Se uno scrittore pubblicasse solo gli scritti che riconosce 'facilmente' come propri, sarebbe un cattivo scrittore.


Perché per scrivere bene, bisogna andare molto più in là di così.
Scrivere narrativa non c'entra nulla con te, con chi sei, con l'esprimere te stesso, eccetera.
Solo i dilettanti ragionano così.
I professionisti invece creano. E creare, per definizione, significa andare oltre se stessi.
Non si tratta né di lanciare messaggi al lettore, né di metterlo al corrente delle tue riflessioni, della tua vita, eccetera.
Si tratta di
a) creare qualcosa
b) portare il lettore là dove non è mai stato prima e
c) dove non sarebbe mai in grado di andare da solo.
Ma per riuscirci, devi imparare a fregartene di cosa vorresti e cosa non vorresti scrivere… Per seguire solo i risultati.
E le cose migliori che scrive uno scrittore di fiction sono in genere proprio quelle che (rilette col senno di poi) egli sente come estranee. Sono potentissime, ma non ha la minima idea di come diavolo gli siano arrivate in testa.
A quel punto il bravo scrittore non solo le tiene, ma le mette in risalto.
E nel farlo, arriva addirittura a cestinare i pezzi in cui si rivede di più, perché sono quelli dove ha creato di meno.