Rowan Atkinson non ha mai avuto bisogno di molte parole per scrivere il suo nome nella storia della comicità. Con il volto buffo di Mr. Bean ha fatto ridere intere generazioni, trasformandosi in un’icona globale capace di unire il pubblico di culture e lingue diverse. Ma dietro quel personaggio goffo, infantile e imprevedibile c’è la storia di un uomo riservato, figlio della provincia inglese, che non avrebbe mai pensato di abbandonare gli studi di ingegneria per diventare uno dei comici più amati di sempre.
Rowan Sebastian Atkinson nasce il 6 gennaio 1955 a Consett, una cittadina mineraria della contea di Durham, nel nord dell’Inghilterra. Ultimo di quattro fratelli, cresce in una famiglia modesta, con un padre contadino e madre insegnante. Sin da bambino è caratterizzato da una spiccata timidezza e da una leggera balbuzie che lo rende impacciato nelle conversazioni quotidiane.
Il destino sembra indirizzarlo verso un futuro lontano dal palcoscenico: frequenta la scuola di ingegneria elettrica all’Università di Newcastle e successivamente prosegue gli studi a Oxford, dove ottiene un master. In quegli anni, però, il teatro universitario diventa il suo rifugio. Sul palco, Atkinson scopre una libertà espressiva che non ha nella vita reale. Non più vincolato dalla parola, inizia a comunicare con il corpo, le espressioni, i tempi comici che diventeranno il suo marchio.
Ad Oxford conosce Richard Curtis, futuro sceneggiatore di Notting Hill e Love Actually, che ne intuisce il talento. Insieme cominciano a sperimentare sketch comici basati più sull’assurdo e sul nonsense che sulla battuta verbale. Negli anni ’80 Atkinson entra nel circuito televisivo britannico con spettacoli satirici come Not the Nine O’Clock News e con la serie Blackadder, che gli regalano notorietà in patria.
Eppure, è un’idea coltivata quasi per gioco a consacrarlo: un personaggio senza età, goffo, infantile, che si muove in un mondo adulto senza comprenderne davvero le regole. Mr. Bean.
Il personaggio fa la sua prima comparsa nel 1987 durante uno spettacolo universitario a Oxford, ma è solo nel 1990 che approda ufficialmente in televisione con la serie Mr. Bean, prodotta da Thames Television e trasmessa da ITV. L’impatto è immediato: il pubblico resta affascinato da quell’omino silenzioso che sembra un incrocio tra Charlie Chaplin e Buster Keaton.
In soli 15 episodi, andati in onda fino al 1995, Atkinson riesce a costruire un universo riconoscibile: la sua Mini verde, il peluche Teddy, la stanza disordinata, i travestimenti improbabili, i pasti complicati al ristorante, le disavventure in vacanza. Ogni dettaglio è pensato per suscitare risate universali, senza il bisogno di parole.
Il segreto del successo sta proprio nella comicità fisica: Atkinson riesce a comunicare con una smorfia, un sopracciglio sollevato, una goffaggine calcolata. È un linguaggio immediatamente comprensibile a chiunque, a prescindere dalla lingua parlata.
Mr. Bean viene trasmesso in oltre 190 Paesi e diventa un fenomeno planetario. Le repliche raggiungono milioni di spettatori in Asia, America Latina, Medio Oriente e Africa. Nel 1997 arriva al cinema con Mr. Bean – L’ultima catastrofe, che incassa più di 250 milioni di dollari, seguito nel 2007 da Mr. Bean’s Holiday. Nel frattempo, la serie animata lanciata nel 2002 contribuisce a rinnovare il pubblico, conquistando anche le generazioni più giovani.
L’impatto culturale è straordinario: in molti Paesi Mr. Bean diventa sinonimo stesso di comicità. La Mini verde è esposta in musei, il pupazzo Teddy è diventato un oggetto cult, mentre Atkinson viene riconosciuto in ogni angolo del globo.
Eppure, Rowan Atkinson non potrebbe essere più diverso dal suo alter ego. Lontano dai riflettori, è un uomo riservato, amante della privacy e con una vera passione per le automobili di lusso e da corsa. Nonostante la fama, ha sempre mantenuto un profilo basso e ha continuato a lavorare in progetti selezionati, alternando cinema e televisione.
Dopo Mr. Bean, uno dei ruoli più celebri è quello della spia pasticciona in Johnny English (2003), che sfrutta ancora una volta il contrasto tra il fisico impacciato e la parodia dei generi cinematografici.
Atkinson ha dichiarato più volte di non sentirsi “un comico naturale”: la sua comicità nasce dallo studio meticoloso dei tempi e dei movimenti, più che dall’improvvisazione. Forse è proprio questa precisione, ereditata dalla sua formazione scientifica, a rendere Mr. Bean una macchina comica perfetta.
Oggi, a più di trent’anni dal debutto, Mr. Bean resta uno dei personaggi più amati al mondo. La sua capacità di far ridere senza parlare continua a renderlo attuale, soprattutto in un’epoca dominata dai social e dai contenuti veloci. Su YouTube i video di Mr. Bean totalizzano centinaia di milioni di visualizzazioni, mentre la serie animata è ancora trasmessa in numerosi Paesi.
Atkinson ha spesso espresso il desiderio di lasciare il personaggio alle spalle, temendo di rimanerne prigioniero. Ma lo stesso attore ammette che il pubblico non smette mai di chiedere di lui. La forza di Mr. Bean sta nell’essere diventato un archetipo: l’adulto con l’anima di un bambino, l’uomo che non si adatta alle regole della società e per questo finisce sempre nei guai, ma con una purezza che lo rende irresistibile.
L’analisi critica del successo di Mr. Bean individua almeno tre fattori principali:
Universalità: la comicità fisica non necessita di traduzioni e parla un linguaggio condiviso.
Minimalismo: poche parole, pochi personaggi, scenari quotidiani che diventano straordinari.
Nostalgia del muto: Atkinson ha recuperato la tradizione di Chaplin e Keaton, rendendola accessibile a un pubblico moderno.
Questi elementi hanno permesso alla serie di superare i confini nazionali e linguistici, trasformando un prodotto britannico in un fenomeno globale.
Rowan Atkinson rimane un esempio raro di artista capace di costruire un impero comico con mezzi ridotti: gesti, espressioni, silenzi. In un’epoca in cui la comicità si affida spesso a dialoghi serrati, parodie e riferimenti culturali, Mr. Bean dimostra che basta un volto, un sopracciglio alzato, una situazione quotidiana portata all’assurdo per creare un capolavoro.
Con una Mini verde, un orsetto di pezza e il coraggio di affidarsi al silenzio, Atkinson ha dato vita a un personaggio destinato a durare più del suo creatore.
Mr. Bean non è soltanto un programma televisivo, ma un capitolo fondamentale della storia della comicità mondiale. La sua forza sta nella semplicità, nella capacità di abbattere le barriere linguistiche e culturali, nella purezza infantile di un personaggio che continua a far sorridere grandi e piccoli.
Rowan Atkinson, l’ingegnere timido diventato genio del silenzio, ha dimostrato che talvolta le risate più sincere non hanno bisogno di parole.
0 comments:
Posta un commento