che 12 anni Schiavo sia una
visione più semplice per i liberal bianchi dato l’effetto di
distanziamento della violenza che mette in scena. È facile guardare
la schiena frustata di Solomon Northup e di altri personaggi e
pensare: Be’, non sono così cattivo, non impongo questo tipo di
violenza».
Una distanza emotiva che commuove, ma
non interroga. Invece, la rappresentazione della mitologia attorno
alla schiavitù, degli schiavi felici e fedeli ai loro padroni, la
«bellezza di un Sud perduto, non sono intrappolati nell’ambra di
un’altra era. Esistono ancora oggi nel cuore ripugnante e velenoso
che sta al centro della vita Americana». La frattura su cui è
costruito un Paese, come ha ricordato ieri anche Michelle Obama.
Così, secondo Jade Bastién, «se Via col Vento fosse consegnato al
passato, sarebbe più facile per molti dimenticare quanto sia
indicativo del nostro presente». E come quella mitologia attorno
alla schiavitù scorra consciamente o inconsciamente non solo negli
estremismi del suprematismo bianco.
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