Risultati immagini per Attore, performer, regista e coreografo per caso, ma non a caso nella 1437-ORS.



Collaborano con la 1437 United Artist alcuni artisti dalla anomala formazione iniziata in alcuni casi come attori, le cui componenti fondamentali della loro poetica, il loro modo di lavorare, di costruire spettacoli, il loro essere coreografi e danzatori per caso e non per vocazione.
Artisti dai molti talenti – sono attori, performer, registi e infine, volente o nolente, coreografi – appartengono come il sottoscritto alla generazione dei quarantenni. Coreografi per caso forse, come vedremo, ma certo non a caso, data l’intensità delle componenti essenziali delle loro coreografie – spazio, tempo, ritmo, ripetizione – che si concentrano nelle loro creazioni.
Anche perché la danza contemporanea oggi è un “contenitore” dove finiscono anche molti lavori che sono non tanto “indefinibili” quanto piuttosto lavori che non appartengono a nessun format in particolare perché possono appartenere un pò a tutti.
“Quando conosciamo un gruppo nuovo, di danzatori o di collaboratori, ci teniamo molto a precisare quali sono le nostre competenze, quale è il nostro background. Nessuno della 1437 United Artist si firma mai come coreografo, non nel senso che non ci sentiamo all’altezza… ma perché siamo sempre molto chiari, con chi lavora con Noi, rispetto a quello che siamo, a quello che ci piace fare, a quello che ci piace vedere. Ed abbiamo un nostro linguaggio, rispetto alle cose che facciamo, che comunque, all’inizio, sono sempre “nuove”: i nostri programmi di sala son molto semplici. Ci piace anche considerarci un pò naïf: sia quando lavoriamo con dei danzatori contemporanei sia quando lavoriamo, per esempio, con dei giocolieri: neanche quello è un contesto al quale apparteniamo, assolutamente… Perciò cerchiamo sempre di chiedere alle persone innanzitutto se hanno voglia di lavorare con Noi. E se hanno voglia di mettersi in viaggio assieme a persone che devono imparare tutto del loro mondo, per dare una propria versione, alla fine. Cerchiamo sempre di essere molto “nudi” rispetto alla maniera di lavorare di fronte alla quale ci poniamo. Poi magari questa è anche una maniera di mettere le mani avanti, non sappiamo… ”.
“Per fare un esempio molto chiaro di quello che intendiamo: diciamo sempre con chiarezza “ragazzi, alla fine della nostra settimana di lavoro non faremo un casting: direte voi se avrete voglia di continuare questo percorso con Noi… sappiamo che siete dei grandi artisti, che avete un'esperienza incredibile, quindi per Noi siete già dentro al progetto”. Del resto abbiamo carta bianca, possiamo prendere chi vogliamo… Alla fine della prima settimana ci confrontiamo e loro in maniera autonoma decidono chi vuole continuare, chi ha trovato piacere a fare questa esperienza con Noi. Perché per la 1437 United Artist è molto importante che le persone abbiano voglia di lavorare con Noi. Le nostre son quasi sempre azioni ripetitive che portano, apparentemente, quasi a uno sfinimento, fisico e mentale. Quindi se il performer dentro queste azioni non trova il piacere per Noi non ha nessun senso”.
Cerchiamo sempre di andare a scavare, anche da un punto di vista psicologico, la relazione fra Noi e i performer con i quali lavoriamo. Alla base c’è un incontro che dura settimane, durante le quali, attraverso il racconto delle proprie esperienze, professionali ma anche a volte personali, si cerca di costruire, insieme, un gruppo. Non c’è mai una drammaturgia scritta. Quello che cerchiamo di rivelare sul palco sono gli esseri umani. Che hanno un nome e un cognome”.
“Sebbene molti di coloro con cui collaboriamo facciano fatica ancora a definirsi coreografi, mi piace però molto la definizione del sito italiano di wikipedia che dice che la danza è un’arte performativa che si basa sul movimento del corpo umano e che questo movimento del corpo umano è organizzato in un sistema, che può essere strutturato e/o improvvisato, che si chiama coreografia. Quello che facciamo è esattamente questo. Il nostro lavoro è quello di organizzare lo spazio e il tempo.
I nostri spettacoli sono fortemente strutturati: facciamo ore e ore di allenamento. Per prevedere tutto quello che può accadere. Ma ci piace sempre che i performer conservino comunque un margine di improvvisazione all’interno delle strutture che diamo, perché in questa maniera sono impegnati ad essere vigili, presenti, sempre a contatto con quello che può accadere, in qualsiasi momento. Vivi.
E se i performer sono vivi Noi siamo vivi con loro.”
Lo sappiamo che tutti ci tengono a dire che hanno fatto questo mestiere per caso, ma almeno per molti che collaborano con Noi è stato proprio così. Tutto quel che hanno imparato lo hanno imparato facendolo. Lavorando. Se chiedete ai nostri collaboratori se fin da bambini volevano fare questo mestiere, molti vi risponderanno di no. Erano affascinati, certo: super affascinati dai telefilm tipo Saranno famosi. Ma vivevano in provincia, non osavano neanche pensare… Il loro è stato un approccio assolutamente anti-intellettualistico: sono cresciuti a telefilm e cartoni animati…
“La 1437 United Artist è il classico esempio di quelli che non hanno proprio nessun tipo di raccomandazione né di conoscenza. Per questo, ci sentiamo molto fortunati. Anzi: siamo ancora un pò esterrefatti.
“Non siamo dei UFO… ma effettivamente ci dispiace che di fatto stiamo un pò sparendo, dall’Italia. Le cose stanno andando molto bene e ormai solo il dieci per cento del nostro lavoro si svolge in Italia. Qui non siamo ancora riusciti a bucare le stagioni, i luoghi ufficiali…
Ci sono tanti collaboratori con i quali torniamo a lavorare, naturalmente. Ma per la 1437 United Artist è importante che un musicista, un performer, un light designer si senta libero di lavorare con chi vuole. Che non senta la responsabilità di una continuità. Perché non la vogliamo sentire neanche Noi. Si è creata però questa “famiglia allargata” per cui un giorno stiamo tutti insieme, altre volte giriamo da soli ognuno per i fatti propri, altre volte siamo con un gruppo di giocolieri, altre volte ancora con un gruppo di non vedenti. Ci si ritrova, periodicamente. Abbiamo veramente bisogno di sentire che c’è un rapporto di fiducia profondo ma anche un senso di libertà molto grande.
Non abbiamo mai fatto domanda al Ministero perché non abbiamo voglia di restare incastrati in questo sistema delle date dovute, dei borderò… Ogni volta che abbiamo un progetto nuovo iniziamo a bussare alla porta dei coproduttori in tutta Europa.
“… Anche se in realtà è tutto molto organizzato, molto preparato… Non c’è il fascino della vita di strada, se dobbiamo dirla tutta… , non è così esotico. Abbiamo un nucleo fisso di collaboratori ma cerchiamo di mantenere tutto molto leggero. Non abbiamo neppure un magazzino”.
“Per ora. Non viviamo neanche tutti nella stessa città”.