Negli anni Sessanta, l’America televisiva visse un momento di transizione culturale, spesso raccontato con lenti rosa e polveri di stelle. In questo scenario emersero due sitcom che a prima vista sembrano sorelle gemelle: I Dream of Jeannie (1965-1970) e Bewitched, in Italia nota come Vita da strega (1964-1972). Entrambe ruotano attorno a donne dotate di poteri soprannaturali, alle prese con uomini ordinari e una società che premia la normalità. Eppure, sotto il velo della comicità leggera e del formato episodico, si celano due visioni profondamente diverse della femminilità, del potere e del ruolo sociale della donna.
La differenza più ovvia risiede nella struttura relazionale. Vita da strega racconta sin dal primo episodio la vita coniugale di Samantha Stephens, una strega che ha scelto di vivere da "mortale" accanto al pubblicitario Darrin. Il matrimonio è il punto di partenza, e i conflitti nascono proprio dal desiderio di Samantha di bilanciare la propria identità magica con le aspettative borghesi del marito. Al contrario, I Dream of Jeannie comincia con un incontro fortuito tra il Maggiore Tony Nelson e una bottiglia arenata su una spiaggia, dalla quale emerge Jeannie, una genia millenaria pronta a chiamarlo “padrone”. Il matrimonio tra i due avverrà solo alla fine della serie, quasi come un’appendice necessaria per chiudere il cerchio narrativo, ma non rappresenta il cuore tematico del racconto.
Samantha è una donna adulta, elegante, ironica e consapevole del proprio potere. Sebbene inizialmente affermi di essere “nuova alla magia”, è subito evidente che possiede padronanza, saggezza e un raffinato senso del limite. La sua magia è spesso impiegata per correggere disastri domestici o per difendersi dalle intromissioni della madre Endora e di altri parenti stregoneschi, ma è sempre vincolata da una forte responsabilità etica. Non vuole imporsi su Darrin, né usare la magia per ottenere vantaggi illeciti.
Jeannie, al contrario, è costruita come una figura più infantile, quasi da commedia slapstick. Nonostante la sua millenaria esistenza, si comporta spesso come una giovane ragazza capricciosa, impulsiva e ingenua. I suoi poteri scatenano confusione e caos, alimentati dal suo entusiasmo irrefrenabile e da un’adorazione senza condizioni per Tony. Il fatto che continui a chiamarlo “padrone” (master) – anche dopo il matrimonio – è un chiaro segnale della dinamica di potere squilibrata che permea la serie.
La magia, nelle due sitcom, diventa lo strumento con cui si esplora (e si limita) il potere femminile. In Vita da strega, Samantha possiede poteri immensi ma sceglie di reprimerli in nome della normalità coniugale. Questo atto di “auto-contenimento” è il compromesso che consente al personaggio di essere accettabile in un contesto culturale ancora dominato da ruoli di genere rigidi. Darrin, sebbene spesso la tratti con paternalismo, è costretto a confrontarsi con la straordinarietà della moglie – e raramente ne esce vincitore.
In I Dream of Jeannie, il controllo è più netto. Tony Nelson non desidera la magia e tenta a più riprese di liberarsi di Jeannie. Ma l’ambiguità regna: pur respingendo i suoi incantesimi, Tony beneficia spesso – anche se involontariamente – dei suoi poteri. La tensione non nasce tanto dal conflitto tra due pari, ma dal tentativo di un uomo di gestire una presenza femminile caotica e imprevedibile, che lo adora ma che rischia costantemente di compromettere la sua carriera militare e la sua rispettabilità sociale.
Entrambe le serie riflettono, a modo loro, le ansie di una società in bilico tra tradizione e cambiamento. Ma se Vita da strega può essere letta come un’allegoria della donna moderna che cerca di negoziare un’identità autonoma all’interno del matrimonio, I Dream of Jeannie rispecchia un’idea più retrograda e rassicurante per il pubblico maschile dell’epoca: la donna come compagna devota, irrazionale, ma fondamentalmente innocua.
Non è un caso che Vita da strega abbia avuto, nel tempo, un impatto più duraturo e una maggiore risonanza critica. Il personaggio di Samantha ha ispirato discussioni sul femminismo, sulla domesticità forzata e sull’identità femminile repressa. Jeannie, per quanto amata dal pubblico e straordinariamente iconica, è spesso stata relegata a un ruolo decorativo, più vicino alla pin-up sorridente che alla donna emancipata.
Al di là dei costumi stravaganti e delle risate in sottofondo, Vita da strega e I Dream of Jeannie rappresentano due modi molto diversi di raccontare il potere femminile in un’epoca di profondi mutamenti. Una lo interroga, lo problematizza, lo nasconde con grazia. L’altra lo addomestica, lo infantilizza e lo trasforma in oggetto di desiderio. La magia, in entrambi i casi, è il pretesto per parlare di qualcosa di ben più reale: il difficile rapporto tra donne e libertà in un mondo che ancora non sa cosa farsene del loro potere.
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