Uno studio spiega che
per allenarsi meglio (e sentire meno la fatica) serve la musica ad
alto ritmo, dai 170 ai 190 bpm: ecco i suggerimenti per costruire la
tua selezione
Che si tratti di «Lose Yourself» di
Eminem o di «Empire State of Mind» di Jay Z ed Alicia Keys, di un
pezzo di David Guetta o dell’immarcescibile «Take On Me» degli
A-ha i brani con un
bpm elevato, dove bpm sta
per
battiti per minuto,
sembrano aiutarci a sfornare
prestazioni più potenti
durante gli allenamenti
e perfino a farci sentire meno la
fatica. D’altronde quell’unità misura la frequenza ed è
utilizzata principalmente per l’indicazione metronomica in musica e
appunto per la frequenza cardiaca.
Una singolare sintonia che sprigiona i
suoi effetti anche durante l’attività sportiva.
Questo, almeno, spiega uno studio
pubblicato di recente sulla rivista specializzata «Frontiers in
Psychology» e firmato da ricercatori di diversi istituti italiani,
dall’eCampus di Novedrate all’università di Milano e di Verona
insieme a quella di Spalato, in Croazia. Il punto di partenza,
assodato da alcune altre indagini passate, è ovviamente che
ascoltare musica mentre si fa movimento è un modo efficace di durare
più a lungo e allenarsi con più carica. Di darsi insomma una
spinta. Nessun aveva però mai approfondito quali tipologie di
pezzi fossero le migliori
per innescare questo tipo di
conseguenze.
Risposta: la musica, in particolare
i brani da 170 bpm e
fino a 190, può
migliorare l’umore
perfino prima di mettersi al
lavoro, predisporci mentalmente a una buona sessione di allenamento,
può
lenire la percezione del dolore
e dell’affaticamento e perfino
generare picchi di sforzo e
resistenza. «Abbiamo scoperto che ascoltare musica con ritmo
elevato durante l’esercizio produce un
battito cardiaco accelerato
e una minor percezione dello
sforzo rispetto a chi si allena senza sentire alcunché
significa che l’esercizio sembra
meno faticoso ma che diventa anche più efficace in termini di
miglioramento della forma fisica».
Sotto, insomma, con pezzoni come «How
you remind me» dei Nickelback così come «Clint Eastwood» dei
Gorillaz o «Good life» di Kanye West. Le fonti per trovare brani ad
elevati bpm sono molte, per esempio Jog.fm. Secondo lo studio,
realizzato su 19 donne sottoposte a diversi allenamenti di varia
intensità
e accompagnate da diversi
tipi di musica,
gli effetti migliori si
verificano negli
esercizi di resistenza,
come la corsa (d’altronde sulle principali piattaforme di musica in
streaming si trovano
migliaia di playlist già
pronte
e dedicate proprio al running e
non solo), le sessioni di high intensity e altri lavori di questo
genere. Già nel 2011 un altro lavoro aveva testato gli effetti di
pezzi a ritmi molto elevati, in quel caso sul ciclismo.
Insomma, secondo i ricercatori «la
musica potrebbe essere inquadrata
come un tipo di sostanza legale
per migliorare le proprie prestazioni». Fra i prossimi obiettivi
potrebbero esserci aspetti come la melodia, i testi e il genere
musicale specifico. Nel frattempo, il suggerimento è dunque
affidarsi a una delle selezioni già pronte o, meglio, costruirsene
una da soli, seguendo per esempio i suggerimenti che Spotify e
affini forniscono a ogni ascolto.
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