La
bergamasca
è una danza tradizionale
originaria della città di Bergamo. La sua esistenza è attestata
dall'inizio del XVI secolo. Aveva un tempo di 2/4 e veniva eseguita a
coppia e a tondo.
Di impiego frequente nella musica di
carattere popolare, come ne Il terzo libro de intabolatura di liuto
di Giacomo Gorzanis (1564) o nel terzo libro de Le Villotte del Fiore
di Filippo Azzaiolo (1569), si diffuse in seguito nella composizione
strumentale del XVII secolo. Se un tempo si ritenne, secondo
l'affermazione di Hugo Riemann, che la prima bergamasca attestata
nella musica colta fosse quella inserita nel terzo libro delle Sonate
di Marco Uccellini (1642), successivamente Paul Nettl precisò che
una bergamasca era già presente nel quarto libro delle Sonate di
Salamone Rossi (1622). Il Nettl contestò anche l'ipotesi del Riemann
secondo la quale la bergamasca derivasse dalle forme di danza su
"basso ostinato".
Tra i compositori di bergamasche del
XVII secolo, oltre ai già citati Rossi e Uccellini, figurano tra gli
altri: gli italiani Biagio Marini, Lodovico Grossi da Viadana,
Gasparo Zanetti, Bernardo Gianoncelli, Giovanni Battista Vitali,
Bernardo Pasquini e Giovanni Salvatore; l'italo-austriaco Giovanni
Girolamo Kapsberger; i tedeschi Samuel Scheidt che ne compose delle
variazioni sul tema (1621), Dietrich Buxtehude autore di 30
variazioni per clavicembalo dal titolo La Capricciosa, e Valentin
Rathgeber; e il francese Jean-Baptiste Besard che inserì una
bergamasca nel suo Thesaurus harmonicus (1603). Compositori come
Girolamo Frescobaldi (1635) o Giovanni Battista Fasolo (1645)
abbandonarono il modello della danza semplice e crearono delle
bergamasche utilizzando un contrappunto complesso. Essa fu a volte
associata alla ciaccona ed alla passacaglia nella "suite di
danze" barocca, come nelle Variazioni Goldberg di Johann
Sebastian Bach.
Per il suo carattere vivace e
saltellante, la sua abbondanza di salti e di capriole, l'attitudine
del suo tema a molteplici variazioni e al suo possibile uso come
"basso ostinato", la bergamasca fu spesso utilizzata nella
commedia dell'arte. Con questa danza William Shakespeare concluse la
commedia Sogno di una notte di mezza estate; per la quale Felix
Mendelssohn comporrà in seguito eccellenti musiche di scena (Sogno
di una notte di mezza estate, 1843). Molto impiegata nella
composizione liutistica, tra i secoli XVII e XVIII incontrò notevole
successo in Germania e in Inghilterra, fino ad influenzare la musica
sia colta che popolare dei rispettivi Paesi; tanto da ritrovarla, in
forma modificata, in una canzone popolare tedesca (Kraut und Rüben
haben mich vertrieben) e in una canzone popolare svedese (Skära,
skära havre).
Uscita di moda, nel XIX secolo la
parola "bergamasca" passò ad indicare una danza diversa,
di tempo 6/8, molto vivace ed abbastanza simile alla tarantella.
Ottorino Respighi trascrisse
liberamente una bergamasca di Bernardo Gianoncelli e la inserì nelle
Antiche arie e danze per liuto (seconda suite) del 1923. L'ultima
bergamasca composta da un musicista classico risulta essere il
secondo movimento di Two Pieces for Piano (1925) dell'inglese John
Ireland.
Nelle composizioni di Claude Debussy
(Suite bergamasque, 1905) e di Gabriel Fauré (Masques et
bergamasques, 1919) la parola non indica il tipo di composizione
rappresentato; è invece una citazione dalla poesia Clair de lune del
poeta francese Paul Verlaine, nella quale il nome dell'antica danza
serve ad evocare un'immagine poetica ed onirica. Nella composizione
di Alfredo Piatti (La Bergamasca) la parola non si riferisce alla
danza ma alla città di Bergamo.
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