E' una definizione che non ha molto
senso: ci sono molte più analogie tra Claudio Villa ed i Metallica
che tra Bach e Alban Berg.
Un articoletto apparso sul Venerdì di
Repubblica a firma di Claudia Nuzzarello riporta il discutibile
esperimento effettuato dagli “esperti” dell'Imperial College di
Londra in cui con un programma sul sito
[i]http://darwintunes.org/[/i] hanno testato i gusti di migliaia di
utenti giungendo alla conclusione che l' evoluzione della musica
segue i principi Darwiniani.
L'incipit dell' articolo è: “Perché la musica classica è sopravvissuta attraverso i secoli, mente altri generi sono continuamente cambiati o, peggio ancora, si sono estinti?” Andiamo ad analizzare alcune imprecisioni di questa domanda.
Innanzi tutto l' eterna annosa questione: per “musica classica” cosa si intende? Quella del periodo classico (Haydn, Mozart e Beethoven per intenderci), oppure quella suonata da musicisti vestiti di tutto punto in cui non si sa mai quando si deve applaudire?
Bach finché non fu “riscoperto” da Mendelssohn era stato completamente dimenticato dal pubblico Europeo e lo stesso Mozart non era poi tanto conosciuto al di fuori dell' ambito scolastico musicale.
Per noi quella è “musica classica”, ma per coloro che l'ascoltavano quando veniva prodotta era musica contemporanea.
I compositori erano specializzati nei loro generi. Ad eccezione di Mozart, chi scriveva Opere non brillava nella musica strumentale e viceversa e così anche per la musica sacra eo quella da danza. Il pubblico era perfettamente in grado di riconoscere lo stile Veneziano, Napoletano o Francese esattamente come oggi chiunque coglie la differenza tra un brano hip-hop ed uno di Gigi d'Alessio.
Anzi a voler ben sentire sono molto maggiori le analogie strutturali e sintattiche tra Claudio Villa ed i Metallica che non quelle tra Bach e Alban Berg. E allora perché perpetrare ancora una volta questo fraintendimento?
Ritengo che una definizione accettabile di “musica classica” possa in realtà essere “musica pensata per essere tramandata a mezzo di scrittura”. E' un po' laborioso, ma coerente. Quando all'incirca dopo duemila anni di civiltà greco-giudaico-cristiana nel Rinascimento si trovò un sistema abbastanza accettabile per scrivere non solo l'altezza, ma anche la durata delle note, si svilupparono nel corso dei secoli delle regole per permettere di gestirle insieme. E' vero che nel corso del secolo scorso i compositori erano ben consci del fatto che si sarebbero registrati dei dischi con le loro opere, ma è anche vero che tutta la loro esperienza e cultura si appoggiava sul sapere sviluppato nei secoli precedenti.
Gli schiavi africani venuti in contatto con i nostri strumenti e dovendoli suonare per accompagnare il lavoro nei campi, avevano poche probabilità di essere edotti di quelle regole e così elaborarono nuovi sistemi (come dice Levi-Strauss del “Crudo e il cotto” nel frammento più citato in tutti i testi di estetica musicale) che influenzano tutta la musica dotata di batteria e percussioni, per creare aspettative e ricompensarle e deluderle “sulla scorta di un progetto che l' uditore crede di indovinare, ma che in realtà è incapace di penetrare".
Il problema è che prima che il buon T.A. Edison inventasse il fonografo era assai più complicato trasmettere un pensiero musicale senza scriverlo. Provate per esempio ad immaginare di trascrivere una linea vocale di Muddy Waters tipo questa o un assolo di Jimi Hendrix.
L'incipit dell' articolo è: “Perché la musica classica è sopravvissuta attraverso i secoli, mente altri generi sono continuamente cambiati o, peggio ancora, si sono estinti?” Andiamo ad analizzare alcune imprecisioni di questa domanda.
Innanzi tutto l' eterna annosa questione: per “musica classica” cosa si intende? Quella del periodo classico (Haydn, Mozart e Beethoven per intenderci), oppure quella suonata da musicisti vestiti di tutto punto in cui non si sa mai quando si deve applaudire?
Bach finché non fu “riscoperto” da Mendelssohn era stato completamente dimenticato dal pubblico Europeo e lo stesso Mozart non era poi tanto conosciuto al di fuori dell' ambito scolastico musicale.
Per noi quella è “musica classica”, ma per coloro che l'ascoltavano quando veniva prodotta era musica contemporanea.
I compositori erano specializzati nei loro generi. Ad eccezione di Mozart, chi scriveva Opere non brillava nella musica strumentale e viceversa e così anche per la musica sacra eo quella da danza. Il pubblico era perfettamente in grado di riconoscere lo stile Veneziano, Napoletano o Francese esattamente come oggi chiunque coglie la differenza tra un brano hip-hop ed uno di Gigi d'Alessio.
Anzi a voler ben sentire sono molto maggiori le analogie strutturali e sintattiche tra Claudio Villa ed i Metallica che non quelle tra Bach e Alban Berg. E allora perché perpetrare ancora una volta questo fraintendimento?
Ritengo che una definizione accettabile di “musica classica” possa in realtà essere “musica pensata per essere tramandata a mezzo di scrittura”. E' un po' laborioso, ma coerente. Quando all'incirca dopo duemila anni di civiltà greco-giudaico-cristiana nel Rinascimento si trovò un sistema abbastanza accettabile per scrivere non solo l'altezza, ma anche la durata delle note, si svilupparono nel corso dei secoli delle regole per permettere di gestirle insieme. E' vero che nel corso del secolo scorso i compositori erano ben consci del fatto che si sarebbero registrati dei dischi con le loro opere, ma è anche vero che tutta la loro esperienza e cultura si appoggiava sul sapere sviluppato nei secoli precedenti.
Gli schiavi africani venuti in contatto con i nostri strumenti e dovendoli suonare per accompagnare il lavoro nei campi, avevano poche probabilità di essere edotti di quelle regole e così elaborarono nuovi sistemi (come dice Levi-Strauss del “Crudo e il cotto” nel frammento più citato in tutti i testi di estetica musicale) che influenzano tutta la musica dotata di batteria e percussioni, per creare aspettative e ricompensarle e deluderle “sulla scorta di un progetto che l' uditore crede di indovinare, ma che in realtà è incapace di penetrare".
Il problema è che prima che il buon T.A. Edison inventasse il fonografo era assai più complicato trasmettere un pensiero musicale senza scriverlo. Provate per esempio ad immaginare di trascrivere una linea vocale di Muddy Waters tipo questa o un assolo di Jimi Hendrix.
Per cui l'unica verità è che con la
possibilità di registrare è stato possibile trasmettere un pensiero
musicale senza bisogno di scriverlo e non è assolutamente vero che
la “musica classica” non si sia estinta: nessuno al tempo di
Mozart suonava Bach e nessuno al tempo di Rossini suonava Monteverdi,
esattamente come ora è difficile ascoltare un brano di Jerry Lee
Lewis su Radio Dimensione Suono.
Non è così fuori luogo immaginare tra qualche tempo, quando andrà di moda la “musica mentale fatta di luce”, una sala da concerti in cui seriosi musicisti vestiti di tutto punto eseguiranno un programma composto da musiche di Beach Boys, Earth Wind and Fire, Led Zeppelin e Aqua... no, speriamo che mi sbagli ed almeno gli Aqua vengano dimenticati e non riscoperti da qualche noioso funzionario che insegna Estetica della musica Pop nel secolo XX.
Non è così fuori luogo immaginare tra qualche tempo, quando andrà di moda la “musica mentale fatta di luce”, una sala da concerti in cui seriosi musicisti vestiti di tutto punto eseguiranno un programma composto da musiche di Beach Boys, Earth Wind and Fire, Led Zeppelin e Aqua... no, speriamo che mi sbagli ed almeno gli Aqua vengano dimenticati e non riscoperti da qualche noioso funzionario che insegna Estetica della musica Pop nel secolo XX.
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