Quando nel 1997 Boogie Nights arrivò nelle sale, molti spettatori furono catturati dall’ascesa e dalla caduta del giovane attore porno Dirk Diggler, interpretato da Mark Wahlberg. Il film di Paul Thomas Anderson, con la sua estetica scintillante e tragica degli anni Settanta, sembrava un racconto di fantasia sul lato oscuro della celebrità. Ma il personaggio di Diggler ha radici molto più cupe e reali: è ispirato alla vita di John Holmes, uno dei nomi più famigerati dell’industria pornografica americana.

Nato nell’Ohio nel 1944, Holmes iniziò la sua carriera nel porno alla fine degli anni Sessanta, in un’epoca in cui il genere stava emergendo dalla clandestinità per diventare un fenomeno culturale. Divenne rapidamente una star grazie alle sue doti fisiche e al personaggio di Johnny Wadd, protagonista di una lunga serie di film a tema poliziesco. Era carismatico, prolifico e richiesto: il suo nome divenne sinonimo di eccesso, successo e scandalo.

Ma dietro la facciata patinata, la realtà era molto più distruttiva. Negli anni Settanta Holmes cadde in una spirale di cocaina e anfetamine, perdendo progressivamente il controllo della propria vita e della carriera. Le dipendenze lo spinsero ai margini dell’industria e nel sottobosco criminale di Los Angeles.

È in questo contesto che si colloca uno dei capitoli più oscuri della sua esistenza. Holmes frequentava la cosiddetta Wonderland Gang, un gruppo di tossicodipendenti e spacciatori che operava in una casa su Wonderland Avenue, a Laurel Canyon. Parallelamente, aveva legami con Eddie Nash, potente imprenditore e narcotrafficante di Los Angeles.

Quando Holmes aiutò la Wonderland Gang a rapinare la villa di Nash nel giugno 1981 — lasciando aperta una porta scorrevole per consentire l’irruzione — firmò di fatto la propria condanna. Pochi giorni dopo, la banda di Wonderland venne massacrata con mazze e tubi di metallo: quattro persone furono uccise e una quinta gravemente ferita. Holmes fu sospettato di complicità, processato ma infine assolto per insufficienza di prove. Tuttavia, il caso lo rese una figura sinistra, al confine tra vittima e carnefice.

Dopo il processo, Holmes cercò di tornare nel porno, ma l’industria era ormai cambiata. Girava film su VHS, con cachet minimi e una salute in rapido deterioramento. Nel 1986 gli fu diagnosticato l’HIV, ma continuò a lavorare, infettando probabilmente ignari partner di scena. Morì due anni dopo, nel marzo 1988, a soli 43 anni, di complicanze legate all’AIDS.

Paul Thomas Anderson, affascinato dal contrasto tra l’euforia e la decadenza dell’età d’oro del porno californiano, prese spunto dalla parabola di Holmes per costruire Boogie Nights. Dirk Diggler, pur ispirato a lui, è una versione romanzata: meno oscura, più ingenua e, in un certo senso, più tragica. Dove Holmes fu consumato dal cinismo e dalla dipendenza, Diggler rappresenta la purezza corrotta dal successo, l’illusione del sogno americano declinato nel mondo del sesso e della fama.

Il film non è un biopic, ma un’allegoria dell’America che consuma e distrugge i propri miti. Tuttavia, dietro ogni scena di euforia, ogni festa e ogni eccesso, si intravede l’ombra lunga di John Holmes: un uomo che cercò di essere una leggenda e finì per diventare un monito.