Il club dei presunti evasori dall'ugola d'oro allunga la sua lista. Dopo Pavarotti, Tiziano Ferro, Marcella Bella, Umberto Tozzi, Renato Zero, Vasco Rossi, Zucchero Fornaciari, ecco la new entry Gianna Nannini.
La Guardia di Finanza ha sequestrato la bella villa senese con magazzini, autorimessa e scuderia (anche i cavalli?) perché è accusata di evasione fiscale per circa quattro milioni di euro. I dettagli sono stati snocciolati dal Corriere della Sera secondo cui la cantante avrebbe sottratto al fisco 3 milioni e 750mila euro interponendo tra la sua società milanese, una società di diritto irlandese e un'altra di diritto olandese. Questo in modo da non pagare al fisco italiano le royalties dei dischi e dei concerti, delocalizzandole in paesi in cui la tassazione è più favorevole. Una quota di questa evasione (126mila euro) sarebbe stata realizzata detraendo dalle dichiarazioni dei redditi costi «inerenti attività canora» e che invece (dopo che la Gdf ha sentito fornitori e operai), secondo l'accusa sarebbero serviti non per i palcoscenici dei concerti ma per arredi e decorazioni di una casa della Nannini. Con parte della somma evasa, la cantante avrebbe comperato anche un appartamento nel quartiere londinese di South Kensington.
Fin qui i fatti, tutti ovviamente da verificare. La cantante – tranquilla a detta del fratello Alessandro - non si sente per niente un evasore tanto che ricorrerà immediatamente contro il sequestro e farà valere le proprie ragioni. Ci sarà da aspettare secoli prima di capire come andrà a finire. Così come non si capisce come si siano conclusi i processi a carico di tanti artisti italiani che sono stati sbattuti in prima pagina al pari di delinquenti di primo pelo.
Ma il nome famoso attira l'occhio. Ti fa pensare che nessuno può evitare la scure della legge, che il nostro fisco ci strangola ma è anche bravo a scovare gli evasori, che anche quelli famosi prima o poi devono pagare. E ci sentiamo meno oppressi. In realtà, di queste mediatiche operazioni antievasori poco resta attaccato all'osso. E molti di questi vip la spuntano con l'Agenzia delle entrate. Hanno soldi e bravi professionisti da sfoderare a differenza dei poveri diavoli che invece devono pagare fior di sanzioni se sbagliano qualche riga della dichiarazione dei redditi.
Ma da che parte sta il giusto? È corretto dare il messaggio che i nostri cantanti sono degli evasori quando ancora è tutto da verificare? Oppure sono le leggi da rifare?
Silvio Ceci, noto fiscalista che ha difeso il comico Luca Laurenti con successo contro le accuse del Fisco, ammette che l'attuale normativa si presta a diversa interpretazione. «La verità è che operazioni come quelle compiute dalla Nannini sono formalmente legittime. È il nostro legislatore e la Cassazione che le qualificano come “elusive“, parificandole all'evasione fiscale».
Il limite è molto sottile. E quando una società trasferisce all'estero la sede legale per pagare meno tasse si pensa subito al peggio. «In realtà lo ha fatto anche la Fiat trasferendo in Olanda la sede per evidenti vantaggi fiscali– aggiunge Ceci – e quindi che facciamo arrestiamo anche Elkann e Marchionne?» Ceci parla di «pianificazione fiscale» e il nome la dice lunga sul ginepraio di leggi e leggine esistenti. «Purtroppo, ammette il fiscalista, ci sono troppe differenze di aliquote nei diversi paesi europei che andrebbero armonizzate: se la Ue esiste deve esistere per tutti».
Del resto, finché non cambia qualcosa in Italia, l'elusione e l'evasioni cresceranno a dismisura.