Un'etichetta indipendente è una
casa di produzione musicale che lavora al di fuori delle grandi
corporazioni multinazionali e, come dice la parola stessa, in modo
indipendente, senza legarsi ad altre industrie. Solitamente, a
differenza delle major, permette all'artista un controllo più
globale sulla propria produzione (musica, testi, grafica del disco,
ecc.) ed una maggiore libertà espressiva, e per questi motivi viene
spesso preferita dai musicisti, specialmente agli esordi.
Storia
Il concetto di etichetta indipendente
(o indie) nasce inevitabilmente col concetto di musica
indipendente, ovvero musica che segue schemi non condivisi dalla
politica delle majors, e musicisti che non vedono di buon occhio le
suddette in quanto accusate di non vedere la musica come opera d'arte
o messaggio all'ascoltatore, ma semplicemente come prodotto da
mettere in commercio per trarne il massimo profitto.
La scena musicale dove più ha sviluppo
la indie label è il punk o il do it yourself che lancia un modello
verso il quale successivamente c'è stato grande spirito di
emulazione e non solo nell'ambito del punk. Le indie label hanno un
grande sviluppo anche nell'hip hop. Le etichette indipendenti
crescono se aiutate dal buon lavoro dei suoi manager oppure
falliscono, assorbite dalle major che ne sfruttano i propri cataloghi
oppure le lasciano attive ma con limitazioni sulla propria politica.
Spesso si ergono a pioniere di un genere (come fu la Motown per il
soul o la Chess Records per il blues considerata da alcuni storici
musicali la prima vera etichetta discografica indipendente) o
diventano pilastri fondamentali degli stessi artisti che venivano
prodotti. Negli anni 90 grazie a nuove tecnologie, ma soprattutto
alla globalizzazione del mercato sempre più forte, le etichette
indipendenti crebbero sempre più, aiutate da minori costi e maggiori
capacità di diffusione dei propri prodotti.
Ma la crisi è imminente: dalla fine
degli anni '90 in poi, con la forte complicità del diffondersi del
circuito peer to peer che permette il download in maniera gratuita e
abusiva di musica e altre opere intellettuali, le vendite subiscono
flessioni sempre più forti e molte etichette accusano il colpo. Ma
se non tutti i mali vengono per nuocere, il successo del formato MP3
induce molte etichette ad avviare anche la distribuzione attraverso
il download a pagamento di musica. Così nel ventunesimo secolo nasce
il fenomeno delle netlabel, etichette indipendenti che si appoggiano
esclusivamente al download digitale, permettendo di scaricare brani
dai propri siti ma soprattutto dai grandi portali di vendita di mp3
come iTunes, Yahoo Music e da quelli piccoli e specializzati, come ad
esempio beatport che tratta esclusivamente musica elettronica. Il
vantaggio evidente è un grande abbassamento dei costi di produzione
che permette di aprire una label anche con spese irrisorie.
Struttura e mercato
È praticamente impensabile fare un elenco o censimento di tutte le etichette indipendenti presenti sulla Terra, perché, proprio per la loro natura indipendente, questo mercato si mostra come estremamente frammentato e fatto di miriadi di piccoli operatori che producono i propri artisti su piccola scala e con piccoli volumi di vendite. In ogni settore, però, è possibile riconoscere delle entità di maggiori dimensioni, che si comportano all'interno della propria fetta di mercato come majors; etichette che spesso includono nei propri rosters, artisti che scalano le chart nazionali e mondiali, sfidando i grandi gruppi. In ogni caso, sia che si tratti di piccole che di grandi etichette, le label indipendenti si riconoscono per le seguenti caratteristiche:- Il proprietario è un artista (cantante/musicista/dj) ed usa la label per autoprodursi e/o produrre amici e/o produrre artisti esterni e l'organigramma è spesso composto dal solo manager, e qualche A&R che scova e promuove artisti.
- Le sedi sono spesso le case dei manager o piccoli uffici. Niente a che vedere con le major che hanno intere strutture sparse per il mondo.
- È altamente specializzata in un genere musicale. Quando non lo è, si mantiene comunque entro un certo campo d'azione (musica leggera, musica elettronica, musica rock).
- Non sempre l'etichetta dispone di studi di registrazione, che vengono noleggiati. A volte lo studio è proprio quello che il proprietario usa per se stesso e che mette a disposizione dei propri artisti.
- Il rapporto artista-etichetta è molto libero e non vincolante ed è più basato sulla promozione della musica che sulla promozione dell'immagine. Questo rende preferibile per molti artisti l'etichetta indipendente.
- Il contratto proposto all'artista non è di tipo esclusivo. Spesso un gruppo, un cantante o un musicista che si occupa di più generi, presenta le proprie opere all'etichetta che tratta quel particolare genere.
- Spesso le etichette creano delle "sotto-labels" per specializzare le proprie produzioni attraverso un marchio. Un'etichetta che produce house può avere una sublabel per la musica house più elettronica e un'altra per quella più "soft". In ogni caso il rapporto tra la label e la sub label indipendente non è mai di forte egemonia come nel caso delle majors.
- L'etichetta indipendente ha difficoltà nella diffusione capillare del prodotto, soprattutto al di fuori dei propri confini nazionali. Si appoggia così ai cosiddetti "distributori" e concede "licenze".
I "distributori"
La figura del distributore è spesso
fondamentale per l'etichetta indie: le sue piccole dimensioni e
scarse disponibilità economiche, non le permettono infatti di
promuovere un disco in maniera adeguata per ottenere forti risultati
in campo internazionale; servirebbe una figura che faccia da tramite
tra la label e il circuito della vendita, in pratica una figura di
"grossista" nel campo discografico. Questo ruolo è coperto
proprio dal distributore che, attraverso rappresentanti, prende
accordi con negozi di dischi e siti di vendita per portare sui loro
scaffali le etichette con cui firmano accordi.
C'è da dire che il distributore non
effettua una selezione sui dischi da trattare, ma solo sulle label
con cui stipulare contratti: viene giudicato naturalmente a livello
qualitativo (un distributore che lavora con label mediocri
sicuramente avrà scarsa considerazione) ma anche in base al genere
proposto, tant'è che molti distributori si specializzano nella
commercializzazione di determinati generi: entrando per esempio nel
campo dell'elettronica, è da notare il caso di Kompakt che
distribuisce in Europa musica techno, o Karma distribution che si
occupa in campo italiano strettamente di house underground, a
differenza di Global Net che lavora per etichette commerciali. Tra i
distributori specializzati in musica classica si segnala, in Italia,
Jupiter Distribuzione.
Licenze
Un altro metodo per arrivare in mercati
esteri, o per potenziare la diffusione di un disco, è quello di
mettersi in collaborazione con altre etichette (naturalmente di un
paese estero o comunque di più grosse dimensioni) e concedere un
disco in "licenza": la licenza riguarda i diritti di
produzione e commercializzazione del prodotto entro limiti geografici
e non. L'etichetta licenziataria percepisce una percentuale sui
profitti derivanti dalle copie vendute dall'etichetta che detiene la
licenza, percentuale che verrà divisa di solito al 50% con
l'artista; quindi a fronte di minori guardagni c'è la possibilità
di coprire fette di mercato maggiori senza rischi economici e senza
potenziamento dei propri impianti.
Come detto a volte capita che una
licenza venga concessa anche per lo stesso paese sede dell'etichetta:
capita così che in uno stesso paese (e nello stesso negozio) circoli
lo stesso disco prodotto da label diverse. La differenza molte volte
non riguarda la sola copertina, ma anche le versioni contenute sul
disco o addirittura dettagli come il mastering.
Contratti
Le label o etichette indipendenti non
firmano con gli artisti contratti per un certo numero di dischi, ma
valgono per un solo lavoro per volta. Generalmente tale contratto
viene firmato dopo che la band ha già pronto il materiale per il
nuovo disco, quindi il contratto serve solo ad assicurare la
remunerazione del lavoro e la possibilità per la band di veder
pubblicato il proprio lavoro. Questo metodo è l'opposto di quel che
accade nelle etichette major dove il contratto stipulato generalmente
prevede che per il futuro la band incida un certo numero di dischi
(ad esempio 3 dischi di inediti, oppure 2 dischi più un live o, per
artisti già affermati e con una discografia vasta, la produzione di
1 o 2 dischi più un greatest hits).
La differenza dei contratti è data dal
concetto stesso dei due tipi di etichetta: le major vedono nella band
semplicemente un business, quindi firmano contratti esclusivamente
con gruppi che ritengono possano vendere un numero di dischi tale da
risarcire la stessa major dell'ingaggio della band e ottenere un
forte guadagno (generalmente dischi che puntano a vendere milioni di
copie); le label puntano invece a contribuire la diffusione della
musica delle band che arrivano a non più di 100 000 copie
vendute per ogni album (raramente arrivano a 200 mila).
Fanno eccezione i The Offspring, che
nel 1994 con la Epitaph Records pubblicarono l'album Smash che
vendette quasi 11 milioni di copie diventando il disco più venduto
di un'etichetta indipendente: l'album originariamente con una
tiratura di qualche centinaia di migliaia di copie fu rimesso in
stampa. Questo portò la band e la casa discografica ad avvalersi
della Sony per la pubblicazione dell'album successivo. Fa eccezione
anche Melanie C che con la sua etichetta indipendente Red Girl
Records vendette nel 2005/2006 un milione di copie con l'album
Beautiful Intentions.
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