Eccoli qui.


I Boney M sono il gruppo musicale piú falso che sia mai esistito, ha ingannato tutti i fan per anni. Nessuno di loro ha mai cantato dal vivo, tutto era in playback, le canzoni erano scritte da altri e loro si limitavano a fingere di cantare. Nemmeno le voci erano le loro; il loro produttore, Frank Farian, faceva tutto lui. Scriveva le canzoni, cantava le parti maschili, ingaggiava le coriste per cantare le parti femminili e ovviamente faceva il suo lavoro di promoter del gruppo. Solo in poche canzoni, peraltro le meno note due delle ragazze, Marcia e Liz, facevano i cori. Anche il nome del gruppo fu un'idea del produttore, Boney era il nome di una serie televisiva trasmessa in Germania.



Beethoven si sta rivoltando nella tomba!


No, musicisti nel senso classico del termine no. Non me ne vogliano i DJ, anzi, ce ne sono di bravissimi, tipo David Guetta, ma chiamiamoli in un altro modo, che ne so…"performer musicali"…



Negli Stati Uniti hanno risolto il problema inventando lo stratagemma del 555, un prefisso che non esiste e che viene sempre anteposto ai numeri di telefono che compaiono nelle produzioni hollywoodiane e nelle serie televisive americane.
Un sistema utile e necessario per far comprendere immediatamente al grande pubblico che il numero in questione non è un numero reale e che le persone possono evitare di chiamarlo perchè non otterrebbero risposta.
Ma in alcuni casi i registi hanno utilizzato i numeri di telefono per altri motivi.
Il caso è quello ad esempio di Scrubs, la serie televisiva di successo con protagonista il chirurgo Chris Turk.
Al cast venne un'idea durante una puntata. Nel corso di un episodio venne pubblicato un numero di telefono che non era il classico 555. Il numero era vero ed era agganciato ad un telefono che il cast si passò di mano per alcune settimane rispondendo alle telefonate del pubblico che aveva così l'incredibile occasione di poter parlare con i … personaggi della serie!







Vicki Satlow, forse l'unico agente letterario di livello massimo che lavora 'a viso aperto', con tanto di sito in bella mostra.
Il problema è che fare l'agente letterario è perfino peggio che lavorare per una casa editrice, per quanto riguarda le molestie quotidiane.
Secondo molti in Italia scrive (o ha cercato di scrivere per almeno 5–6 anni) quasi il 70% degli Italiani.
E sono sempre tutti inevitabilmente schiavi del Dunning-Kruger effect, un fenomeno psicologico, perfettamente naturale, che purtroppo in letteratura ha un effetto decisamente maggiore che in qualunque altro campo.
Il Dunning Kruger è un fenomeno per il quale meno conosci una cosa, più ti sembra semplice, facile, eccetera.
E questo in letteratura ('scrittura creativa') porta inevitabilmente tutta questa masnada di scrittori a pensare di avere scritto un capolavoro.
Ma facciamo degli esempi concreti.
Per esempio, chi non sa nulla di bodybuilding…


Pensa che il body building sia sollevare pesi sempre più pesanti a caso, usando le posture corrette per non farsi male, e fine. E infatti, il motivo più diffuso per cui la gente non si ingrossa, che ci crediate o meno è il sovra allenamento.
Perché è il riposo a gonfiare i muscoli. Lo sforzo li brucia. Lo sapevate questo? Ovviamente no.
La maggior parte di quelli che falliscono nel migliorare in palestra è perché non sanno le regole di base di come ci si allena… Le quali sì, sono complicate. Sono complicatissime. Per questo senza istruttore nessuno ottiene mai un bel nulla.
Ma facciamo un altro esempio.
La letteratura è incomprensibile agli scrittori peggio ancora del pattinaggio su ghiaccio.


Guarda come sorride… Quello che sta facendo dev'essere assolutamente facile e divertente, no? Sennò non sorriderebbe.
Nel pattinaggio artistico su ghiaccio, più uno è bravo, più quello che fa sembra 'visivamente' facile. Sembra addirittura spontaneo. E farlo sembrare facile, spontaneo e addirittura divertente è proprio lo scopo 'visivo' dell'esibizione: trasmettere una sensazione piacevole allo spettatore.
In realtà, l'atleta sta facendo una fatica disumana e sta usando una concentrazione fuori dal comune, coltivata nel corso di anni.
E pensate che sia il body building che il pattinaggio sono MENO sottovalutati della letteratura. E tanto pure.
TUTTI quelli che scrivono sono agnelli sacrificali del Dunning Kruger effect; tutti quanti. Nessuno escluso. Anche molti scrittori bravi e famosi lo sono, figurarsi quelli che scrivono male.
Fino a quando non hai scritto 7–8 romanzi e non hai visto i tuoi stessi miglioramenti rispetto al primo… non hai idea del lavoro che c'è dietro e di quanto sia difficile scrivere BENE. Scrivere in modo che CHIUNQUE legge quello che scrivi 'percepisca' ciò che deve.
E peggio ancora: in letteratura peggio scrivi, più sei convinto di scrivere bene.
Nei casi estremi, in letteratura quando scrivi schifezze assolute, pensi addirittura di essere un genio. Un genio fuori dalle regole basilari della costruzione di una storia, dei personaggi e dell'arte di raccontare. Sei superiore. Gli altri ne hanno bisogno, ma tu no.
"Ma io scrivo cose vere"
"Ma io scrivo le mie riflessioni"
Il 99% di chi scrive non ha capito nemmeno che se scrive cose vere… Al lettore non gliene frega nulla.
In letteratura non è che basta 'dire' che una storia è vera, e il lettore ci crederà. Un libro non è un film, con degli attori in carne e ossa di fronte a te.
E anche quando racconti storie vere, quelli sono comunque personaggi e tu stai comunque raccontando qualcosa. Quando scrivi te la devi guadagnare quella sensazione di sincerità che nei documentari viene fornita dalle immagini o i video di repertorio, quelli reali.
E se scrivi riflessioni, allora i personaggi saranno le riflessioni.
E i personaggi, che voi lo vogliate o meno, devono andare a finire da qualche parte, non so se mi spiego. Si chiama 'inizio-svolgimento-fine', e se non c'è, al lettore mancherà COMUNQUE.
Il motivo per cui gli agenti letterari e chiunque lavora nell'editoria cerca di non sbandierarlo ai quattro venti, è non essere molestato giorno e notte da dozzine di molestatori al giorno.
Perfino io, che non sono nessuno, vengo 'molestato' almeno una volta al mese da qualcuno che ha scritto un ottimo 'qualcosa' (spesso nemmeno un romanzo) ed è convintissimo di avere scritto qualcosa di fantastico…
Mentre il 100% delle volte è letteralmente una porcata immonda… Ma io non ho nessuna voglia di dirglielo, perché poi si offenderà.
Scrivere male significa - per definizione - non saper distinguere quello che *volevi* scrivere da quello che è finito veramente *sulla carta*.
E dopo che l'hai scritto non vedi letteralmente la differenza… Altrimenti scriveresti bene.
Oppure ti auto cestineresti da solo la porcata che hai scritto… Cosa che non fa mai letteralmente NESSUNO, perché credono tutti di avere messo su carta esattamente quello che avevano in testa.
I cattivi scrittori scrivono appunti personali. E' da lì che nasce il casino. 'Universalizzare' tali appunti è un lavoro bestiale… Di cui nessuno sa assolutamente nulla.
E quando spieghi a questa gente PERCHE' fa schifo quello che hanno scritto (perché sì, io sono in grado di 'razionalizzarlo', purtroppo), loro credono che stai insultando quello che loro avevano in testa, non quello che hanno scritto effettivamente.
Quindi per evitare continue telefonate e rotture di palle infinite, gli agenti letterari VERI in Italia lavorano col basso profilo.
E quindi senza presenza social, senza sito web, eccetera. Girano il loro giro di clienti e case editrici, e fine.
Ma questo avviene anche in Inghilterra, anche se con regole diverse.
In Inghilterra avvicinare certi agenti letterari quando non sei nessuno, hai autopubblicato su Amazon o hai vinto un premio letterario che non sia lo Strega… E' proprio maleducazione, e fine della storia.


Come farsi pubblicare un libro e vendere 1 milione di copie - Alessandra  Perotti


  • 1000 è il minimo sindacabile sotto il quale si parla di fallimento 'sotto ogni punto di vista'
  • 5000 è la decenza o 'decenza interessante', a seconda del tipo di lavoro/prodotto/budget (5000 copie per le barzellette di Totti sono un fallimento assoluto).
  • 10'000 copie fanno un successo indiscusso.

Nota 1
Nell'ambito del selfpublishing ti diranno che basta molto meno, perché si guadagna di più a copia… Ma non è vero. Quello che guadagna lo scrittore non conta, quando si parla di successo. Quando un film lo guarda un sacco di gente, nessuno va a fare i conti in tasca riguardo a quanto è costato, giusto? Dunque è vero anche il contrario: se un libro se lo leggono meno di mille persone, vuol dire che non ti sta cagando nessuno, e poco importa se hai tirato su 200 euro per un anno di lavoro o quel che è.

Nota 2
Quelle qui riportate sono le cifre italiane commisurate al bacino di utenza della lingua italiana. In America va moltiplicato tutto grosso modo per 10, se ricordo bene (paese enorme, tutto che parla la stessa lingua = vendite potenziali estremamente maggiori).

Nota 3
Solo un 5% dell'editoria tradizionale arriva alle 1000 copie vendute. Nel selfpublishing la percentuale si abbassa a dismisura, ma siccome amazon tiene le cifre reali nascoste, non ci sono numeri concreti. E il motivo per cui Amazon tiene le cifre nascoste è che guadagna MOLTO di più dai servizi accessori collegati al self che dalle vendite (e quindi deve mantenere 'in piedi' la balla che il self funziona). Parlo di servizi accessori quali: pubblicità a pagamento sul loro sito, alta visibilità sui loro motori di ricerca (che poi è la stessa cosa della pubblicità), per non parlare poi di tutti i servizi che 'accessori' lo sono per davvero (grafiche a pagamento, editing, ecc).




Vita da musicista, successo e musica: talento o fortuna ...

Nessuna delle due, non siano più negli anni '70.
Devi avere delle competenze in social media marketing, gestione aziendale, brand marketing; ma prima di tutto questo devi avere un buon prodotto.
Per fare successo nell'industria musicale, hai un'unica formula vincente:
1% talento (essere fortissimo),
1% fortuna (fare network),
18% devi saper produrre e post produrre da solo,
80% saper fare business.
Oltre a queste percentuali molto approssimative, ma altrettanto vicine alla realtà, resta il fatto che devi produrre continuamente.
Non puoi fare successo facendo un pezzo l'anno, il fattore "fortuna" c'è nel momento in cui in un anno riesci a fare almeno 100 brani fatti e finiti e soprattutto catalogabili e vendibili (la musica fine a se stessa piace solo a chi la fa).
Questo per farti capire che non esiste la rockstar col colpo di fortuna, il ragazzo che arriva al sogno perché prende la chitarra in mano e suona l'assolo. Creare musica, produrla, è un lavoro a tempo pieno che ha bisogno di molto studio e molte competenze, perché "fare successo nella musica" vuol dire guadagnare e per guadagnare tanto devi lavorare tanto, esattamente quello che deve fare qualsiasi altro lavoratore di qualsiasi altro settore.




Chiedilo a un solo uomo

Max Martin è un genio

Martin aveva appena trovato il suo mentore. L'anno è il 1994 e Martin incontra il DJ svedese Denniz PoP.
Denniz vide che Martin aveva talento per la musica. Si rese conto che Martin era molto bravo a scrivere le canzoni, rispetto che a cantarle, e lo incoraggiò a farlo.
Martin passava ora dopo ora, giorno dopo giorno e anno dopo anno a perfezionare il suo mestiere. È diventato un cantautore e un produttore, ma…
Perché qualcuno dovrebbe voler andare da Martin? Non aveva successi precedenti.
Martin ha avuto la sua opportunità di mettersi alla prova. All'epoca, c'era una boy band sconosciuta che stava lottando per avere successo. Si chiamavano i Backstreet Boys.


Martin ha analizzato le canzoni che avevano avuto successo nelle classifiche e ha creato alcune canzoni per i Backstreet Boys. Ciò includeva canzoni come "Show Me the Definition of Being Lonely" e "I Want It That Way".
Disse loro esattamente come dovevano suonarle, cantarle e interpretarle.
I Backstreet Boys sono diventati famosi e "I Want It That Way" è diventata una canzone conosciuta da molte persone al mondo.
Per quanto riguarda Martin, non si è preso nessun merito. Nessuno si rese conto che lui aveva scritto la canzone. Ha continuato a farlo per molti anni ed è ora noto come un super produttore.
Ha cambiato per sempre l'industria della musica, creando un sistema per rendere popolari le canzoni pop, vedendo cosa funzionava attualmente e predicendo le tendenze future.
Insomma, molto simile a come si comporta la Apple.




Alexandre Dumas era figlio di un generale napoleonico a sua volta figlio di una schiava di Haiti di origine africana. Era quindi tecnicamente un "mulatto" e se teniamo buona la sciocca regola americana per cui "se hai una goccia di sangue nero sei nero" allora era di colore, come diciamo con un termine magari ipocrita ma più politicamente corretto.
Del resto i suo tratti somatici sono evidenti già dalle poche foto che abbiamo di lui. Cresciuto poveramente, sistematosi grazie ad un duro lavoro letterario, gli abiti francesi dell'800 infagottano un uomo sorridente con capigliatura crespa, tratti non caucasici e pelle scura.
La domanda, malgrado sia evidente quindi la risposta, è più sottile di quanto sembri: infatti la "negritudine" di Dumas è stata nascosta. Sembra incredibile ma è così.
Che il prolifico autore dei Tre Moschettieri e del Conte di Montecristo, che l'inventore del feulleiton e del racconto a puntate (pensiamo oggi alle serie tv), che il viaggiatore instancabile, che il rivoluzionario Dumas non fosse proprio bianco candido cozza contro la mentalità di tantissimi, che sotto sotto ritengono i "colorati" inferiori.
Si può celare l'evidenza? Proviamoci con questa disinformazione, meglio quindi "slavarlo", non parlare del colore della sua pelle e tralasciare questo dettaglio. In un recente film biografico su di lui il suo ruolo è andato a Depardieu.
Depardieu… mon Dieu. Chissà quante ne aveva passate Se ancora oggi certi pregiudizi sono duri a morire chissà 200 anni fa. Ma tanto io so che, come il Moschettiere Porthos, lui ci ride sopra e si fa beffe di noi.




Vorrei poterti dire che è così:

Wallace mentre autografa il suo libro per un lettore.

Solo che non lo è.
Questo è solo ciò cui tutti gli scrittori sognano di arrivare… E io ci ho impiegato circa vent'anni.
Nel mezzo c'è stato solo un oceano di lacrime, almeno per me.
Per la maggior parte degli scrittori è anche peggio, perché se l'oceano di lacrime se lo beccano tutti, nessuno escluso… solo pochissimi riceveranno mai un giorno la richiesta sincera della firma di una copia, dove per 'sincera' intendo da qualcuno che ci tiene veramente ad averla.
Spero sinceramente che tu sia più fortunato, ma non ci sperare. Le statistiche dicono il contrario.
I numeri dicono che ce la fa uno su diecimila.
Ogni cosa ha un prezzo, e quello di scrivere è questo.


Regno Unito - Wikipedia



Per la lingua inglese. Essendo l’inglese la lingua più diffusa al mondo i testi delle canzoni in inglese sono anche quelli più ascoltati. Perciò se prendi l’Europa gli artisti britannici si sono fatti maggiormente conoscere e l’industria è cresciuta molto è molto di più che in altri paesi europei.
Se prendi invece per esempio la musica elettronica, tipo tecno, EDM, house, ecc.. vedrai che tantissimi producer sono originari di altri paesi europei per esempio molti tedeschi, olandesi, ecc per fare qualche nome penso a Tiesto, Armin Van Buuren (olandesi), David Guetta (Francia), Sven Vath (Germania), Ricardo Villalobos (Cile), ecc… ci sono anche britannici tipo Carl Cox o anglofoni come Richie Hawtin (Canada), però in quel settore dove i testi contano molto di meno o quasi nulla vi sono moltissimi artisti europei di altre nazioni a primeggiare.
Quindi è chiaro che se sei un artista di talento in Regno Unito o Stati Uniti hai molte più possibilità. Le grandi vendite e guadagni fatti grazie alla lingua inglese hanno permesso all’industria di crescere molto di più che in altri paesi.


Il jazz è un dialogo tra musicisti - AgoraVox Italia

Nei mezzi di comunicazione di massa non si parla mai di musica jazz e quindi la gente della strada non conosce altro che Louis Armstrong e Duke Ellington.
Inoltre il jazz è molto lontano dai canoni della musica commerciale, soprattutto il jazz composto a partire dagli anni ’60 del XX secolo. La musica di consumo industriale che sentiamo ogni giorno nella televisione, la radio, la sala d'attesa del dentista o i grandi magazzini crea un abito sonoro nella gente e più lontana sia una musica da quella commerciale meno ascoltatori avrà, questo succede non solo con il jazz ma con qualsiasi musica diversa da quella commerciale.
La gente ha già troppe preoccupazioni nella vita come il lavoro e i figli da voler aggiungere anche l'ascolto di una musica che richieda un approccio attento e intellettuale e pertanto la gente usa la musica semplicemente come uno svago superficiale e cerca qualcosa di orecchiabile e senza complicazioni.