Per generazioni di spettatori, James Cagney resterà per sempre l'incarnazione del gangster di celluloide: lo sguardo tagliente, l’accento urbano, i pugni pronti e la camminata nervosa che sembrava voler sfidare il mondo. Ma dietro quella maschera di fuoco e dinamite, l’uomo reale era di tutt’altra stoffa: mite, riservato, rigorosamente onesto, e animato da un'intelligenza acuta e una dignità poco comuni in un’industria abituata ai compromessi.
Cagney, classe 1899, figlio dell’East Side newyorkese, non era affatto l’uomo minaccioso che il pubblico aveva imparato ad amare (o temere) nei suoi film. Fu piuttosto una figura integra e decisa, che non aveva bisogno di alzare la voce per imporsi, ma sapeva bene come farsi rispettare — anche dalle star più temute. È leggendario l’episodio del 1934, durante le riprese di Jimmy the Gent, quando Bette Davis, nota per il suo carattere infuocato e per il lessico colorito, fu gentilmente ma fermamente redarguita da Cagney: “Modera il linguaggio”, le disse, con quel tono inconfondibile che non ammetteva repliche. Pochi avrebbero osato.
Nel dietro le quinte di Hollywood, Cagney si distingueva per un fiuto infallibile per l’autenticità. Detestava la falsità — in scena e fuori — e si infastidiva visibilmente davanti a chi tentava di apparire qualcosa che non era. Ne è testimonianza il suo disprezzo per l’attrice Margaret Lindsay, sua partner in quattro film per la Warner Bros.: una professionista, a suo dire, troppo enfatica, troppo artefatta, troppo compiaciuta. Non tollerava il manierismo, né nell’arte né nei rapporti umani.
Questa insofferenza verso l'artificio non era solo un vezzo personale, ma una filosofia di vita. Cagney era uno dei pochi che avesse osato sfidare apertamente il sistema degli studios. In un’epoca in cui i grandi attori erano proprietà virtuale dei colossi cinematografici, lui fece causa alla Warner Bros. — e vinse. Quel gesto, considerato impensabile dai più, lo consacrò come una figura indipendente, forse scomoda, certamente ammirabile.
Eppure, non era un rivoluzionario per indole. Cagney amava la tranquillità, i cavalli, la campagna. Con il passare degli anni si ritirò in una fattoria nello Stato di New York, lontano dai riflettori, dalla mondanità e dall’artificio di Hollywood. Nonostante la sua fama, evitò sempre l’eccesso, rifiutando la mitizzazione di sé e mantenendo uno stile di vita sobrio, quasi ascetico. La sua autobiografia del 1976, Cagney by Cagney, è un inno alla modestia e all’onestà intellettuale.
James Cagney fu l’antitesi vivente del cliché hollywoodiano. Dietro il volto spavaldo di Public Enemy e White Heat si celava un uomo che credeva nel valore della parola data, nella fedeltà a se stessi e nella libertà personale. Un uomo che, pur senza gesti teatrali, lasciò un’impronta indelebile nel cinema — e nell’etica di chi ha il coraggio di restare fedele alla propria verità.
0 comments:
Posta un commento