Dipende cosa intendiamo per "banale".
Se per "banale" intendiamo scontato, già visto, ripetuto, noioso… allora potremmo dire che sono tutti quegli inizi che rientrano nei cliché dei vari generi e che, personalmente, eviteremmo.
Se per "banale" intendiamo qualcosa di semplice ma efficace, allora è un altro discorso.
I migliori inizi sono quelli che danno un imput al lettore e lo fanno desiderare scoprire a cosa sia dovuto. Pensiamo ad un thriller, per esempio.
Avete mai visto un episodio di "Criminal Minds"?
La struttura di "Criminal Minds" era uguale in tutti gli episodi.
All'inizio c'era un assassinio, una scena che colpisce lo spettatore e che genera in lui un sentimento di odio/rabbia/curiositá. Poi sparisce, c'è tutta la fase introduttiva, di contesto, di indagine.
C'è un altro assassinio che riprende un pò l'attenzione dello spettatore, segue un'altra parte di investigazione, il ritmo aumenta fino al salvataggio "all'ultimo secondo" di una terza vittima.
La struttura di questo telefilm, a nostro parere, può essere adattata a qualsiasi libro, narrazione o storytelling. Si deve catturare l'attenzione del lettore dalle primissime pagine, si deve mantenere attivo e alto il ritmo con dei picchi ogni X pagine e si deve generare dei sentimenti in chi legge.
Il segreto di scrivere bene (ovvero sopra la media) è l'autocritica.
Ogni singola storia può essere iniziata in un milione di modi diversi, e l'unica cosa che differenzia il bravo scrittore è il cercare SEMPRE una soluzione migliore.
Sempre, sempre, sempre.
Per tutta la vita.
Come disse Stephen King:
"Rileggere i vecchi romanzi non è una bella esperienza, per uno scrittore. Perché se hai fatto bene il tuo lavoro, con gli anni sei migliorato. E se sei migliorato, adesso vedi tutti i tuoi difetti di una volta. Anche nei romanzi 'buoni'"
King rimise infatti mano per esempio a L'ombra dello scorpione, uno dei suoi libri più famosi, anni dopo che era già diventato un successo, facendone così uscire una seconda edizione 'vera', ovvero cambiata dall'autore stesso.