Ho letto consigli da parte di molti
grandi scrittori, editor e lettori. Ma c'è un consiglio, in
particolare, che è riuscito a mettermi davvero il pepe al culo.
Il consiglio è da parte del mio
scrittore preferito, Neil Gaiman.
"Se ti metti a scrivere solo
quando ti senti ispirato, potrai anche finire per diventare un poeta
decente ma non potrai mai essere uno scrittore di romanzi - questo
perché ogni giorno dovrai raggiungere la tua quota di parole
scritte, e quelle parole non stanno lì ad aspettare te, che tu sia
in vena o no. Perciò ti toccherà scrivere anche quando non sarai
'ispirato'… E la cosa strana è che sei mesi dopo, o un anno dopo,
ti guarderai indietro e non riuscirai a ricordare quali scene hai
scritto quando eri ispirato e quali hai scritto perché dovevano
essere scritte."
Il consiglio mi ha colpito per due
motivi.
- Per me era una rivelazione che Neil Gaiman avesse giornate storte. Per qualche motivo, ero convinto che fosse dotato di poteri magici come i personaggi di cui scrive. Davo per scontato che fosse sempre in bolla.
- Se il mio scrittore preferito si trova costretto a stringere i denti, allora io non ho nessuna scusa per non scrivere in maniera costante.
Per finire un manoscritto, devi
scrivere. Punto. Scrivere un libro è un processo lungo e solitario.
Ma le parole di Gaiman mi hanno
ricordato che ci devo investire del tempo, ora dopo ora, giorno dopo
giorno, settimana dopo settimana - che me la senta oppure no.
Non mi nascondo più dietro al dito del
"blocco dello scrittore".
E questo mi ha permesso di finire un
libro, di pubblicarlo e di arrivare a metà della scrittura del
secondo (per ora).
E sapete una cosa? Ha ragione lui.
Quando rileggo quello che ho scritto non riesco a vedere la
differenza tra le scene che ho buttato giù mentre "ci stavo
dentro" e quelle che ho arrabattato quando boccheggiavo come un
pesce fuor d'acqua.
Dobbiamo tutti stringere i denti.
Persino Neil Gaiman. Questo significa che neanche tu hai più scuse.
Hai raggiunto la tua quota di parole
giornaliere, oggi?
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