Alexandre Dumas | Breguet



Un’associazione professionale per la didattica della scrittura?
- Attualmente esistono una quantità di iniziative private nell’ambito dell’insegnamento della scrittura e della narrazione. (D’ora in poi userò sempre la parola “scrittura”, includendovi tutto ciò che viene presentato con vari nomi: scrittura creativa, tecniche di narrazione, scrittura narrativa, scrittura poetica ecc. ecc.). Alcune di queste iniziative hanno ormai anni di storia alle spalle e sono consolidate; altre sono nuove; altre hanno l’aria un po’ improvvisata; eccetera. Alcune di queste iniziative sono molto qualificate (cioè: hanno qualifiche da esibire, a es. un parterre di docenti noti e stimati ecc.), altre non lo sono (ma ciò non comporta che siano iniziative di bassa qualità). La maggior parte di queste iniziative (per quel che ho capito girellando per la rete) si rivolgono a un pubblico di principianti, o comunque di persone che non sono intenzionate a fare della scrittura il centro della loro vita. Molte si rivolgono alla scuola (direttamente agli studenti, o agli insegnanti). Molte hanno l’aspetto di attività dopolavoristiche, e si svolgono a es. in sedi nelle quali si svolgono anche corsi di ceramica, di dizione, di acquarello e così via.


- Mi pare che, tranne rarissime eccezioni, in queste iniziative vi sia una netta centralità del docente. A fare la differenza tra un’iniziativa e l’altra, appena ci si alza di solo una spanna al di sopra dell’attività dopolavoristica, è il docente: il suo nome, la sua notorietà, la controllabilità delle sue capacità, eccetera.
Non mi pare che le diverse attività si differenzino per metodi didattici dichiarati e riconoscibili. Mi pare (sottolineo questi mi pare: questo post serve anche per controllo) che il più delle volte l’utente non scelga la tale o talaltra iniziativa “perché lì lavorano in un certo modo”, ma piuttosto “perché lì ci insegna il tale).
Questo mi pare, benché descritto approssimativamente, un dato di fatto.


- Peraltro, ho la sensazione che abbondino le iniziative-fuffa. Corsi che costano un occhio, il cui programma è dichiarato in dieci parole generiche, né è dato di sapere chi sia o chi siano i docenti. Corsi che promettono cose del tipo “Faremo di te uno scrittore” (sto parodiando per dare l’idea). Corsi i cui contenuti, a quel che si capisce dai programmi proposti, non sono niente di più di ciò che si può trovare in un qualsiasi economicissimo manualetto. Magari sono cose onestissime (l’onestà si vede nel rapporto tra prezzo e offerta, nonché nella descrizione dell’offerta: più è altisonante, più io m’insospettisco), ma spesso non mi sembrano cose onestissime. Il guaio è che la diffusione delle iniziative-fuffa da una parte, e dall’altra la diffusione delle iniziative rivolte ai “principianti” (cosa, quest’ultima, di per sé tutt’altro che negativa) generino un po’ di confusione e finiscano col rendere più difficile da comunicare le iniziative serie e rivolte a un pubblico più “avanzato”.

- Mi càpita abbastanza spesso che qualcuno mi telefoni o mi scriva chiedendomi di fare – presso un’associazione, una scuola, una biblioteca ecc. – un “corso di scrittura creativa”. Quasi sempre le mie domande sui contenuti specifici desiderati non trovano risposta. Spesso, man mano che parlo con la persona, mi rendo conto che sotto l’etichetta di “scrittura creativa” vengono messi, alla rinfusa, la narratologia e i giochi di parole, gli esercizi per l’autoespressività e e le scritture ludiche e così via. Mi vien da pensare che anche sul fronte della domanda vi sia assai poca chiarezza di idee (il che spiega il proliferare di iniziative generiche e il credito che trovano le iniziative-fuffa).

-Va detto che l’espressione “scrittura creativa” mi pare ormai piuttosto screditata. Per un verso non me ne importa molto: neanche a me piace. Da altri versi è un problema: intitolare un corso “Teoria e tecnica della composizione del testo narrativo, argomentativo, drammatico e/o poetico”; o, peggio, come piacerebbe a me, “Retorica dell’argomentazione, della narrazione ecc.”; è – temo – un ottimo sistema per non riuscire a vendere il corso.

- Dicevo (al punto 2) della centralità del docente. Peraltro, sembra non sia ancora chiaro come si possa distinguere preventivamente (cioè: prima di acquistare un corso) un insegnante di scrittura affidabile da uno non affidabile. Il fatto di aver pubblicato delle opere narrative o saggistiche ecc. potrebbe essere un elemento di qualificazione: ma io stesso ho presente ottimi scrittori che, messi alla prova, risultano essere pessimi insegnanti di scrittura (mentre sono, magari, ottimi insegnanti di storia della letteratura). Vero è che molti autori di opere letterarie interpretano spesso le comparsate in corsi di scrittura come dei momenti autopromozionali (forse basterebbe pagarli meglio). Sono pochissimi coloro che insegnano scrittura e che rendono pubblico il loro lavoro. Intendo: che pubblicano articoli di didattica della scrittura, che pubblicano manuali di scrittura o saggi sulla scrittura eccetera; oppure che mettono materiali a disposizione in rete.

- Considerate tutte queste cose, e presumendo che se ne possano considerare anche molte altre, il sospetto che mi viene è questo: che forse avrebbe senso costituire una associazione tra persone che insegnano scrittura, allo scopo di valorizzare il lavoro di chi fa queste cose da più tempo, con maggiore professionalità, con maggiore trasparenza.
Immagino che l’associazione dovrebbe, così a occhio:
– essere ristretta. Non può essere una cosa per cui ci si paga un’iscrizione e si è dentro: devono essere ben chiari i requisiti necessari per farne parte;
– (al limite si potrebbero immaginare degli iscritti senior e degl iscritti junior, o qualcosa del genere);
– avere le caratteristiche di un network, con scambio di materiali e conoscenze tra gli iscritti;
– pubblicare in rete, gratuitamente o a pagamento (secondo i casi) materiali didattici;
– essere abbastanza seria da garantire che se una persona è dentro, è un insegnante affidabile;
– realizzare attività di formazione all’insegnamento della scrittura (rivolta a es. a insegnanti della scuola pubblica, ma anche agli stessi insegnanti di scrittura);
– avviare contatti e relazioni con l’ambiente accademico;
– ed eventualmente altro che ora mi sfugge.

- Libero il campo da qualche equivoco già visto all’opera in più di una conversazione:
– un’associazione non è un ordine professionale;
– l’associazione non si dà lo scopo di distinguere i “buoni” dai “cattivi”, ma mettendo in mostra il lavoro degli associati permette al potenziale frequentatore di corsi di valutare l’affidabilità degli associati (e, per converso, di notare come chi non mette in mostra il proprio lavoro si sottragga alla valutazione);
– se nasceranno diverse associazioni, ben venga;
– alla domanda: “Chi vi credete di essere, voi che credete di essere i migliori insegnanti di scrittura della piazza”, et similia, si risponde: noi mettiamo in mostra il nostro lavoro, se siamo buoni insegnanti o no lo valuteranno altri.

- Ovviamente ho voglia di fondare una simile associazione, e addirittura di farne parte (i requisiti per l’ammissione saranno appositamente studiati per fare di me il candidato ideale). Avevo già provato ad avviare qualcosa di simile, tempo addietro; molto in penombra; e la cosa non si è sostenuta per mancanza di energie o, più probabilmente, per non buona definizione di scopi e obiettivi.

- Come tutte le associazioni, anche questa avrà bisogno di un nome, Io propongo il Club Dumas.