L'aedo, nell'antica Grecia, era
il cantore professionista. L'etimo della parola viene dal greco
antico "ἀοιδός", aedo, che a sua volta deriva da
"ᾄδειν" cioè "cantare".
Egli era una figura sacra, era
considerato un profeta, tradizionalmente ritratto come cieco in
quanto, essendo tale non veniva distratto da niente e da nessuno e
affinando le capacità sensibili poteva entrare in contatto
direttamente con la divinità (attraverso gli occhi dell'anima) che
lo ispirava, sviluppava quindi una capacità metasensibile (oltre i
sensi). La sapienza che possedeva rendeva la capacità di vedere
superflua, era un "invasato", aveva il dio dentro, le Muse
parlavano attraverso di lui.
L'aedo faceva parte della cosiddetta
face to face society, la trasmissione dei testi avveniva
oralmente, con una "performance" nella quale l'aedo era in
diretto contatto con l'uditorio. L'aedo non disponeva di un testo
scritto, dunque diveniva a sua volta compositore. La trasmissione
orale richiedeva l'uso di un linguaggio chiaro e diretto, quindi vi è
un grande uso di similitudini, il linguaggio è contraddistinto da
uno stile formulare, caratterizzato da ripetizioni, la presenza in
grande quantità di appellativi come i patronimici, nonché dei
cosiddetti topoi, cioè luoghi narrativi: nel caso in cui
l'aedo avesse dimenticato la strofa successiva, poteva "indugiare"
su quella che stava ancora cantando usando questi ferri del mestiere.
Gli aedi erano soliti narrare i poemi non per intero, per ovvie
ragioni di tempo, ma a pezzi; dovevano in ogni modo possedere una
buona memoria e una grande immaginazione. La funzione dell'aedo era
duplice: aveva una funzione di memoria storica (attraverso i loro
componimenti fissavano nella loro memoria tutte le conquiste che la
civiltà aveva prodotto; inoltre conoscevano le cose che furono, che
sono e che saranno).
Dalla tradizione apprendiamo anche che vi erano scuole di aedi che
si tramandavano di generazione in generazione i propri canti;
particolarmente famosa era quella degli Omeridi, nell'isola di Chio,
che si vantavano di discendere dal grande Omero.Gli aedi e la creazione dell'Iliade e dell'Odissea
Attraverso lo studio comparativo della
tradizione orale è stato dimostrato che l'Iliade e l'Odissea (come
d'altra parte le opere di Esiodo) derivano dall'epica tramandata
oralmente. Nella tradizione narrativa orale i testi non
vengono tramandati in maniera esatta e sempre uguale a se stessa, ma
piuttosto passano da una generazione all'altra attraverso l'opera dei
bardi, che si servono di formule mnemoniche per aiutarsi a ricordare
un gran numero di versi. Furono proprio poeti di questo tipo a farsi
portatori della prima tradizione epica orale greca, ma di loro si sa
molto poco. Nel momento in cui i testi vennero finalmente messi per
iscritto (le date più probabili sono quelle che vanno dal 750 al 600
a.C.) i poeti e gli scrittori dell'epoca non citarono i loro nomi.
Secondo le fonti classiche Omero visse molto prima che i due poemi
fossero trascritti.
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