Per molti fan e critici, la trasformazione del sound dei Chicago da un energico jazz-rock a un approccio più "soft" è spesso attribuita alla tragica e prematura scomparsa del chitarrista Terry Kath nel 1978. Eppure, un'analisi più approfondita della loro discografia e delle dinamiche interne ed esterne alla band rivela che questo cambiamento era già ben avviato, e persino incoraggiato, anni prima di quel fatale evento. La verità è che i Chicago erano già sulla buona strada per addolcire il loro stile molto prima di perdere una delle loro figure chiave.
Nei loro primi anni, i Chicago ambivano a essere, e in gran parte lo furono, i "Beatles con le trombe". I loro primi singoli erano prevalentemente brani rock uptempo, fortemente influenzati dal jazz e dal blues, che li rendevano unici nel panorama musicale degli anni '70. Raccolsero un successo dopo l'altro, consolidando la loro reputazione di band innovativa e di rottura.
Tuttavia, il seme del cambiamento fu piantato già nel 1973, con l'uscita di "Just You and Me". Sebbene fosse un brano a tempo medio che si limitava a sfiorare la ballata, raggiunse un significativo quarto posto nelle classifiche. Questo fu un campanello d'allarme per il loro management e per l'etichetta discografica, la Columbia Records. Entrambi notarono il potenziale commerciale di questo genere meno aggressivo.
La risposta non si fece attendere. Il loro singolo successivo, "(I've Been) Searchin' So Long", pubblicato l'anno seguente (1974), era ancora più vicino a una ballata e salì fino al nono posto. Seguì "Call on Me", un'altra ballata midtempo, che nello stesso anno raggiunse il sesto posto. A quel punto, il management e l'etichetta avevano imparato a fare i conti: il pubblico adorava Peter Cetera che cantava le ballate! Questa fu una rivelazione chiave che avrebbe plasmato il futuro sonoro della band. Poco dopo, uscì "Wishing You Were Here", con Cetera e Kath alla voce e i Beach Boys ai cori, che pur arrivando "solo" all'undicesimo posto, confermava la direzione.
Involontariamente, la band stava imboccando una strada dettata sempre più dalle logiche del management e dell'etichetta. Non guastava il fatto che Peter Cetera, oltre ad avere una voce inconfondibile, fosse anche, diciamo, più fotogenico rispetto ai suoi compagni. Non era certo una "pin-up" nel senso tradizionale, ma la sua immagine era indubbiamente popolare, specialmente tra il pubblico femminile. La band iniziò a realizzare video promozionali per le canzoni e si assicurò di mettere Cetera in primo piano, soprattutto quando era lui a cantare come solista.
I singoli del 1975 e del 1976 tentarono in parte di contrastare la crescente tendenza alle ballate di Cetera, ma furono comunque successi. Poi, nel 1976, arrivò il brano che avrebbe cementato definitivamente la loro reputazione (e il loro destino commerciale) nel mondo del soft rock: "If You Leave Me Now". Questa ballata definitiva, cantata magistralmente da Cetera, raggiunse il primo posto in classifica, diventando un successo mondiale. A quel punto, il management e l'etichetta non avevano più dubbi: volevano più ballate, e le volevano cantate da Cetera.
La band, pur resistendo fino a un certo punto per mantenere la propria identità originaria, finì per sfornare un numero crescente di canzoni simili a ballate a tempo medio. Le tensioni interne cominciavano a farsi sentire, e i membri iniziarono a prendere in considerazione l'idea di album solisti o progetti paralleli. L'album "Chicago XI" (1977) rifletteva già questa frammentazione, apparendo più come una raccolta di canzoni soliste che come un lavoro collettivo della band. A quel punto, erano stati insieme come band per dieci anni, e la voglia di una pausa o di nuove esperienze era palpabile.
Fu in questo contesto di crescente cambiamento e tensione che Terry Kath incontrò la sua prematura e tragica fine all'inizio del 1978. La band rischiò seriamente di sciogliersi dopo questo evento devastante, poiché avevano perso una delle figure chiave, quella che più di ogni altro desiderava che i Chicago rimanessero fedeli al loro sound originale. Alla fine, decisero di andare avanti, riunendosi per registrare l'album "Hot Streets" (1978).
Tuttavia, non tutto andava per il meglio nel mondo dei Chicago. Sebbene "Hot Streets" vendesse bene, le ballate non raggiunsero il successo sperato, con il pubblico che sembrava preferire i numeri a tempo medio. Gli album successivi, "Chicago XIII" (1979) e "Chicago XIV" (1980), si rivelarono entrambi disastrosi a livello commerciale. Questo insuccesso portò la Columbia Records a prendere una decisione drastica: non rinnovare il contratto con la band.
Per ottenere un nuovo contratto con la Warner Bros. Records, i Chicago furono costretti ad accettare condizioni più stringenti e un maggiore input da parte dell'etichetta e del management. Questa fu la vera svolta decisiva verso il sound più soft e mainstream. Di conseguenza, venne incaricato David Foster di produrre "Chicago XVI" (1982). E se c'è una cosa che David Foster ama, sono le ballate pop con arrangiamenti lussureggianti e levigati.
Il risultato fu "Hard To Say I'm Sorry", una ballata cantata da Peter Cetera che raggiunse il primo posto in classifica, riportando la band sotto i riflettori e riaccendendo la loro fortuna commerciale. Da quel momento in poi, l'etichetta continuò a spingere per altre ballate, costringendo la band a piegarsi sempre più al proprio volere e alle logiche di mercato.
Questa è una vecchia discussione tra i fan dei Chicago. Alcuni amano profondamente i loro primi pezzi, considerandoli all'avanguardia e radicalmente diversi da tutto ciò che passava alla radio in quell'epoca. Per molti cresciuti con quel sound, la musica dei Chicago è la colonna sonora della loro vita.
Tuttavia, le ballate sono diventate una parte innegabile e significativa della loro eredità. Sebbene non si possa definire i Chicago semplicemente una "band di ballate", è innegabile che queste abbiano giocato un ruolo cruciale nella loro longevità commerciale. Ancora oggi, dal vivo, i Chicago propongono un vivace mix dei loro successi storici e di materiale più recente, incluse le ballate. Anche dopo 55 anni di carriera, la band continua a suonare con energia e passione.
La mancanza di Terry Kath è ancora sentita, e Peter Cetera è ormai un affermato artista solista da più tempo di quanto non fosse stato membro della band, libero di "sbizzarrirsi con le ballate" a suo piacimento. E proprio per questo, molti fan scelgono di continuare a vedere i Chicago come entità separata, una band che si è evoluta, ha affrontato perdite e cambiamenti, ma che ha saputo adattarsi, forse a caro prezzo, alle dinamiche di un'industria musicale in continua evoluzione, senza mai smettere di fare musica.
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