Fare un etichetta discografica?…La
cosa è più semplice di quanto possa sembrare.
Se, fra i promotori dell’etichetta, esiste già una società con partita Iva, la cosa è già fatta, quella società sarà l’etichetta.
Se non c’è nessun tipo di “ragione sociale”, la cosa migliore è sentire un commercialista di fiducia e farsi spiegare le varie possibilità (Snc, Srl, Sas, Associazione, Cooperativa, Piccola Cooperativa, ecc), in base al livello di investimento, i possibili soci, ecc. Tutti aspetti che qui è veramente difficile approfondire… comunque non c’è bisogno di particolari permessi.
L’unica cosa è che la società esistente abbia la facoltà statuaria, nella ragione sociale, di poter pubblicare e vendere dischi e prodotti fonografici, nelle varie forme compreso il downloading. I primi passi necessari sono la costituzione di una società e l’iscrizione alla camera di Commercio, ecc. (ma in fondo anche una macelleria potrebbe produrre dei dischi promozionali per il proprio negozio…).
Se, fra i promotori dell’etichetta, esiste già una società con partita Iva, la cosa è già fatta, quella società sarà l’etichetta.
Se non c’è nessun tipo di “ragione sociale”, la cosa migliore è sentire un commercialista di fiducia e farsi spiegare le varie possibilità (Snc, Srl, Sas, Associazione, Cooperativa, Piccola Cooperativa, ecc), in base al livello di investimento, i possibili soci, ecc. Tutti aspetti che qui è veramente difficile approfondire… comunque non c’è bisogno di particolari permessi.
L’unica cosa è che la società esistente abbia la facoltà statuaria, nella ragione sociale, di poter pubblicare e vendere dischi e prodotti fonografici, nelle varie forme compreso il downloading. I primi passi necessari sono la costituzione di una società e l’iscrizione alla camera di Commercio, ecc. (ma in fondo anche una macelleria potrebbe produrre dei dischi promozionali per il proprio negozio…).
Semmai la cosa migliore è inventarsi
un marchio (che potrebbe comunque essere quello della società).
Infatti quando si dice “etichetta” si pensa di solito al marchio…
Questo marchio, poi, se lo si ritiene opportuno (ma non è proprio
indispensabile) potrebbe essere registrato. In proposito la cosa
migliore è sentire la Camera di Commercio della propria città o
provincia. E’ lì che si registrano i marchi. Ovviamente, per fare
la registrazione c’è da pagare. Una volta fatto questo, c’è
solo da decidere i dischi da produrre, e quindi trovare una
fabbrica che stamperà il cd.
Di solito le fabbriche curano tutto (glassmaster/matrice, assemblaggio delle varie parti, stampa delle parti grafiche – booklet, inlaycard, ecc. – stampa dei dischi, la label, ecc.)
Bisogna mandare i files delle parti grafiche, il master in cd e i bollini siae.
Di solito le fabbriche curano tutto (glassmaster/matrice, assemblaggio delle varie parti, stampa delle parti grafiche – booklet, inlaycard, ecc. – stampa dei dischi, la label, ecc.)
Bisogna mandare i files delle parti grafiche, il master in cd e i bollini siae.
Rispetto a questo, cioè alla Siae,
bisogna andare al più vicino ufficio regionale della Siae e chiedere
se danno l’autorizzazione al bollino. La cosa è abbastanza
semplice: si fa la richiesta, la Siae attribuisce un codice, e dei
fogli da riempire. Quello più importante è la “label copy”
dove si deve scrivere i dettagli del disco (titoli, autori,
registrazione, codice del disco, codici dei brani, ecc.). Dopodiché
stamperanno i bollini nella quantità richiesta. Per ritirarli si
dovrà pagare alla cassa. Il costo medio è di 0,50 Euro per disco
(ma il prezzo del bollino dipende dal prezzo di vendita del disco:
merita dichiarare la linea più bassa… la cosiddetta “budget
line“).Il tutto, ovviamente, è regolato dal regime dell’iva
(per questo in fondo ci vuole una società…).Andrà poi regolata al
meglio l’aspetto vendita dei dischi e eventuale distribuzione. In
questo caso si tratta di costruire una rete di relazioni necessarie
al passo che trasforma la passione per la musica in un lavoro vero
e proprio.
Qualche consiglio:
Qualche consiglio:
Subito una precisazione: questo non è
il modello migliore o il più efficiente, piuttosto che il più
economico o il più redditizio e chi più ne ha più ne metta. E’
un modello tra tanti che però ha risposto alle nostre necessità ed
ha permesso di costituire una realtà a tutti gli effetti in regola
con la legislazione italiana civilistica e, soprattutto, fiscale.
Solitamente il problema che devono
affrontare coloro che impiantano un’etichetta è con quale tipo di
organizzazione possono affacciarsi all’esterno. Noi siamo partiti
già con l’idea di dover fare una struttura che fosse completamente
sotto la luce.
Tutta la normativa di base a cui farò riferimento è in file allegati ma, ovviamente, non potrò spedire tutto per cui dove si ha necessità di approfondire ciò sarà oggetto di successivi invii di materiale.
Tutta la normativa di base a cui farò riferimento è in file allegati ma, ovviamente, non potrò spedire tutto per cui dove si ha necessità di approfondire ciò sarà oggetto di successivi invii di materiale.
Lo scoglio principale che abbiamo
dovuto superare è la convinzione da parte della P.A. che qualunque
gruppo di individui, comunque si presti a favorire la vendita di
dischi, esso viene considerato a tutti gli effetti una organizzazione
di società di servizi e per cui soggetta alle norme sulle
società.
Ma quanti ragazzi possono permettersi un notaio per fare una società, il commercialista per la tenuta della contabilità, l’avvocato per le transazioni commerciali e le controversie. E quante di queste società, poi, riuscirebbero a stare nell’ambito degli studi di settore dell’Agenzia delle Entrate?
Il nostro escamotage è stato quello di costituire un’associazione culturale senza scopo di lucro finalizzata alla divulgazione della musica come forma artistica senza, fondamentalmente, esclusione di mezzi e/o modalità. Ma come fare dal punto di vista tributario?
La soluzione ce l’ha fornita la L. 398/1991 e successive modifiche e integrazioni. Anzi: è stata proprio la lettura della legge che ci ha fornito la chiave di volta alla soluzione del problema.
Questa legge istituisce un regime tributario sostituivo per le associazioni sportive dilettantistiche a cui successivamente sono state affiancate le associazioni culturali senza scopo di lucro.
Una cosa è fondamentale in tutto il discorso: LA ASSOLUTA MANCANZA DI SCOPI DI LUCRO. E’ chiaro, quindi, che se qualcuno volesse aprire un’etichetta per farne motivo di guadagno (pazzo in un periodo come questo!) questo modello è assolutamente fuori luogo.
Ma quanti ragazzi possono permettersi un notaio per fare una società, il commercialista per la tenuta della contabilità, l’avvocato per le transazioni commerciali e le controversie. E quante di queste società, poi, riuscirebbero a stare nell’ambito degli studi di settore dell’Agenzia delle Entrate?
Il nostro escamotage è stato quello di costituire un’associazione culturale senza scopo di lucro finalizzata alla divulgazione della musica come forma artistica senza, fondamentalmente, esclusione di mezzi e/o modalità. Ma come fare dal punto di vista tributario?
La soluzione ce l’ha fornita la L. 398/1991 e successive modifiche e integrazioni. Anzi: è stata proprio la lettura della legge che ci ha fornito la chiave di volta alla soluzione del problema.
Questa legge istituisce un regime tributario sostituivo per le associazioni sportive dilettantistiche a cui successivamente sono state affiancate le associazioni culturali senza scopo di lucro.
Una cosa è fondamentale in tutto il discorso: LA ASSOLUTA MANCANZA DI SCOPI DI LUCRO. E’ chiaro, quindi, che se qualcuno volesse aprire un’etichetta per farne motivo di guadagno (pazzo in un periodo come questo!) questo modello è assolutamente fuori luogo.
Fatta questa necessaria introduzione
vado ora ad elencare i passaggi successivi per arrivare alla
costituzione dell’etichetta indie:
1) ATTO COSTITUTIVO E STATUTO.
Meglio se una scrittura privata
autenticata da un notaio (il costo è accessibile e non è una
mostruosità); in sostituzione anche un accordo firmato registrato
presso l’Agenzia delle Entrate; in mancanza anche un accordo avente
data certa con l’apposizione di francobolli per posta prioritaria
annullati in posta con timbro postale a data. Le soluzioni sono in
ordine decrescente di attribuzione di pubblica fede in caso di
contestazioni in sede giudiziaria qualunque esse possano essere e da
chiunque possano provenire.
2)
ATTRIBUZIONE DELLA PARTITA IVA E DEL CODICE FISCALE. Questo
è da fare subito ma ATTENZIONE!!!! Il legale rappresentante deve
dichiarare in sede di richiesta che l’associazione intende
avvalersi del regime tributario sostitutivo ai sensi della L.
398/1991. 3)
COMUNICARE ALLA SIAE CHE CI SI AVVALE DELLA 398/1991.
4)
FARSI RILASCIARE DALLA QUESTURA L’AUTORIZZAZIONE A OPERARE NEL
CAMPO DELLA FONOGRAFIA E VIDEOTECA. E’ una comunicazione, una
specie di nulla osta, resa ai sensi dell’art. 75 bis del TULPS
(testo unico sulla legge di pubblica sicurezza, introdotto dall’art.
8, comma 2, della L. 248/2000) che attesta che non si è stati in
precedenza condannati per pirateria o per diffusione di opere
pedopornografiche. Si chieda a chiunque venda dischi o noleggi
videocassette o DVD.
5)
EVENTUALE ISCRIZIONE, PRESSO LA LOCALE C.C.I.I.A., AL R.E.A.
(Registro Economico e Amministratico). Non è obbligatorio ma è
un “sigillo di garanzia” per le ditte che operano nel commercio.
E’ come se fosse un documento di riconoscimento che da piena fede a
chi lo ha rispetto a chi non lo ha perché vuol dire che il soggetto
è “riconosciuto” come operante nel mercato e non uno
“sconosciuto”.
6) SE SI VUOLE VENDERE IN INTERNET
COMUNICARE AL PROPRIO COMUNE “L’INIZIO ATTIVITA'” AI SENSI DEL
D. Lgs. 114/1998 (legge Bersani) sul commercio a distanza
(televendite e cataloghi) e sul commercio elettronico (internet) e
aspettare un mese dalla comunicazione. A questo punto si è una vera
e propria società che non può dividersi il guadagno ma che, anzi,
deve fare di tutto perché l’attività economica di vendita dei
dischi non sia esageratamente superiore all’attività associativa.
Noi organizziamo concerti, convegni, conferenze… Insomma i soldi
guadagnati (?) con i dischi DEVONO essere spesi nell’associazione!
OCCHIO: NON SI STA PARLANDO DI UNA
ONLUS CHE E’ TOTALMENTE DIVERSA! Non è finita qui, però.
Se si vende in UE bisogna compilare
l’intrastat in base al giro d’affari (per noi basta uno
all’anno).
Ogni mese ci sono le comunicazioni da fare alla SIAE con i modelli SD/1 giornaliero, SD/2 mensile e SD/3 annuale.
Ogni trimestre c’è il versamento di metà dell’IVA a debito, come stabilito dalla 398. E poi ci sono le tasse da pagare sul reddito, i libri societari da avere. Insomma: i dettagli si possono leggere negli allegati. Io credo di essere stato fin troppo noioso con commi, articoli, norme e leggi varie…
Ogni mese ci sono le comunicazioni da fare alla SIAE con i modelli SD/1 giornaliero, SD/2 mensile e SD/3 annuale.
Ogni trimestre c’è il versamento di metà dell’IVA a debito, come stabilito dalla 398. E poi ci sono le tasse da pagare sul reddito, i libri societari da avere. Insomma: i dettagli si possono leggere negli allegati. Io credo di essere stato fin troppo noioso con commi, articoli, norme e leggi varie…
P.S.
A meno di errori ogni file ha a che
fare con la 398 o con una delle sue leggi collegate: basta andare su
“modifica”, poi “trova” e digitare “398” per trovare il
riferimento normativo alla legge in questione. Per tutto il resto
sono sempre valide le norme sul codice civile sulle associazioni.
Per chi fosse interessato a fare
domande e chiedere ulteriori informazioni scrivere a
1437network@gmail.com
oggetto: “come aprire
un’etichetta”. Se farai un’etichetta, ci auguriamo di averti
fra di noi, in 1437 Network…
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