Il termine Arte generativa
si riferisce al concetto di “Arte
che genera arte” dove, l'opera artistica, è il prodotto di un
sistema autonomo in grado di determinare le caratteristiche (forme,
suoni, colori, ecc.) di un'opera che altrimenti richiederebbero
decisioni prese direttamente dall'artista.
In alcuni casi, l'artista uomo, può
concepire che l'opera finita sia rappresentativa della sua idea
artistica, in altri casi è il sistema autonomo ad assumere
totalmente il ruolo di creatore. Opere d'Arte generativa possono
essere create attraverso sistemi meccanici, robotici, informatici,
chimici, di randomizzazione ed altro.
-nel campo digitale- l'Arte generativa
muove i primi passi a partire dagli anni ottanta e nasce da una
limitata interazione fra uomo e macchina data dall'uso di
software-idea (generativo) o dall'impiego di formule matematiche che
consentono la realizzazione di opere d'arte, visuali,
architettoniche, letterarie o musicali, partendo da un'idea che non
sia esclusivamente quella umana.
Grazie a questi programmi è possibile
creare da forme semplici, strutture sempre più complesse e diverse
consacrandole come uniche nella sfera dell'individualità. Una
raccolta di articoli e lavori di Arte Generativa è nel sito
www.generativeart.com, sito del convegno - festival annuale di Arte
Generativa.
In questa direzione opera il celebre
Ward Adrian, autore di software generativi di elevata qualità come
dimostra la sua opera intitolata Signwave Autoillustrator, un
software semi-autonomo che ha lo scopo di creare disegni di grafica
vettoriale.
Sempre nel campo della grafica e del
design stampato ed elettronico, opera anche il gruppo svizzero dei
Buro Destruct.
Questo gruppo dopo aver esaminato il
design elvetico degli anni sessanta, ne ha estrapolate le regole
fondamentali codificandole in BDD ossia un software (per entrambe le
piattaforme macOS e Microsoft Windows) che crea combinazioni di forme
sempre nuove e distinte adatte per essere usate come loghi e pattern
in coerenti ed organiche combinazioni cromatiche.
L'azione del gruppo svizzero risulta
molto interessante se considerato il processo di codificazione in
formule di uno stile riconosciuto storicamente, creando una serie di
regole di riproduzione concettuale.
Invece verso la creazione collaborativa
si sposta l'attenzione della ricercatrice Elisa Giaccardi che
prendendo spunto dal progetto Generatore Poietico di Olivier Auber,
utilizza il web come luogo di incontro fra utenti che sperimentano la
creazione di un'immagine collettiva attraverso la rete. Anche un
gruppo di ricercatori del Politecnico di Milano capitanati dal Prof.
Celestino Soddu, implementano e sperimentano le potenzialità dei
software generativi. I primi software generativi di C. Soddu che
generano modelli tridimensionali di città medievali Italiane sempre
diverse sono del 1987.
Secondo Soddu l'idea-processo genera
una dilatazione sorprendente ed infinita della creatività attraverso
espressioni plurime e aperte dell'idea generante stessa.
Il progetto generativo portato avanti
dal Politecnico di Milano, nasce dalla volontà di indagare ed
ampliare i campi della creatività umana non conseguibili ai giorni
nostri senza l'utilizzo di strumenti informatici.
In questa chiave si attua un processo a
catena in cui l'arte viene espressa dalla creazione del generatore,
dalle creazioni fatte dal generatore stesso e dalle opere che quelle
creazioni possono far nascere tenendo sempre presente che l'idea è
processo.
Pietro Grossi, il pioniere della
computer music, dal 1986 produce computer grafica, scrivendo
programmi che generano processi autonomi, che creano immagini sullo
schermo, assolutamente imprevedibili e irrepetibili, elaborando il
concetto di HomeArt “arte creata da e per se stessi, estemporanea
effimera, oltre la sfera del giudizio altrui”.
Goldberg's
Variations è un esempio di arte auto-generativa. Il software
autom@tedVisualMusiC,[1] creato da Sergio Maltagliati compositore,
programmatore e artista italiano, attivo nel campo dell'arte digitale
e computer music, genera, partendo da una semplice cellula,
molteplici e complesse variazioni musicali e visive. Le immagini,
create in relazione a precise corrispondenze suono/segno/colore,
seguono il mutare delle note e sono visualizzate attraverso il
programma autom@tedVisualMusiC. Il codice di programmazione viene
scritto sulla base e sulle esperienze dei programmi realizzati da
Pietro Grossi negli anni '80 nel linguaggio BBC Basic con computer
Acorn Archimedes, una programmazione solo apparentemente senza
logica, affidata ad una casualità, che pone l'artista in una
situazione di controllare i processi creativi nella misura
desiderata. Il risultato ottenuto è un programma automatico e
generativo che, partendo da una semplice sequenza sonoro-visuale,
genera innumerevoli e infinite variazioni, dove anche
l'ascoltatore-fruitore ha un ruolo predominante: la superficie
dell'immagine genera dei campioni differenti di colore e di musica,
facendo scorrere liberamente il mouse sulle immagini.
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