Quando Thriller uscì il 30 novembre 1982, pochi avrebbero immaginato che sarebbe diventato il disco più venduto di tutti i tempi, un fenomeno culturale capace di superare i 70 milioni di copie nel mondo e di ridefinire per sempre la musica pop. Eppure, il suo inizio fu tutt’altro che travolgente: la campagna promozionale partì in sordina, il primo singolo fu accolto con sorpresa, e nessuno – nemmeno in casa Epic Records – intuì subito l’impatto che quell’album avrebbe avuto su un’intera generazione.
Il primo estratto, “The Girl Is Mine”, duetto con Paul McCartney, sembrò una scelta prudente ma poco rappresentativa dell’energia innovativa del progetto. Due star che si contendono una ragazza in una ballata pop era ben lontano dall’atmosfera cupa e cinematografica evocata dalla parola Thriller e dal concept immaginato da Michael Jackson e dal produttore Quincy Jones. Le radio lo passarono, ma il pubblico rimase perplesso, e le vendite iniziali del disco furono modeste.
Tutto cambiò nelle prime settimane del 1983. Con l’uscita dei singoli “Billie Jean” e “Beat It”, Thriller si trasformò in un caso internazionale. Le due canzoni conquistarono immediatamente la vetta delle classifiche americane, portando con sé elementi che avrebbero segnato per sempre il pop: la linea di basso ossessiva di Billie Jean, accompagnata da un racconto di paranoia e fama tossica, e l’assolo esplosivo di Eddie Van Halen in Beat It, simbolo perfetto dell’unione fra rock e musica nera che Jackson desiderava.
La svolta definitiva arrivò con un momento storico della televisione: Motown 25: Yesterday, Today, Forever. Sul palco, Michael Jackson presentò per la prima volta al mondo il Moonwalk. Il pubblico impazzì, la stampa parlò di un nuovo re dello spettacolo, e le vendite di Thriller decollarono. A maggio 1983 l’album aveva già raggiunto i 5 milioni di copie negli Stati Uniti, consolidando Jackson come superstar nazionale.
Ma fu in dicembre che l’album varcò la soglia del mito: l’uscita del video di Thriller, diretto da John Landis, cambiò radicalmente il rapporto tra musica e immagini. Il cortometraggio da quattordici minuti – zombie, cinema horror, coreografie leggendarie – stabilì nuovi standard di produzione, contribuendo all’ascesa di MTV e al dominio planetario di Jackson. La diffusione internazionale del video rese l’artista un fenomeno globale: entro la fine del 1983 l’album aveva venduto circa 32 milioni di copie nel mondo, un risultato mai visto prima.
Il successo di Thriller non fu casuale. Fu la
combinazione perfetta di fattori irripetibili:
– un
artista nel suo momento creativo più alto, già riconosciuto come il
più grande intrattenitore vivente;
– la guida di Quincy
Jones, genialmente rigoroso nella selezione di soli nove
brani, tutti potenziali singoli;
– un team di autori e ingegneri
del suono all’avanguardia;
– la spinta di una televisione
musicale in piena espansione, pronta ad abbracciare il linguaggio
visivo sofisticato di Jackson;
– un contesto culturale
desideroso di cambiamento, in cui pop, R&B e rock potevano
fondersi come mai prima.
Thriller non fu semplicemente un grande successo discografico: fu un evento globale, una rivoluzione culturale che continua a definire cosa significhi essere una superstar. Da Billie Jean a Thriller, ogni brano, ogni video e ogni performance hanno contribuito a costruire un’eredità che nessun’altra opera musicale ha saputo eguagliare.
E mentre la storia della musica continua a scrivere nuovi capitoli, una certezza resta immutata: un album così non tornerà più.
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