Il
café-concert, o più
comunemente
café-chantant,
italianizzato in
caffè-concerto, è un
genere di spettacolo nel quale si eseguivano piccole rappresentazioni
teatrali e numeri di arte varia (operette, giochi di prestigio,
balletti, canzoni ecc.) in locali dove si potevano consumare bibite e
generi alimentari nel corso dello spettacolo. Per estensione, il
café-concert è anche il locale che ospitava tale genere di
spettacolo.
Il fenomeno dei café-chantant nacque a
Parigi nel XVIII secolo, dove sorsero numerosi locali di tale genere
sul boulevard du Temple. Dopo essersi spostati sotto le arcate del
Palais-Royal durante la rivoluzione e aver conosciuto dei giorni
difficili sotto l'Impero, questi stabilimenti rinnovarono il loro
successo sotto Luigi Filippo I. Tuttavia solo la metà del XIX secolo
vide il nuovo fenomeno diffondersi anche nelle città di provincia e
all'estero.
Il caf'conc, come venne chiamato
familiarmente in francese (scritto a volte caf'conç) è, secondo il
Grand Dictionnaire Larousse del XIX secolo, allo stesso tempo una
sala da concerto e una sala da the, che riuniva un pubblico che
pagava con le consumazioni il piacere di ascoltare brani d'opera,
canzonette o assistere a delle brevi recitazioni drammatiche e dei
tableau vivant, delle riviste riccamente allestite con effetti di
luce e grande uso delle macchine teatrali, dei balletti e degli
esercizi acrobatici. A differenza dei tabarin, molto simili, non vi
si praticava il ballo da parte degli spettatori.
Esisteva un pesante pregiudizio verso
questo nuovo genere, nonostante che sia gli esecutori sia gli
spettatori ne rivendicassero lo status artistico. La definizione di
caffè-concerto come puro luogo di consumazione è tuttavia da
sfumare, poiché le consumazioni potevano essere sostituite da un
biglietto per l'ingresso. Quanto all'aspetto formale dei locali, esso
si avvicinò sempre più ai teatri.
Il termine café-concert e quello di
music-hall sono tuttora molto simili, a volte sinonimi, anche se
music-hall è un anglicismo comparso verso la fine del XIX secolo. Il
termine café-concert in questa voce è inteso nel senso più ampio
del termine, cioè come un bar o taverna che organizza dei concerti
in una delle sue sale con una certa regolarità, invece il music-hall
è definito come una sala con spettacoli di vario genere (accogliendo
una grande parte della tradizione circense, ad esempio) dove il fatto
di consumare delle bevande è cosa secondaria.
Durante la Rivoluzione francese,
l'abolizione del monopolio dei teatri permise a partire dal 1791
l'apertura di numerose sale di spettacolo. Nacque così il Café
d'Apollon, uno dei primi café-concert di Parigi. Nelle piccole
taverne la produzione di spettacoli si limitava, non potendosi
permettere vedette internazionali, a quelli degli artisti girovaghi:
non esistono tuttavia fonti storiografiche certe per tracciare un
quadro significativo della situazione. La liberalizzazione non durò
oltre il 1807, quando vennero ristabiliti i privilegi dei teatri:
questo avvenimento segnò una battuta d'arresto allo sviluppo
spontaneo e selvaggio dei café-concert.
Tra il 1807 e il 1849 solo in qualche
locale si tenevano regolarmente dei concerti. Una legge proibiva
persino i concerti in un locale se non con previa autorizzazione del
prefetto di Polizia. La rivoluzione del febbraio 1848 restituì per
breve tempo a questo genere di divertimenti la libertà: l'ordinanza
del 17 novembre 1849, infatti, reintrodusse le misure precedenti
vietando gli spettacoli in un locale senza una preventiva
autorizzazione. La crescita del fenomeno fu così sorvegliata: solo
22 autorizzazioni furono accordate tra il 1849 e il 1859 a Parigi. La
pressante censura preventiva dell'ordinanza limitò persino la
libertà dei commercianti ambulanti, al fine di evitare la nascita di
canzoni a tema sociale: nei locali venne infine vietata l'esecuzione
delle goguette.
Nonostante il precedente ostracismo
dello stato e l'emanazione di regolamenti che determinarono uno
sviluppo limitato e organizzato del fenomeno, nel 1864 una nuova
liberalizzazione in materia teatrale vide la costruzione di nuovi
locali nella capitale, tra cui l'Alcazar, l'Horloge e l'Ambassadeur.
In seguito all'abolizione dei privilegi
dei teatri nel 1864, i café-concert uscirono dall'ombra dei teatri.
L'importanza di tale avvenimento consistette nella possibilità, da
parte dei locali che organizzavano spettacoli, di fare a meno della
sorveglianza dei direttori teatrali, per cadere però sotto la tutela
diretta della polizia. La pubblica amministrazione moltiplicò le
ordinanze a favore di queste strutture e del genere teatrale, che
quindi si diffuse liberamente e velocemente.
Fu l'età d'oro dei divertimenti:
Parigi divenne il modello del divertimento su scala europea, fama che
perse, però, durante la Terza Repubblica. In quel periodo ascesero
al successo numerose cantanti dei café-concert, come ad esempio
Thérésa e Suzanne Lagier.
Il primo concorrente nel campo degli
spettacoli che si impose in tutte le città dopo il 1896 fu il
cinema, che determinò la sostanziale conversione dei café-concert o
delle sale di music-hall in cinema-teatro. L'adattamento fu implicito
perché il primo cinema, muto, necessitava dell'ausilio di
un'orchestra (o comunque di un accompagnamento musicale o vocale): le
sale dove si rappresentava l'arte varia possedevano gli spazi e gli
ambienti necessari alle proiezioni cinematografiche. In tal modo,
piuttosto che di un brusco declino del café-chantant, si trattò di
uno scivolamento da un divertimento ad un altro o di una lenta
mutazione.
Ciò nonostante, i music-hall e la
crescente influenza della cultura anglosassone permise a questi
locali di resistere alle nuove mode. In aggiunta, la censura
scomparve lentamente, il visto quotidiano sui contenuti degli
spettacoli divenne settimanale. Il genere conobbe indiscutibilmente
una nuova giovinezza nel 1906, quando la censura scomparve
completamente (per riapparire tuttavia durante la prima guerra
mondiale).
I café-concert segnarono così
l'emergere di una cultura popolare che diede vita dapprincipio alla
ricca tradizione della canzone francese, ma anche del music-hall e
del cinema. La filiazione di queste differenti forme di spettacolo
agevolò sia i percorsi di certi artisti, che passarono dal caf'conc
al music-hall e poi al cinema, sia la storia dei locali stessi,
quando le vecchie sale caf'conc divennero sale di music-hall e poi
cinematografi. Queste nuove forme di spettacolo popolare e universale
avrebbero gettato le basi della cultura di massa del XX secolo,
caratterizzato dal fenomeno del divismo, accentuato dalla diffusione
della radio e del cinema.
Nella Francia del XX secolo riapparvero
tuttavia alcuni locali sulla scia del café-concert, chiamati
café-théâtre.
I café-concert contribuirono in
maniera decisiva alla successiva nascita del varietà, genere
spettacolare che, proprio per la sua provenienza esterna al circuito
dei teatri di velluto, godette, come gli artisti che militarono nelle
sue file, di scarsi riconoscimenti in campo artistico.
L'italianizzazione dei nomi delle
professioni francesi e la creazione di nuovi numeri allargò
considerevolmente il ventaglio delle professioni artistiche: la
sciantosa, derivazione della francese chanteuse, divenne l'antenata
dell'odierna soubrette. A essa si aggiunsero le caratteriste, i
finedicitori, le brillanti e altri ancora.
La diffusione dei caffè-concerto, e
del mercato del lavoro ad esso connesso, favorì la nascita di
riviste specializzate nel settore, come «Cafè-Chantant», strumento
di informazione artistica e promozionale.
Sul finire del XIX secolo, quando
Parigi divenne il simbolo del divertimento e della vita spensierata,
i café-chantant valicarono le Alpi per essere importati anche in
Italia. La novità esplose a Napoli, dove l'epoca d'oro del
caffè-concerto coincise con quella della canzone napoletana. Nel
1890 venne infatti inaugurato l'elegante Salone Margherita,
incastonato nella Galleria Umberto I, per merito dei fratelli Marino,
che capirono l'importanza di un'attività commerciale redditizia da
unire al fascino della rappresentazione del vivo.
L'idea fu vincente e ricalcò
totalmente il modello francese, persino nella lingua utilizzata: non
solo i cartelloni erano scritti in francese, ma anche i contratti
degli artisti e il menu. I camerieri in livrea parlavano sempre in
francese, così come gli spettatori: gli artisti, poi, fintamente
d'oltralpe, ricalcavano i nomi d'arte in onore ai divi e alle vedette
parigine. È chiaro come la clientela che affollasse il Salone
Margherita non fosse gente del popolino: in ogni caso, per i più
disparati gusti, sorsero altri café-concert come l'elegante
Gambrinus, l'Eden, il Rossini, l'Alambra, l'Eldorado, il Partenope,
la Sala Napoli e altri ancora che ricalcavano spesso, anche nel nome,
i café-chantant parigini. Anche altri bar di Napoli, che in passato
non presentavano spettacoli, si adattarono al gusto del momento
presentando numeri di varietà misti a canzoni.
Solitamente gli spettacoli proposti
erano presentati in successione, con un intervallo tra primo e
secondo tempo del susseguirsi di rappresentazioni. Solo verso la fine
del primo tempo qualche personaggio noto appariva in scena, ma il
clou veniva raggiunto al termine, quando il divo eseguiva il suo
numero. Importanti e famosi artisti che iniziarono la loro carriera
proprio nei caffè-concerto furono Anna Fougez, Lina Cavalieri, Lydia
Johnson, Leopoldo Fregoli, Ettore Petrolini, Raffaele Viviani.
Il café-chantant divenne in Italia non
solo un luogo ed un genere teatrale, ma anche qui, come in Francia,
il simbolo della bella vita e della spensieratezza, nel pieno della
coincidenza con la Belle époque.
Il fenomeno dei café-chantant
napoletani fu tale che in breve tempo il fenomeno cominciò ad
espandersi nelle altre grandi città italiane. La prima città a
introdurli a sua volta fu Roma. Il perché di tale diffusione non
deve stupire: così come a Napoli, anche a Roma, a Catania, a Milano,
a Torino e in molte altre città letterate d'Italia si riunivano
spesso nei bar e nelle trattorie cantanti e poeti che, nel corso di
riunioni semiprivate, si dedicavano al canto e alla declamazione di
poesie. Questa forma artigianale di spettacolo fu il fertile terreno
su cui si basò il successo dei caffè-concerto, che negli ultimi
anni del '800 aprirono anche nella capitale.
Sempre i fratelli Marino, già
proprietari del Salone Margherita di Napoli, inaugurarono nella
capitale due nuovi locali: un altro Salone Margherita e,
successivamente, il Teatro Sala Umberto. A questi seguirono numerosi
altri café-chantant dai nomi altisonanti ed esotici (non proprio
tutti: il primo caffè-concerto della città, aperto in via
Nazionale, portava il poco allegro nome di "Cassa da morto").
Ben presto Roma fu preferita a Napoli
come "piazza d'affari": gli artisti venivano volentieri
nella capitale dove il maggior giro d'affari garantiva loro maggiori
possibilità d'ingaggio. Il luogo d'incontro degli artisti gravitava
nell'asse tra piazza Esedra e la Stazione Termini, dove si
concentravano la maggioranza dei locali.
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