Perché é una industria, e deve vendere il prodotto: quindi spende in quello che fa vendere, e dato che il pubblico di massa é di bocca buona, della storia importa meno che della "spettacolarità" di quello che vede. La maggior parte della spesa se ne va in "promozione": devono farti salire l'hype e convincerti a vedere il film; la seconda voce di spesa sono gli "attoroni" che non per forza devono essere bravi, ma richiamare il pubblico col loro nome. Ora, sulle centinaia di milioni che ormai costa una qualsiasi grande produzione, spendere un milione comprando la migliore storia tra mille bravi scrittori e pagare pure le spese a quelli scartati sarebbe buona cosa ma, a quanto pare, non frega nulla a nessuno.

Definire cinema un insieme di effetti speciali è un azzardo. C'è una evidente crisi degli sceneggiatori, che i produttori cercano di colmare riempendo di "effetti speciali" copioni molto poveri. Ma a ben guardare come si creano tali film si capisce che , operare su uno schermo bianco aggiungendovi con gli effetti ciò che la macchina da presa non può catturare ( poiché inesistenti), si conviene che tale operazione è molto più simile a ciò che fa un pittore con una tela bianca piuttosto che ad un regista che riprende ciò che accade sulla scena. Non è cinema. Per dirla con Bazin, viene meno l'ontologia del film. Il famoso complesso della mummia.

Per la "povertà" e la crisi di idee che c'è nell'industria cinematografica americana, gli effetti speciali sono un problema secondario visto che ormai non si vedono più idee originali ma solo sequel, universi condivisi, spin-off, midquel, prequel, reboot o remake.