Nel panorama dello spettacolo, poche separazioni professionali hanno avuto l'impatto emotivo e culturale di quella tra Dean Martin e Jerry Lewis. Formatisi come duo nel dopoguerra, Martin e Lewis dominarono i palcoscenici e gli schermi americani dal 1946 al 1956, dando vita a una delle collaborazioni più amate nella storia dell'intrattenimento. Quando la loro separazione divenne ufficiale, molti pensarono che il loro successo svanisse con essa. Tuttavia, ciò che seguì fu la straordinaria fioritura di due carriere individuali, ognuna destinata a lasciare un'impronta indelebile.
Dean Martin e Jerry Lewis si incontrarono per la prima volta al Glass Hat Club di New York. La loro collaborazione era destinata a essere esplosiva: Martin, con il suo fascino rilassato da crooner, si affiancava perfettamente a Lewis, il comico irriverente e iperattivo. Il loro equilibrio era perfetto: Dean rappresentava la calma e il sex appeal, Jerry incarnava la frenesia e la buffoneria.
Nei loro sketch e nei film, il pubblico ritrovava una dinamica irresistibile: Martin, sempre impeccabile, restava al fianco del suo amico caotico e strampalato, incarnando quella lealtà tra amici che sembrava andare oltre il palcoscenico. Era una "bro-mance" ante litteram, capace di far ridere e commuovere milioni di spettatori.
Quando Martin e Lewis annunciarono la loro separazione nel 1956, a soli dieci anni dalla loro formazione, la reazione fu di sgomento. Gli spettatori non riuscivano a immaginare l'uno senza l'altro. Si vociferava che senza il supporto reciproco, né Martin né Lewis sarebbero riusciti a mantenere lo stesso livello di successo. Ma la storia prese una piega diversa.
Subito dopo la separazione, Dean Martin intraprese una carriera
solista che molti definirono sorprendente. Invece di appoggiarsi
unicamente alla recitazione comica, Martin si reinventò come
cantante sofisticato, conquistando il cuore dell'America con la sua
voce vellutata.
Il suo ingresso nel Rat Pack — insieme a
leggende come Frank Sinatra e Sammy Davis Jr. — cementò
ulteriormente la sua popolarità. A Las Vegas, Dean divenne sinonimo
di classe e disinvoltura, intrattenendo il pubblico con concerti
memorabili in cui univa musica e umorismo con naturalezza.
Parallelamente, Martin intraprese una carriera cinematografica solida, recitando in pellicole di successo come Rio Bravo (1959) e I quattro figli di Katie Elder (1965), dimostrando di essere molto più che "l’uomo serio" della coppia Martin e Lewis. Lontano dall'ombra di Lewis, Dean Martin mostrò una gamma artistica che pochi sospettavano possedesse.
Se Dean Martin sbocciò come cantante e attore, Jerry Lewis si
confermò un talento comico senza pari. Dopo la separazione, Lewis si
concentrò su film comici che sfruttavano al massimo la sua fisicità
esagerata e il suo talento per il timing slapstick.
Fra tutti, Il
professore matto (1963) rimane una delle sue opere più celebri.
Il film — una rivisitazione in chiave comica della leggenda di Dr.
Jekyll e Mr. Hyde — vede Lewis nel doppio ruolo del timido
Professor Kelp e dell’arrogante Buddy Love.
Inizialmente si pensò che Buddy Love fosse una caricatura spietata di Dean Martin, una vendetta artistica per la separazione. Tuttavia, analisi successive suggerirono che il personaggio fosse più ispirato a Frank Sinatra, icona di charme e narcisismo. In ogni caso, il successo de Il professore matto consacrò Lewis anche come regista, sceneggiatore e innovatore tecnologico: fu tra i primi a utilizzare il video assist sul set, una tecnica rivoluzionaria per l’epoca.
Nonostante la separazione, il legame emotivo tra Dean Martin e Jerry Lewis non si spense mai del tutto. I due si riavvicinarono nel 1976 grazie a un incontro orchestrato da Frank Sinatra durante il Telethon annuale organizzato da Lewis per la distrofia muscolare. Il loro abbraccio sul palco commosse l'America, dimostrando che, al di là delle tensioni professionali, restava un affetto autentico.
Le carriere indipendenti di Dean Martin e Jerry Lewis offrono una lezione preziosa: a volte, la separazione non spegne la luce, ma permette a ognuno di brillare in modo diverso. Entrambi hanno saputo evolversi, dimostrando che il talento vero non ha bisogno di spalle su cui appoggiarsi per emergere.
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