Nata Edythe Marrenner nel quartiere popolare di Flatbush, Brooklyn, Susan Hayward crebbe in un ambiente segnato dalla povertà e da un difficile rapporto familiare. Ultima di tre figli, si sentì spesso messa in ombra dalla sorella maggiore, Florence, la preferita della madre. Il senso di trascuratezza che ha provato da bambina si sarebbe trasformato, negli anni, in una feroce determinazione.
Un evento tragico segnò la sua infanzia: a soli sette anni, fu investita da un'auto, riportando una grave frattura all'anca. I medici temevano che non avrebbe mai più camminato, ma la sua tenacia prevalse. Dopo mesi di recupero, tornò a scuola con l'aiuto delle stampelle, sebbene l'incidente le lasciò una gamba più corta dell'altra. Questo particolare contribuisce alla sua caratteristica andatura, che sarebbe diventata inconfondibile sullo schermo.
Fin da bambina, trovò rifugio nel cinema, un mondo lontano dalle difficoltà quotidiane. “L'unico modo in cui potevo sfuggire all'orrore della vita era andare al cinema”, avrebbe dichiarato anni dopo. Fu proprio quella passione a spingerla a cercare il successo a Hollywood.
Adolescente, partecipò a un provino per il ruolo di Scarlett O'Hara in Via col vento (1939), ma l'esperienza si rivelò un fallimento. Tuttavia, i grandi studi notarono il suo potenziale e le offrirono lezioni di recitazione e canto. Con il tempo, Edythe Marrenner si trasformò in Susan Hayward, un nome destinato a entrare nella storia del cinema.
Nota per la sua professionalità impeccabile, Hayward era rispettata dai registi e dai colleghi, ma mantenne sempre un atteggiamento riservato. “Non mi rilascio perché non so come. Non voglio saperlo. La vita è troppo breve per rilassarsi”, disse una volta. Non amava le feste né le mondanità di Hollywood, preferendo la solitudine della pesca sportiva, sua grande passione.
Il momento più alto della sua carriera è arrivato con Voglio vivere! (1958), in cui interpretò Barbara Graham, una donna realmente condannata a morte. La sua interpretazione intensa e toccante le valse dell'Oscar come migliore attrice. Il New York Times scrisse che la sua prova era “così vivida e sconvolgente che chiunque sia riuscito a sopportarla senza tremare è fatto di pietra”.
Hayward non si considerò mai una diva, ma piuttosto una “ragazza che lavora”, una donna che aveva scalato le gerarchie di Hollywood senza mai cadere. Dietro la sua apparenza glaciale si nascondeva un'incredibile forza di volontà, forgiata nelle difficoltà della sua infanzia e temprata da una carriera che non le concesse mai tregua.
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