Nell'inchiesta su Riace intercettazioni
dimostrano come i fondi per l'accoglienza finanziassero pure artisti
e festival
I soldi dei migranti usati per pagare
feste e cantanti. Accadeva anche questo a Riace, nella città calabra
dell’accoglienza, ai tempi sotto l’egemonia di Mimmo Lucano, il
sindaco “eroe”.
A raccontarlo sono le carte
dell’inchiesta “Xenia”.
Le intercettazioni,
sono inequivocabili. Gli
inquirenti parlano di “distrazione di fondi dell’accoglienza per
il pagamento delle spese del Riace Film Festival”, un evento che, a
Riace, si ripeteva annualmente. Un appuntamento per sensibilizzare
sull’accoglienza dei migranti e promuovere il “modello”
divenuto famoso nel mondo. Peccato che i soldi per pagare quelle
feste frequentate dai big della sinistra (come sottolineano gli
investigatori) venivano dai fondi per l’accoglienza. Dai famosi 35
euro al giorno per migrante.
Le casse del comune erano vuote e
servivano i soldi per pagare gli artisti. Tanti soldi. In alcune
intercettazioni si sente Lucano fare addirittura la conta dei
migranti presenti nel piccolo comune per riuscire a quantificare una
cifra da poter utilizzare per pagare i tecnici, il palco e gli
spettacoli. La strategia era una: far contribuire ogni associazione
presente a Riace con un contributo. Contributi dati a Lucano e mai
messi in rendicontazione. Tutto fatto sottotraccia, con un giro di
false fatture. Gli investigatori si concentrano in particolare sui
costi dell’edizione del 2017 (oltre 50.000 euro), ma anche sui
costi “esorbitanti (oltre 100.000 euro) dell’edizione 2015”.
Ad essere pagato con i soldi dei
profughi anche il cantante Roberto Vecchioni. Soldi sottratti ai
fabbisogni dei migranti che, in alcuni casi, hanno addirittura
protestato per il mancato riconoscimento del pocket money. Per pagare
Vecchioni “le associazioni hanno distratto fondi pubblici per
45.000 euro”. Scrivono i finanzieri. Per il concerto del cantautore
italiano, a settembre del 2015, “il comune di Riace non ha
stanziato alcuna somma. Di conseguenza tutte le somme sono state
reperite (distratte) dalle associazioni utilizzando i fondi ricevuti
dal Ministero e dalla Prefettura per la gestione dei rifugiati.” È
lo stesso Lucano ad ammetterlo sempre al telefono: “Ho fatto la
festa di San Cosimo e Damiano e mi sono mangiato 100 mila euro, solo
Roberto Vecchioni è costato 45 mila euro, i soldi dove li ho presi?
... Secondo te dove li ho presi? ...”
Mimmo Lucano, insieme ai suoi
collaboratori “escogitano la presentazione di false fatture
inserendole nel Progetto Cas 2016 e, una volta ottenuti i fondi dalla
Prefettura, pagare l’evento. Quindi è possibile affermare che le
spese del Riace Film festival è stata sostenuta, a sua insaputa,
dalla Prefettura di Reggio Calabria.” Sostengono gli investigatori.
Un fatto che, se confermato, sarebbe gravissimo. Tutto pagato con i
soldi pubblici. Anche Vecchioni, paladino della sinistra. Un vero
abuso sulla pelle dei migranti.
In una intercettazione telefonica del
25 luglio del 2017 si sente Mimmo Lucano parlare con un manager che
si preoccupa dei pagamenti. “Il Comune ha messo una quota in
programmazione così nel bilancio, ma non è una quota alta, però
ogni associazione mi garantisce un contributo... - sostiene Lucano -
Io non voglio che la Regione mi dia niente, voglio che mi dia zero...
per il Riace Film Festival vengono 60-70 persone a Riace, per 4-5
giorni, le case ... l'ospitalità, vitto e alloggio glieli troviamo
noi. Quello che mi manca la conclusione con un cantante molto
leggero, che non ci impegna molto sul piano economico... perché
abbiamo sviluppato una bella cifra", afferma Lucano. Ospiti
fatti dormire in alcune case destinate solo ed esclusivamente ai
migranti.
Il 7 agosto del 2017, in un’altra
intercettazione, Lucano “fa presente che una parte verrà pagata
con somme messe in programmazione dal Comune e parte con il
contributo di 2.000 euro erogato da ogni associazione.” Contributi
“illeciti”, che non potevano essere erogati. I soldi venivano
dalle casse del Viminale. È lo stesso Lucano ad ammetterlo il 28
agosto del 2017 intercettato nell’ufficio di Città Futura.
Qualche giorno dopo, Il 31 agosto, nel campo base, sempre
nell’ufficio di Città Futura, Lucano intercettato dice che
bisogna fare una “ricognizione” per recuperare la somma dalle
associazioni, anche perché hanno ottenuto i fondi per i rifugiati.
“...urgenti, dobbiamo fare una ricognizione per recuperare questi
14.000 euro... chiama a coso... a (…) e gli dici di dare un
contributo...” I soldi a Lucano servivano anche perché la somma da
pagare era consistente.
Ma c’è altro, come sottolineano gli
investigatori che riportano le intercettazioni ambientali. È il 12
settembre del 2017 quando Lucano dice: “...poi T.P., A.G. e
compagnia bella se raccoglievano 10.000 euro era una cosa buona,
3.000, 3.000, 3.000, però questi li possiamo raccogliere solo se ci
sbloccano lo SPRAR e se sbloccano la Prefettura ...”. lo stesso
giorno Lucano viene intercettato nella sua alfetta mentre cerca di
“trovare una soluzione fattibile per rendicontare spese da inserire
a rimborso nel progetto CAS della Prefettura, per una cifra limite di
87.000 euro, attraverso l’effettuazione di prestazioni occasionali.
Una parte dei soldi così recuperati dalle stesse, evidentemente
fittizie, verrà̀ utilizzata per pagare le spese sostenute per il
“Riace Film Festival”. Un sistema ben collaudato. Ecco come
Lucano gestiva i soldi dei suoi amati “fratelli africani”.
0 comments:
Posta un commento