Il termine
cultura underground
(o semplicemente
underground) definisce un
ampio insieme di pratiche e di identità accomunate dall'intento di
porsi in antitesi e/o in alternativa alla cultura di massa o alla
cultura popolare. Il termine fu utilizzato per la prima volta da
Marcel Duchamp, in una famosa conferenza a Filadelfia nel 1961, nella
quale dichiarò programmaticamente che l'Arte dovesse diventare
sotterranea ("will go underground"), indicando la via per
l'utilizzo del termine underground.
Nel mondo anglosassone, il termine
"underground" ("sottosuolo") indicava una "rete
sotterranea di resistenza" e venne utilizzato nel XIX secolo con
le Underground Railroads, reti clandestine di case sicure per
affrancare gli schiavi in fuga dal Sud degli Stati Uniti.
Analogamente, si definì nello stesso modo il network che facilitava
la fuga in Canada dei giovani statunitensi che rifiutavano il
servizio di leva durante la guerra del Vietnam. Il termine venne
anche utilizzato per indicare i movimenti di resistenza europei
durante la seconda guerra mondiale ("The Undergrounds").
Sebbene la definizione contemporanea di
cultura underground nasce negli anni cinquanta, essa viene
solitamente riferita all'area creativa della controcultura giovanile
alternativa e contrapposta alla cultura ufficiale che si sviluppò
negli Stati Uniti e in Europa nella metà degli anni sessanta.
L'underground fu una rete di gruppi teatrali, laboratori artistici,
cineclub, spazi sociali a gestione comunitaria, librerie, case
editrici, riviste politiche e letterarie, etichette discografiche
indipendenti, negozi di abbigliamento usato, circoli culturali che si
diffusero prima negli Stati Uniti, poi in alcuni paesi europei sulla
scia della cultura beat, del movimento studentesco e del movimento
hippy. Sebbene spesso non esistessero collegamenti reali e duraturi
tra tali realtà, nate e sviluppatesi in modo informale e legate alla
dimensione locale entro cui esse agivano, esse erano accomunate dal
progetto di costruzione di una "società parallela".
La cultura underground si sviluppò
all'interno di società del capitalismo avanzato in un'epoca in cui
l'industria culturale subiva forti trasformazioni per lo sviluppo dei
mezzi di comunicazione di massa; in risposta a tali mutamenti la
cultura underground proponeva un utilizzo alternativo degli stessi
mezzi di comunicazione atti alla diffusione di stili e princìpi di
vita differenti da quelli della società ufficiale.
Per estensione, la definizione di
cultura underground venne in seguito utilizzata per indicare numerose
reti sottoculturali alternative ai canali ufficiali (punk, cyberpunk,
ravers, alternative hip hop, ecc).
A partire dagli anni ottanta la cultura
underground si confronta con le nuove tecnologie, sviluppando, di
fatto, i primi esperimenti collegati all'utilizzo di internet, alla
multimedialità e ai nuovi linguaggi espressivi. È questo il caso
della Chiesa dell'Elettrosofia o dei primi montaggi video realizzati
su piattaforme Mac da Robert Croschicki, e della nascita del
Cyberpunk.
Sulla scia delle esperienze newyorkesi
di Keith Haring e di artisti apolidi giunti in Italia come Norman Mc
Laren, scoppia il boom della Street Art, Arte di strada, ulteriore
evoluzione della cultura del Graffitismo, ormai entrata di diritto
nell'arte ufficiale. È in questa area che si muovono street artist
di livello come Sten Lex o Bob Rock, Bros, Tresoldi, artisti outsider
come Mauro Gottardo, Mario Pischedda e i bolognesi d'adozione Blu e
Ericailcane.
Durante gli anni novanta proseguì la
sperimentazione di nuovi canoni. Il grado raggiunto rappresentò la
massima, nonché definitiva espressione della controcultura.
In Italia la cultura underground ebbe
indiscutibili meriti nel diffondere le nuove tendenze dell'arte e
della cultura contemporanea: dalla psichedelia alle filosofie
orientali, dalla fantascienza alla letteratura beat. Rilevante fu
l'esperienza della rivista milanese Mondo beat (1965-1966), accanto
alla nascita dei primi gruppi hippy. In Italia e Francia esercitò
una certa influenza anche il movimento situazionista, all'interno del
quale convivevano sia la teoria rivoluzionaria che le azioni dirette
di provocazione pubblica.
Ma al contrario di quanto accadeva
negli Stati Uniti, in cui la componente creativa e quella politica
del movimento studentesco procedettero strettamente connesse, in
Italia il Sessantotto rappresentò un momento di rottura tra
l'identità del movimento politico e quella delle culture
alternative, che si trovarono contrapposte: da una parte, infatti, il
movimento studentesco si diresse verso un irrigidimento su posizioni
ideologhe filo-marxiste, dall'altro le culture underground assunsero
una piega artistica e visionaria, ripiegando ai margini del movimento
contestatario.
Significativa, per la cultura
underground italiana fu la pubblicazione nel 1971 della prima mappa
della scena underground italiana, il libro Ma l'amor mio non muore.
Origini, documenti, strategia della "cultura alternativa" e
dell'underground in Italia (Arcana Editrice) a cui seguì "Dalle
Alpi alle Piramidi" (Arcana Editrice).
Importanti per il movimento alternativo
le varie guide che vennero, in quel periodo, pubblicate e fatte
circolare quasi esclusivamente nel circuito underground, tra cui:
come coltivare la marijuana, come realizzare una radio libera, i
manuali di autodifesa negli scontri di piazza, ecc. Molto attiva a
pubblicare questo tipo di manuali la viterbese Stampa Alternativa,
che lancerà anche la collana Millelire, capace, grazie al prezzo
contenuto, di garantire tirature elevatissime.
Nel corso degli anni settanta in Italia
avvenne una parziale ricomposizione tra la tendenza politica e quella
creativa che sfociò nel movimento del '77.
Il circuito delle riviste underground
in Italia fu vasto ed articolato. Periodo fondamentale quello che si
sviluppa tra il 1967 e il 1977: tra le testate che meritano essere
ricordate, oltre il già citato Mondo beat anche Pianeta fresco, Re
Nudo, Paria, Tampax, Roman high Roma sotto (poi Fallo!), L'Arca,
Buco, Get Ready, King Kong (in cui muove i primi passi Lorenzo
Mattotti), Puzz, Gatti selvaggi, Hit, Hemicromis, P.L.M., A/traverso,
" Gatto Rosso " , " Io vorrei " ," Fuoco ",
Vomito, Cannibale e lo stesso Frigidaire, vero e proprio fenomeno di
mercato, capace di lanciare personaggi come Ranx Xerox e autori come
Pazienza, Tamburini, Mattioli, Echaurren.
Molte di queste riviste (stampate in
vari modi: offset, eliografia, ciclostile) aderirono alla I.A.P
(International Alternative Press), un piccolo sindacato/distribuzione
con sede a Milano, attivo tra il 1971 e il 1979 circa.
Gli anni '80 sono stati caratterizzati
dalla realizzazione di numerose 'zines musicali e culturali in tutta
Italia, ispirate al punk, metal, news wave, dark, oltre ai fan club
dei cantanti e dei gruppi musicali più di tendenza del periodo.
Negli anni '90
c'è stata una rinascita della stampa underground italiana delle
cosiddette fanzines. Tra i nomi più rilevanti di queste riviste
amatoriali storiche realizzate con successo intorno alla seconda metà
degli anni '90, troviamo nomi come Raw Art Fanzine[3], Jammai, Trippa
Shake, Freak Out, Equilibrio Precario,
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