Dimenticare che un lettore sperimenta il libro dal punto di vista del protagonista, e dal punto di vista del protagonista il libro va scritto. E quindi, usare la percezione del mondo che il personaggio ha. Troppo spesso si hanno libri descritti dallo scrittore, personaggi come manichini che si muovono senza un perché, e spiegazioni su ogni singolo dettaglio in scena.
Un essere umano, in qualsiasi momento della sua giornata, percepisce e processa solo una minima parte dei dettagli che gli sono attorno. E li percepisce attraverso i cinque sensi. E spesso queste percezioni possono essere errate e/o parziali.
Prendi questo dialogo:
«Non hai nemmeno un po' di pudore?» chiede Eve.
«Nemmeno un briciolo,» rispondo felice riservandole il medesimo trattamento che sua madre ha tenuto con me. Getto nel lavandino il resto del latte ormai freddo e mi faccio guidare da Eve per navigare in cucina. A differenza mia prende del tè, biscotti con gocciole di cioccolata e una mela, che mi premuro di sbucciarle e tagliare a fettine. Poi mentre è intenta a mangiare raccolgo il pettine abbandonato sul tavolo.
«Ma che fai?» chiede appena le appoggio le mani sul collo.
Non rispondo. Le accarezzo le orecchie e raccolgo i capelli, il pettine vi passa attraverso come fossero fatti di acqua. Una ciocca dopo l'altra districo i nodi, acquieto i ciuffi ribelli, li rendo morbidi e soffici dopo la notte turbolenta. Più di una volta mi ritrovo le narici piene dell'odore di Eve, lo stesso che riempie ogni angolo della sua cameretta. Solo più forte, e ogni volta che passo il pettine tra i capelli mi assicuro di inspirare per non perdermi niente di questa fragranza che a me ricorda tanto, ma davvero tanto, l'odore di un ananas.
Aveva così tanta paura di quello che mi avrebbe chiesto sua madre da scendere di corsa senza nemmeno passare dal bagno a rinfrescarsi. Chissà se anche i miei capelli profumano in questo modo.
«Se hai finito di annusarmi,» dice cogliendomi alla sprovvista, «che ne dici di metterti a sedere?»
Le giro attorno fino a trovare gli occhi verdi. «Mi leggi nel pensiero?»
«Il tuo fiato,» dice. «Mi batteva sul collo come dopo un respiro profondo. Ti sembra una cosa da fare?»
«Non lo so,» rispondo. «Anche quelli di Hiromi profumano di buono. I tuoi sanno di ananas.»
Scuote la testa battendosi una mano sulla fronte. «Ed è una cosa bella?»
«A me piace l'ananas. E' il frutto che più ti rappresenta, alla perfezione. Con le spine fuori, ma dolce e brillante dentro.»
«E tu in questa metafora che parte faresti?»
«Non lo so,» rispondo portandomi al naso una ciocca dei miei capelli. «Per me non profumano di nulla. Tu che cosa ne dici?»
Borbotta qualcosa di incomprensibile.
«Ripeti un po'?»
«Non è importante.»
«E dai, non farti pregare.»
«Funghi,» dice. «Mi ricorda l'odore dei funghi.»
«Ma che schifo!» sbotto. «E' un modo subdolo per dirmi che devo lavarmi?»
«No! No, no, no,» esclama mettendo le mani avanti. «Volevo dire che profumano di funghi.»
«E dovrebbe essere meglio, perché?»
«Profumano di autunno,» risponde in un soffio, «di terra bagnata dopo la pioggia, del vento fresco finita la calura estiva. Quando mi sei vicina è come stare in bosco, le foglie di mille colori sopra la testa, e l'orizzonte coperto di nuvole temporalesche.»
E in un attimo in una strana euforia che mi prende le budella. «Ora ragioniamo.»
Le parole cucina, colazione, e cosa si mangia bastano a tratteggiare l'intera scena. Dove qualcuno è a sedere e qualcuno è in piedi. Poi quando c'è da ampliare i sensi e scendere nel dettaglio si prende un paragrafino per farlo con tatto e olfatto. Punto. Basta. Il lettore non ha bisogno d'altro per capire che è una scena d'intimità quotidiana che potremmo vivere tutti. Il resto è dialogo veloce che porta avanti la relazione.
Uno scrittore italiano medio, per descrivere una scena di questo tipo ci mette di solito 5 pagine riuscendo in qualche modo a risultare comunque poco preciso e noioso. La scrittura è velocità. Esistono scrittori veloci che mettono pochi dettagli, e scrittori veloci che inzeppano di dettagli. Poi ci sono quelli che vorrebbero tanto fare gli scrittori, che inzeppano di dettagli ma la velocità la scordano sempre e annoiano a morte con descrizioni, solo visive, che durano intere pagine.
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