Semplice: il CD è più fedele.

Vorrei fare una premessa. Qui mi riferisco ai dischi in vinile "autentici", ovvero a quelli incisi negli anni '70 o prima. Infatti, quelli di oggi sono una mezza "sola" in quanto a genuinità. Si tratta infatti di dischi in vinile, ma realizzati da master digitale.

È evidente che si ha qui un doppio passaggio: dalla sorgente acustica reale al supporto digitale e poi da questo all'incisione analogica su vinile. Se qualcuno sente la versione digitale e quella del vinile tratta dalla prima e afferma che la seconda è più fedele è chiaro che si prende in giro da solo. Talora c'è addirittura un passaggio in più, perché si prende un vecchio vinile, lo si masterizza in digitale e, infine, si riporta il tutto di nuovo sul vinile. Il tutto per mere ragioni commerciali, cioè per chi vuole avere, vedere e toccare il vinile che riporta i brani preferiti.

Detto ciò, con il livello di campionatura (numero di bit di rilevazione al secondo o bitrate) di oggi, garantito durante la registrazione del suono originale, il formato digitale supera di gran lunga la qualità di qualunque traccia fisico-analogica sul vinile. Perché? Fondamentalmente, perché il digitale permette di veicolare agli altoparlanti una quantità superiore d'informazione (bit) emessa dalla sorgente reale.

All'atto pratico sono diverse le superiorità della musica in digitale. Quest'ultima consente una riproduzione con molto minori alterazioni. La risposta della puntina (piezoelettrica, ceramica o magnetica) alla deformazione indotta dai solchi del disco è infatti complessa, non certo lineare. Questo ovviamente senza considerare che puntina e solchi si consumano. In un CD il lettore laser non può sbagliare, a meno che non subentri un difetto.

Per motivi analoghi, la musica su un vinile può essere restituita fedelmente entro un intervallo dinamico inferiore a quella registrata su CD. Ciò significa che un suono molto basso tende a confondersi col rumore di fondo e uno molto alto tende a distorcere. Solo la musica che sta nel mezzo è pulita. L'orecchio sensibile se ne accorge, specie se il brano è ben noto. Basterebbe comunque ascoltare i passaggi in "pianissimo" per verificare la bontà del CD.

A proposito di rumori, va qui citata l'assenza nel CD di suoni spuri che derivano dai disturbi di sottofondo provocati dal tipo di sollecitazione subita dalla puntina del giradischi. Essi sono dovuti alle imperfezioni dei solchi sul vinile, all'ineliminabile polvere o alla puntina stessa che sfrega sul disco. Buona parte di queste interferenze sono ineliminabili anche con i migliori filtri. Senza contare che i filtri talora filtrano anche il suono originale.

Non è finita. Un disco in vinile, meccanicamente trascinato, ha una velocità di rotazione la cui costanza è molto difficile da controllare. Piccolissime variazioni nel motore, nella cinghia o nella forma del disco possono provocare cambiamenti di velocità che, seppur minimi, influiscono sul suono. La rotazione di un CD, invece, ha un'altra natura, poiché serve solo a presentare l'informazione in sequenza. Il ritmo è controllato digitalmente dall'orologio di sistema.

Naturalmente, se la campionatura è scarsa (basso bitrate) la qualità scema anche nella musica digitale. Per motivi simili occorre fare attenzione al tipo di formato digitale. Per intenderci, l'informazione audio compressa, tipo mp3, consente una riduzione notevolissima di spazio di memoria, ma comporta inevitabilmente la perdita della nitidezza del suono. Qui si può certamente concordare sul fatto che la qualità decada. Meno il formato è compresso, più informazione passa e più il suono è fedele all'originale. Questo è sicuro. Va anche detto che, data una certa compressione, alcuni brani soffrono di più di altri.

In definitiva, se stiamo su bitrate originali elevati, come nei migliori CD, ed evitiamo la compressione dei dati registrati l'informazione veicolata dalla sorgente reale si conserva di più col digitale che con la riproduzione analogica. La riproduzione di un vinile passa certamente meno informazione e, inoltre, ne introduce di nuova che nulla ha a che vedere con la sorgente reale.

La storia che il vinile sia meglio del CD è appunto solo una storia, una leggenda metropolitana priva di fondamento tecnico-scientifico e sviluppata solo per qualche ragione nostalgica o per qualche predilezione "vintage". Giustificatissima emotivamente, sia chiaro; ma per nulla avvalorata fisicamente.

Può però essere interessante considerare che il vinile talvolta piace di più proprio per i difetti che ha. Gli stacchi musicali netti che un CD restituisce nitidamente risultano ammorbiditi su un vinile e questo offre talvolta l'impressione di superiore armonia. In realtà, il CD riporta più fedelmente quella che è la realtà dei fatti acustici, anche nelle porzioni più discontinue. Ci sono dei suoni per i quali ciò si evidenzia con chiarezza, come nel caso dello zampillio dell'acqua, della monetina che rotola e persino del parlato, tanto per fare degli esempi.