«A quei tempi, nel 1947, il bop impazzava in tutta l'America. I ragazzi del Loop suonavano, ma con stanchezza, perché il bop era a metà strada fra il periodo del Charlie Parker di Ornithology e quello di Miles Davis.» |
(Jack Kerouac, On the Road 1957) |
Il bebop
(spesso abbreviato in bop)
è uno stile del jazz che si sviluppò soprattutto a New York negli
anni quaranta. Caratterizzato da tempi molto veloci e da elaborazioni
armoniche innovative, il bebop nacque in contrapposizione agli stili
jazz utilizzati dalle formazioni contemporanee. Nei suoi primi anni
di vita la parola "bebop" indicò, oltre allo stile
musicale anche lo stile di vita e l'atteggiamento ribelle di coloro
(che erano in maggioranza giovani) che si indicavano come "bopper".
Anche per questo motivo il bebop divenne popolare tra i letterati che
si riconoscevano nella cosiddetta Beat Generation e fu citato in
alcune delle loro opere più famose (ad esempio nella poesia Urlo
di Allen Ginsberg). Nel corso dei 15 anni successivi, il bebop e le
sue ramificazioni si evolsero fino a diventare il principale idioma
del jazz. Ancora nel primo decennio del XXI secolo, lo stile
jazzistico indicato come "mainstream" si rifà
essenzialmente alle elaborazioni stilistiche del bebop.
Il termine bebop (che nei primi tempi
veniva spesso usato anche nella forma rebop) è un'onomatopea
che imita una brevissima frase di due note usata talvolta come
"segnale" per terminare un brano. Per questo uno dei padri
del movimento, Dizzy Gillespie, intitolò "Bebop" uno dei
suoi brani, brano che fu anche uno dei primi brani bop a raggiungere
una certa notorietà.
La nascita del movimento
Premesse
In pieno periodo bellico, i locali e le
case discografiche si sforzano di far dimenticare la guerra ed i
problemi sociali (in primis l'apartheid nei confronti dei neri): le
orchestre swing, come quelle celebri di Benny Goodman e Glenn Miller,
sono le più adatte a questo scopo e vengono promosse attivamente.
Nelle loro file militano soprattutto musicisti bianchi, che hanno
assimilato perfettamente il linguaggio swing e si accaparrano le
sempre più scarse occasioni di lavoro.
Per i musicisti neri si pongono due
obiettivi: liberarsi dai rigidi arrangiamenti delle big band per
esprimersi più liberamente e manifestare tangibilmente la loro
ribellione a quel mondo ipocritamente sorridente.
La rivoluzione
Quella del Bebop è una rivoluzione che
va al di là dell'aspetto strettamente musicale. È un movimento
elitario, nero, tutto sommato di nicchia. Tra i locali di New York
che ospitano i primi after hours Be bop i più celebri sono il
Monroe's e il Minton's. Qui, di notte, dopo che i musicisti hanno
suonato per far ballare i clienti e per guadagnarsi da vivere, si
riuniscono Charlie Christian, il pianista Thelonious Monk e Dizzy
Gillespie, il batterista Kenny Clarke e Charlie Parker, un giovane
altosassofonista di Kansas City arrivato a New York da poco e
destinato ad identificarsi con il nascente stile musicale, di cui
sarà uno dei fondatori (per alcuni, il vero e proprio padre) e uno
dei più importanti esponenti.
Molti dei musicisti del Minton's
(Gillespie, Benny Harris, Benny Green e Parker per esempio) suonavano
nella big band di Earl Hines, ma ci rimangono per pochi mesi. Con
l'uscita dall'orchestra del cantante Billy Eckstine e la sua volontà
di dare vita a una band squisitamente bop, i suddetti più altre
decine di musicisti vi si daranno il cambio tra il 1943 e il 1947:
chi vi rimarrà per tutto il periodo (Art Blakey), chi per alcuni
mesi o settimane (Parker, Gillespie come direttore musicale, Dexter
Gordon, Sarah Vaughan, Miles Davis...). Questa band che in tre anni e
rotti girò in lungo e in largo gli USA, riuscendo pure a incidere
due album, nonostante il lunghissimo braccio di ferro tra musicisti e
discografici, ebbe un merito enorme: quello di far uscire il be-bop
dai claustrofobici localini newyorkesi; il tutto, grazie alla fama -
all'epoca superiore a qualsiasi altro cantante, bianco o nero che
fosse - del bandleader Billy Eckstine.
Liberi dai vincoli del leader
d'orchestra e del pubblico da compiacere, questi musicisti
sperimentano nuove soluzioni musicali fino a codificare il bop.
Cambia il jazz e cambia la musica. Il jazz matura, con scelte
armoniche rivoluzionarie: nelle mani dei boppers c' è l'impegno a
renderlo , deliberatamente, progressivo.
Essendo un movimento volutamente di
nicchia (a volte quasi privato, sempre dopolavoristico), molte delle
idee musicali scaturite a quel tempo non furono mai registrate né
messe per iscritto.
«Si deve a Bird più che a chiunque altro il modo in cui fu suonata quella musica; ma è merito di Dizzy se fu messa per iscritto» |
(J.E. Berendt,
Il libro del jazz)
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Caratteristiche musicali
Nel bop, tutto quello che è banale, scontato, ballabile o gradito al pubblico medio dell'epoca è sistematicamente bandito.La forma e lo sviluppo melodico
La forma dei brani prevede
l'esposizione di un tema (generalmente all'unisono), numerose
improvvisazioni e la riproposizione del tema come finale. Le
improvvisazioni sono però il fulcro dell'esibizione tanto che le
melodie vengono spesso appena accennate mentre le improvvisazioni
sono sempre molto estese; addirittura in alcune performance dal vivo
il tema non viene nemmeno eseguito. Questa pratica permetteva di
risparmiare sui diritti d'autore (che non si applicano alle
progressioni armoniche ma alle melodie ed ai testi). Elaborare giri
armonici preesistenti permetteva inoltre di semplificare il lavoro di
composizione e di improvvisazione, fornendo ai musicisti un substrato
a loro ben noto e familiare su cui creare.
Le melodie bop sono scattanti,
spezzettate, nervose, spesso dissonanti. La velocità di esecuzione è
molto elevata.
L'armonia
Il Bebop si caratterizza armonicamente
per: utilizzo di giri armonici preesistenti con frequenti
sostituzioni armoniche, utilizzo di accordi diminuiti o aumentati,
frequente ricorso alle dissonanze, nuove scale su cui improvvisare
(scala bebop).
Gli strumenti
La formazione tipica del bop è
ridotta: da tre a sei/sette elementi (il cosiddetto combo). Gli
strumenti tipici sono: tromba, sax tenore o contralto, a volte il
trombone, e poi pianoforte, contrabbasso e batteria. Questa riduzione
di organico permette di suonare senza arrangiamenti scritti,
basandosi solo su un canovaccio armonico e sviluppando l'interplay,
ovvero la capacità di interazione estemporanea tra musicisti.
Inoltre, la scelta di una formazione piccola era dettata da motivi
ideologici (in opposizione alle big bands dei bianchi) e pratici (la
possibilità di suonare in locali piccoli e con cachet ridotti).
La figura carismatica di Charlie Parker contribuisce enormemente alla fortuna del sassofono contralto, spingendo sempre più appassionati verso questo strumento.
La figura carismatica di Charlie Parker contribuisce enormemente alla fortuna del sassofono contralto, spingendo sempre più appassionati verso questo strumento.
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