L'avete riconosciuto? Se siete stati giovani tanti anni fa sapete bene chi è. Ammirazione e stupore, questi i sentimenti che sgorgavano dal cuore di tutti noi bambini italiani davanti alle avventure di Don Diego de la Vega in bianco e nero.

Seduti in gruppo in sala non ce ne perdevamo uno. E quando compariva l'inconfondibile profilo con la spada alzata era tutto un "Oooohhh". E poi i tre segni sulla pancia del Sergente Garcia a formare una zeta, il suo marchio. Zac zac zac!

Inseguimenti, eleganza, la mascherina (quella vera, quella che nascondeva gli occhi, mica mazzi), "Siete un maestro con la spada segnor!", i cattivi, la giustizia, l'onore, l'umorismo....in Zorro c'era già tutto.

Oggi a guardare quei vecchi episodi viene da quasi da sorridere e se mi guardo allo specchio noto che assomiglio più a Bernardo, il servo muto, ma dentro di me... ci sarà sempre un piccolo Zorro.

Olè!



Mi ricordo che da bambino restavo a bocca aperta per le acrobazie che facevano con la macchina.



E poi al giorno d'oggi vieni a scoprire questo… Quelle scene erano girate con dei modellini!




Considerando il fatto che é da piú di un decennio cheha smesso di fare cinema, direi proprio che se qualcosa doveva cambiare é già cambiato. Sean Connery é stato un attore strepitoso, interprete versatile e profondo che é passato per diversi periodi cinematografici regalandoci sia personaggi iconici e immortali come James Bond sia ruoli molto piú ragionati e profondi, recitando con i piú grandi registi spendendo sempre al meglio la sua grande professionalità. La notizia della sua morte ci rattrista e ci offre lo spunto per ricordare una colonna portante del cinema dello scorso secolo.

Tuttavia, la sua eredità artistica ce l'ha già lasciata da parecchio tempo, quando ha deciso di interrompere la sua attività cinematografica.



L'esempio più tragico è il favolosamente distrutto Michael Jackson, che ha portato suo padre, sua madre e dieci fratelli dalla povertà all'estrema ricchezza, sottoposto a una vita estenuante sulla strada, dovendo guardare i suoi fratelli maggiori andare a letto come prostitute quando aveva la tenera età di otto anni, e ovviamente con il risultato di avere molti problemi nella vita seguente. C'è un qualcosa che ritorna ... perché più tardi nella vita, quest'uomo che non ha mai avuto un'infanzia tutta sua è stato accusato, lui stesso, di essere inadeguatamente vicino ai bambini.



È davvero difficile essere una star bambino. Si chiede loro di più di quanto si dovrebbe chiedere a un bambino della loro età. Perdono l'istruzione: i genitori promettono di istruirli a casa, gli studi promettono di intervenire e dare una mano, ma molti di loro finiscono per diventare stupidi come un pezzo di legno con pochissime opzioni nella vita. Se la loro carriera fallisce, un giorno, così farà la loro vita. Perché un bambino carino non diventa sempre un adulto carino, e se la tua crescita è stata frenata da troppe ore sul set e troppo stress, e sei un piccolo ometto distrutto ... chi ti sceglierà come protagonista romantico, l'eroe, l'inferno, anche il cattivo? Sei fuori. E non c'è nessun modo di ripartire da zero , niente.



Vieni semplicemente masticato e sputato. È crudele. È orribile. Ricordi quel ragazzo di Mamma ho perso l'aereo? Adesso ha quarant'anni. Macaulay Culkin è il suo nome. L'uomo ha combattuto la dipendenza per anni. Ora è pulito e, a detta di tutti, sta andando piuttosto bene. Ma la sua carriera è un po 'morta, perché è difficile mantenere il tuo aspetto "carino" fino all'età adulta quando tutto ciò per cui eri conosciuto era solo "quel ragazzo carino di quel film che amavamo". Guarda Justin Bieber e sai solo che l'uomo sarebbe un bidello delle superiori se non fosse per la sua voce, perché l'aspetto da solo non farebbe aprire nessuna porta.

Fatto divertente per finire ... Culkin, lui stesso vittima di abusi e costretto a quello che era essenzialmente lavoro minorile da suo padre, era un ottimo amico di Michael Jackson. Culkin aveva sette fratelli, mentre Jackson ne aveva dieci. Entrambi sono stati costretti in giovane età a mantenere le loro intere famiglie. Entrambi hanno perso un'infanzia. Entrambi avevano demoni con cui combattere. Entrambi hanno lottato. Jackson lo capiva come pochi lo avevano mai fatto.



Culkin era uno di quei ragazzini che non avrebbero dovuto girare intorno al Neverland Ranch. Tuttavia, ha sempre difeso Jackson, così come molti altri giovani ragazzi di Hollywood ... come hanno detto, Jackson non era un uomo intenzionato a distruggere i bambini. Piuttosto, era una sorta di figura di Willy Wonka, ben intenzionata ma goffa, che cercava di "salvare" i bambini dagli abusi. Forse è per questo che così tante persone si sono impegnate così tanto con Jackson? Voglio dire, il ragazzo era strano, ho capito. Ma sapeva meglio di chiunque altro quanto fosse depravata l'industria e com'era non avere un'infanzia. Amico, questa roba è complicata. E assolutamente orribile. Sono sicuro che non voglio che i miei figli diventino famosi prima dei 18 anni. Se mai succederà.

L'esperienza di diventare famosi può essere brutale. E sì, molti finiscono per essere sfruttati. In più di un modo, da produttori, agenti, genitori e co-protagonisti più anziani allo stesso modo. Peggio ancora ... molti non hanno nulla da offrire alla fine.


Questa attrice è uscita dal nulla e successivamente ha lavorato in uno dei più grandi franchise di questa generazione.

Lavorava ad Hollywood da soli 5 anni e era apparsa in soli 6 film, dopodiché ottenne uno dei più grandi ruoli di sempre in un film di Hollywood.

1994 - Non cercate l'assassino

1994 - Flashfire, incendio assassino

1995 - Un duro bastardo

1996 - Sabotage

1997 - Lethal Tender

1997 - The Secret Life of Algernon

La Trinity di Hollywood per la serie di film Matrix.



Carrie-Anne Moss (Trinity) è stata una delle attrici più fortunate di Hollywood di tutti i tempi, infatti dal nulla ha ottenuto uno dei più grandi ruoli di tutti i tempi.

Personalmente non avevo idea di chi fosse Carrie-Anne Moss prima dell'uscita di The Matrix nel 1999.

Una delle attrici più fortunate, nonostante sia stata poco nell'industria dei film, é molto raro assistere ad una carriera attoriale del genere.


L'azienda che produceva lo ZX Spectrum era la Sinclair Research.

Alla testa dell'azienda c'era un geniaccio titolato inglese, sir Clive Sinclair, che è tutt'ora presidente onorario del Mensa in Inghilterra.

L'azienda iniziò a fare successo con lo ZX80, il primo computer di massa che venne messo sul mercato nel 1979, ad un costo inferiore alle 100 sterline.



Me lo ricordo benissimo, aveva 1 solo Kb di Ram. All'epoca frequentavo il liceo e con un mio caro amico andammo a vedere quella meraviglia alla GBC di Milano e lì ce lo fecero pure provare.

Fu in quell'occasione che capii definitivamente cosa volevo fare nella vita, quindi personalmente sono davvero grato a Sir Clive Sinclair. Malgrado quello, non ho mai comprato nessuno dei suoi prodotti.

Allo ZX80 fece seguito prima lo ZX81 e poi, nel 1982, lo ZX Spectrum.



Lo ZX Spectrum era venduto con due diversi tagli di memoria: 16Kb o 48Kb. La versione che ebbe più successo fu quella da 48Kb, che divenne in breve tempo uno dei computer casalinghi con più giochi in commercio.

Fino alla fine del 1983 praticamente lo ZX Spectrum non ebbe rivali nel panorama videoludico casalingo (il Vic 20 della Commodore era decisamente inferiore). Inoltre il vantaggio rispetto alle console è che era anche un computer, quindi i ragazzi se lo facevano regalare dalle proprie famiglie con la scusa dell'informatica.

L'arrivo del Commodore 64 nel 1983, ne abbassò un pochino le vendite, ma nel frattempo il mercato era anche cresciuto parecchio e quindi lo ZX Spectrum rimase un prodotto di grande successo.

Cosa determinò quindi il declino e la scomparso dell'azienda? Tre altri progetti, uno dei quali con i computer non centrava proprio niente.


  • Lo ZX Microdrive

All'epoca per salvare e recuperare i dati si usava un registratore a cassette.

Come si può bene immaginare, i dati potevano essere letti e salvati solo in maniera sequenziale e la velocità di lettura non era proprio eccezionale. Inoltre il nastro magnetico delle audiocassette era soggetto ad usura e dopo un po' il supporto coi dati poteva facilmente diventare illeggibile.

La Sinclair pensò quindi di creare un microdrive a basso costo che funzionava con particolari cartridge e di metterlo sul mercato nel 1983 ad un prezzo che riteneva accettabile:



Il problema è che questo microdrive non funzionò mai molto bene.

La scarsità di vendite fece da contraltare ad un costo elevato di sviluppo, e questo limitò la quantità di denaro disponibile per l'azienda per innovare lo ZX Spectrum.

Ma un tentativo fu fatto comunque, con:

  • Il Sinclair QL

Nel 1984 l'azienda provò comunque a fare un passo successivo, uscendo sul mercato con il Sinclair QL



Non si trattava però di una macchina da gioco. Fu pensato per essere un computer professionale e fu fatto uscire in fretta e furia per contrastare l'uscita del Macintosh della Apple.

Questa fretta fu però cattiva consigliera perché, anche in questo caso, generò numerosi problemi che affliggevano il sistema operativo della macchina. E così il mercato professionale preferì comprare il Macintosh.

Ma ancora peggio andò con un terzo progetto di Sir Sinclair.


  • Il Sinclair C5

Si trattava di uno scooter elettrico, che venne commercializzato in Inghilterra dal 1985 in poi.



In realtà era più una bicicletta con pedalata assistita, che si guidava da seduti. Il progetto però ebbe esiti disastrosi.

Questa vettura aveva infatti pesanti difetti di design, a partire dalla trasmissione fatta tutta in plastica, che era soggetta quindi a cedimenti strutturali, fino ad arrivare a problemi dell'elettronica, che ne pregiudicavano ulteriormente l'affidabilità.

In pratica il risultato fu uno spettacolare disastro finanziario, che fece perdere a Sir Sinclair circa 8 milioni di sterline dell'epoca.


L'emorragia finanziaria causata da questi tre progetti, impedì alla Sinclair Research di continuare ad innovare la linea dello ZX Spectrum.

Nel frattempo anche la concorrenza nel settore dei computer casalinghi da gioco non rimase ferma. Nel 1987 uscì l'Amiga 500 che, pur avendo un costo decisamente superiore, aveva anche delle caratteristiche inarrivabili sia dal punto di vista grafico, che prestazionale rispetto allo ZX Spectrum.

All'epoca lavoravo in un concessionario Commodore e ricordo bene che sotto Natale gli Amiga 500 andavano via come il pane.

Successivamente cominciarono a prendere piede i PC. Erano ancora costosissimi e con capacità grafiche ridicole, ma diventò comunque difficile per uno studente convincere la propria famiglia che lo ZX Spectrum era il computer adatto per studiare.

Alla fine, per quanto potesse essere stato innovativo all'uscita, lo ZX Spectrum fu definitivamente superato dall'innovazione tecnologica della concorrenza.


Che fine fece allora la Sinclair Research? Fu costretta dai debiti nel 1985 a cedere tutti i suoi diritti per i prodotti informatici alla Amstrad, che continuò comunque a vendere lo ZX Spectrum cercando anche di sfruttarne il marchio per altri prodotti successivi, che non ebbero però il minimo successo.

Per dare quindi una idea finale di quanto questo computer casalingo fosse innovativo all'epoca dell'uscita, basti pensare che (pur sotto marchi differenti) continuò ad essere commercializzato per 10 anni, dal 1982 al 1992.

La Sinclair Research comunque esiste ancora, pur avendo perso praticamente tutti i dipendenti. Sir Sinclair ha continuato ad utilizzarla come marchio, per studiare e tentare di lanciare nuovi prodotti legati alla mobilità elettrica.

Al momento nessuno di questi ha avuto successo, ma l'ormai ottantenne Sir Sinclair non sembra affatto disposto a smettere di provarci.



Quelli che col passare del tempo vengono rivalutati e spesso diventano dei cult. Un esempio classico che viene sempre citato é: Grosso guaio a Chinatown; il film al cinema fu un flop ma al noleggio vendette molto e i passaggi in TV sono sempre avuto molto share al punto che molti non credono che al cinema sia stato un insuccesso.


Anche in Italia ne abbiamo un esempio, si tratta di: Febbre da cavallo. Al cinema passò sotto
silenzio ma il continuo riproporlo sulle TV locali lo ha reso un cult.




Elettrolisi, estrazioni di denti, rasature, lifting fai da te, per le dive di Hollywood il detto "chi bello vuole apparire un po deve soffrire" era quanto mai vero!

Elizabeth Taylor


Rimasta famosa (tra le altre cose) per gli occhi viola, Liz li aveva in realtà di colore verde-azzurro in una tonalità molto intensa. Per esaltarli, usava per lo più ombretti nelle medesime nuance. Non aveva tuttavia gran bisogno di mascara: madre natura l’aveva infatti fatta nascere con la distichiasi, ovvero la presenza di una doppia fila di ciglia. Al di là dei dettami della moda, lasciò sempre le sue sopracciglia spesse ed evidenziate dalla matita. Per rendere la pelle più luminosa, di tanto in tanto si radeva il viso, segreto che apprese leggendo un libro dedicato a Cleopatra.

Rita Hayworth


La folta chioma rossa la rende ancora oggi indimenticabile. Peccato che Rita Hayworth fosse naturalmente bruna. Non solo. Il suo look venne elaborato anche passando attraverso un procedimento lungo e doloroso: l’elettrolisi. L’attaccatura dei capelli di Rita era infatti molto bassa su tempie e fronte. Dopo un anno di elettrolisi, che consiste nell’uso di una sonda metallica che provoca uno shock al follicolo portando alla rimozione del capello, guadagnò 1 cm. In seguito si dedicò alla cura dei capelli con impacchi di olio di oliva, che andava poi a sciacquare con succo di limone e acqua tiepida dopo la posa in asciugamano per 15 minuti.

Marlene Dietrich


Un volto che rimane impresso quello di Marlene Dietrich, decisamente iconico. Ma avete mai notato come la bellissima diva tedesca/statunitense inizialmente avesse un viso molto più morbido e tondeggiante? Pare infatti che per esaltare gli zigomi la Dietrich si fosse fatta togliere i molari! Per distendere la pelle del viso in una sorta di lifting fai da te, ricorreva poi a dei trucchetti che fanno soffrire al solo pensiero. Inizialmente attorcigliava delle ciocche di capelli attorno a delle forcine, tirandole e fissandole dietro la testa. Successivamente passò all’uso di nastro adesivo, poi nascosto dietro capelli o parrucche.

Joan Crawford


Una delle star più belle di Hollywood aveva una vera e propria beauty routine per mantenere il suo look giovane e fresco. Come maschera/balsamo per i capelli usava la maionese, che lasciava in posa per 15 minuti. Per mantenere tonico il viso, masticava molto chewingum. Dopo essersi lavata la faccia, la sciacquava 25 volte con acqua freddissima con tanto di cubetti di ghiaccio che poi passava anche sul viso avvolti in un tovagliolo. Dopo una doccia calda, procedeva a un’altra gelata per restringere i pori.

Vivien Leigh


La Scarlett O’Hara di Via col vento temeva che le sue labbra non fossero definite. Motivo per cui usava ritoccare il solo labbro inferiore usando matita e rossetto, rendendolo meno sottile. Ridisegnandone la forma, otteneva un effetto “imbronciato” che ne divenne caratteristico.

Marilyn Monroe


La diva delle dive era innegabilmente stupenda. Eppure confrontando le foto dei suoi esordi con quelle successive legate al successo, è evidente un cambio di look. Marilyn dedicava infatti moltissimo tempo a prepararsi, tanto che possiamo dire che la sua bellezza è naturale quanto costruita. A partire dal cambio di colore dei capelli, passato dal castano al biondo con tanto di boccoli su invito della direttrice della Blue Book Modeling Agency e ben prima di approdare a Hollywood. Un consiglio che la giovane modella colse subito, felice di schiarirsi e arrivare così ad assomigliare maggiormente al suo mito personale, la diva anni ’30 Jean Harlow. Col tempo, si cercò sempre di acconciarle i capelli con un effetto di ‘disordine ricercato’, così che la chioma apparisse glam e non rigida.
A contribuire all’esaltazione della bellezza del viso di Marilyn Monroe un ruolo importante lo ebbe anche il make up artist della Hollywood anni ’50 Allan “Whitey” Snyder. Tra le varie procedure, quest’ultimo per dare volume alle labbra applicava con pazienza 5 rossetti di diverse tonalità – simili ma degradanti – con le nuance più scure all’esterno. Amava inoltre stendere la vaselina prima del fondotinta per rendere la pelle più luminosa, con qualche tocco anche su guance, sopracciglia e soprattutto palpebre, per uno sguardo “effetto bagnato”.
Per regalare a Marilyn delle ciglia lunghe e folte ma evitando l’artificialità data dalle ciglia finte, Whitey tagliava a metà quest’ultime adottandole solo verso l’esterno. Lo sguardo seducente e misterioso, oltre che con il make up, era tuttavia ottenuto da Marilyn anche abbassando le palpebre poco prima di uno scatto, su stessa ammissione della diva.
Pare che la star ricorse al chirurgo solo in un’occasione, per aggiustare mento e naso.

Greta Garbo


La Divina aveva uno sguardo magnetico rimasto tuttora celebre. Per renderlo ancora più teatrale, Greta Garbo si faceva aiutare dal make up. Disegnava infatti una sottile linea nera tra la palpebra mobile e quella fissa, ma applicava anche un mix di gelatina e pigmento di carbone.

Ingrid Bergman


In quanto a make up, Ingrid Bergman cercava di non farne uso se non per esigenze di copione. Amava infatti un look naturale. Una cosa di sé però non le piaceva: l’attaccatura di capelli. Pensava infatti di avere la fronte troppo schiacciata. Per rimediare e renderla più spaziosa, andava dunque a depilare circa 1 cm di peluria.

Bette Davis


Non è un caso che agli occhi di Bette Davis sia stata dedicata una canzone, Bette Davis Eyes. Lo sguardo di una delle più grandi attrici di sempre era infatti grande, luminoso, magnetico. Per mantenerlo tale, Bette applicava cetrioli sulle palpebre prima di andare a dormire e vaselina sotto gli occhi contro borse e occhiaie.

Grace Kelly


La beauty routine di Grace Kelly era molto semplice e se ne occupava da sé, soprattutto dopo l’abbandono di Hollywood. Fan del contouring ante litteram, la musa di Hitchcock giocava coi blush per mettere in evidenza gli zigomi e definire il volto. Una sfumatura più chiara la applicava sull’osso, una più scura sulla parte inferiore della guancia.

Carol Lombard


Un incidente d’auto le lasciò il naso leggermente ricurvo. Piccolo difetto al quale la Lombard rimediava con il nose contouring. Con la matita disegnava infatti sul naso una linea sottile, bianca e dritta, che andava poi a sfumare e che dava l’illusione di un naso regolare.

Audrey Hepburn


Il principale segreto per un suo sguardo da cerbiatta risiedeva nella pratica di separare una per una le ciglia tramite uno spillo dopo aver applicato il mascara, in modo da allargare lo sguardo. Trucchetto che Audrey apprese dal make up artist Alberto De Rossi.





Perché secondo la critica letteraria classica è un ottimo esempio di 'falsa potenza': ovvero, qualcosa di utilizzo facile e immediato con cui fare impressione sul lettore senza troppe difficoltà, né vero talento. In effetti, se uno ci ragiona:
1) le notti sono tutte buie.
2) una tempesta è una tempesta. Ogni tanto succedono.
Secondo la critica letteraria 'applicata' invece, quella delle case editrici… La faccenda è decisamente più complicata.
La critica letteraria 'pratica' si interrogherebbe invece sulla potenza 'evidente' che questa frase ha grosso modo su qualunque lettore, e si interroghere sul perché e come riesca a ottenere questo risultato.
Che genere di immagine mentale crea nel lettore un inizio del genere?
Una notte 'buia' di certo non è una notte in città, per esempio.
Se una notta è buia, noi immaginiamo allora immediatamente un paesaggio naturale (campagna, montagna, eccetera). Se poi è tempestosa, immaginiamo pioggia e vento forte, e nel buio di un paesaggio senza luci.
Ecco allora che probabilmente stiamo guardando fuori da un finestra e da una casa in mezzo al nulla, a meno ovviamente che il romanzo non prosegua all'aperto, magari con qualcuno che avanza a tentoni nella tempesta.
La critica letteraria applicata sa bene che il valore letterario di un testo deriva dalla quantità di immagini - e soprattutto dalal coerenza - del sotto testo invisibile.
In sostanza, il valore letterario deriva da ciò che lo scrittore riesce a far arrivare a chiunque SENZA nemmeno menzionarlo.
E quindi, se da un lato la critica letteraria snobba questa frase, la critica applicata invece l'apprezza. Funziona.
E' una delle tante differenze tra chi insegna letteratura e chi, invece, campa publicando libri.



Basta cercare il brano su Google e leggere quanti hanno partecipato alla composizione, a volte può anche capitare comunque che chi esegue vocalmente il brano non compaia nei crediti ma è difficile, bisogna comunque considerare che il produttore di un cantante paga delle persone che lavorano e che non c'è nulla di male a eseguire la composizione realizzata da altri, sono mansioni abbastanza diverse… Il mito del cantautore è ormai roba d'altri tempi.



Quali libri leggere per migliorare la scrittura | Abbracciamo La ...


Leggere con consapevolezza e attenzione può aiutare a migliorare il proprio stile, certamente. Ma, sottolineo, con consapevolezza. Senza consapevolezza, si rischia di assimilare i concetti sbagliati, o i concetti giusti nel modo sbagliato.
  1. "Ma anche [inserire_nome_di_autore_molto_famoso] scrive così!" Se DFW, in Interviste con uomini schifosi, non inserisce le battute di uno dei due interlocutori non significa che tu sappia farlo con la stessa eleganza e intelligenza; se Saramago non usa la punteggiatura nei dialoghi non significa che la punteggiatura nei dialoghi sia inutile; il fatto che I Promessi Sposi si apra con una panoramica del famoso ramo del lago di Como non significa che anche il tuo romanzo debba cominciare così.
    Certo, certo, leggere questi libri ti può far accendere la lampadina e realizzare che, oddio, si può scrivere anche così, o che idea super pazzesca, o è proprio quello che stavo cercando per il mio romanzo - ma solo se sei consapevole di come e perché funzionano queste cose, in modo da farle tue e usarle, propriamente, nel tuo testo.
    E' un po' come dire che "Visto che Bill Gates ha mollato l'università, allora la mollo anche io perché evidentemente per diventare milionario non serve."
  2. "Io leggo solo i classici dell'Ottocento", per giustificare una scrittura obsoleta, contorta, verbosa, antiquata.
  3. Per ogni teoria formulata riguardo alla scrittura creativa ci sarà sempre, sempre un autore o un'autrice che ha fatto di testa sua e ha ottenuto risultati brillanti. Persino il famoso show don't tell che fa tanto impazzire gli americani (basta pensare a Cent'anni di solitudine). A cosa servono le teorie che insegnano nei corsi di scrittura, quindi? Sono strumenti diagnostici. Se il tuo testo non funziona, probabilmente è per questo motivo. E il punto è: il tuo testo non funziona, e secondo me è per questo motivo. Non significa che, in assoluto, una cosa non possa essere fatta, sennò arriva la Writing Police ad arrestarti. Ma c'è sempre un tacchino induttivista che arriva alla conclusione che "le regole non servono" perché c'è questo caso particolare di scrittore che ha scritto una roba assurda rompendo tutti gli schemi e ha funzionato! Certo che puoi infrangere le regole: ma devi farlo bene. E se non capisci perché per quel romanzo o per quell'autore infrangere le regole ha funzionato, allora l'unica cosa che assimilerai è che uno può fare quel che cavolo gli pare, tanto va bene comunque.
Leggere ti rende più consapevole. Ti permette di scoprire quello che è possibile fare con la scrittura. Ti rende un lettore più lucido e ti permette di capire cosa vorresti leggere, in modo da poter scrivere qualcosa che vorresti leggere. Ma, come per tutte le cose, deve essere fatto con intelligenza.