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Aladdin: Original Motion Picture Soundtrack, in italiano "Aladdin (colonna sonora originale)", è la colonna sonora del film della Walt Disney Pictures Aladdin distribuita in America su audiocassette e CD nel novembre 1992.
Una versione rimasterizzata con alcune frasi modificate è uscita nel 2001. Un'edizione speciale comprendente due demo già mostrate in precedenza e nuovi lavori di produzione uscì nel 2004.
La colonna sonora fece vincere al suo compositore Alan Menken un Academy Award e un Golden Globe per la migliore colonna sonora originale e lo fece candidare al BAFTA alla migliore colonna sonora. Menken condivise l'Academy Award, il Golden Globe e il Grammy Award alla canzone dell'anno con Tim Rice per la canzone "Il mondo è mio", della quale era stato l'autore dei testi.

Tracce
Testi di Tim Rice e Howard Ashman, musiche di Alan Menken.
  1. Notti d'Oriente (Arabian Nights) – 1:23 (testo: Howard Ashman – musica: Alan Menken) – interpretata da Ermavilo (accreditato come Daniele Viri)
  2. La leggenda della lampada (Legend of the Lamp) – 1:21 (musica: Alan Menken)
  3. La mia vera storia (One Jump Ahead) – 2:24 (musica: Alan Menken) – interpretata da Vincent Thoma
  4. Ragazzi di strada (Street Urchins) – 1:52 (musica: Alan Menken)
  5. La mia vera storia (reprise) (One Jump Ahead (Reprise)) – 1:01 (testo: Tim Rice – musica: Alan Menken) – interpretata da Vincent Thoma
  6. Un amico come me (Friend Like Me) – 2:28 (testo: Howard Ashman – musica: Alan Menken) – interpretata da Gigi Proietti
  7. Essere liberi (To Be Free) – 1:40 (musica: Alan Menken)
  8. Il principe Ali (Prince Ali) – 2:52 (testo: Howard Ashman – musica: Alan Menken) – interpretata da Gigi Proietti
  9. Il mondo è mio (A Whole New World) – 2:41 (testo: Tim Rice – musica: Alan Menken) – interpretata da Vincent Thoma & Simona Peron
  10. Il momento di Jafar (Jafar's Hour) – 2:39 (musica: Alan Menken)
  11. Il principe Ali (reprise) (Prince Ali (reprise)) – 1:11 (testo: Howard Ashman – musica: Alan Menken) – interpretata da Massimo Corvo
  12. Ai confini del mondo (The Ends of the Earth) – 1:37 (musica: Alan Menken)
  13. Il bacio (The Kiss) – 1:52 (musica: Alan Menken)
  14. In una notte buia (On a Dark Night) – 2:55 (musica: Alan Menken)
  15. La fuga di Jasmine (Jasmine Runs Away) – 0:47 (musica: Alan Menken)
  16. Al mercato (Marketplace) – 2:39 (musica: Alan Menken)
  17. La caverna delle meraviglie (The Cave of Wonders) – 4:58 (musica: Alan Menken)
  18. La promessa di Aladdin (Aladdin's Word) – 1:52 (musica: Alan Menken) – le prime battute citano Una Stella Cade
  19. La battaglia (The Battle) – 3:39 (musica: Alan Menken)
  20. Lieto fine ad Agrabah (Happy End in Agrabah) – 4:13 (musica: Alan Menken)
Durata totale: 46:04

Canzoni
Notti d'Oriente
"Notti d'Oriente" ("Arabian Nights") è interpretata dal venditore ambulante e la sentiamo durante i titoli di testa. In principio doveva essere più lunga di quella usata in definitiva. Nella colonna sonora composta nel 1990 erano infatti previsti molti reprise in quanto il venditore ambulante avrebbe dovuto commentare lo sviluppo della storia durante il film.
I versi originali "E ti trovi in galera anche senza un perché/che barbarie, ma è la mia tribù" venne molto criticata dall'American-Arab Anti-Discrimination Committee (ADC) e altri gruppi quando il film e la colonna sonora vennero distribuiti. A seguito di queste critiche è stata apportata la sostituzione "C'è un deserto immenso e un calore intenso/Non è facile, ma io ci vivo laggiù" sia nelle nuove copie della colonna sonora sia nelle nuove copie del film.
Una versione alternativa che utilizza parole presenti nella versione demo fu utilizzata in Il ritorno di Jafar, cantata nella versione originale da Brian Hannan. Questa versione è stata utilizzata anche come tema principale nella serie animata.
Nel film Aladdin e il re dei ladri è presente una ripresa della canzone originariamente concepita per il primo film in un finale alternativo.

La mia vera storia
"La mia vera storia" viene cantata da Aladdin mentre è inseguito dalle guardie per aver rubato di un pezzo di pane e spiega il tipo di vita che conduce, che non ha scelta se non rubare. Ha sostituito "You Can Count On Me", canzone concepita come introduzione di Aladdin ma considerata troppo angusta.
L'ispirazione per Tim Rice e Alan Menken nello scrivere la canzone è stata un'altra canzone precedentemente tagliata, "Babkak, Omar, Aladdin, Kassim", che avrebbe presentato Aladdin e tre suoi amici poi rimossi dalla pellicola. Durante la stesura gli autori hanno cercato di usare i toni tipici di una ballata popolare, usati nella scena successi durante la ripresa della canzone. Questa ripresa del tema, intitolata "La mia vera storia (reprise)", è anche udibile durante il film come tema d'accompagnamento di Aladdin.

Un amico come me
"Un amico come me" è cantata dal Genio (Robin Williams),in uno stile musicale che ricorda Cab Calloway, mentre da una dimostrazione dei suoi poteri ad Aladdin spiegandogli che non è un amico come tutti gli altri. È stata la prima scena di Aladdin ad essere completamente animata e per questo presenta qualche differenza nel design dei personaggi rispetto al resto della pellicola. Questa canzone è stata nominata all'Oscar alla migliore canzone e rappresenta l'ultima nomination ricevuta da Howard Ashman. All'inizio dei titoli di coda è ascoltabile una breve ripresa strumentale del pezzo.

Il principe Ali
"Il principe Ali" è un altro spumeggiante numero musicale del Genio (Robin Williams) e intruduce agli abitanti di Agrabah l'alter ego di Aladdin, Il principe Ali Ababwa. Durante il pezzo il Genio imita un commentatrice della parata del Ringraziamento ("Don't they look lovely, June?") e Ethel Merman. La versione presente nel film è priva di un intro inizialmente previsto e di due versi a metà brano.

Il mondo è mio
Il principe Ali (reprise)
È una parodia di "Il principe Ali" cantata da Jafar (Massimo Corvo) mentre usa i suoi poteri per rivelare che Ali è solamente uno straccione e lo spedisce ai confini del mondo. I produttori amavano il modo di cantare del doppiatore originale, Jonathan Freeman, e volevano dare a Jafar una propria canzone ma hanno scartato sia la composizione originale di Menken e Ashman ("Humiliate the Boy") sia il nuovo pezzo di Tim Rice ("Why Me") in quanto eccessivamente lunghi. Al loro posto hanno preferito utilizzare una breve ripresa de "Il principe Ali".

Canzoni tagliate
Howard Ashman e Alan Menken composero moltissime canzoni per il progetto Aladdin ancor prima di mettersi al lavoro su La bella e la bestia. Questa versione della storia incorporava moltissime elementi della favola originale e altri personaggi poi eliminati durante lo sviluppo del progetto. Tre canzoni di questa bozza di colonna sonora - "Notti d'Oriente", "Un amico come me" e "Il principe Ali" - sono rimaste anche nel film finale.
Menken scrisse delle canzoni addizionali per delle sottosequenze della storia in seguito alla morte di Ashman nel 1991 e prima che Tim Rice venisse coinvolto nel progetto.
Lavori di produzione, demo e prime registrazioni delle canzoni eliminate sono state distribuite in diversi formati, in particolare nel 1994 in The Music Behind the Magic, nell'edizione speciale del 2004 della colonna sonora e nell'edizione DVD dello stesso anno.
Composizione originale del 1990 - musiche d Alan Menken, testi di Howard Ashman. I titoli vengono lasciati in lingua inglese anche per i pezzi usati nella versione definitiva del 1992 (vedere elenco nel paragrafo precedente)
  • Arabian Nights
  • Arabian Nights (Reprise numero 1)
  • Babkak, Omar, Aladdin, Kassim
  • Arabian Nights (Reprise numero 2)
  • Friend Like Me
  • Proud of Your Boy - Una versione demo eseguita da Menken è stata inserita nell'edizione speciale della colonna sonora del 2004. Una versione pop cantata da Clay Aiken è stata inclusa nell'edizione DVD del film.
  • How Quick They Forget
  • Arabian Nights (Reprise numero 3)
  • High Adventure - Versione demo eseguita da Menken e Ashman presente nella colonna sonora del 2004.
  • Arabian Nights (Reprise numero 4)
Demo addizionali di Menken/Ashman
  • Call Me a Princess - Una cover è stata registrata da Kerry Butler e pubblicata nel suo primo album, Faith, Trust & Pixie Dust, nel maggio 2008.
  • Humiliate the Boy
Demo del soloMenken
  • Count On Me
Demo di Menken/Tim Rice.
  • My Time Has Come
  • Why Me

La colonna sonora
La colonna sonora di Aladdin segue lo stile utilizzato dall'autore nei suoi precedenti lavori, La sirenetta e La bella e la bestia, con specifiche battute e motivi derivanti dalle melodie delle canzoni.
  • Il tema di Aladdin richiama il tema di "La mia vera storia." Appare nei pezzi "Ragazzi di strada," "Essere liberi " e "La promessa di Aladdin."
  • Il tema di Jasmine è leggero e leggero ma con tratti tristi a causa del suo sentirsi in trappola. È introdotto nella sua prima scena a palazzo.
  • Per il Sultano è stato scelto un tema da fanfara, anche se poteva sembrare fuoriluogo, perché il sultano è un re un po' diverso dal classico sovrano in quanto molto giocherellone.
  • Il tema di Jafar è cupo come lui ed è una versione strumentale di "Notti d'Oriente"
  • Il tema del Genio "Essere liberi." È particolarmente dolce nonostante sia associato ad un personaggio comico, questo per mostrare quanto egli sia buono e desideri la libertà, come Jasmine. Nonostante si legato al Genio il pezzo è stato legato a quello di Jasmine e riscritto per Disney's Aladdin: A Musical Spectacular sempre come "To Be Free," canzone di Jasmine stavolta.
Quando Aladdin e Jasmine sono assieme vengono accompagnati dalle note di "Il mondo è mio".

Pezzi non distribuiti
Il seguente elenco mostra quali brani sono presenti nel film ma non sono stati distribuiti in alcun formato nel corso degli anni. Non essendoci stata distribuzione vengono riportati con il titolo originale.
  1. “Arabian Nights” (strumentale) [1:20]
  2. Legend of the Lamp (senza narrazione) [1:17]
  3. Jafar Plots [0:31]
  4. Aladdin on the Run [0:31]
  5. “One Jump Ahead” (strumentale) [2:22]
  6. “One Jump Ahead Reprise” (strumentale) [1:01]
  7. Princess Jasmine / The Sultan Gives Away His Ring [3:22]
  8. Diamond in the Rough/Aladdin and Jasmine/The Guards Arrive [3:55]
  9. Jasmine Confronts Jafar / Aladdin Imprisoned / Jafar in Disguise [2:37]
  10. The Cave of Wonders (Versione completa) (Circa 1 minuti e 28 secondi non sono presenti nella versione CD) [6:23]
  11. Jasmine Upset / Aladdin Unconscious / The Genie [1:27]
  12. “Friend Like Me” (strumentale) [2:25]
  13. Wishing Guidelines / Leaving the Cave of Wonders / The Sultan Upbraids Jafar / Iago's Idea [2:55]
  14. Three Wishes [0:10]
  15. Aladdin's First Wish / Creating Prince Ali [2:02]
  16. Jafar's Solution to the Problem [1:00]
  17. “Prince Ali” (strumentale) [2:49]
  18. The Sultan's Magic Carpet Ride [0:55]
  19. On the Balcony [4:05]
  20. “A Whole New World” (Versione completa) [2:45] (La versione del film contiene circa 15 secondi strumentali prima dell'inizio della canzone)
  21. “A Whole New World” (strumentale) [2:45]
  22. Aladdin Almost Drowns [1:58]
  23. Aladdin Returns / Jafar Disappears [1:21]
  24. Jasmine Chooses a Suitor / Jafar Knows Aladdin's Secret / Aladdin's Dilemma [1:05]
  25. Iago Gets the Lamp [0:37]
  26. “Prince Ali Reprise” (strumentale) [1:05]
  27. Jafar as Sultan / Aladdin Returns... Again [2:18]
  28. Happy End In Agrabah (Senza i cori finali) [4:11]
  29. "Friend Like Me" Reprise (Presente all'inizio dei titoli di coda) [0:40]
Durata totale dei pezzi non distribuiti senza quelli puramente strumentali: 34 minuti e 29 secondi
Durata totale dei pezzi non distribuiti inclusi quelli puramente strumentali: 48 minuti e 51 secondi

Premi
Premi Oscar 1993
  • Vinto: Oscar alla migliore colonna sonora – Alan Menken
  • Vinto: Oscar alla migliore canzone – Alan Menken (musica) & Tim Rice (testi) per "Il mondo è mio"
  • Nominato: Oscar alla migliore canzone – Alan Menken (musica) & Howard Ashman (testi) per "Un amico come me"

Grammy Awards 1994
  • Vinto: Grammy Award alla canzone dell'anno – Alan Menken & Tim Rice per "Il mondo è mio"
  • Vinto: Best Pop Performance by a Duo or Group with Vocal – Peabo Bryson & Regina Belle per "Il mondo è mio"
  • Vinto: Grammy Award alla miglior canzone scritta per un film, televisione o altri media audio-visivi - Alan Menken & Tim Rice per "Il mondo è mio"
  • Vinto: Best Instrumental Composition Written for a Motion Picture or for Television - Alan Menken
  • Nominated: Grammy Award alla miglior canzone scritta per un film, televisione o altri media audio-visivi - Alan Menken & Howard Ashman per "Un amico come me"


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La musica pop, traduzione del termine inglese pop music, è un genere, appartenente all'insieme della popular music, che trova origine, nella sua forma moderna, come derivazione del rock and roll.

Definizione e caratteristiche

Nella lingua inglese, i termini popular music e pop music sono spesso usati impropriamente in modo intercambiabile. Nonostante questo, il termine popular music è un termine generico che si riferisce alla musica di gradimento generale nell'epoca moderna, mentre la notazione di musica pop (o pop music) si riferisce ad uno specifico genere musicale. Secondo Gianni Sibilla, la musica pop «indica un campo più ristretto e definito rispetto a quello di popular music».
La musica pop sempre secondo Sibilla è «contraddistinta da alcuni aspetti specifici che riguardano il periodo storico di produzione, le forme testuali e linguistiche, gli attori sociali coinvolti, il modo in cui essi costruiscono la propria identità e, soprattutto, il rapporto con i mezzi di comunicazione di massa. In altre parole, la musica pop è un macrogenere musicale contemporaneo che ricomprende tutti i sottogeneri specifici della canzone popolare sviluppatisi a partire dall'avvento del rock and roll, contraddistinti dalla diffusione intermediale su supporti fonografici e mezzi di comunicazione».
Lucio Spaziante riassume sinteticamente le caratteristiche della musica pop classificandola come "mainstream di facile ascolto dipendente dall'industria discografica".

Storia

Nasce nell'anno 1950. Se negli Anni 1960 il termine "musica pop" in Italia era poco usato in favore del più generico musica leggera, sul finire della decade veniva usato per indicare genericamente tutti quei gruppi che uscivano dalle forme imposte dalla canzonetta, e che vedevano nel Festival di Sanremo il loro motore principale. Venivano quindi inseriti senza distinzione nella definizione di pop gruppi musicali che andavano dalla musica beat al rock psichedelico e al rock progressivo. Solo in seguito il termine "pop" fu usato con l'accezione con cui ci si riferisce a livello internazionale, con la classificazione e distinzione del rock come specifico genere alternativo. L'artista più celebre e di maggior successo della storia del pop è stato senza dubbio Michael Jackson, soprannominato "Re del Pop" e riconosciuto dal Guinness dei Primati come l'Artista di maggior successo di tutti i tempi. L'artista femminile di maggior successo nel mondo della musica pop è Madonna, soprannominata "Regina del Pop". A Britney Spears è stato invece dato il soprannome di "Principessa del Pop", in virtù del grande successo raggiunto all'inizio degli anni 2000 e consolidato negli anni 2010.

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Il chitarrista è un musicista suonatore di chitarra. Un chitarrista può essere esperto in uno o più tipi di chitarra: elettrica, folk o classica. Normalmente in italiano, al contrario che in inglese, il suonatore di basso acustico non viene indicato come chitarrista ma come bassista.

Caratteristiche

La chitarra è uno strumento estremamente versatile. Di conseguenza, il chitarrista può svolgere ruoli molto diversi. In un gruppo può suonare sia l'accompagnamento ritmico sia la chitarra solista.
Un chitarrista può far suonare le corde della chitarra con le unghie, con la punta delle dita, o con un plettro. La chitarra può essere utilizzata da un cantante per accompagnare la propria voce, a volte come unico strumento. È anche comune nella musica folk accompagnare la chitarra con l'armonica a bocca.

Il chitarrista nell'arte

Il chitarrista è stato soggetto di diverse opere d'arte. Uno degli esempi più famosi è il dipinto di Edgar Degas che raffigura l'anziano padre dell'artista, Auguste de Gas, e il chitarrista Lorenzo Pagans.

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Film di arti marziali è un genere cinematografico in cui gli scontri fra il protagonista ed i suoi nemici si svolgono a distanza ravvicinata e con l'uso di tecniche ispirate da arti marziali reali. L'uso di armi o di un'eccessiva violenza non sono fattori determinanti, e variano a seconda della nazionalità del film e dell'anno di lavorazione.
Malgrado il combattimento corpo a corpo sia presente in molti film sin dall'inizio dell'arte cinematografica, il genere marziale nasce nel 1943 con Sanshiro Sugata (姿三四郎 Sugata Sanshirō) primo lavoro come regista di Akira Kurosawa e da lì verrà girato il seguito nel 1945 con (Sanshiro Sugata 2) , esplode mondialmente nel 1973 con Bruce Lee e si esaurisce quasi completamente nella seconda metà degli anni novanta. Dopo questa data, infatti, i film di arti marziali propriamente detti subiscono una drastica diminuzione, e tutti i professionisti del settore ripiegano su altri generi. Si hanno così film d'azione, drammatici, thriller ed anche fantascientifici, che vantano al proprio interno alcuni combattimenti a mani nude, in molti casi coreografati da grandi nomi del genere marziale.
I film marziali sono stati prodotti principalmente da Hong Kong, dagli USA e, in numero decisamente minore, dalla Corea del Sud. Non mancano comunque eccezioni, come titoli provenienti dalla Francia, dalla Cina (il cui mercato è completamente diverso da Hong Kong), dal Sudafrica ed anche dall'Italia. Dai primi anni del 2000, la Thailandia si è imposta pesantemente sul mercato mondiale con alcuni titoli che riportano in auge il genere.
È d'obbligo operare un'importante distinzione. In Italia il nome "film di arti marziali" raggruppa in realtà tre generi diversi:
  • gongfu - film dove si usano le mani nude per combattere, o comunque armi bianche.
  • wuxia - genere cinese con cavalieri erranti e spadaccini volanti, che usano solo armi da taglio.
  • ninja - genere minore, basato su tecniche ispirate al Ninjutsu.



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Chazan o hazan (in ebraico: חַזָּן ħazān, ebraico moderno hazan, yiddish khazn ladino hassan - plur. hazanim) è un cantore, un musicista addestrato nelle arti vocali e che usa la propria voce come strumento musicale per guidare la congregazione in preghiere cantate.
Esistono molte regole su come il cantore debba condurre il servizio liturgico, ma il concetto di cantore professionista retribuito non esiste nella tradizione ebraica né viene menzionata in nessuna fonte rabbinica. I servizi di preghiera ebraica sono raccolti in un libro di preghiere che si chiama siddur.
La persona che guida la congregazione nel servizio liturgico di preghiera si chiama quindi chazan (cantore), o a volte sheliach tzibbur (trad. dall'ebraico con "emissario della congregazione"). La Legge ebraica limita il ruolo di chazan agli uomini ebrei di età superiore ai 13 anni; ma oggigiorno tutte le correnti ebraiche, eccetto quella dell'ebraismo ortodosso, permettono anche alle donne oltre l'età di 12 anni di svolgere questo ruolo.
In teoria, qualsiasi persona può svolgere il ruolo di chazan/sheliach tzibbur; gran parte degli ebrei che vanno in sinagoga ogni tanto partecipano come cantori. In pratica, comunque, coloro che hanno le voci migliori e conoscono bene le relative preghiere, sono quelli che cantano più spesso.

Importanza

Il ruolo dello chazan aumentò di importanza nel corso dei secoli. Man mano che il culto pubblico si sviluppava nel periodo dei Geonim e la conoscenza della lingua ebraica diminuiva, cantare gradualmente venne a sostituire l'elemento didattico ed esortativo del culto in sinagoga.
Anche nei tempi più antichi, le qualifiche essenziali richieste per diventare chazan, naturalmente oltre alla conoscenza delle Scritture bibliche e della letteratura liturgica coi motivi di preghiera (noti come "steiger"), erano avere una voce piacevole e una buona prestazione artistica. Lo chazan doveva possedere un aspetto gradevole, essere sposato e avere una lunga barba fluente. A volte, secondo Isaac of Vienna (XIII secolo), un giovane chazan con poca barba poteva anche venir tollerato. Maimonide decise che lo chazzan che recitava le preghiere nel normale Shabbat e durante la settimana, non doveva di necessità avere un aspetto piacevole per tutti; poteva anche avere una reputazione non del tutto immacolata, a patto che avesse vissuto una vita moralmente esente da colpa al momento della sua nomina.
Tuttavia, tutte queste misure moderative della regola scomparivano quando arrivavano le Festività ebraiche. Allora si richiedeva la partecipazione di uno chazan di valore e abilità canore, uno la cui vita fosse assolutamente irreprensibile, che fosse popolare e che fosse dotato di buon stile espressivo.
Attualmente, lo chazan, specialmente in sinagoghe più formali (di solito non ortodosse), possiede qualifiche accademiche, spesso una laurea in Musica o Musica sacra, a volte un diploma superiore di Educazione Musicale o Educazione Musicale Ebraica, o simili.


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Con il termine musica giapponese si indicano i diversi generi praticati in Giappone, sia di origine autoctona che straniera. Il termine "musica" in giapponese moderno è 音楽 (ongaku), ottenuto combinando l'ideogramma ("suono") con l'ideogramma ("musica", "piacere").
Il panorama musicale popular del Giappone moderno comprende una larga schiera di cantanti, i cui interessi variano dal rock giapponese alla salsa giapponese, dal tango giapponese al country giapponese. Il karaoke, la ben nota forma di spettacolo dilettantistico di canto su di una base musicale che si svolge nei bar e nelle piccole discoteche, trova la sua origine proprio in Giappone.
La musica giapponese, come quella dell'oriente in generale, è basata su di una scala pentafonica e da molta importanza alle componenti rumoristiche.


Le caratteristiche
Fuori dal Giappone si ha una opinione particolare della musica popolare giapponese: essa è considerata una sorta di bubblegum pop, composto da canzoni con un miscuglio di testi in giapponese e di ritornelli in un ingleseincomprensibile. Le pop star di questo genere musicale (aidoru kashu in giapponese), generalmente giovani attraenti, formano band di ragazzi e gruppi di ragazze. Il compositore di canzoni John Clewley ha descritto la produzione dei riferimenti urbani agli stili popolari del kayōkyoku e dell'enka, dalla musica classica occidentale al jazz e ad ogni forma di musica pop occidentale.
La musica tradizionale giapponese (hōgaku) è sempre stata collegata ai rituali, alla letteratura ed alla danza del Paese. La musica per il teatro è un settore molto rilevante nella tradizione giapponese. La musicologa Isabel Wongattribuisce all'amore dei giapponesi per la narrazione il rituale della loro musica classica" e sostiene che i giapponesi sarebbero molto più attenti alle parole che alla musica.

Musica classica
In Giappone esistono tantissimi generi di musica classica come lo shōmyō (声明), la musica buddista salmodiata, e il gagaku (雅楽), genere di musica orchestrale, di corte entrambe risalenti ai periodi Nara e Heian. Tra i generi successivi, va ricordato il sankyoku, per shamisen, koto e shakuhachi, codificatosi nel periodo Edo.
Il gagaku viene eseguita alla corte imperiale sin dal periodo Heian. Il tōgaku (唐楽) e il komagaku (高麗楽) sono musiche originarie della dinastia cinese Tang e della Corea. In altri termini la musica di quel periodo si suddivide in kangen (musica strumentale) e bugaku (danze accompagnate da gagaku). Kagurauta (神楽歌), azumaasobi (東遊) yamatouta (大和歌) sono musiche relative a repertori indigeni.
Originarie dei primi anni del XIII secolo sono gli honkyoku ("pezzi originali"). Questi erano composizioni solistiche eseguite con il flauto shakuhachi, sono pezzi suonati sll'epoca da mendicanti, seguaci della setta Fuke (monaci appartenenti a una setta dello Zen) e monaci Zen. I monaci fuke, detti komusō ("monaci del Nulla"), suonavano lo honkyoku per chiedere l'elemosina. La setta fuke cessò di esistere nel XIX secolo, ma alcune trascrizioni dei loro honkyoku vengono ancora eseguiti nei concerti di musica classica giapponese.
Il teatro è molto sviluppato in Giappone sin dai tempi più remoti. Il teatro noh, o meglio nō () nasce da varie tradizioni prototeatrali nel XIV secolo e si sviluppa in un'arte molto raffinata. Esso raggiunse il più alto livello con i lavori di Kan'ami (1333-1384) e Zeami (1363 ?-1443). In particolare Zeami compose il nocciolo del repertorio nō e scrisse dei trattati finaizzati alla comprensione dei segreti della tradizione; fino all'era moderna questi erano rimasti all'interno di una cerchia ristretta di attori.
Un'altra forma di teatro è quella delle marionette, conosciuta come bunraku (文楽), o anche jōruri. Questa forma scenica ha le sue radici nelle tradizioni fiorite nella classe sociale dei chōnin del periodo Edo (1600 - 1868). Esso si impernia sulla recitazione di testi (vari stili di jōruri) con accompagnamento strumentale fornito dallo shamisen (strumento a corde della famiglia del liuto).
Durante il periodo di Edo, gli attori (dopo il 1629 solamente uomini; dopo il 1652 solo maschi adulti) rappresentano il teatro kabuki (歌舞伎). Il kabuki che poteva essere costituito da ricostruzioni storiche o danze, era spesso accompagnato da canti in stile nagauta e dallo shamisen.
Tra le soprano giapponese che si sono maggiormente distinte nel corso del xx secolo possiamo citare Tamaki Miura.

Biwa hōshi, Heike biwa, e mōsō
Il biwa, liuto dal manico corto, era suonato da suonatori itineranti chiamati biwa hōshi, che lo usavano per accompagnarsi durante la narrazione di storie. La più famosa di queste storie è Il racconto di Heike (Heike monogatari), una storia del XII secolo che narra del trionfo del clan Minamoto sui Taira. Il canto dello Heike monogatari è noto come heikyoku. I biwa hōshi cominciano ad associarsi fra loro creando una corporazione detta tōdō nei primi anni del XIII secolo. Questa associazione ebbe il controllo di gran parte della musica nell'intero Giappone.
Oltre questi, numerosi piccoli gruppi di musicisti itineranti ciechi si erano costituiti specialmente nell'isola di Kyūshū. Questi musicisti, conosciuti come mōsō (monaci ciechi), cantano una varietà di musiche religiose e semi-religiose, finalizzate all purificazione della casa e augurando buona salute e fortuna ai suoi abitanti. Essi inoltre avevano un repertorio di tipo profano. Il biwa che essi suonavano era molto più piccolo dello Heike biwa suonato dai biwa hōshi.


Taiko
Taiko è il termine generico giapponese per indicare i tamburi. Ne esistono varie tipologie, e sono usate per suonare una varietà di generi. I tamburi sono divenuti particolarmente popolari negli anni recenti come elemento centrale di complessi che eseguono versioni arrangiate di musiche popolari. Tale musica neotradizionale viene eseguita da grandi complessi di tamburi chiamati kumidaiko. Le origini dei tamburi in Giappone sono incerte, ma possono essere verosimilmente indicate fra il VI e il VII secolo per merito di una statuetta di argilla dell'epoca che riproduce un tamburo. Il taiko, in quel periodo, veniva usato durante le battaglie per intimidire i nemici e per inviare comandi. Esso continua ad essere usato anche ai giorni nostri nella musica religiosa del buddismo e dello shintoismo. In passato i suonatori di taiko erano dei religiosi, che suonavano soltanto in occasioni speciali ed in piccoli gruppi, ma al giorno d'oggi uomini laici, raramente donne, suonano il taiko in feste religiose come il buddismo
I gruppi moderni di taiko (kumidaiko) si dice siano stati inventati da Daihachi Oguchi nel 1951. Lo stile molto potente di questo strumento rese il gruppo molto famoso in tutto il Giappone e rese la regione di Hokuriku il centro della nuova musica per taiko. Musicisti divenuti famosi con questo genere sono Sukeroku Daiko Seido Kobayashi. Nel 1969 fece la sua comparsa il gruppo Za Ondekoza, fondato da Tagayasu Den. Za Ondekoza riunì un gruppo di giovani musicisti che intendeva riprendere la tradizione del taiko e intraprendere un nuovo stile di vita. Nel corso degli anni settanta il governo giapponese stanziò dei fondi per conservare la cultura tradizionale; come conseguenza vennero fondati molti gruppi di kumidaiko. Verso la fine del XX secolo tali gruppi si sono diffusi nel mondo, in particolare negli Stati Uniti. Ora esiste anche un video game dal titolo Osu! basato sulla taiko.


Yukar
La minoranza etnica del popolo Ainu, abitanti il nord del Giappone, pratica lo yukar, una forma di poema epico. Le storie narrate generalmente sono incentrate su Kamui, il dio della natura e Pojaumpe, un orfano guerriero.


Min'yō: Musica folklorica
Le canzoni folkloriche giapponesi, min'yō, possono essere raggruppate e classificate in molti modi. Una classificazione molto diffusa le suddivide in quattro grandi categorie: canzoni sul lavoro, canzoni religiose, canzoni per l'intrattenimento, come nei matrimoni, funerali e feste, e canzoni per bambini.
I cantanti possono essere accompagnati dal liuto a tre corde, lo shamisen, tamburi ed il flauto dritto in bambù detto shakuhachi. Altri strumenti che possono fare da accompagnamento sono il flauto traverso shinobue, un gong e un tamburo a clessidra. Ad Okinawa, lo strumento principale è il sanshin. Questo è uno strumento tradizionale da cui deriva il giapponese shamisen. Strumenti elettronici come chitarre elettriche e sintetizzatori vengono usati regolarmente quando i cantanti di enka (genere musicale giapponese) cantano le canzoni min'yō.
La musica ondo è costituita da canzoni folkloriche con uno swing che può essere paragonato ad un tempo di 2/4. Una bushi è una canzone dalla melodia ben determinata. Il suo nome significa "sezione o nodo". Il nome non è quasi mai usato da solo ma viene premesso da un termine riferito ad una occupazione, luogo o nome di persona. Bon uta, come il nome stesso dice, sono canzoni per la festa delle lanterne dei morti. Le komori uta sono delle ninna-nanna. I nomi delle canzoni min'yō spesso contengono termini descrittivi, quasi sempre alla fine. Ad esempio: Kushimoto-bushi, Hokkai bon uta, Itsuki no Komoriuta..
Molte di queste canzoni sono caratterizzate dai cosiddetti kakegoe. I kakegoe sono delle grida ritmiche, nei min'yō spesso eseguite da un secondo cantante. Vi sono diversi tipi di kakegoe che variano da regione a regione. Ad Okinawa, per esempio, si usa l'interiezione "ha iya sasa!". Nel Giappone continentale (nelle isole maggiori), è più facile udire "a yoisho!", "sate!", o "a sore!". Altri possono essere "a donto koi!" e "dokoisho!" Recentemente il sistema tradizionale detto iemoto, è stato applicato ad alcune forme di min'yō. Questo sistema era stato sviluppato per trasmettere i generi classici come nagauta, shakuhachi o koto, ma essendo stato ritenuto molto efficiente dagli insegnanti e gradito agli allievi che intendevano ottenere certificazioni di profitto e di valore artistico, ha consentito la diffusione del genere min'yō e di altre forme di musica che erano tradizionalmente trasmesse più informalmente. Al giorno d'oggi alcuni min'yō sono appannaggio di questa organizzazione pseudo-familiare e un lungo apprendimento è abbastanza usuale.


Musica popolare di Okinawa
L'isola di Okinawa è sotto il controllo del Giappone fin dal 1609, a parte un breve periodo in cui fu sotto il dominio degli Stati Uniti dopo la Seconda guerra mondiale. Gli umui, canzoni religiose, shima uta (canzoni per danza) e specialmente il katcharsee (musica celebrativa), sono molto popolari.
La musica popolare di Okinawa differisce dalla musica popolare giapponese per molti aspetti. La musica di Okinawa è accompagnata spesso dallo sanshin, mentre nel resto del Giappone viene accompagnata dallo shamisen. Gli altri strumenti di Okinawa sono il Sanba (che produce un suono schioccante come quello delle nacchere) e diversi tamburi. Un fischio acuto come quello di un uccello è largamente impiegato come elemento ritmico. Una scala pentatonica specifica è spesso usata nel min'yō di Okinawa. Essa è descrivibile come do, mi, fa, sol, si, do.


La (ri)scoperta della musica occidentale
Durante l'arco di tempo che va dal 1543 al 1639, definito - per la diffusione di cui godette la religione straniera in Giappone - “secolo cristiano”, la presenza sul suolo giapponese di portoghesi, spagnoli, olandesi e inglesi aveva già segnato una prima introduzione di musica europea.
Dopo la Restaurazione Meiji (1866 - 1869), che reintrodusse le scale europee nelle isole nipponiche, un burocrate di nome Izawa Shuji utilizzò canzoni come Auld Lang Syne e scrisse canzoni usando delle melodie pentatoniche. La musica occidentale, specialmente le marce militari, divenne molto popolare. Le due forme principali di musica che si svilupparono in questo periodo furono lo shōka che fu realizzata per portare la musica occidentale nelle scuole e il gunka, marce militari occidentali con elementi di musica giapponese.
Quando il Giappone si avviò verso la democrazia rappresentativa, alla fine del XIX secolo, le personalità politiche assunsero dei cantanti affinché vendessero delle copie delle loro canzoni che diffondevano le idee da loro portate avanti, in quanto a quei tempi era proibito a chiunque di parlare in pubblico. Questo diede il via allo sviluppo di una forma di ballata chiamata enka, che divenne molto popolare nel XX secolo, anche se la sua popolarità è andata scemando verso gli anni settanta e ha avuto poco successo con i giovani. Famosi interpreti di enka sono Misora Hibari e Ikuzo Yoshi. Alla fine del XIX secolo ad Osaka divenne famoso un tipo di cantante che si esibiva agli angoli delle strade; esso veniva chiamato ryūkōka. In questo genere i più famosi interpreti furono Yoshida Naramura e Tochuken Kumoemon.
La musica occidentalizzata è detta kayōkyoku che si dice abbia avuto inizio con "Kachūsha no uta" nel 1914. Questa canzone fu composta da Nakayama Shimpei ed apparve per la prima volta nel lavoro tratto dal romanzo Resurrezione di Lev Tolstoj, cantata da Matsui Samako. La canzone divenne subito un grande successo enka è fu uno dei primi dischi di successo in Giappone. Il kayōkyoku diviene la musica più diffusa in Giappone, specialmente dopo la comparsa della diva Misora Hibari.
Più tardi negli anni cinquanta, il tango ed altre musiche latino-americane, specialmente cubane, diventarono molto popolari in Giappone. Una speciale forma di tango giapponese venne sviluppata e prese il nome di dodompa. Il kayōkyoku viene associato completamente alla musica giapponese, mentre la musica più vicina allo stile occidentale fu chiamata pop giapponese. Negli anni sessanta i gruppi giapponesi imitarono i Beatles, Bob Dylan ed i Rolling Stones assieme alla musica folk appalachiana, al rock psichedelico, al mod ed a generi similari. Questo stile fu definito Group sounds. Da allora, il bubblegum-pop ed il J-pop sono i generi musicali più venduti in Giappone e furono utilizzati nella musica da film, specialmente nei film di animazione. La crescita del pop abbinata all'affermazione del fenomeno karaoke, ha indotto molti critici ad affermare che tutti e due i fenomeni sono dovuti al consumismo e alla superficialità.
A questo proposito, Kazufumi Miyazawa dei The Boom, affermò: "Odio questi acquisti, ascoltare e buttar via e la mentalità del canto al karaoke."
Negli anni novanta si assiste all'arrivo di molti nuovi artisti pop come Ayumi Hamasaki e Utada Hikaru. Ad oggi la Hasamaki ha venduto 43 milioni di dischi, tanto da fare di lei la cantante che ha venduto il maggior numero di dischi in Giappone, mentre il primo album di Utada Hikaru, First Love, ha venduto 7,6 milioni di copie, risultando così l'album maggiormente venduto nell'arcipelago giapponese.


Rock giapponese o J-Rock
Il rock giapponese si sviluppò a partire dagli anni sessanta. Artisti come d sono ritenuti come i capostipiti del genere. Durante gli anni settanta esso diventa sempre più popolare; il gruppo di Okinawa Champloose assieme ai Carol, RC Succession e Shinji Harada furono molto famosi e contribuirono alla definitiva affermazione di questo genere musicale. Negli anni ottanta i Boøwy ed i Southern All Stars divennero le maggiori band della storia del rock giapponese ed ispirarono alcuni gruppi di rock alternativo come gli Shonen Knife, i Boredoms ed i Tama & Little Creatures.
Negli anni ottanta si sviluppò la Yellow Magic Orchestra, che si dedicò alla sperimentazione della musica elettronica, diretta da Haruomi Hosono. Nell'ultimo periodo degli anni ottanta ha fatto il suo debutto il duo B'z. Essi hanno tenuto sempre la testa della classifica delle vendite per tutti i loro singoli ed album, sin dal primo singolo Taiyō no komachi angel del 1990. Questo è il record giapponese nel campo della musica.
Nel 1980, Huruoma e Ry Cooder, un musicista statunitense, produssero l'album Shoukichi Kina con la collaborazione del gruppo di Okinawa Champloose. Furono poi seguiti da Sandii & the Sunsetz che mescolarono musiche giapponesi e okinawane. Nello stesso periodo cantautori come Mana e Hyde divennero molto famosi.
Dalla fine degli anni ottanta si sviluppa in Giappone un fenomeno autoctono e caratteristico che prende il nome di visual kei (ヴィジュアル系 Bīshuaru kei, "stile visuale"?): si tratta di un inedito concentrato di molteplici generi musicali, dai più dolci ai più feroci indistintamente, caratterizzato da un look estremamente vistoso e ricercato nei vestiti, nelle acconciature, nel trucco e nell'atteggiamento. È un genere estremamente fecondo nelle subculture giapponesi. I principali rappresentati storici ne sono gli X Japan con il loro possente heavy metal ed un'immagine glam, i Malice Mizer per il loro look barocco e dark, i Dir En Grey ora passati allo hard rock internazionale, i romantici Lareine, i neoclassici Versailles, i giovanissimi Raphael e molti altri, come il gruppo The Gazette e Miyavi molto conosciuti anche in Europa.
Di grande ispirazione per il rock di questa nazione furono i Kiss, un gruppo rock statunitense molto adorato dalla popolazione giapponese.


Latino-americana, reggae giapponese e musica ska
Altre forme di musica, dall'Indonesia, dalla Giamaica e da altri paesi, vennero assimilate nella produzione locale. Il soukous africano così come la musica latina, il reggae giamaicano e ska, vennero interpretati dai gruppi Rankin' Taxi e Tokyo Ska Paradise Orchestra.


Roots music
Alla fine degli anni ottanta i gruppi di roots music come i Shang Shang Typhoon e The Boom divennero molto popolari. Le roots band di Okinawa come i Nenes e Kina, ebbero un notevole successo di critica e di pubblico. Questo portò alla seconda ondata di musica di Okinawa guidata dal gruppo Rinkenband. Seguì una nuova leva di gruppi musicali compreso il ritorno dei Champloose e Kina così come i nuovi Soul Flower Union.
Una forma neofolklorica di Okinawa chiamata kawachi ondo divenne popolare a seguito della interpretazione da parte di Kikusuimaru Kawachiya; molto simile al kawachi ondo è il goshu ondo dei Tademaru Sakuragawa.
Una band giapponese le cui radici risiedono in Asakusa, quartiere tipico di Tokyo, sono gli *Asakusa Jinta* Asiatica marching band, un misto di rock, rockabilly, swing e jazz.


Musica classica occidentale
La musica classica occidentale ha una notevole presenza in Giappone ed esso è fra i mercati più importanti del mondo per questo tipo di musica. Molti compositori giapponesi, ormai famosi internazionalmente, hanno scritto musica classica di scuola occidentale. Tra i tanti, Tōru Takemitsu è famoso per la sua musica appartenente all'avanguardia musicale e per le sue colonne sonore.
Altrettanto noto è il direttore d'orchestra Seiji Ozawa. Dal 1999 la pianista Fudjiko Hemming, che suona Liszt e Chopin, è diventata molto famosa ed i suoi CD hanno venduto milioni di copie.


Jazz
Dagli anni trenta, escluso il periodo della II Guerra Mondiale, quando questa fu vietata come musica del nemico, il jazz ha avuto una grande diffusione nel Paese del sol levante. Il mercato giapponese è diventato uno dei mercati più importanti: non è inconsueto che delle musiche di scarsa esecuzione si possano trovare incise soltanto in Giappone. Oggi, un notevole numero di giapponesi suona il jazz e non è soltanto un ascoltatore. Musicisti come Hiromi, Keiko Matsui, June Kuramoto e Sadao Watanabe hanno un notevole numero di estimatori al di fuori del loro Paese.


Musica per videogiochi e anime
I primi videogiochi, a causa dei poco potenti chip di allora, avevano dei commenti musicali rudimentali. Con l'avanzare della tecnologia la qualità sonora aumentò notevolmente. Il primo gioco ad imporsi per la sua musica fu Xevious, altrettanto ammirato dalla critica per la complessità, per quei tempi, della sua grafica rivoluzionaria e della trama particolarmente elaborata per un videogioco arcade. Anche se molti giochi hanno avuto delle ottime colonne sonore nel corso degli anni, la miglior musica mai scritta per un videogioco è considerata quella di Final Fantasy VI, composta dal celebre Nobuo Uematsu nel 1994.
Kōichi Sugiyama, noto per aver scritto la musica di vari film, fu uno dei primi individui esperti coinvolti nel progetto di realizzare una "vera" colonna sonora per i videogiochi. Prima di questo coinvolgimento, infatti, la musica era spesso dimenticata e ignorata nel corso della produzione e gli sviluppatori, a corto di conoscenze musicali, erano spinti a produrre delle tracce orecchiabili che non avrebbero mai stancato o annoiato i giocatori dopo lunghe sessioni di gioco.
Koji Kondo, il principale compositore di Nintendo, è uno dei massimi esponenti della musica per videogiochi. Egli è noto per aver scritto le musiche delle più celebri serie di Nintendo, fra cui The Legend of Zelda e Mario.
Oggi le colonne sonore dei videogiochi più famosi sono vendute su CD. Anche il mercato degli anime è molto fruttuoso e diversi artisti, a partire dagli anni novanta, hanno realizzato diverse canzoni per anime, tra i quali Utada Hikaru, Porno Graffitti, Yui Horie, L'Arc~en~Ciel, Orange Range e Shōko Nakagawa.
Anche gli anime possono vantare di numerosi artisti celebri: un esempio è la compositrice Yōko Kanno.


Strumenti tradizionali
  • Biwa (琵琶)
  • Fue ()
  • Hichiriki (篳篥)
  • Hocchiku
  • Hyoshigi
  • Kane-kaka
  • Kakko
  • Kokyu (胡弓)
  • Koto ()
  • Okawa (Conosciuto anche come O-tsuzumi)
  • Ryūteki(竜笛)
  • Sanshin
  • Shakuhachi (flauto di bambù) (尺八)
  • Shamisen (三味線)
  • Shimedaiko
  • Shinobue (篠笛)
  • Sho ()
  • Suikinkutsu (cetra tirolese ad acqua)
  • Taiko (i.e. Wadaiko) (太鼓~和太鼓)
  • Tsuzumi ()



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Le 10 caratteristiche che ogni musicista rappresentato dalla 1437 Network deve possedere



Siamo onesti, ogni artista vuole essere amato dal mondo. Tutti gli artisti emergenti e non che ci vengono a trovare per farci ascoltare la propria musica, vogliono avere l'opportunità di suonare in grandi festival, fissare anche se solo con una canzone un ricordo legato ad un momento vissuto da chi li ha ascoltati e far ascoltare la propria musica. E continuiamo a dire a tutti gli artisti nessuno escluso che, anche se si raggiunge l'obiettivo finale, non sarà quante persone saranno riusciti a raggiungere, ma se raggiungendole saranno riuscite a toccarle nel profondo, solo allora avranno successo. Non importa a che età senti l'esigenza di rendere pubblica la tua musica o a quante persone effettivamente arriverà la tua musica, il fatto che ti abbiano ascoltato e che tu ti sia legato a loro questo è l'obiettivo. Su tutto il pianeta siamo quasi arrivati alla sbalorditiva cifra di quasi 8 miliardi di persone: forse solo 100.000 riusciranno a crearsi una carriera planetaria nel mondo della musica. Fortunatamente la rete sta iniziando a cambiare questo squilibrio, e permette di creare una connessione diretta con i propri fan, ora non è più necessario raggiungere fisicamente milioni di persone per crearsi una carriera musicale planetaria redditizia.
E ancora più importante, il motivo per cui fai musica non è per diventare una grande star (anche se molto probailmente in cuor tuo lo desideri segretamente), molto probabilmente perché fare musica ti rende felice. Ti ravviva e ti eccita - e dovrebbe sempre essere così - la musica è lo spirito della vita. È la cosa più grande di sempre. Il mondo sarebbe un posto decisamente molto noioso senza di essa.
Quindi ora vogliamo parlare delle caratteristiche degli artisti che la 1437 Network rappresenta. Innanzitutto devono essere in grado di catturare i nostri cuori e le nostre orecchie e di farci innamorare di loro. Qual è la cosa intangibile che ci rende glamour e ci fa diventare loro fan irriducibili. Cosa ci lega a loro e come puoi incorporare alcune di queste qualità nel tuo essere artista?
  1. Autenticità. Questa è la dote assoluta. È quella che caratterizza tutti gli artisti che hanno creato grandi successi. Sono autenticamente se stessi. Sono riusciti a trovare (e questo non è facile) - un modo per comunicare con il mondo esterno chi sono veramente - non lo combattono.
  2. Trasparenza. In tutto ciò che li riguarda, sono trasparenti. Non nascondono ciò che sono. Non si creano un alone di mistero (così anni '90!!) e non hanno paura di rivelarsi per ciò che sono e pensano.
  3. Avvincente. Ogni artista che si possa definire irresistibile crea musica avvincente. Ciò ovviamente include tutti i capolavori che si accompagnano a questo stato d'animo: grandi canzoni, grandi produzioni, una grande immagine che li rende alle tue orecchie e ai tuoi occhi graditi. Questo suggerimento non è facile da applicare, lo sappiamo bene.
  4. Chiarezza. Sono chiari su chi sono e chi non sono. Sono coscienti del fatto che non potranno accontentare tutti e se provassero a farlo diluirebbero il lavoro e correrebbero il rischio di perdere il loro vero seguito.
  5. Convinzione. Si mettono in gioco in tutto e per tutto, e sanno che sono rare le carriere fulminee, quindi ci sono dentro sul lungo periodo. Chiunque lo può vedere seguendoli sui loro siti web e dai materiali promozionali che hanno la convinzione e la dedizione per andare lontano.
  6. Connessione. Hanno la capacità di connettersi con le persone e di capire ciò che sta succedendo nel mondo e attingere da ciò.
  7. Energia. La maggior parte degli artisti che ci toccano veramente emanano da loro stessi un'energia, che ci travolge. Sono disponibili con i propri fan, non si atteggiano a divinità distanti!! Non hanno paura di confrontarsi con le persone.
  8. Coraggio. Ogni artista che è riuscito ad emergere almeno 3 cm sulla piatta banalità e diventa un nome familiare per il grande pubblico (o anche a livello locale) ha una qualità: il coraggio. Ci vuole un sacco di coraggio per mettersi in gioco, e accettare anche le critiche più aspre, e Noi della 1437 Network ammiriamo il potere e la resistenza che ci vuole.
  9. Unicità. Sicuramente non si può aver paura di essere diversi e di dimostrarlo. Diciamo sempre agli artisti che se vogliono distinguersi, non devono trattenersi, sempre nei limiti della comune decenza. Sebbene il settore spinga principalmente a fare il contrario perché molti vogliono ottenere un profitto nel breve periodo.
  10. Umiltà. Ok, per esperienza diretta possiamo affermare senza tema di smentite che non non tutti hanno questa dote, ma i grandi che abbiamo incontrato sicuramente ne sono provvisti. Lo notiamo nel nostro studio. Gli artisti che sono umili e non pieni di se stessi sono quelli di cui ci innamoriamo.
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