Sono 2.628 le stelle sulla Hollywood Walk of Fame: tutti nomi di celebrità che hanno fatto la storia del cinema, della televisione, della musica e del teatro. Da Donald Trump a Michael Jackson da Topolino (il primo personaggio animato a ricevere una stella) ai Simpson, sono molte le star che si trovano sulla passerella. Ma chi è che decide chi finisce sulla Hollywood Walk of Fame? Incredibile ma vero, il primo passo viene dalle star stesse: queste devono inoltrare formalmente una domanda alla Camera di Commercio di Hollywood e attendere una risposta. Vi stupirà sapere che chiunque può chiedere di avere una stella, bisogna aver fatto però qualcosa di grandioso, altrimenti non si ottiene risposta. Piccolo dettaglio: alla domanda per la stella va allegata la ricevuta di pagamento della tassa di 30mila dollari, una somma che serve da una parte a realizzare la stella, dall’altra a garantirne la manutenzione da parte della Hollywood Historic Trust. A valutare la validità della richiesta è un piccolo gruppo di personaggi di spicco di Hollywood che hanno il compito di controllare tutto il passato e i riconoscimenti ottenuti dal richiedente ma sarà una commissione di sei persone a dare il responso finale.
In caso di risposta negativa nessun problema.. la domanda può essere presentata ad oltranza.
Non tutti gli attori più famosi hanno una stella sulla Walk of Fame. Star come Robert De Niro, Leonardo di Caprio e Brad Pitt ad esempio, non hanno mai avuto interesse ad averne una e non hanno mai inoltrato la domanda.


Locarno 2013 | Programma | Film | Ospiti



Il soggetto non è credibile. Es. viene utilizzata una squadra di umani "cattivi" e senza superpoteri per sopperire alla mancanza di superman (suicide squad)
  • Gli attori sono noti per partecipare a film low budget, o sono stati utilizzati come comparse o in piccoli ruoli, attori di vecchie serie tv che sono cult ma nessuno conosce più. Es la serie di sharknado;
  • Il film è tratto da un videogame e nessuno della troup ci ha mai giocato, compreso il regista. Es il film di ALONE IN T DARK, FAR CRY, BOODRAYNE, in generale ogni film di UWE BOLL;
  • Il film è recitato da attori comici utilizzati per ruoli seri o drammatici (questa regola non vale al contrario);
  • Il film è stato prodotto in paesi noti per tutt'altro genere di film. Es un film sull'olocausto made in India;
  • Il film è un remake di un film classico ancora valido
  • il film è un reboot
  • il film remake o reboot di un film ancora in distribuzione nel mondo
  • il film è un horror giapponese adattato alla cultura occidentale
  • il film esce sotto natale, è a tema di natale, ed è ricco di buoni sentimenti (questa regola non si applica a LOVE ACTUALLY);
  • nel trailer del film si utilizzano suoni standard di creature mostruose, utilizzati in film e in videogiochi dal 91 ad oggi. Es, come questi:
  • nel trailer del film ci sono suore possedute (questa regola non si applica alla serie SISTER ACT);
  • il film tratta di possessione demoniaca, ma nessuno sembra aver mai sentito parlare di possessione demoniaca
  • il film tratta di zombie, ma nessuno sembra aver mai sentito parlare di zombie
  • il film è un commedia d'amore. Es TUTTE LE COMMEDIE D'AMORE (questa regola non si applica a LOVE ACTUALLY)
  • nel film c'è Julia Roberts e Richard Gere, o Julia Roberts e Hught Grant;
  • nel film ci sono coppie super gay che fanno cose da gay perchè sono gay e deve vedersi che il film contiene anche dei personaggi gay;
  • il film è un cinepanettone
  • il film contiene la velina/letterina/donnina/fighetta televisiva di turno, che non sa recitare, non sa parlare, ma ha ottime curve
  • il film contiene come attori, sportivi e conduttori televisivi inseriti come cameo
  • il film contiene come attori, sportivi e conduttori televisivi come PERSONAGGI VERI. Es. ALEX L'ARIETE, con Alberto Tomba e Michelle Hunziker (giuro che esiste, andate a controllare, è un film terribile)
  • film con scene di nudo senza un senso
  • film che rappresentano la tecnologia di 30 anni fa in modo sbagliato. Es. la console che aspira i giocatori in jumanji, o lo schermo su cui iron man assiste alla morte dei genitori in civil war
  • film americani ambientati in italia dove tutti parlano siciliano
  • film americani ambientati in russia dove gli attori, che non conoscono il russo, recitano in inglese con l'accento russo
  • cartoni in cgi di vecchi cartoni anni 70–80. Es. l'ape maya
  • film con animali parlanti
  • il film è un adattamento di una serie di libri, che non supera il primo episodio
  • il film parla di temi troppo giovani per essere adatttati da un regista o sceneggiatore cianquantenne
  • nel film tutti i cellulari sono apple
  • nel film tutti i computer, anche quello collegato ad un missile nucleare, è un apple
  • il film è MARCHIATO dal product placement
  • il film è l'ultimo di una serie che doveva essere finita molto tempo fa
  • nel film tutti sparano ma si avvicinano talmente tanto al protagonista da poter essere accoltellati
  • il film è diretto da M. Night, Shyamalan (5 volte su 7 è così)
  • il film è uno spin off di una serie che è stata spremuta



Tom Cruise, l’attore diventato famoso con Top Gun e interprete di tutti i Mission Impossible, non ama essere sostituito dalle controfigure né dagli stuntman, ed interpreta lui le scene più pericolose dei suoi film?
Ebbene si, l’ha sempre dichiarato: a lui piace e pretende di girare in totale autonomia anche a rischio della sua stessa vita. Salti nel vuoto, scalate estreme, inseguimenti in moto (rigorosamente senza casco) a tutta velocità, aerei presi letteralmente al volo; ogni scena è stata girata da Tom Cruise in persona. Ha persino conseguito il brevetto di pilota di elicottero , come ha fatto con quello di aeroplano per girare Top Gun, per essere in grado di poter effettuare le spericolate manovre richieste . All’occorrenza si trasforma persino in un pesce; si dice che per permettere al regista di riprendere una sequenza sott'acqua in una sola volta abbia trattenuto il fiato per alcuni minuti.



Steven Seagal è un uomo notoriamente arrabbiato e violento. Ama intimidire fisicamente, minacciare e, a volte, gestire con le mani i suoi colleghi, collaboratori e assistenti personali ... fondamentalmente, con chiunque pensi di poter attaccare briga e cavarsela. Fino a quando non incontrò Gene LeBell!


Ora, LeBell era un leggendario artista marziale e istruttore di combattimento. Decenni di esperienza al suo attivo e decisamente non il tipo da prendere alla leggera con cazzate. Seagal affermò, nel 1991, - LeBell aveva circa cinquant'anni all'epoca - di essere immune alle strozzature.
Sfidò il vecchio artista marziale a provare a soffocarlo, e LeBell accettò con riluttanza. Seagal non solo non era "immune" come affermava; in effetti, svenne ... e si cagò anche nei pantaloni nel farlo.
Seagal ha ancora quella stessa rabbia interiore, quell'arroganza, a quasi trent'anni di distanza. L'umiliazione non lo fermò.


Anni dopo, Steven Seagal andò a una festa in cui Sylvester Stallone era stato raggiunto da Jean-Claude van Damme ... Seagal affermò che "poteva stendere Van Damme". Van Damme rispose: "Certo, andiamo nel cortile, adesso, e buttami giù!"
Seagal porse le sue scuse, lasciò la festa e Jean-Claude lo seguì, trovandolo in un night club a Miami dove disse ancora una volta a Seagal che poteva stenderlo. Seagal se ne andò di nuovo.
Un sacco di chiacchiere. Molte meno azioni, di fronte a un degno avversario.




 Kubrick era famoso per essere un grande perfezionista. Coppola non era da meno. E anche grandi contemporanei come Fincher o Nolan sono conosciuti per essere cultori di ogni minimo dettaglio.

Ma nel lontano passato ci fu qualcuno che riuscì ad essere talmente pignolo da divenire un vero e proprio incubo per gli attori che lavoravano con lui, nonostante fosse conosciuto per l'immagine di attore comico.

Charlie Chaplin, mentre dirigeva il suo capolavoro Luci della Città, fece rifare all'attrice Virginia Cherrill una scena per ben 342 volte. E la cosa particolare fu che in quella scena, l'attrice pronunciava una sola frase:

Un fiore, signore?"

Unico particolare: il film era un film muto.

342 fu senz'altro un record, ma Chaplin aveva uno standard di 10 - 20 ripetizioni per ogni scena girata. Un vero perfezionista, maniacale, conosciuto da tutti per la pignoleria esasperata. Non a caso Luci della Città fu il film che gli richiese più tempo per essere girato.




Sono molto variabili.
Tenere aperto un set è una spesa MOSTRUOSA, e qualunque film si organizzerà MOLTO bene in modo da ottimizzare il più possibile i tempi (gli attori costano, molte attrezzature sono a noleggio, eccetera).


Mediamente, le riprese durano 4–5 settimane ma ci sono anche film (come il capolavoro FUGA DA NEW YORK) che sono stati filmati in 15 giorni o addirittura 1 settimana.

Lavorazione di Fuga da New York.



Per molti professionisti la possibilità di lavorare a un film Hollywoodiano ad alto budget potrebbe essere la prima e l'ultima della loro vita, e l'atmosfera che si respira è quella di 'farò l'impossibile, e di più. Soprattutto il tempo è denaro (e TANTO pure) e dunque molti registi - in quanto responsabili finali del progetto - diminuiscono le ore notturne di sonno fino a lavorare giorno e notte per revisionare le riprese della giornata, riscrivere le parti della sceneggiatura che non funzionano alla prova dei fatti ed eventualmente ripetere le scene che 'in realtà' non vanno bene prima della chiusura del set.
Ai tempi necessari vanno aggiunti:
A) I tempi della della PRE-PRODUZIONE: discussione della sceneggiatura, scelta delle location, tempi del 'casting' (scelta degli attori tra molti candidati), organizzazione dei lavori. Tutto questo si aggira mediamente sui due-tre mesi.
B) I tempi della post-produzione: i tempi necessari al montaggio del film con composizione colonna sonora composta ad hoc in base al montaggio finale. Oltre all'editing occorre anche lavorare al lancio pubblicitario del film, ma di quest'ultimo però si occupano persone completamente diverse da quelle che hanno lavorato alle riprese (a parte magari i protagonisti del film, cui verrà richiesto di viaggiare per presentare il film ad eventi vari). Ad ogni modo, il lancio pubblicitario può avvenire a tutti gli effetti in contemporanea all'editing, e in genere non influsice sulle tempistiche della lavorazione al film. La postproduzione (lancio pubblicitario escluso, perché può avvenire in contemporanea) dura mediamente 2–4 mesi.



Ecco 5 curiosità su Madonna, è una cantautrice, attrice, produttrice discografica e cinematografica statunitense famosa in tutto il globo:


  1. Madonna ha giocato molto con l'immagine scandalosa e provocante nella sua carriera. Ma da giovane, era una studentessa modello, prendeva sempre tutte A!
  2. Il sogno da bambina di Madonna era quello di diventare una suora, da sempre viste come "persone sovrumane, belle e fantastiche".
  3. Madonna soffre di brontofobia, la paura dei tuoni.
  4. Fino al 2015, ha venduto oltre 200 milioni di dischi in tutto il mondo.
  5. Una volta Madonna ha guadagnato 5 milioni di dollari negli anni '80 per essere protagonista di uno spot della Pepsi che non è mai andato in onda. La pubblicità prendeva spunto dal video di "Like A Prayer", ai tempi sommerso da controversie religiose. Madonna è stata comunque pagata.








Per prima cosa bisogna iniziare dalle basi. Le basi musicali, ovviamente. La parte strumentale, il beat, è fondamentale nel rap. Molto più di quanto generalmente si crede. Scegli il tuo beat, anche preimpostato, e lasciati ispirare. Attenzione però ai diritti: molte basi sono coperte da copyright.
Dopo aver risolto il problema delle basi, è il momento di pansare alle barre, ovvero i versi delle canzoni rap. Una strofa è in genere composta da 16 barre divise in 4 quartine. Questo in generale. Inizia a farti ispirare, scrivendo i primi pensieri che ti vengono in mente.
Ricorda che il rap classico ha, in linea di massima, dalle due alle quattro strofe, mentre la trap dalle due alle tre, di solito più corte. Per quanto riguarda i ritornelli, il rap classico può anche non averne, ma di solito ne ha massimo due, mentre la trap ne ha dai due ai quattro.
Questo per avere idea di come strutturare il tuo brano. Ma la cosa principale, più che la struttura, è la metrica. A questo bisogna fare molta attenzione.
Cos’è la metrica rap?


La metrica è la teoria e la pratica della scrittura di versi dal punto di vista del ritmo. La metrica quantitativa è fondata sull’alternanza di sillabe lunghe e brevi; la metrica accentuativa è fondata sulla disposizione ritmica degli accenti tonici. Per l’italiano servirà tenere sotto controllo la metrica accentuativa.
Ora veniamo al dunque. Rileggi i tuoi versi dopo averli scritti. Li trovi abbastana pungenti? Ricorda che l’ironia e il sarcasmo sono fondamentali per un buon testo rap.
E le rime? Le trovi originali? Va bene citare o lasciarsi ispirare, ma attenzione a non diventare banale. Cuore-amore nel rap non funziona. Se ti è venuto fuori qualcosa di simile, prendi e cestina. Riparti da zero e vedrai che partorirai qualcosa di migliore.
Usa poi le figure retoriche, almeno quelle principali, come la metafora. Ma anche in questo caso cerca di non scadere nel banale. Ne abbiamo lette e ascoltate di ogni tipo. Trova le tue. Diventeranno anche una sorta di marchio di fabbrica.
Attenzione poi ai ritornelli: devono essere ripetitivi per rimanere più facilmente in testa.
Qualche altro consiglio pratico può essere il riscrivere più volte la stessa barra, per cercare di affinarla e trovare il taglio giusto. Non è detto che infatti la sua prima forma sia la migliore, anzi. Inoltre, valuta di inserire un tema solo all’interno del pezzo. Scrivere una canzone d’amore e di critica sociale insieme è complesso, se non quasi impossibile.
Un ultimo suggerimento potrebbe essere questo: non inserire una volgarità ogni due parole. Un testo di sole ‘parolacce’ o bestemmie potrebbe risultare indigesto, oltre che non ‘vendibile’ in radio.
Ora sai come poter scrivere una buona canzone rap. Sei pronto a metterti alla prova?




Correva l’anno 1984. I Queen, furono ospiti al Festival di Sanremo, presentarono il loro enorme successo Radio Ga Ga, tratto dall’album The Works e scritto dal batterista Roger Taylor. L’esibizione, come si può sentire chiaramente, era in playback: la somiglianza con la versione in studio della canzone è palese, e la voce di Freddie è fin troppo ferma. I motivi di questa scelta, oltre alla facilità e velocità del cambio palco, furono dovuti anche ad altri fattori: risparmiare sui fonici e sulla gestione degli strumenti ed evitare brutte figure. Quelli erano anni in cui la musica stava profondamente cambiando e in cui si iniziavano a vedere fotomodelli cantare in playback con la voce di altri. Con questa tecnica si potevano chiamare star molto apprezzate senza rischiare stonature e quindi eventuali critiche da parte del pubblico. Ma come è immaginabile, Freddie Mercury non voleva stare alle regole della Rai: cantò in playback, sì, ma si prese gioco dell’intera situazione, allontanando da sé il microfono volutamente, più e più volte. Va bene che la sua voce era molto potente, come è ben noto, ma senza microfono è chiaro che non sarebbe mai potuta essere così udibile. La presa in giro era chiara. D’altra parte, va notato che a prescindere da tutto, è davvero un peccato imbrigliare una voce così possente, nonché un crimine mettere a freno una personalità artistica strabordante come quella di Mercury. Che, infatti, ancora una volta ha forzato le regole del gioco a modo suo. E ha fatto bene.



Che Keith Moon fosse un tipo piuttosto difficile da gestire, fu evidente ai The Who fin dal principio. Era un batterista pieno di energia e carisma, uno di quelli presi a modello dai giovani e che liberava una tale carica sul palco da riuscire a trascinare il pubblico nonostante se ne stesse la dietro in ultima fila.
Però il suo stile di vita era decisamente al limite e stava iniziando a diventare un grosso problema per tutti. Atteggiamento distruttivo, alcol, droga, Moon divenne presto una scheggia impazzita.
Lo stile di vita di Moon aveva ben presto iniziato a minare la sua salute e l'affidabilità all'interno della band.
Durante il tour di Quadrophenia del 1973, alla data di debutto degli Who negli Stati Uniti al Cow Palace di Daly City, in California, le cose iniziarono subito al peggio. Prima di salire sul palco, Moon buttò giù una miscela di tranquillanti e brandy. Durante il concerto, collassò durante Won't Get Fooled Again. La band smise di suonare e i roadie portarono Moon giù dal palco. I Who non potevano permettersi di bucare la prima data americana, gli Stati Uniti erano un traguardo troppo importante dal punto di vista discografico per rimediare una figuraccia al debutto! Così i roadie gli fecero una doccia e un'iniezione di cortisone, rimandandolo sul palco dopo trenta minuti di ritardo. Ma le disgrazie non erano finite.
Moon collassò di nuovo durante Magic Bus e venne nuovamente rimosso dal palco. La band continuò senza di lui per diverse canzoni. Poi Townshend prese il microfono e a sorpresa chiese:
Qualcuno può suonare la batteria? Voglio dire qualcuno bravo?
Tra il pubblico c'era un batterista, Scot Halpin, che si avvicinò e suonò per il resto dello spettacolo.




Certo che ha senso. A patto che si ricordino due condizioni.
  1. Il passaggio da serie A a serie B ci può essere, a volte è questione di pochi anni.
  2. la distinzione non è una questione di bravura, ma di fama presso il grande pubblico, visto che di celebrità si parla.
Esempi di celebrità di serie A, quelli conosciuti dalla cultura di massa, da tutti, quelli che in un cartellone pubblicitario bucano anche senza che vi sia scritto il nome, nel bene e nel male:
  • Tom Cruise, Brad Pitt, Scarlett Johansson, Robert De Niro, Leonardo Di Caprio, Angelia Jolie, Mick Jagger, Madonna, Mark Zuckerberg, Donald Trump, Messi, Cristiano Ronaldo…
Esempi di celebrità di serie B, quelle che sono conosciute da pochi, ma che comunque sono celebrità, perchè è innegabile che siano famose. Non magari al livello stratosferico delle altre, ma comunque famose:
  • Emily Ratajkowski (potevo non iniziare da lei?), Chiara Ferragni, Paulo Dybala, Mark Ruffalo, Joe Biden, e il mio preferito, Danny Trejo.
Ecco, Danny è un grandissimo esempio di celebrità di serie B che però è sempre stata osannata e riverita dai suoi più importanti colleghi, al punto da dedicargli persino un film da protagonista, lui che è diventato famoso come caratterista. Provate a guardarlo e a dire se non lo avete mai visto pur non conoscendone il nome…





Quando ascolti una canzone per un paio di volte di fila, ti si mette quel motivetto in testa che alla lunga diventa anche fastidioso. Tutto questo perché? Ce lo spiega un professore dell'Università dell'Illinois. Dopo aver ascoltato un motivetto più volte, riesce a passare nella memoria a lungo termine restandoci in testa. E qui intervengono i chewing-gum, perché la nostra corteccia uditiva è capace di farci ascoltare tutti i suoni provenienti dall'esterno, ma anche quelli dall'interno, dunque il rumore provocato dalla masticazione andrà a contrastare il ritmo del motivetto facendolo scomparire.