La
regia cinematografica
è la direzione del film, intesa
sia dal punto di vista tecnico sia da quello artistico. La
similitudine più immediata, ma parziale, è quella con la regia
teatrale. Alla regia spetta la concettualizzazione e la definizione
delle modalità narrative, espressive, estetiche, tecniche e
realizzative del film. Il regista quindi è l'autore che dirige
l'apparato realizzativo di un film, o di un prodotto audiovisivo in
genere, coordinando il proprio lavoro con quello degli altri coautori
e collaboratori (sceneggiatore, direttore della fotografia,
montatore, scenografo...). È al regista che viene riconosciuto il
ruolo di autore del film nel suo complesso.
Il ruolo del regista varia nel cinema
europeo e in quello statunitense. Mentre l'industria hollywoodiana
tende a circoscrivere la regia soprattutto alla messa in scena del
film, quindi al lavoro sul set con gli attori e con i tecnici, il
cinema europeo e sovietico incarna nel regista l'autore ed il
facitore del film, con maggior risalto all'aspetto artistico. Fatta
questa premessa, comunque il lavoro del regista non inizia mai con le
riprese ma prevede una lunga preparazione, spesso già in fase di
scrittura della sceneggiatura, continuando attraverso la direzione
degli attori e la direzione delle riprese, e poi fino al montaggio.
Volendo soffermarci più sull'iter
prettamente produttivo e imprenditoriale, potremmo semplicisticamente
e molto approssimativamente definire la regia come il lavoro mediante
il quale dalla sceneggiatura si passa al film, ossia "dalla
carta allo schermo". Ha a che vedere con le scelte artistiche e
visive della narrazione filmica, il contenuto delle inquadrature, e
l'interpretazione degli attori.
Quella che è inizialmente solo un'idea
di trama nella mente di una persona (o, per adattamento, proviene da
un'altra opera), può essere sviluppata, dalla persona stessa o da un
gruppo di colleghi, in soggetto, oppure, più dettagliatamente, in
sceneggiatura; quest'ultima è, in un certo senso, una specie di
romanzo; tuttavia la sceneggiatura è molto più schematica e
concreta, le scene sono numerate e serve come documento tecnico per
guidare il lavoro dei vari reparti: ripresa, scenografia, costumi,
effetti speciali, produzione, recitazione, con l'indicazione dei
dialoghi (simile a un copione teatrale) e dei movimenti degli attori,
e soprattutto viene usata dal regista, che è il principale
responsabile artistico del film, e dal produttore, che è il
principale responsabile economico del film, per organizzare il piano
di lavorazione, con le attrezzature, i trasporti, i contratti e
quanto altro serva alla realizzazione del film.
In questo senso, la prima fase della
regia riguarda la scelta della troupe e del casting adatti e
disponibili secondo il calendario di riprese a lavorare, quindi
secondo il piano di lavorazione, la serie di scene secondo l'ordine
di ripresa (che non coincide con l'ordine in cui verranno montate),
l'eventuale preparazione dello storyboard e la scelta delle location
naturali o ricostruite in studio.
Basandosi ancora sulla sceneggiatura,
il regista decide il tipo di inquadratura e di sonoro in presa
diretta (spesso anche in caso di doppiaggio successivo, laddove la
registrazione funziona da colonna guida), la durata delle sequenze,
l'ambientazione, il modo in cui attori e comparse devono interagire
tra loro e con il set, al fine di costruire una storia credibile e
coerente affinché lo spettatore possa seguire con piacere (e con
sorpresa o affezione e immedesimazione) la vicenda narrata
dall'autore della sceneggiatura.
Normalmente, vi sono diverse prove di
recitazione per gli attori, precedenti o già sul set, dalla lettura
a tavolino all'uso di controfigure e cascatori secondo i diversi
stili di regia che vanno da un'interpretazione rigorosa della
sceneggiatura all'improvvisazione, ovvero dal ripetere senza varianti
le battute previste al recitare a canovaccio. Allo stesso tempo il
regista, in consultazione con il direttore della fotografia, decide
l'angolazione e la lunghezza focale da cui riprendere, guardando
nella cinepresa (o nella telecamera) o utilizzando un mirino esterno.
Lo stesso avviene con il piazzamento dei microfoni per la
registrazione del sonoro. Stabiliti i piani di messa a fuoco e la
profondità di campo necessaria al movimento dell'attore (o al
contrario, secondo la preferenza del regista, aggiustato il movimento
dell'attore a quello della macchina da presa), il regista dà
l'ordine di far partire la scena dicendo tradizionalmente la sequenza
di comandi: "silenzio" (al quale segue un cicalino e
l'illuminazione di una lampada di servizio per far tacere tutti i
rumori e impedire l'accesso al luogo di ripresa), "motore"
(al quale segue l'avvio delle macchine di ripresa visive e sonore,
confermato dagli addetti con la risposta "partito"), "ciak"
(al quale segue l'uso del ciak atto a numerare le inquadrature e
sincronizzarle con il sonoro) e "azione" (che fa partire
effettivamente la scena con i movimenti degli attori e degli oggetti
e della macchina da presa). Finita (o interrotta per qualche errore o
incidente) la ripresa il regista dà lo "stop".
Anche se per molti anni si è girato al
buio, rimandando alla visione dei giornalieri la sera in sala di
proiezione, la decisione finale su quale sia la migliore ripresa
delle varie ripetizioni, oggi è più solito controllare con monitor
e auricolari durante la ripresa, e spesso anche subito dopo con la
registrazione video di servizio (nonostante magari si stia girando in
pellicola), la qualità del risultato prima di passare
all'inquadratura successiva.
Successivamente, è sempre la regia a
stabilire la colonna sonora che sottolinea le scene allo scopo di
enfatizzare uno stato d'animo, evidenziare una situazione,
sottolineare un particolare, e quanto serve a far capire allo
spettatore qualche cosa che nel romanzo veniva reso tramite le
parole, mentre nel film può essere reso solo con immagini e suoni.
L'abilità di un regista sta infatti proprio nel riuscire a sopperire
alla impossibilità delle semplici immagini di trasmettere pensieri e
sensazioni che possono invece essere facilmente descritte con le
parole.
Così, se in un romanzo, per dare
l'idea di caldo soffocante, è sufficiente dire "faceva un caldo
soffocante", in un film il regista dovrà servirsi di artifici
vari per comunicare questa idea allo spettatore: potrà fare
un'inquadratura ponendo la telecamera al livello del suolo e
riprendendo soggetti lontani, in modo da far vedere sullo schermo
l'aria che "tremola" per il caldo; oppure potrà inquadrare
la camicia inzuppata di sudore del protagonista; o potrà far vedere
una persona che cerca di far funzionare un ventilatore, o ancora
potrà semplicemente far comparire in un angolo dell'inquadratura un
ventilatore a soffitto che ruota lentamente, e così via.
Una volta terminato di girare le scene
secondo le istruzioni del regista, si ottiene appunto il girato,
ossia l'insieme di tutte le scene girate durante la produzione del
film; sarà poi il regista stesso a decidere se eliminare qualche
scena dal montaggio finale, al quale però potrà anche eventualmente
contribuire il produttore (che è colui che ha finanziato il film)
allo scopo di rispettare i limiti prefissati di durata del film, le
richieste della censura, e così via.
0 comments:
Posta un commento