È stata scelta da una giuria di vip, atleti, allenatori e sportivi. La musica ha un effetto positivo, quando si fa attività fisica: aumenta la resistenza e migliora le prestazioni. Ecco perché e quale scegliere

Sarebbe Welcome to the jungle, singolo lanciato nel 1987 dai Guns’n’Roses, la canzone capace di attivare più di tutte le altre l’energia di cui c’è bisogno in un allenamento. Lo ha decretato la catena internazionale di fitness Gold’s Gym, che con il concorso March Music Madness ha voluto stabilire quale fosse la «Best workout song of 2018». In gara c’erano sedici brani, selezionati da star come Robert Irvine, celebrity chef inglese, Steve Aoki, dj e produttore discografico americano, Flo Rida, rapper statunitense, incaricati di dare un voto alle canzoni insieme a atleti, allenatori e sportivi.
Dave Reiseman, vice presidente marketing della Gold’s Gym, ha spiegato che March Music Madness «è stato creato per celebrare la potente connessione tra musica e fitness. È incredibile come la canzone giusta o il ritmo giusto possano stimolarci, spingerci oltre».
È vero. Ma perché succede? Perché, oltre a una serie di pensieri motivazionali che spingono a colpire il sacco in palestra, bastano i primi accordi di Eye of Tiger a evocare immagini di resistenza, forza e successo? La scienza si interroga da anni sul potere che la musica ha di influenzare le performance sportive.
I ricercatori della Texas Tech University hanno scoperto che le persone che ascoltano la musica durante l’allenamento riescono a esercitarsi per quasi un minuto in più rispetto a chi non lo fa. «I nostri risultati rafforzano l’idea che la musica ritmata abbia un effetto positivo sulla voglia di allenarsi più a lungo e sulla costanza nel seguire una routine quotidiana di esercizi. Quando i medici raccomandano l’attività fisica, potrebbero suggerire anche di ascoltare la musica».
Le canzoni possono migliorare il nostro stato d’animo. Al pari di cibo, sesso e droghe, la musica induce il rilascio di dopamina nel cervello. Gli stimoli dovuti a questi quattro elementi dipendono da un circuito cerebrale sottocorticale nel sistema limbico, formato da strutture cerebrali che gestiscono le risposte fisiologiche agli stimoli emotivi.
Come spiega Costas Karageorghis, professore di Psicologia dello sport alla Brunel University, nel suo libro Applying Music in Exercise and Sport, non sono solo i «podisti della domenica» ad avere bisogno della canzone preferita sparata negli auricolari per rendere di più. Anche gli atleti utilizzano la musica. Gli studi dimostrano che gli sportivi possono riuscire ad associare uno specifico brano musicale allo stato mentale ottimale per allenarsi. Alcune associazioni vietano la musica nelle gare, perché temono che la sua potenza possa avvantaggiare alcuni atleti rispetto agli altri.
«L’olimpionico Michael Phelps è famoso per usare una playlist hip-hop “aggressiva” prima delle competizioni. In questo modo riesce a contenere l’ansia pre-gara, a concentrarsi intensamente sull’obiettivo da raggiungere e a rafforzare la propria identità».
La prima regola è quella di fare una buona scelta: la musica deve essere adatta all’attività che si sta facendo. Per esempio, quella ritmica veloce e rumorosa, con suoni percussivi e molti bassi, è la migliore per allenarsi con i pesi. Per una corsa, meglio non scegliere brani che cambino troppo spesso ritmo, come ad esempio We can work it out dei Beatles. La musica sincopata, come la salsa o il jazz, può rendere la corsa piuttosto impegnativa. Meglio il rap, il thrash metal o il rock.
Come regola generale, la musica da 130 a 140 bpm è la migliore per un esercizio molto intenso, come il canottaggio. E i testi positivi – come quelli che incitano ad «andare avanti» o a «spingere», riescono ad aumentare ulteriormente la motivazione.
La musica, però, non è la soluzione valida per tutti. Per esempio, i fanatici della palestra e gli atleti che monitorano continuamente il loro ritmo e i loro livelli di energia per ottenere prestazioni ottimali potrebbero ritenere la musica una distrazione.