La vetrata è un insieme di
lastre di vetro a differenti gradi di opacità, montate su
intelaiatura di legno o di metallo (per lo più piombo). Viene usata
per sigillare ed eventualmente decorare finestre o altro genere di
aperture nelle pareti. Può avere funzione di parete divisoria. La
tecnica utilizzata con intento decorativo è la pittura del vetro.
Sull'intelaiatura vengono montati i
frammenti di vetro: può trattarsi di vetro di crogiolo, la cui
colorazione è ottenuta aggiungendo ruggine, cobalto o rame alle
componenti di base (ossido di calcio e carbonato di potassio) o di
vetro placcato (cioè vetro in più stratificazioni, per ottenere
varie gradazioni di colore). Inizialmente, l'artefice appronta un
cartone preparatorio. Su questa base, vengono tagliate le lastre o
con l'aiuto di un ferro incandescente o (a partire dal XV secolo) di
una punta di diamante. Le diverse lastre vengono montate su una
griglia provvisoria ed eventualmente pitturate con l'utilizzo di
grisaille, fissata poi con una cottura a temperature elevate. A
questo punto, le lastre vengono unite con l'utilizzo di piombo e
montate sull'intelaiatura.
Nel corso degli ultimi due secoli
l'evoluzione delle tecniche di lavorazione del vetro, la ricerca
plastica di numerosi artisti e il variare degli stili architettonici
hanno prodotto nuovi tipi di vetrate, destinate agli stessi usi di
quelle tradizionali rilegate a piombo. Le principali sono : - la
"dalle de verre", montaggio di vetri colorati di forte
spessore (2,5 cm) a mezzo di cemento o resina. - il metodo detto
"Tiffany", vetrata dove ogni tessella di vetro è coperta
da un fine nastro di rame che permette di saldare insieme i pezzi. -
il "fusing", tecnica che permette di fondere insieme vetri
di diverse colorazioni.
Le vetrate esistono dall'epoca romana e
si sono evolute nei secoli grazie alle tecniche di lavorazione del
vetro.
Con la scoperta della soffiatura a
stampo attorno al 25 d.C. e il conseguente crollo del prezzo del
vetro, nell'Impero romano si diffuse l'uso di decorare le terme, gli
edifici pubblici e le ville più prestigiose con vetri colorati
montati su telai di legno o di metallo. Di queste prime vetrate, cui
fa cenno più volte Plinio il Giovane nelle sue lettere, nulla ci
resta.
Sotto Ottaviano Augusto, la produzione
del vetro divenne una vera e propria industria. I primi visitatori
della città di Pompei ebbero modo di osservare vetri ancora
collocati nei telai delle finestre di edifici pubblici e abitazioni
private. Seneca considerava recente l'uso di applicare lastre di
vetro alle finestre.
Con la decadenza economica del V
secolo, la produzione di vetrate cessa in Italia, mentre continua nei
paesi del Nord Europa e nel Medio Oriente. Nel V secolo il vescovo
Sidonio Apollinare descrive le vetrate della Basilica dei Maccabei a
Lione.
Le più antiche vetrate integre del
mondo si trovano nella cattedrale di Augusta in Germania (del 1130
circa). Si tratta di cinque figure dell'antico testamento (Mosè,
Davide, Daniele, Osea e Giona), uniche rimaste di una serie più
numerosa. Sono opere tutt'altro che primitive, che testimoniano una
perfetta maturità tecnica e la conoscenza della pittura su vetro. La
medesima abilità si riscontra nell'abbazia di Tegernsee, dove fiorì
un importante laboratorio di vetrate, il cui influsso si estese in
tutta la Baviera, superandone i confini verso est. A partire da
quest'epoca le testimonianze di vetrate romaniche (di tema religioso,
dai colori chiari, a pezzi grandi) si fanno sempre più numerose.
Pur diffusa in epoca romanica, questa
tecnica costruttiva e decorativa raggiunse il suo apogeo con
l'architettura gotica (soprattutto a motivo dello sviluppo
tecnologico in termini di statica che questa architettura portò con
sé), divenendone generalizzato l'uso nel secolo XIII.
Rispetto alla vetrata romanica i colori
sono più scuri, i pezzi di vetro più piccoli, i soggetti si
moltiplicano e comprendono più scene per finestra. Famose in tutto
il mondo sono le vetrate della cattedrale di Chartres: eseguite fra
il 1150 e il 1240 occupano una superficie complessiva di circa 7000
metri quadrati, per un totale di 176 finestre. Di grande interesse
anche la cattedrale di Notre Dame e la Sainte-Chapelle a Parigi, dove
la vetrata gotica incontra la sua massima espressione.
In Italia invece l'uso di decorare le
finestre delle chiese con vetrate figurative è un fenomeno di
importazione, giunto attraverso l'affermarsi dello stile gotico. Per
la realizzazione delle vetrate del Duomo di Milano, uno dei maggiori
cicli esistenti in Italia, molti maestri vetrai furono fatti venire
dalla Germania e dai paesi fiamminghi. Una vetrata autoctona è
quella veneziana a rulli (dischi).
Col prevalere dello stile
rinascimentale, più sensibile alle rese prospettiche e ai volumi, la
vetrata si adattò facendo sempre più uso della pittura. Una delle
tecniche che iniziano a prendere piede in questo periodo è la
grisaglia, utilizzata a partire dal XV secolo. Si tratta di uno
smalto composto da ossido di rame e da un fondente utilizzato per
realizzare sfumature e dare corpo a figure e decorazioni.
Con l'avvento del protestantesimo (e la
conseguente iconoclastia) e della Controriforma inizia per le vetrate
un periodo di declino. A partire dalla Svizzera si diffonde l'uso di
piccoli pannelli decorativi di carattere laico, soprattutto stemmi,
che ornano le finestre delle case. L'uso del diamante al posto del
ferro arroventato permette tagli più arditi. Ma con il passare degli
anni si assiste a una perdita di originalità.
Nel periodo barocco l'interesse per la
vetrata diminuisce ulteriormente: la conoscenza delle tecniche si è
persa tanto che nessuno è più in grado di eseguire i restauri. Solo
alla fine del XIX secolo in Inghilterra, grazie alla corrente del
Neogotico, in particolare per interesse dei pittori inglesi William
Morris e sir Edward Burne-Jones rinasce l'interesse per le vetrate,
ma per avere risultati di pregio bisognerà aspettare almeno un
ventennio. Si tratta di vetrate per lo più di carattere laico, che
ornano gli edifici neogotici.
A Venezia a metà Ottocento il vetraio
muranese Pietro Bigaglia adorna la sua casa con delle vetrate che
alternano rulli filigranati di sua produzione a parti in vetro
colorato e trasparente.
Con l'Art Nouveau e il Liberty, la
vetrata ha il suo grande rilancio, sviluppando forme e cromatismi
nuovi. Louis Comfort Tiffany rinnova profondamente la vetrata sia dal
punto di vista iconografico che tecnico, introducendo l'uso di vetri
opachi, fatti produrre da lui stesso, e sostituendo il profilato in
piombo con un nastrino di rame. Artisti come Antoni Gaudí,
Mackintosh e Frank Lloyd Wright ne rinnovano profondamente l'aspetto
formale.
In Italia mentre la ditta Beltrami
lavora a Milano, a Venezia Teodoro Wolf Ferrari e Vittorio Zecchin
propongono vetrate svincolate dall'architettura, di piccola
dimensione e di grande impatto decorativo.
Attualmente dopo una parziale decadenza
nel secondo dopoguerra (in cui ci si occupa soprattutto di restauri),
ha fatto seguito una rinascita, con innovazioni che riguardano sia il
piano formale che quello tecnico. Ricordiamo solo Chagall, le
Corbusier e Anzolo Fuga. Dopo decenni di arredamento spoglio e
minimalista l'uso della vetrata come decoro della propria abitazione
è in rapida espansione.
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