Per oltre un decennio, McDonald's ha offerto ai suoi clienti la possibilità di "super-size" i propri pasti: una strategia che permetteva di ottenere porzioni extra di patatine fritte e bevande gassate, aumentando così la quantità di cibo consumato. Introdotta nel 1992, questa opzione divenne un simbolo della cultura del fast food americana, ma nel 2004 scomparve improvvisamente dai menu di tutto il mondo. La ragione? Una crescente attenzione alla salute pubblica e un documentario che scosse profondamente l'immagine del colosso del fast food.

Il concetto di "super-size" era semplice: per pochi centesimi in più, i clienti potevano ottenere una Coca-Cola da circa 1,2 litri e una porzione di patatine da quasi 200 grammi. Questo significava, in termini calorici, aggiungere 410 calorie dalla bevanda e 540 calorie dalle patatine, per un totale di quasi 1.000 calorie prima ancora di consumare un panino. Per chi praticava lo sport intensamente, come i nuotatori o gli atleti professionisti, questo surplus calorico poteva essere gestibile. Ma per la stragrande maggioranza delle persone, ha significato un significativo aumento del rischio di obesità e problemi di salute.

L'attenzione mediatica sulla crisi dell'obesità negli Stati Uniti stava crescendo, ma il colpo di grazia al "super-size" arrivò con Super Size Me , il documentario di Morgan Spurlock uscito nel 2004. Nel film, Spurlock decise di sottoporsi a un esperimento estremo: per 30 giorni consecutivi avrebbe mangiato solo cibo di McDonald's, accettando sempre l'opzione "super-size" quando gli era offerta.

Le conseguenze furono devastanti. Nei primi giorni, il regista si sentì nauseato e, in una delle scene più iconiche del film, vomitò nel parcheggio di un McDonald's dopo un pasto particolarmente abbondante. Con il passare delle settimane, i medici che monitoravano la sua salute rimasero scioccati dai risultati: i suoi livelli di colesterolo schizzarono alle stelle, il fegato iniziò a mostrare segni di sofferenza, e la sua energia calò drasticamente. Anche la sua vita personale ne risentì, con la sua ragazza che notò un calo significativo della sua libido. Alla fine del mese, Spurlock non aveva solo guadagnato peso, ma sperimentò persino sintomi di astinenza quando smise di mangiare fast food.

L'impatto del documentario è stato immediato. Super Size Me divenne un caso mediatico e portò un'ondata di critiche nei confronti di McDonald's, accusato di promuovere abitudini alimentari pericolose. Poco dopo l'uscita del film, la catena annunciò la rimozione del formato "super-size" dai suoi menu, sostenendo ufficialmente che la decisione faceva parte di un rinnovato impegno per offrire scelte più salutari ai clienti. Contemporaneamente, iniziò a introdurre informazioni caloriche sui propri prodotti e a promuovere opzioni più leggere come insalate e frutta.

Sebbene McDonald's abbia sempre negato che la decisione fosse direttamente legata al documentario, la coincidenza temporale rimane difficile da ignorare. Il ritiro del "super-size" ha segnato l'inizio di un cambiamento più ampio nell'industria del fast food, con un'attenzione crescente verso la trasparenza nutrizionale e la possibilità per i clienti di fare scelte più consapevoli. Tuttavia, per molti nostalgici, il formato “super-size” rimane un simbolo di un’epoca in cui il fast food era sinonimo di eccesso e opulenza.