In un club medio italiano, aperto tutto l'anno, per esperienza ti dico poco, molto poco.

O meglio: il nulla cosmico in fase di programmazione e l'aggiunta del solo "Guest" sporadico non risolvi una stagione. Se va bene, nella migliore delle ipotesi, al massimo salvi una serata/weekend.

La programmazione di una stagione è molto più importante.
Su 52 weekend, costruire una base solida di pubblico è molto più decisivo in termine di bilancio aziendale della buona riuscita di una singola one-night.

Ipotizziamo numeri semplici: 52 weekend, 2 serate a settimana sono 104 serate annuali.
Quanto budget devi investire e, soprattutto, quanto lavoro ci sarebbe dietro per fare 104 guests?
Troppo, e non frutterebbe nemmeno tra l'altro.

Perché lo "Special Guest" deve essere qualcosa di, appunto, speciale: dando con continuità al pubblico qualcosa di "speciale", lo "Speciale" viene percepito "normale" dal cliente e devi continuare ad investire sempre di più per un ritorno in termini economici pressoché uguale. Tradotto più semplice: in una scala di valori da 1 a 10 se oggi dai 6 in termini di qualità dell'ospite in futuro dovrai fare 7, 8, 9 e arrivare a 10. Ovviamente, più l'ospite è qualitativo più è alto il suo ingaggio. Se ne fai 52 all'anno, l'8 viene percepito da 5 e l'ospite da 10 un 7.
Questo, per altro, è il motivo del fallimento del circa 60% delle discoteche europee dalla fine dei '90 al 2008. Un continuo rincorrersi di nomi e spese folli in cachet con locali pieni, ma sorprendentemente in perdita. Questo perché alla prima serata senza ospite c'era il deserto, che crea il buco a bilancio. E più era grande il locale più era veloce questo processo.



L'ospite è, o dovrebbe essere, nient'altro che una ciliegina sulla torta a completamento di un percorso logico, artistico, musicale e culturale della programmazione stagionale. Una sorta di "premio" alla clientela affezionata, come appunto una ciliegina su una bella torta di compleanno.
Ma ci vuole una torta però, perché solo con la ciliegina non sfami tutti…

Diverso è il discorso per un grande club che deve fare numeri molto importanti.
Ad esempio, il Fabrique a Milano o il Cocoricò a Riccione.


Lì ci vuole una programmazione decisamente più "pesante" negli investimenti con scelte artistiche più "precise", è obbligato a fare sempre o un ospite di grido o a proporre un format vincente.
Va da sé che necessiterà di personale amministrativo più numeroso e decisamente più qualificato, ma è anche vero che i prezzi dei tickets saranno più alti e spesso in prevendita.

I piccoli e i medi clubs, come ogni piccola-media azienda ha solo una strada percorribile per essere sostenibile economicamente: buona imprenditorialità, programmazione nelle scelte e crescita costante attraverso un marketing mirato.

Esattamente come ogni azienda che funziona e si rispetti.