Da sempre conosciuti come
“muser”, dal nome della
app
Musical.ly (ora “Tik Tok”),
i giovanissimi autori di video da 15 secondi sono personaggi pubblici
a tutto tondo e sempre più spesso corteggiati dai
brand.
Tremila dollari al mese
per quattro minuti di pubblicità,
non continuativi. È quanto
Zoe LaVerne, una ragazza di
17 anni, guadagna per promuovere il brand Pigeon Pop di fronte ai
suoi
3,4 milioni di follower,
che ogni giorno guardano i suoi
video in 15 secondi in lip sync.
Follia?
No, è Musical.ly, la app del momento
tra i giovanissimi che ha già raggiunto oltre 200 milioni di utenti
in tutto il mondo con 13 milioni di nuovi video caricati ogni giorno,
e che ha cambiato nome in “Tik Tok”.
Quanto guadagnano i muser tramite le
donazioni dei fan
A metà tra Vine e Snapchat, fin dal
2016 Tik Tok prevede la possibilità di effettuare piccole
donazioni
al proprio artista, o “muser”,
preferito: una delle tante modalità con cui giovani e giovanissimi
possono guadagnare attraverso la propria attività online, in maniera
tuttavia non sempre intuitiva nei confronti del proprio pubblico di
follower.
Questi ultimi, infatti, sono soliti
acquistare su Tik Tok delle “monete virtuali” (“Coins”) con
cui comprare delle emoj personalizzate, da inviare al proprio “muser”
preferito in occasione di una diretta in live streaming e vedere così
il proprio nome apparire per qualche secondo, in grande, accanto al
volto del proprio personaggio preferito. Nulla di diverso, a pensarci
bene, dalla pratica ancora in uso di inviare sms durante un programma
televisivo per vedere il proprio nome e messaggio apparire in
sottofondo.
La curiosità?
Al
“muser”
destinatario del dono arriva solo
il
50% dei “coins”
effettivamente acquistati dagli
utenti, mentre il resto viene suddiviso tra la piattaforma e Apple
Store. Più che una forma di guadagno, le “donazioni” dei
follower sembrano essere quindi una sorta di rimborso spese, per
l’attrezzatura e il tempo speso a realizzare video (a volte, per 15
secondi di lip sync possono volerci diverse ore di montaggio).
Quanto potrebbero guadagnare
Come avvenuto sulle altre piattaforme
social, anche per i
“muser”
i veri guadagni arrivano tramite
canali spesso molto diversi tra loro. Al primo posto, ovviamente, ci
sono le collaborazioni con le aziende: da diverse decine di migliaia
di dollari per singolo video nel caso dei “muser” più famosi
(come la “trasformista”
Lauren Goldwin, cinque
milioni di fan), a quello che serve per “togliersi qualche sfizio”,
come dichiara
Virginia Montemaggi,
17 anni e due milioni di follower,
a
Vanity Fair.
La collaborazione con i brand può
avvenire nelle modalità tipiche dell’endorsement di un prodotto o
servizio a fini pubblicitari, ma può anche assumere le forme di un
“endorsement” dei canali stessi del brand: è il caso, ad esempio
di
Elisa Maino, la prima
“muser” italiana a superare il milione di follower, che per una
settimana ha gestito gli account di Patrizia Pepe su Musical.ly, come
si legge sul Corriere.
Il paradosso?
Per giovani artisti nati e cresciuti
online, la prova del nove è offline: con la pubblicazione del primo
libro cartaceo (si veda il caso dei successi editoriali della
quindicenne
Iris Ferrari
e della già citata
Elisa Maino, editi da
Mondadori e Rizzoli), oppure con il passaggio al piccolo schermo in
un programma o uno show televisivo. Per alcuni c’è anche il
salto alla carriera artistica
vera e propria: come nel caso di
Jacob Sartorius, non ancora
sedicenne, 14 milioni di follower e autore del singolo di successo
“Sweatshirt”.
“Monetizzare”
la popolarità non è mai stato un passaggio semplice e indolore per
gli artisti e i creatori di contenuti: avere milioni di follower non
garantisce, di per sé, un ritorno economico. A far la differenza,
spesso, è la capacità di sperimentare stili e canali diversi,
rimanendo fedeli al proprio personaggio: quello che è difficile per
gli adulti, per bambini e adolescenti ancora in formazione potrebbe
invece essere semplicemente troppo presto.
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