Una musicassetta (abbreviato MC,
conosciuta anche come audiocassetta, cassetta a nastro, cassetta
audio o semplicemente cassetta) è un dispositivo a memoria
magnetica, che memorizza dati ed informazioni in sequenza su nastro
magnetico.
È composta da due bobine, racchiuse in
un contenitore di materiale plastico, che raccolgono il nastro
magnetico utilizzabile su ambo i lati (generalmente identificati come
lato "A" e lato "B") per registrare o riprodurre
materiale sonoro. Ne venne prodotta una versione di dimensioni
ridotte, detta microcassetta. Prodotta dalla Philips agli inizi degli
anni 1960, ha avuto grande diffusione negli anni ottanta e novanta,
per poi cadere velocemente in disuso agli inizi degli anni duemila,
col diffondersi del compact disc.
Storia
Sviluppata nel 1962, il brevetto fu
registrato nel 1963 dalla Philips come Compact Cassette. In origine
era costituita da una certa quantità di nastro magnetico prodotto
dalla BASF racchiusa in un involucro protettivo in materiale
plastico. Il numero di tracce registrabili sul nastro dipendeva dalle
testine del registratore adoperato.
Con i primi modelli monofonici era
possibile registrare una traccia per ogni senso di scorrimento
capovolgendo la cassetta in un riproduttore di cassette in modo
analogo a quanto avviene con i dischi in vinile. In seguito si passò
alla stereofonia con due tracce per lato e si ebbero anche modelli
semiprofessionali a quattro tracce per un solo lato, con cui operare
registrazioni multitraccia. Negli stessi anni furono sviluppati altri
sistemi a cartuccia di nastro (come lo Stereo-8), ma la musicassetta
si affermò col supporto della Philips denominato Compact Cassette e
lanciato sul mercato nello stesso 1963.
La produzione di massa cominciò nel
1965 ad Hannover in Germania e contestualmente le case discografiche
pubblicarono album sia su disco in vinile che su musicassetta,
iniziando la vendita di nastri preregistrati.
La diffusione della musicassetta fu
enorme, per diversi fattori: maneggevolezza (racchiude in poco spazio
una quantità considerevole di tracce audio), versatilità (può
essere usata sia in ambito musicale, sia per registrazioni private,
come interviste, dettature e registrazione di messaggi vocali),
facilità d'utilizzo (sia per la riproduzione che per la
registrazione), economicità e facilità di duplicazione.
Inizialmente il cambio dal lato "A"
al lato "B" avveniva manualmente, estraendo la cassetta dal
lettore e capovolgendola. In seguito si diffusero riproduttori con
doppia testina, in grado di invertire automaticamente la direzione di
scorrimento e di lettura del nastro alla fine della riproduzione di
ciascun lato (funzione di autoreverse).
In breve tempo la musicassetta divenne
il supporto preferito per la registrazione di musica e per la
riproduzione in auto, relegando il concorrente Stereo-8 a prodotto di
nicchia. A lungo, musicassetta e disco in vinile furono gli unici
supporti con diffusione capillare. Un'ulteriore spinta alla
diffusione della musicassetta venne dal Walkman Sony, messo in
commercio nel 1979, che consentiva l'ascolto di musica ovunque con
l'uso delle cuffie audio.
La qualità del nastro magnetico si è
evoluta nel corso degli anni per soddisfare le più svariate
esigenze: al nastro "normale" fu affiancato il nastro al
cromo, dalle performance migliori, al quale in seguito si aggiunsero
quello al "ferrocromo" e il nastro "metal",
particolarmente apprezzato dagli audiofili.
La comparsa del CD audio nei primi anni
ottanta non scalfì la diffusione della musicassetta per l'uso
domestico. Sebbene il CD audio, in quanto supporto digitale,
garantisse una migliore conservazione delle registrazioni e,
generalmente, una miglior qualità di riproduzione, tanto da relegare
la musicassetta a un ruolo di secondo piano nell'industria
discografica, la musicassetta consentiva una facilità di
registrazione allora impossibile per i CD all'utenza domestica. Fino
alla fine degli anni novanta, la musicassetta fu il principale
supporto su cui poter effettuare facilmente registrazioni casalinghe,
compilation, duplicazioni o riversamenti da altre sorgenti audio. Con
la crescente diffusione dei masterizzatori tale possibilità si
estese anche ai CD, ma la musicassetta fu, per diverso tempo, l'unica
in grado di permettere la registrazione in tempo reale, nonché la
possibilità di riutilizzare uno stesso supporto più volte.
All'inizio degli anni 2000, con la
massiccia diffusione di nuove tecnologie digitali come lettori mp3,
memorie flash e masterizzatori DVD, l'utilizzo del nastro magnetico
diminuì rapidamente. Oggi in ambito casalingo i nuovi supporti
digitali garantiscono una capacità di memorizzazione e una qualità
audio notevolmente superiore al nastro magnetico, oltre alla
possibilità di creare o cancellare i dati memorizzati in maniera
pressoché istantanea. A partire dagli anni 2000 la maggior parte
delle case discografiche cessò di utilizzare le musicassette come
supporto commerciale (salvo alcune eccezioni)), mentre quelle vergini
furono ancora prodotte in maniera rilevante sino al 2010 da un
ristretto numero di produttori (TDK, Sony, Maxell e Basf con il
marchio Emtec a partire dal 2000), sebbene con un'offerta limitata in
qualità e durata della registrazione (C46, C60, C90 e C120 erano
ancora facilmente reperibili, più rari i formati C50, C54, C70, C74
e C100). Sono disponibili ad oggi per l'acquisto a piattaforme di
e-commerce come Ebay e a qualche azienda che continua a produrre
nastri vergini in quantità limitate.
Anche le case discografiche smisero di
produrre album in formato musicassetta, ad eccezione di pochi gruppi
musicali. Le uniche fabbriche che ancora oggi producono questi
supporti sono la National Audio Company Inc. di Springfield e
l'italiana Tape It Easy.
Caratteristiche
Il nastro magnetico
Erano disponibili in commercio cassette
per registrazione di diversa durata (come ad esempio da 46, 60, 90 e
120 minuti) che utilizzavano quattro tipi di nastro magnetico. Per
ottenere l'alta fedeltà si è sperimentato sulla composizione del
nastro magnetico; il diossido di cromo (CrO2) è stata la prima
soluzione, ma richiedeva speciali bias ed equalizzazione da parte dei
riproduttori di cassette, oltre a un interruttore per selezionare il
tipo di nastro. Diverse case produttrici tra il 1970 e la metà degli
anni 90 (Sony, TDK, Maxell, BASF, Philips) commercializzarono
cassette ed erano suddivise, in ordine di qualità di resa e di
prezzo, secondo quattro tipi unificati di nastro:
IEC I - ossido di ferro (tipo I -
FeO2);
IEC II - biossido di cromo (tipo II -
CrO2);
IEC III - ferrocromo (tipo III - Fe /
Cr);
IEC IV - ferro puro (tipo IV -
"Metal").
Esempio di fori usati per la
rilevazione automatica del tipo di nastro. Dall'alto verso il basso:
1) cassetta di tipo I (normal), con
solo gli intagli di protezione dalla scrittura (qui coperti dalle
linguette);
2) cassetta di tipo II (cromo), con due
intagli accanto a quelli di protezione dalla scrittura;
3) cassetta di tipo IV (metal), con gli
intagli del tipo II più un altro paio al centro;
4) altra cassetta di tipo IV, le cui
linguette di protezione dalla scrittura sono state rimosse: ciò
significa che la cassetta non può essere registrata.
Il tipo I, detto anche nastro normale,
fu il primo tipo di nastro introdotto; è quello più economico e
dalle caratteristiche meno performanti, ma rimane comunque più
versatile, essendo adatto a tutti gli usi; è un nastro con un basso
rapporto segnale-rumore e una buona modulazione sia dei toni alti che
di quelli bassi.
Il tipo II, indicato anche come "nastro
al cromo" e riconoscibile dalla colorazione più scura, venne
introdotto nel 1970 allo scopo di garantire una migliore qualità del
suono registrato. Inizialmente si trattava di nastri al biossido di
cromo, mentre a partire dalla metà degli anni settanta vennero
prodotti nastri di tipo II al cobalto e ossido di ferro. Rispetto al
tipo I si ha una migliore modulazione degli acuti, ma è più carente
sui toni bassi. Risulta particolarmente indicato per la registrazione
da fonti digitali come cd ed mp3.
Il tipo III fu introdotto negli anni
settanta per unire i vantaggi dei tipi I e II, attraverso una
composizione del nastro intermedia tra quelli normali e quelli al
cromo. Dotato di una buona risposta sia sugli alti che sui bassi, non
introduceva però grosse migliorie rispetto al tipo II ed è stato
prodotto fino ai primi anni ottanta, quando fu soppiantato dal nastro
di tipo IV.
Il tipo IV, detto anche "Metal",
rappresenta il tipo di nastro più pregiato. Introdotto nel 1979, è
dotato di una ottima modulazione degli acuti. Si trattava del nastro
più costoso, oltre che più performante, benché nelle prime
versioni tendesse a sporcare ed usurare maggiormente le testine,
soprattutto nei primi esemplari. È stato prodotto fino agli anni
novanta, quando i progressi ottenuti nella lavorazione dei nastri di
tipo I e II hanno reso minimo il divario con il tipo IV. È comunque
ancora ricercato tra gli appassionati di musica su nastro per le sue
qualità.
Ad eccezione del tipo III, la tipologia
di nastro è desumibile anche da alcuni fori posti sul lato superiore
della cassetta: il nastro tipo II presenta infatti due fori accanto
alle linguette usate per prevenire le registrazioni accidentali; le
cassette di tipo IV presentano due ulteriori fori al centro del lato
superiore. Le cassette di tipo I, invece, non presentano fori
aggiuntivi. L'uso di questi fori è stato introdotto per consentire
la rilevazione automatica del tipo di nastro da parte dei
registratori e dei riproduttori di cassette, in sostituzione degli
appositi selettori manuali del tipo di nastro presenti sugli
apparecchi fino agli anni ottanta.
Durata della
riproduzione
La lunghezza del nastro è normalmente
misurata in minuti, che indicavano la durata complessiva della
riproduzione considerando entrambi i lati. I formati più diffusi
erano:
C46: della durata di 23 minuti per
lato.
C60: della durata di 30 minuti per
lato.
C90: della durata di 45 minuti per
lato.
C120: della durata di 60 minuti per
lato.
Sono state inoltre prodotte anche
cassette di durata inferiore a 30 minuti (C10, C15 e C20), sia per
usi musicali, sia per uso informatico. Formati ancora minori furono
usati per contenere jingle, spot pubblicitari e brevi messaggi vocali
(come quelli dei risponditori automatici); in questi casi venivano
spesso usate cassette a ciclo continuo, la cui durata era misurata in
secondi e spesso era di un minuto. Tali cassette possono essere
riprodotte per un tempo indefinito, poiché il nastro è sistemato a
formare un anello, e una volta raggiunto il punto finale del
contenuto registrato si riprende la riproduzione dal punto iniziale.
Lo spessore del nastro varia a seconda
della lunghezza dello stesso, con il risultato che i nastri più
lunghi sono anche più sottili per consentire alla cassetta di
contenere interamente la bobina, e per non affaticare eccessivamente
il capstan nel compito di trascinare il nastro. Nelle C46 e nelle C60
lo spessore è di 15-16 micrometri, mentre nelle C90 questo si riduce
a 10-11 µm, che diventano 9 µm nelle C120. Chiaramente, in
quest'ultimo caso il nastro risulta molto più fragile e necessita di
una maggior cura; inoltre, il ridotto spessore tende di per sé a
pregiudicare la qualità del suono registrato, salvo l'adozione di
particolari accorgimenti nella produzione che rendono affidabili
anche i nastri più sottili (per questo motivo, i nastri da 120
minuti erano spesso quelli con il maggior rapporto prezzo/lunghezza).
Riducendo ulteriormente lo spessore del
nastro, sono stati prodotti nastri ancora più sottili, arrivando
fino a 180 minuti di spazio totale. Raramente però si sono trovate
in commercio cassette della durata maggiore di 120 minuti; tra le
eccezioni degne di nota prodotte in tempi più recenti ci sono i
modelli AE 150 (Tipo I), CDing1 150 (Tipo I) e CDing2 150 (Tipo II)
della TDK, le CDix I 150 (Tipo I) della Sony e le UR 150 (Tipo I)
della Maxell.
Nel periodo 1972-1982 la TDK ha messo
in commercio anche dei nastri da 180 minuti (TDK D-C180), di tipo I;
tale nastro era particolarmente fragile e sottile, al punto da
risultare trasparente. Non di rado si sono avuti problemi con questo
tipo di cassetta, che andavano dalla difficoltà nello scorrimento
veloce alla migrazione magnetica tra spire adiacenti di una bobina,
passando per la più facile deformazione del nastro, che era anche
più soggetto a rimanere incastrato nel meccanismo di trascinamento
dello stesso. In virtù di questi problemi e del fatto che la qualità
del suono registrato era pesantemente condizionata, le C180 sono
state presto ritirate dal mercato e rappresentano oggi dei veri
tesori tra i collezionisti. Nastri ancora più lunghi, fino a 240
minuti, sono stati progettati ma mai messi in commercio.
Protezione dalla
cancellazione
La cassetta è provvista di un
meccanismo di protezione dalla scrittura, utilizzabile per prevenire
la cancellazione accidentale di quanto già registrato. Per ogni
facciata, sul lato superiore del contenitore, è presente una
linguetta di plastica; tale linguetta può essere rimossa, aprendo
così un piccolo foro. Un sensore del registratore (o più
semplicemente una piccola levetta meccanica) rileva la presenza di
questo foro e, tramite un accorgimento meccanico o collegandosi a un
dispositivo elettronico, inibisce la funzione di registrazione. Per
proteggere dalla cancellazione il lato corrente occorre liberare il
foro in alto a sinistra (osservando la cassetta in modo da avere
l'apertura del nastro in basso).
La funzione di protezione può comunque
essere rimossa, su cassette già protette, coprendo nuovamente il
foro, ad esempio con del nastro adesivo, analogamente alle VHS, che
però, avendo un solo lato, hanno anche un solo foro.
Funzionamento
Il nastro viene raccolto su due bobine;
rispetto al lato che si ascolta (o si registra), la bobina di destra
è dedicata al riavvolgimento del nastro, mentre quella di sinistra
contiene il nastro da svolgere. Il nastro è saldamente attaccato
alle due bobine tramite appositi spinotti di fissaggio, che
garantiscono che il nastro non si distacchi dalle bobine in caso di
avvolgimento veloce o di trazione prolungata dopo la terminazione del
nastro. Generalmente, per non danneggiare le parti di nastro che si
trovano alle estremità (e per sfruttare pienamente la superficie
registrabile), il nastro non è direttamente attaccato alle bobine,
ma possiede dei brevi prolungamenti di plastica connessi a loro volta
alle bobine.
Una volta che la musicassetta viene
inserita in un lettore, il nastro viene fatto scorrere su una
testina, la quale viene a contatto con il nastro grazie a un'apertura
centrale sul lato inferiore della cassetta. La testina riceve il
segnale magnetico impresso sul nastro e lo converte in un segnale
elettrico che dà origine al suono. Per far sì che il nastro
aderisca alla testina, le musicassette sono dotate di una spugnetta
che permette il contatto durante il trascinamento, senza peraltro
danneggiare il nastro. Un'altra apertura, posta più a sinistra,
permette la registrazione del nastro per mezzo di un'altra testina;
in questo modo, un nastro può essere registrato e, subito dopo,
riprodotto.
Il trascinamento avviene a una velocità
costante di 4,76 cm/s (1 + 7/8 pollici al secondo), grazie alla
rotazione di un piedino metallico, denominato capstan, che viene a
contatto con il nastro grazie a un foro trasversale in cui il capstan
va ad entrare. L'aderenza tra il capstan e il nastro è assicurata da
un rullo pressore, ricoperto di gomma, che assicura il trascinamento
e che va a premere il nastro sul capstan grazie ad un'apertura posta
sulla destra del lato inferiore della cassetta. Diversamente dalle
cassette dello Stereo8, il rullo non è parte integrante della
cassetta, ma si trova direttamente nel lettore.
Ad assicurare l'allineamento del nastro
con il sistema di testine, capstan e rullo pressore, abbiamo delle
guide; due di queste si trovano direttamente nella cassetta, alle
estremità del lato inferiore, mentre due fori trasversali permettono
l'inserimento di due guide dell'apparecchio.
Il nastro, generalmente, possiede
quattro piste longitudinali in cui viene registrato il suono, due per
lato; per ciascuna facciata, c'è una pista per il canale sinistro e
una per il canale destro (che si fondono in un'unica pista per le
registrazioni monofoniche). Esistono altresì sistemi di
registrazione professionali che consentono la registrazione (e la
riproduzione) di più di due piste audio sullo stesso lato.
Contrariamente a quanto si può
pensare, le piste registrate e/o riprodotte per il lato A si trovano
dalla parte opposta rispetto a quello che viene mostrato come lato A
durante l'uso della cassetta; di conseguenza, quando ascoltiamo o
registriamo il lato A, la parte di nastro rivolta verso di noi è
quella del lato B e viceversa.
Per evitare che la rotazione delle
bobine crei troppo rumore sfregando sull'involucro, e per facilitare
il riavvolgimento/svolgimento del nastro, l'involucro della cassetta
è dotato all'interno di due foglietti anti-attrito di materiale
plastico, che hanno anche lo scopo di permettere che le bobine siano
avvolte in modo ordinato.
Utilizzo
Registrazione audio
La musicassetta fu inizialmente
concepita per l'uso nei dittafoni, per i quali la fedeltà della
riproduzione non era particolarmente critica, ma presto, grazie alla
sua praticità e compattezza, divenne uno strumento popolare anche
per l'ascolto di musica preregistrata. Dalla metà degli anni
settanta la qualità del nastro fu nettamente e progressivamente
migliorata passando da supporti magnetici realizzati esclusivamente
prima con ferro o ferrite a supporti con cromo, ferricromo e
successivamente in una lega metallica appositamente studiata
(cassette metal).
Sotto il profilo della qualità di
riproduzione, il limite della musicassetta era rappresentato dalla
ridotta velocità di scorrimento del nastro pari a soli 4,75
centimetri al secondo. Tale ridotta velocità consentiva la
registrazione di un normale programma musicale (ad esempio un intero
LP o una sinfonia) su un tratto di nastro relativamente breve,
permettendo le ridotte dimensioni della cassetta. La ridotta velocità
di scorrimento non era solo la causa del rumore di fondo (il
caratteristico "fruscio" delle cassette) ma era anche un
limite nella riproduzione dei suoni più acuti dello spettro sonoro.
Con il miglioramento del supporto
magnetico e la concomitante produzione di sempre più sofisticati
apparecchi per la registrazione e riproduzione di compact cassette,
la musicassetta riuscì a ridurre la differenza qualitativa rispetto
alle classiche e costose bobine singole, quantomeno negli impianti
Hi-fi domestici; inoltre la cassetta rappresentava il modo più
conveniente e agevole per ascoltare musica al di fuori dell'ambiente
domestico, principalmente in automobile. Tra le tecnologie introdotte
nei registratori per migliorare la qualità audio vanno ricordati i
sistemi di riduzione rumore (Dolby B/C/S, DBX e DNL) e quelli per
l'aumento della dinamica (HX Pro, DYNEQ, ADRES e HIGH COM). Nella
gara ingaggiata dai costruttori di lettori di cassette per produrre
sempre migliori apparecchiature Hi-fi, vale la pena di ricordare il
Nakamichi 1000 del 1973, noto per la qualità cristallina del suono
riprodotto con audio cassette.
A partire dal 1979, con l'introduzione
del Walkman prodotto da Sony, un riproduttore portatile
particolarmente diffuso, la popolarità della musicassetta aumentò
ulteriormente, per poi diminuire di colpo prima con l'avvento dei CD
masterizzabili e lettori CD portatili, e in seguito a causa della
diffusione della musica in formato MP3 e dei relativi lettori.
Memoria di massa
informatica
Molti home computer degli anni settanta
e ottanta hanno utilizzato la musicassetta come supporto di memoria
di massa per la registrazione dei dati: tra di essi ad esempio il
Commodore 64, che era dotato di un registratore denominato
datassette, lo ZX Spectrum e lo standard MSX. Le ragioni fondamentali
di questa scelta tecnologica erano legate al basso costo del supporto
e dei relativi dispositivi (al tempo già largamente diffusi).
Nella maggioranza dei casi la
musicassetta veniva registrata con dispositivi analoghi a quelli
utilizzati in campo audio o con normali registratori connessi al
computer, utilizzando una tecnica di modulazione denominata FSK. La
quantità di dati che la maggior parte dei micro computer poteva
registrare su un lato di una "C90" era di circa 500 kByte,
per l'epoca una quantità enorme, a prezzo però di una scarsa
affidabilità del supporto (gli errori di lettura, specie se si
utilizzavano algoritmi di compressione, come il famoso "turbo
tape" del Commodore 64, erano piuttosto frequenti).
L'utilizzo delle musicassette come
memorie di massa per i computer casalinghi cessò nel giro di pochi
anni con la diffusione dei lettori di floppy disk alla fine degli
anni ottanta.
Supporti e formati
derivati
Stereo-8
A partire dal 1966 venne introdotto il
formato Stereo-8, avente lo stesso principio di funzionamento (salvo
il fatto che la bobina era unica ed a ciclo continuo); tale supporto,
usato principalmente in ambito musicale, è stato commercializzato
fino ai primi anni ottanta.
Microcassetta
Nel 1969 venne prodotta la
microcassetta, una cassetta di dimensioni ridotte dal funzionamento
pressoché identico a quello della musicassetta,[16] ambito della
registrazione vocale personale. Simile alla microcassetta era la
minicassetta, avente le stesse dimensioni; in questo caso, però, il
nastro era trascinato direttamente dalla rotazione costante della
bobina riavvolgitrice, pertanto la velocità di scorrimento variava
in funzione della quantità di nastro riavvolto. Per un breve periodo
è stata commercializzata anche la picocassetta, una cassetta grande
circa la metà di una microcassetta.
Elcaset
Nel 1976 fu introdotta sul mercato
anche la Elcaset, di dimensioni comparabili a quelle di una
videocassetta e avente un meccanismo simile a quello della
musicassetta; tale formato, che riprendeva quello della cartuccia RCA
prodotta tra gli anni cinquanta e gli anni sessanta, era molto
apprezzato dagli audiofili, ma era molto costoso e garantiva una
qualità non molto più elevata di quella raggiunta dalle migliori
audiocassette, venendo pertanto dismesso nel 1980.
Digital Audio Tape
Nel 1987 venne creato il Digital Audio
Tape (DAT), di buona qualità ma relegato a un ruolo professionale,
in quanto costoso e non appoggiato dalle case discografiche che
individuavano nel DAT un ostacolo alla tutela del copyright. Per
quanto riguarda il settore della dittafonia, è degna di nota una
sorta di versione digitale della microcassetta, la NT della Sony, di
dimensioni estremamente ridotte e capacità tra i 60 e i 120 minuti.
Digital Compact Cassette
Nel 1992 venne creata Digital Compact
Cassette; caratteristica di questo supporto era quella di avere le
stesse dimensioni della musicassetta, mantenendo anche una certa
compatibilità: un apparecchio per la riproduzione delle DCC era in
grado infatti di leggere una musicassetta (non esisteva, però, la
stessa compatibilità in scrittura). Il formato, però, non ha avuto
successo, anche a causa di una qualità che, seppur migliore di buona
parte delle musicassette analogiche, era inferiore ai CD audio.
Adattatori audio digitali
Alcuni produttori hanno creato delle
cassette audio che non sfruttano il nastro magnetico, ma una testina
(esattamente come quella che serve per leggere le audiocassette), la
quale preleva un segnale elettrico da una fonte qualsiasi (come un
lettore CD o un lettore mp3), attraverso un cavo munito di connettore
Jack, e trasforma tale ingresso in segnale magnetico che viene
riprodotto sulla testina della cassetta e letto dalla testina del
lettore. Qui è ritrasformato in segnale elettrico ed inviato
all'amplificatore, permettendo così di udire il suono riprodotto dal
dispositivo che vi è collegato tramite cavo (come lettori MP3,
lettori CD, lettori Minidisc, o anche personal computers).
Questo sistema, con la sua catena di
conversioni del segnale, introduce una certa perdita di qualità. Lo
scopo di questo sistema è consentire ad apparecchi dotati solo di un
riproduttore di audiocassette di poter riprodurre musica proveniente
da un dispositivo esterno, prevalentemente un lettore digitale più
moderno di cui il sistema non è provvisto. Poiché tale soluzione ha
come obiettivo principale l'economia (il suo scopo è evitare di
cambiare un sistema audio esistente con uno più recente predisposto
alla lettura di supporti diversi dall'audiocassetta), la perdita
qualitativa viene considerata un compromesso accettabile. Il maggior
campo d'applicazione di queste cassette elettroniche è stato infatti
la conversione a basso costo delle vecchie autoradio a cassette,
negli anni in cui il CD cominciava ad affermarsi, e nei primi anni di
diffusione dei lettori MP3.
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