Buongiorno a tutti coloro che ci stanno seguendo su questo blog!
Anche oggi siamo in vena di consigli, e speriamo di fare cosa gradita a tutti coloro che sono in procinto di pubblicare un disco, prima che spendiate tutti i vostri soldi in uno studio di registrazione, cercheremo di migliorare la vostra avventura musicale. E, consapevoli di apparire presuntuosi, magari anche il mondo della musica, perché no!
Ma facciamo un passo indietro.
Fino a pochi anni fa, gli studi di registrazione venivano scelti dalle etichette discografiche, affittavano lo studio, compreso di fonico, ci mettevano il produttore a lavorare e si sfornava il disco. Il musicista pagava l'etichetta, e l'etichetta pagava lo studio di registrazione che aveva affittato.
Ovviamente chi era già affermato o era in ascesa, tra i musicisti, spesso si pagava il disco con un anticipo dalle vendite dei vinili e dei cd.
Oggi, invece, la situazione è molto, ma molto diversa. I giovani artisti e i piccoli studi di registrazione, molto spesso, sentono un complesso di inferiorità nei confronti delle case discografiche, che li porta fino ad arrivare ad esercitare un lavoro che non gli compete, ovvero quello di produrre i dischi, che storicamente appartiene proprio alle etichette discografiche. Oggi, i giovani artisti, spendono un sacco di soldi negli studi di registrazione, incantati dalla visione spesso stereotipata e deformata di mixer giganti, moquette sgargianti e parquet lucidi, per poi in un secondo tempo andare in cerca di un'etichetta discografica con il “disco finito”.
Ormai la maggior parte dei musicisti fa così, armata di sogni e di indirizzi mail. E gli studi?
Ovviamente alimentano tutto ciò: hanno fatto forti investimenti, e più dischi registrano più hanno la possibilità di sopravvivere a questa crisi.
Ma attenzione! Siamo sicuri che l'artista, dopo essere stato in studio di registrazione, si ritrovi poi dopo con un disco finito?
Alla 1437 United Artist, in media riceviamo 150 demo al giorno. E spesso, troppo a dire il vero, ci capita di dire al musicista: “Complimenti! Bella demo!”. Già, qualcuno inizialmente è convinto di ricevere un bel complimento, e invece… E invece scopre che “il disco non solo non è finito, ma è anzi da rifare”. “L’abbiamo fatto in studio”- ti dicono. Il nome dello studio? Sono sempre gli stessi. Non gli studi, proprio i nomi: sono tutti simili tra loro. “Super Sound Recording Studio” / “Garage Studio Records” / “New Sound Studio” e così via (nomi di fantasia, ma probabilmente qualcuno esiste). Quando andiamo a visitare i loro siti vediamo che compaiono le solite fotografie, delle astronavi meravigliose, stralucide, con il pavimento lucido, mixer enormi, armadi di rack e tante, tante, lucine colorate. Chiunque di primo acchito direbbe: WoW.
Ma allora come mai il disco non suona.
Già. Spessissimo infatti, il lavoro svolto in studio ha un sound vecchio, datato, che sa di stantio. Oppure, in alternativa, il disco tecnicamente ha qualità ottima, il suono è perfetto, ma le potenzialità della canzone sono espresse al 2% percento. E qui, inizia il nostro ingrato compito, dobbiamo spiegare ad un ragazzo che ha già speso tutto, che per registrare una hit sarebbe bastato un computer, una buona scheda audio (che non è grande e non ha tanti tasti e tante lucine) e un buon microfono. Oppure a spiegargli che il prodotto con cui gira e ci è venuto a trovare, in realtà non è pronto neanche per fargli fare bella figura con una promo in una radio locale.
Che, con la voce che si ritrova, avrebbe per esempio, potuto fare un lavoro completamente diverso, e invece il prodotto che ci ha presentato risulta essere uguale ad altri 10.000…
Nella maggior parte dei casi è tutto da rifare. Ed è molto, molto faticoso.
Così abbiamo deciso di pubblicare questo post sul nostro blog, una serie di consigli, dove elenchiamo quelli che a nostro avviso sono dei buoni motivi per non presentarsi a una casa discografica con un “disco finito in studio”. Tanto meno completo di copertina , come ci vengono presentati nella maggior parte dei casi. Chissà che quello che leggerete non possa essere di vitale importanza per qualche giovane artista alle prime armi! Buona lettura:
Dei buoni motivi per fare ascoltare prima la registrazione di una propria demo ad una etichetta discografica prima di spendere inutilmente dei soldi in studio.

Natura e definizione
Iniziamo col dire che un'etichetta discografica è un soggetto che, per propria natura e definizione, produce dischi. Gli studi di registrazione, invece, per propria natura e definizione, sono invece quei soggetti che registrano. Attenzione; l’uno non esclude l’altro, per fare un buon disco serve comunque una buona registrazione. Ma lasciamo che ognuno faccia il suo mestiere.
Quando il mondo della discografia non era ancora aperto anche ai dilettanti, gli studi di registrazione venivano scelti dalle etichette.

Artisti vs Fonici
La post-produzione è quel contesto che serve per chiudere un brano, una volta che è stato registrato tutto il materiale audio che necessita per finire il lavoro. Purtroppo molti studi di registrazione, diciamo pure nella maggior parte dei casi, non fanno post-produzione (se non per limitare i difetti delle registrazioni da loro fatte). La post-produzione è un’arte, nell'arte, che va ben oltre semplice registrazione, e di certo non la può fare un semplice fonico. Un fonico per quanto bravo possa essere, al limite può imitare il lavoro di un produttore, ma rincorrere non è mai la soluzione vincente. E comunque, a prescindere da chi sta dietro il mixer, è molto importante che a fare la post-produzione sia una persona diversa da quella che ha eseguito le registrazioni. E' lo stesso motivo per il quale nel cinema, anche se il regista sa benissimo come si esegue un montaggio, affida il lavoro ad un montatore qualificato, così come il montatore non farà il colorist.

Siamo nel presente
Come diceva Tom Waits, la musica è come la medicina: ti faresti mai operare al cuore con una macchina degli anni ’50 perché è grossa e ha tante lucine colorate?
L’elettronica degli ultimi 17 anni di sicuro non la si è potuta fare con una strumentazione datata anni '80 del secolo scorso. Siamo i primi a riconoscere che un mixer gigante ha il suo fascino. Purtroppo c'è chi ancora ci casca, non vi fate abbindolare.

Siate economi
Tony Maserati gira per gli Usa con un paio di monitor, un portatile e una scheda audio. E così ha lanciato i Black Eyed Peas. La differenza tra uno studio di registrazione e un'etichetta, è che uno studio di registrazione è costretto a proporti sempre la soluzione più costosa per fare il disco perfetto. Un'etichetta, invece, ha un approccio completamente diverso, stai tranquillo che l'etichetta sa dove e come farti spendere poco o niente. Anche perché se ti ha proposto un contratto, vuol dire che si è già messa ai ripari.

Cointeressenza
Ricordatevi sempre che non sono gli studi di registrazione quelli che vendono i dischi. Per questo non hanno nessun interesse a rischiare. Ad uno studio, generalmente, se il disco è forte o meno, cambia poco. Sia moralmente che economicamente. Perché? Perché gli studi di registrazione si reggono economicamente sul numero di dischi che vengono registrati e sulle ore che si spendono in sala prove, mentre le etichette si reggono sulla qualità dei dischi che vengono pubblicati. Perché, il tempo è denaro, e non è che se si impiegano 2 anni a fare un disco poi è automatico che l'etichetta ci guadagni, anzi.

Basic Marketing – Digital Era
Un'etichetta è costretta, comunque la si voglia vedere, a fare del marketing tutti i giorni. Soprattutto nell’era digitale. Convincere la distribuzione a far mettere il banner pubblicitario su iTunes, essere visibili negli stores e creare delle campagne performanti, portano l'etichetta a vedere il “proprio prodotto discografico” dall’esterno. Oggi il rapporto tra un'etichetta come la nostra ovvero la 1437 United Artist e gli stores è roba seria, non è più come fino a qualche anno fa, quando chi vendeva i dischi fisicamente contava qualcosa. Ora gli stores e le piattaforme streaming e mobile più rilevanti sono una cinquantina in tutto il mondo.

Advanced Marketing – B2B vs B2C
Esistono due modelli di business nel mondo degli e-commerce. Il modello “Business to Business” (B2B) e il modello “Business to Client” (B2C). Esiste cioè il business che fa transazioni con altri business, senza arrivare direttamente all’utente finale, e il business basato sulle transazioni con l’utente finale. Per fare un esempio semplice semplice, la ditta che produce cinture e accessori per le grandi firme è B2B e il negozio di Armani B2C. Paragonando il tutto al nostro caso, è come se lo studio di registrazione fosse B2B e l'etichetta…entrambi: sia B2B che B2C. Un'etichetta , quindi, può lavorare con gli artisti esattamente come uno studio, ma poi deve anche sapere proporre il prodotto al consumatore di musica. Fatto questo ragionamento, ti sembra il caso di portare ai clienti finali un lavoro finito da un soggetto il cui business non dipende dai clienti finali ma…esclusivamente da quanti soldi riceve da te?

Orgoglio
Lo studio fa il disco esattamente come lo vuoi tu. L'etichetta probabilmente no. E questo fa perdere la tramontana a qualcuno. Perché lo studio fa quello che vuoi mentre l'etichetta entra in merito? Perché ad alcuni artisti da fastidio che non si eseguano meramente ordini nella realizzazione del disco? Sembrano domande semplici, ma non lo sono. Non giungere frettolosamente a risposte superficiali

What is Pop? Baby don’t hurt me…
A meno di non essere un virtuoso del clavicembalo, soprattutto se fai pop music, è assolutamente sconsigliato affidare la riuscita del disco alla sola registrazione di un fonico. Il risultato è già sentito, per antonomasia. In teoria sarebbe sconsigliato comunque, ma se fai pop sarebbe proprio un errore grave, da Be-Bop-A-Lula e dai Beatles in poi. Noi, ad esempio, siamo un'etichetta a cui piace la roba elettronica, fantastica, lavoriamo per costruire sogni, non fotografie. E' anche una questione di gusti, è chiaro, ma della registrazione acustica nuda non ce ne facciamo niente perchè siamo anni ’60 fino al midollo. I Beatles, senza la magia dell’elettronica da Sergent Pepper’s Lonely Heart Club Band ad Abbey Road, non sarebbero mai stati i Beatles!

Strategia!
Per avere successo nel mondo della musica, i soggetti più importanti di cui hai bisogno sono in ordine:
– un'etichetta discografica – un'agenzia di booking – un promoter specializzato.
E' bene evitare di avere a che fare con soggetti che si propongono di fare tutte e tre le cose insieme (lo sappiamo, è il sogno di tanti, ma può essere anche un incubo, siete avvertiti…) sappiate che trovare le agenzie di booking e i promoter giusti dipende dal risultato del lavoro svolto con l'etichetta, perché sono proprio le etichette a confezionare il prodotto in tandem con il lavoro di agenzie e promoter.

Conclusione
In poche parole: scorporate la registrazione dalla produzione, finchè siete in tempo. E con questa sintesi estrema dei motivi, vi auguriamo buon lavoro, a prescindere da ciò che vorrete fare.