L'editoria a pagamento
(in inglese, vanity press; in
francese, édition à compte d'auteur) è il segmento del mercato
editoriale in cui la pubblicazione di un libro è pagata dall'autore,
direttamente o tramite l'acquisto di un numero prefissato di copie.
L'espressione inglese è caustica nei confronti della "vanità"
degli autori, solitamente di poesie o di romanzi, mentre quella
francese sottolinea maggiormente il fatto che l'editore non si assume
il rischio d'impresa, che ricade interamente sull'autore: l'attività
dell'editore è in questo caso una mera prestazione d'opera (si
intende invece per "editore a doppio binario" quell'editore
che pubblica gratuitamente alcuni autori e a pagamento altri).
In Italia il fenomeno per cui è
l'autore a pagare l'editore perché pubblichi il libro, diffuso già
nell'Ottocento (ma allora si parlava di pubblicazione
su commissione), è da
decenni sempre più diffuso e noto anche con l'acronimo
APS
(cioè
autore a proprie spese),
inventato e reso di uso comune nella lingua italiana da Umberto Eco
nel suo romanzo Il pendolo di Foucault, in un capitolo del quale
narra le vicende di uno scaltro editore che, oltre alla normale
attività imprenditoriale, pubblica anche aspiranti romanzieri e
poeti, facendosi pagare per questo e mettendo in campo una serie di
artifici e raggiri volti ad ingannarli rispetto alle effettive
prestazioni che fornisce loro in cambio.
Afferente alla categoria dell'editoria
a pagamento, ma con caratteristiche diverse, è il fenomeno
dell'autoedizione, o autopubblicazione (self-publishing), che
avviene rivolgendosi a una tipografia, o ricorrendo ai nuovi
strumenti del print on demand ("stampa su richiesta") o
book on demand. Nel caso dell'editoria a pagamento, lo stampatore
ricopre anche il ruolo di editore, offrendo all'autore il servizio di
correzione (editing), impaginazione e vendita nei canali commerciali;
invece, nel caso dell'autoedizione, l'autore è anche editore di se
stesso e l'unica prestazione professionale è quella della stampa del
libro da parte di uno stampatore, commissionato direttamente
dall'autore.
In tempi successivi è stata offerta
anche una soluzione diversa: l'editore offre i servizi editoriali
fino alla realizzazione del libro in formato .pdf, mentre la stampa è
curata dall'autore tra le tipografie convenzionate, o, volendo, anche
con una di sua fiducia. È l'autore stesso, poi che decide quante
copie stampare e a curare le vendite e gli incassi.
Il fenomeno degli autori a proprie
spese è sempre esistito, ma con la diffusione delle tecnologia di
stampa digitale il costo "primo" per la pubblicazione di
libri ha avuto un drastico ridimensionamento, rendendo perciò
possibile la stampa di testi che prima "rimanevano nel
cassetto". Innanzitutto il costo di composizione del testo si è
quasi azzerato, perché in genere l'autore lo fornisce in formato
digitale. La stampa digitale permette poi, pressoché agli stessi
costi unitari, di produrre anche poche copie. A questo aumento del
numero dei testi forniti dal mercato ha tuttavia corrisposto un
aumento di difficoltà di essere presenti sul mercato tradizionale
della diffusione commerciale. Molte delle librerie sono legate a
grandi catene e anche quelle indipendenti sono sature di offerte, e
se un testo non ha successo nel breve periodo viene subito ritirato
dal mercato.
Se perciò da un lato la cosiddetta
"soglia di ingresso" nel mercato si è abbassata sotto
l'aspetto dei costi, dall'altro il concreto contatto con il grosso
pubblico è diventato ancor più difficoltoso. Il sistema
tradizionale di distribuzione dell'editoria cartacea non può
sostenere tale enorme quantità di titoli. L'assorbimento degli
stessi diventa invece più agevole con la distribuzione on line, che
segue logiche diverse. Questa situazione ha visto il proliferare di
centinaia di piccole case editrici che propongono contratti di
edizione. Alcuni editori a pagamento bandiscono falsi concorsi, che
vengono "vinti" da tutti coloro che vi partecipano, i quali
poi ricevono il medesimo contratto di pubblicazione "con
contributo".
Per quanto sia legittima l'aspirazione
a pubblicare una propria opera, anche quando questa non susciti
interesse commerciale o culturale, e per quanto sia comprensibile il
ricorso a un editore a pagamento, che pubblichi l'opera con qualità
tipografica adeguata, fornendo all'autore la necessaria consulenza
affinché il suo libro sia presentabile e apprezzabile, pur con una
diffusione modesta anche soltanto tra amici e conoscenti, l'editoria
a pagamento non gode di buona reputazione.
Ancora peggiore è la situazione che
viene a crearsi quando l'editore a pagamento non offre servizi
editoriali adeguati a fronte del contributo richiesto, ad esempio
editing e correzioni testuali che portino il dattiloscritto al meglio
delle proprie potenzialità, presentazioni dell'opera pubblicata,
partecipazione a fiere del libro e ad eventi culturali in genere,
distribuzione almeno minima in libreria, apposizione del codice ISBN.
Anche volendo ammettere il ricorso all'editoria a pagamento, occorre
comunque equilibrio tra contributo versato da parte dell'autore e
l'effettiva prestazione dei servizi di consulenza redazionale,
grafica e tipografica sopra descritti. Quando ciò non accade, il
rapporto rasenta, e talvolta supera, i limiti della truffa
commerciale.
Miriam Bendìa, nel suo saggio Viaggio
di una giovane scrittrice tra editori a pagamento, ha analizzato il
fenomeno proprio dal punto di vista delle offerte poco chiare e
truffaldine. Stessa cosa ha fatto Antonio Barocci nel saggio Manuale
per non farsi pubblicare.
È capitato, in epoche passate, che
alcuni autori poi divenuti affermati e famosi abbiano iniziato la
propria carriera pubblicando a pagamento le loro prime opere: sono
celebri i casi di Moravia, che nel 1929 ha pubblicato a pagamento Gli
indifferenti; di Umberto Saba, che nel 1911 pubblicò a proprie spese
con lo pseudonimo di Saba il suo primo libro, Poesie, con la
prefazione di Silvio Benco; o ancora di Italo Svevo, che pubblicò a
sue spese i primi due romanzi, Una vita nel 1893 e Senilità nel
1898. Anche quando ebbe una grande notorietà, Marcel Proust ricorse
all'édition à compte d'auteur, perché non sopportava alcuna
ingerenza da parte dell'editore. Relativamente recente è il caso di
Federico Moccia, che nel 1992 pubblicò a proprie spese la prima
edizione di Tre metri sopra il cielo. Al di là di questi casi
eccezionali, sono però pochissimi gli autori di successo che hanno
cominciato la loro carriera in questo modo, poiché generalmente la
pubblicazione a pagamento viene considerata una macchia sul
curriculum, una sorta di "peccato originale".
Un caso di editoria che in qualche modo
potrebbe essere ricondotto al concetto di editoria a pagamento, ma
che si differenzia in modo sostanziale da questa, è la cosiddetta
"editoria sostenuta".
Quando un'opera è di alto livello
culturale, ma anche estremamente specialistica (ad esempio un saggio
approfondito su tematiche particolari), può accadere che nessuna
casa editrice sia disposta a pubblicarla, poiché commercialmente
avrebbe la certezza di ricavarne soltanto perdite. Allora sono enti e
istituzioni (ad esempio fondazioni, o centri studi, o le stesse
Università), che spesso ritengono meritevole di pubblicazione una
monografia di un giovane ricercatore o di un autore ancora
sconosciuto e decidono di contribuire alla spese di stampa. Questo
tipo di sostegno ha un'elevata importanza culturale, poiché
salvaguarda una parte della cultura di nicchia, promuovendone la
diffusione e la circolazione e permettendo altresì la produzione di
libri di alto livello scientifico e non soltanto di successi
editoriali di largo consumo. Nel caso dell'editoria sostenuta è
dunque l'istituzione che eroga il contributo a svolgere una funzione
fondamentale che tradizionalmente spetta all'editore, quella di
sottoporre al vaglio il libro da pubblicare (vaglio che invece viene
completamente a mancare nell'editoria a pagamento).
Tuttavia l'asserita distinzione tra
editori puri che si reggono sulle vendite ed editori che usufruiscono
del contributo di autori o di terzi, spesso non è così netta. E
talvolta anche grandi editori ricevono un contributo da parte di enti
pubblici per l'edizione di opere in molti volumi di autori importanti
per la storia della cultura patria, oppure di opere specialistiche e
settoriali rilevanti, ma che non avrebbero sul mercato una vendita di
copie sufficiente a pagare tutte le spese di stampa.
Di un livello e un interesse culturale
assai più alto e generale, ma non dissimile nelle motivazioni, è la
produzione delle Edizioni nazionali, in cui lo sponsor è addirittura
un ministero. In Italia il Ministero per i Beni e le Attività
Culturali si assume l'onere di retribuire i curatori dei testi
critici e finanziare la stampa di voluminose opera omnia, che
altrimenti ben difficilmente vedrebbero la luce, se dipendessero
dalle richieste del mercato. Persino l'edizione nazionale di Tutte le
opere di Gabriele d'Annunzio, pubblicate in 49 volumi dal 1927 al
1936 dal nuovo astro nascente dell'editoria italiana Arnoldo
Mondadori, lungi dal reggersi solo sulle vendite, prevedeva un
apporto di un milione e mezzo di lire da parte del Provveditorato
generale dello Stato, contro un apporto di soltanto un milione da
parte dell'editore Mondadori. A fronte di ciò lo Stato si riserva il
diritto d'autore delle edizioni critiche per 20 anni.
Per il mercato scientifico o di alta
specializzazione culturale, i testi scritti in italiano, quando non
sono adottati in corsi universitari frequentati da un alto numero di
allievi, in genere non hanno un sufficiente mercato. Diventa perciò
prassi comune da parte anche dei più qualificati editori, richiedere
un contributo, che può essere offerto o dall'autore, o dall'istituto
culturale a cui è legato oppure da sponsor esterni.
Non è solo l'interesse degli autori
alla diffusione del contenuto delle proprie idee o delle ricerche
scientifiche: il più delle volte è la necessità di poter disporre
di opere a stampa da presentare nei concorsi o comunque per fare
carriera accademica. Peraltro gli editori di saggistica di livello
elevato devono organizzare un sistema di revisione paritaria, che
comporta evidentemente uno sforzo organizzativo, quando non
addirittura spese vive.
Allo stesso modo se un testo in
italiano vuole essere conosciuto all'estero, dove è più facile
trovare un mercato di acquirenti, deve essere tradotto in inglese.
Tuttavia gli editori internazionali, anche quelli di primissimo
rango, esigono che il testo sia fornito, appunto, in lingua inglese
di standard accademico. Se l'autore non è in grado di provvedere
alla traduzione, deve procurarsi un contributo che copra le spese di
traduzione.
Correlata a tale fenomeno vi è
l'esigenza, negli ambienti accademici, di accumulare un certo numero
di pubblicazioni, per cui la pubblicazione a pagamento può
soddisfare esigenze di carriera anche al di là degli aspetti di mera
vanità.
Non è possibile fornire parametri
esatti circa l'ammontare dell'intervento economico che permette la
pubblicazione del libro. Ogni pubblicazione può avere
caratteristiche diverse, quanto a formato, numero delle pagine,
rilegatura, presenza di illustrazioni in bianco e nero o a colori in
copertina e nelle pagine interne. Una pubblicazione di pregio di un
migliaio di pagine su carta vergata o patinata, con tavole a colori,
elegantemente rilegata con copertina rigida e sovraccoperta,
differisce sostanzialmente da un tascabile in brossura, di un
centinaio di pagine, stampate in bianco e nero su carta ordinaria.
Rientrano poi nei costi la correzione e l'editing del testo, le
presentazioni e la promozione in genere. In linea di massima, i
rapporti di costo fra le varie fasi di realizzazione di un'opera,
cioè gli elementi che concorrono alla formazione del prezzo finale
di copertina, possono essere schematicamente suddivisi in tre parti:
- redazione e composizione del volume, 25 per cento
- stampa tipografica e legatoria, 25 per cento
- promozione e distribuzione organizzata, 50 per cento
È chiaro che si tratta di uno schema
semplicistico. I costi reali che un editore affronta possono variare
notevolmente: i costi di stampa per un tascabile economico di
grandissima tiratura sono inferiori a quando indicato, mentre saranno
superiori per un'opera di pregio. Ma questo parametro, applicato alla
valutazione dell'editoria a pagamento, rappresenta un utile
discrimine per capire se l'offerta che l'autore o l'ente riceve è
coerente con il prodotto e i servizi che lo hanno reso tale. In
pratica il processo economico base dell'editoria, secondo cui lo
scrittore scrive, l'editore vende e il lettore compra, con
l'azzeramento del rischio d'impresa viene ribaltato in uno schema nel
quale l'editore vende e lo scrittore compra (ed eventualmente, se ci
riesce, rivende ai propri conoscenti).
Gli editori che offrono servizi di
editoria sostenuta, ovvero la possibilità di pubblicare opere di
scarsa o nulla valenza commerciale, ma d'elevato contenuto e valore
culturale, quando sia presente uno sponsor istituzionale che ne
sostenga i costi, non devono essere confusi con gli editori a
pagamento.
Gli editori a pagamento non svolgono
alcuna selezione e accettano tutti i manoscritti che vengono loro
sottoposti, chiedendo poi all'aspirante autore contributi diretti per
la pubblicazione, oppure richiedono l'acquisto di quantità
considerevoli di copie come prerequisito per la stampa del libro.
Un'ulteriore fascia di mercato legata
all'editoria a pagamento, anche se apparentemente presentata come
disintermediazione, è rappresentata dai servizi di autopubblicazione
del tipo print on demand, o book on demand, che sono espressamente e
dichiaratamente dedicati alla stampa su richiesta, nei quali è
l'autore a provvedere personalmente alla confezione editoriale della
propria opera, a fronte di un impegno economico più ridotto (spesso
con acquisti minimi di 30/50 copie del libro o anche meno). Questo
tipo di servizio è in genere offerto direttamente sul Web a prezzi
più o meno concorrenziali.
Se il ricorso all'editoria a pagamento,
in seguito a una maggiore copertura giornalistica del fenomeno, è
oggi più largamente riconosciuto come un errore per un aspirante
autore, anche a causa del fatto che, non correndo rischi, le case
editrici di editoria a pagamento accettano tutti i manoscritti che
vengono loro proposti e la pubblicazione con una di esse non
costituisce dunque alcun titolo di merito, dall'altro lato sta
crescendo la ricerca di forme di disintermediazione della figura
dell'editore tradizionale. Il fenomeno sta assumendo aspetti
rilevanti specialmente riguardo alla riconsiderazione del fenomeno di
autoproduzione dei libri.
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