"Philip Marlowe e il generale Sternwood nella versione di Howard Hawks de "Il grande sonno". Gran parte dei dialoghi provengono dal libro di Chandler." Questa frase è un'ottima introduzione all'atmosfera del film e del romanzo.
Ecco una raccolta di citazioni dal brillante romanzo d'esordio di Raymond Chandler, "Il grande sonno":
Il fascino senza tempo di Raymond Chandler risiede non solo nelle sue intricate trame poliziesche, ma soprattutto nella sua prosa tagliente e nei dialoghi indimenticabili del suo iconico detective, Philip Marlowe. Il romanzo d'esordio, "Il grande sonno", da cui Howard Hawks ha tratto un adattamento cinematografico memorabile con Humphrey Bogart nei panni di Marlowe, è un perfetto esempio di questo stile inconfondibile. Gran parte dei dialoghi del film, infatti, sono stati ripresi fedelmente dalle pagine del libro, testimonianza della loro perfezione intrinseca.
Ecco una piccola selezione di citazioni che catturano l'essenza del genio di Chandler, un autore la cui opera continua a essere pubblicata e amata a oltre sessant'anni dalla sua scomparsa:
Quando le Parole Incidono più di un Proiettile
Sull'Accompagnatore Ideale e le Verità Scomode: In un incontro serale che dipinge subito il degrado velato della Los Angeles notturna, il detective Philip Marlowe e una giovane donna si imbattono in un giovane palesemente fuori posto. Lasciandolo alle spalle, la donna commenta con una pungente ironia che definisce il suo mondo:
"Il signor Cobb era il mio accompagnatore. Un accompagnatore così gentile, il signor Cobb. Così attento. Dovresti vederlo sobrio. Dovrei vederlo sobrio. Qualcuno dovrebbe vederlo sobrio. Voglio dire, giusto per la cronaca. Così potrebbe diventare parte della storia, quel breve lampo, presto sepolto nel tempo, ma mai dimenticato – quando Larry Cobb era sobrio." Questa citazione non è solo una battuta tagliente; è un commento sulla facciata sociale, sulle apparenze ingannevoli e sulla rara onestà che emerge solo in circostanze estreme. Il desiderio di vederlo sobrio è un desiderio di verità, un lampo di lucidità in un mondo annebbiato dalla finzione e dall'alcol, un'occasione persa per toccare la realtà.
Sulla Diffusione della Violenza e la Scarsità di Intelletto: Marlowe, con la sua inconfondibile calma di fronte al pericolo, si trova in una stanza dove un uomo gli punta una pistola. La sua risposta non è di paura, ma di disincantata osservazione, quasi un lamento sulla stupidità umana:
"Così tante armi in giro e così pochi cervelli. Sei il secondo che incontro nel giro di poche ore e che sembra pensare che una pistola in mano significhi un mondo per la coda." Questa frase cattura il cinismo di Marlowe e la sua profonda comprensione della natura umana, o almeno di quella che incontra nel suo lavoro. Le armi sono strumenti, ma la loro efficacia è vanificata dalla mancanza di intelligenza e discernimento in chi le brandisce. È una critica sottile ma ferma alla violenza gratuita e all'illusione di potere che essa conferisce a menti limitate.
L'Indifferenza della Morte nel Cuore della Narrazione: Con la sua voce narrante asciutta e lapidaria, Marlowe descrive l'ingresso in una scena che, con la sua sola presenza, urla tragedia. La sua riflessione sulla morte è al tempo stesso macabra e disarmante:
"Nessuna delle due persone presenti nella stanza prestò attenzione al mio ingresso, anche se solo una di loro era morta." Questa citazione è un capolavoro di economia linguistica. Con poche parole, Chandler crea un'immagine vivida e inquietante, sottolineando la passività del defunto e l'assurdità della situazione. È un esempio perfetto del noir, dove la morte è una presenza costante, a volte quasi banale nella sua inevitabilità. Il contrasto tra l'attenzione prestata dai vivi e l'indifferenza del morto è un tocco di genio stilistico.
Sull'Amarezza delle Maniere Imperfette: Di fronte all'antipatia di un cliente per il suo comportamento, Marlowe risponde con un'autoironia velata di malinconia, rivelando un lato più vulnerabile del suo carattere burbero:
"Non mi dispiace se non ti piacciono le mie maniere. Sono piuttosto pessime. Mi dispiace molto per loro durante le lunghe sere d'inverno." Questa frase svela la solitudine del detective, la sua consapevolezza delle proprie imperfezioni e la tristezza che esse possono portare quando il lavoro tace e la notte avanza. È un momento di inaspettata intimità, che umanizza Marlowe e lo rende ancora più affascinante. Non è solo il cinico che incontra i criminali, ma un uomo che riflette sul proprio essere.
Il "Grande Sonno": Una Riflessione sulla Morte e l'Indifferenza Finale: Il titolo del romanzo trova la sua più profonda espressione nella riflessione di Marlowe su uno dei personaggi defunti. È una meditazione sulla morte come cessazione di ogni preoccupazione, un sonno eterno da cui nulla può turbare:
"Che importanza aveva dove giacevi una volta morto? In un pozzo nero sporco o in una torre di marmo in cima a un'alta collina? Eri morto, stavi dormivi il grande sonno, e cose del genere non ti preoccupavano. Olio e acqua erano come vento e aria per te. Dormivi e basta il grande sonno, senza preoccuparti della bruttezza di come eri morto o di dove eri caduto." Questa citazione è il cuore filosofico del romanzo, un inno all'indifferenza della morte. La fine è la fine, e con essa si dissolvono le preoccupazioni terrene, le distinzioni sociali, la bellezza o la bruttezza della caduta. È una visione nichilista ma al tempo stesso liberatoria, che avvolge il lettore in una sensazione di pace finale, un oblio definitivo che è l'unico vero sollievo dai tormenti della vita.
Raymond Chandler, con i suoi sette romanzi e venticinque racconti, ha scolpito un genere, quello dell'hard-boiled, con la sua penna affilata e la sua capacità di catturare l'atmosfera di una Los Angeles corrotta e seducente. Il motivo per cui le sue opere rimangono in stampa a sessantadue anni dalla sua morte è evidente in queste citazioni: la sua prosa è senza tempo, i suoi personaggi complessi, e la sua visione del mondo, per quanto cupa, è intrisa di una verità cruda e innegabile. La sua opera non è mai stata eguagliata nella sua capacità di combinare stile, intrigo e profonda intuizione psicologica.
L'audacia stilistica di Chandler non si limitava ai dialoghi. L'incipit al presente del suo quinto romanzo, "The Little Sister", pubblicato nel 1948, era insolito per l'epoca, ma è oggi riconosciuto come un classico chandleriano, un esempio brillante di come l'autore sapesse immergere immediatamente il lettore nel mondo di Marlowe:
"Il pannello di vetro zigrinato della porta reca una scritta con vernice nera scrostata: 'Philip Marlowe... Investigations'. È una porta piuttosto squallida in fondo a un corridoio altrettanto squallido, in un edificio di quelli che erano nuovi più o meno nell'anno in cui il bagno interamente piastrellato divenne il fondamento della civiltà. La porta è chiusa a chiave, ma accanto ce n'è un'altra con la stessa scritta, ma non chiusa a chiave. Entrate pure: non c'è nessuno qui dentro tranne me e una grossa mosca. Ma non se venite da Manhattan, Kansas."
Questo incipit è un invito diretto e quasi provocatorio, che stabilisce immediatamente il tono: l'ambiente è malandato, la presenza del detective è un'eccezione, e c'è un umorismo secco e una punta di disillusione che permeano ogni parola. La menzione del "bagno interamente piastrellato" come "fondamento della civiltà" è un tocco di genio, un'osservazione sardonica sulla modernità e i suoi simboli. E l'avvertimento finale per chi viene da Manhattan, Kansas, sigilla l'esclusività e la peculiarità del mondo di Marlowe, un mondo non per tutti.
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