Nella storia della
musica rock
ci sono state numerose
rivalità.
La
più famosa è probabilmente quella che ha coinvolto i
Beatles e
i Rolling Stones.
Le varie risposte pervenute
hanno confermato la prevalenza
dei Beatles sui Rolling Stones, come riassunto nella
NOTA 1
(vedi dopo).
In realtà i due gruppi non sono
stati mai in una vera e propria competizione, poiché avevano
(almeno originariamente) poco in comune: i
Beatles
erano infatuati del
rock’n’roll
e di Elvis Presley, mentre i
Rolling Stones
erano visceralmente innamorati del
blues più oscuro, quello di Muddy Waters (da un suo brano il loro
nome) e di Robert Johnson.
In effetti un singolo del 1950 fu
l’origine per i Rolling Stones: Il lato A conteneva Rollin' Stone,
un singolo del cantautore blues statunitense
Muddy Waters e il lato B
Walking Blues, scritto da Robert Johnson nel 1936.
Rollin'
Stone
è una interpretazione del brano
tradizionale
Catfish Blues
ed ha dato il nome alla nota
rivista musicale Rolling Stone
e al gruppo rock The Rolling
Stones.
Nel 2000, il brano fu premiato con un Grammy Hall of Fame
Award; inoltre, nel 2004 fu incluso al numero 459 fra le 500 migliori
canzoni, secondo la rivista omonima.
Gli stili e gli interessi diversi
hanno permesso la comune
coesistenza, visti che gli ambiti ed il pubblico cui si rivolgevano
erano differenti, anzi, la reciproca stima fece nascere un rapporto
d’amicizia tra i leader.
Ad esempio
Lennon e McCartney hanno scritto
nel 1963 “I wanna be your man” per la band di Jagger,
permettendogli di presentarsi con un brano nuovo e di staccarsi dalle
cover blues in cui fino a quel momento si era cimentata.
Probabilmente la loro rivalità, quella di cui tutti i media hanno
parlato per tanti anni, venne costruita a tavolino.
I
Beatles, fin dall’inizio
della loro carriera discografica, sono stati proposti come i classici
bravi ragazzi
della porta accanto, rassicuranti
nelle loro giacche ordinate e nei loro capelli ben pettinati,
vendendo un’immagine che poco apparteneva al loro reale modo di
essere, soprattutto nelle persone di Lennon e Harrison, non certo
appartenenti alla migliore borghesia. Questa impostazione estetica e
mediatica fu dovuta all’intuizione di Brian Epstein, il loro
manager, che seppe introdurli in un binario che li portò dritti a
suonare per la regina e a ricevere il titolo di baronetti.
Gli
Stones
furono subito messi in
contrapposizione con i Beatles, soprattutto nei giovani che
iniziavano a manifestare i primi segni di insoddisfazione verso la
rigida società britannica:
nasceva così la rivalità
Beatles vs. Rolling Stones.
Così i Beatles divennero i “buoni”,
mentre gli Stones furono i “cattivi”, attori involontari
dell’eterna lotta tra il bene ed il male.
BEATLES VS ROLLING STONES: LA PIÙ
GRANDE RIVALITÀ MEDIATICA DEL ROCK
Questi ruoli assegnati a tavolino
fecero per un po’ la fortuna dei
due gruppi, riempiendo i giornali di dibattiti sempre più accesi,
mentre i diretti interessati ridevano e accumulavano milioni di
vendite.
Con l’introduzione alle droghe
leggere da parte di
Bob Dylan
(seguite da quelle pesanti per
mano d’altri), i
Beatles
progressivamente si trasformarono,
allungando barbe e capelli e vestendo in maniera sempre più
stravagante e meno ordinaria, ed i loro testi ed atteggiamenti
divennero sempre meno edulcorati.
I
Rolling Stones, dal canto
loro, continuarono a mostrarsi come teppisti, divenendo una vera
ossessione per un certo tipo di media, fino a quando rischiarono
grosso con la retata del 1967 a Redlands, nel Sussex. Jagger fu
condannato a tre mesi di reclusione e Richards ad un anno, ma
l’intervento del Times con l’editoriale “Chi schiaccia una
farfalla sotto una ruota”, che accusò la giustizia britannica di
aver condannato le rockstar e non i cittadini comuni, portò una
riconsiderazione delle pene in appello.
Il raid di
Redlands, una delle più
clamorose operazioni antidroga nella storia del rock’n’roll, è
raccontato nel libro «Mick Jagger» di Philp Norman.
Con la fine degli anni ’60 e lo
scioglimento dei Beatles nel 1970, la grande rivalità Beatles
vs. Rolling Stones fu cristallizzata e legata indissolubilmente al
decennio che era appena trascorso. I Beatles intrapresero carriere
soliste e si trovarono spesso a battagliare tra loro in classifica,
mentre i Rolling Stones hanno continuato tra alti e bassi, arrivando
ai giorni nostri ancora con la fama di dannati.
ANNI ’60.
COME SI POTEVA
ASCOLTARE IN ITALIA LA MUSICA DEI BEATLES E DEI ROLLING STONES IN
QUEL PERIODO?
Poco e male.
Agli inizi degli anni
’60 esisteva un solo programma che trasmetteva musica giovanile di
origine straniera:
Il Discobolo, un programma
radiofonico andato in onda dal 1953 al 1961. Il programma trasmetteva
essenzialmente musica straniera, soprattutto americana. Così furono
fatti conoscere in Italia il
jazz
(Count Basie, Cole Porter, Lennie
Tristano, ecc.), il
pop
(The Platters, Paul Anka, Pat Boone,
Neil Sedaka, ecc.) e
gli esordi dell’era “rock
and roll”
(Elvis Presley, Chuck Berry,
Littla Richard, Jerry Lee Lewis, ecc.).
Il Discobolo durava veramente poco,
poiché andava in onda tutti i
giorni dalle 13.50 alle 13.55 (solo 5 minuti!). Alla domenica c'era
uno speciale dalle 15.00 alle 15.30 (30 minuti e basta!).
Un miglioramento arrivò il 16 ottobre
1965 con
“Bandiera Gialla”,
programma ideato e condotto da Arbore e Boncompagni e trasmesso sul
Secondo Programma RAI sino al 9 maggio 1970.
Perché questo strano nome?
La musica angloamericana dei
giovani all'epoca (anni ’60) era pressoché bandita dalla radio
italiana e proprio per questo motivo il programma fu collegato al
simbolo della quarantena per epidemia e divenne appunto “Bandiera
gialla” (Attenti! Non avvicinatevi!) poiché era collegato a tali
generi musicali, troppo “innovativi” (e, quindi, “pericolosi”)
per la RAI dell’epoca.
In tale situazione, specialmente sino a
metà degli anni ‘60, le nuove canzoni arrivavano molto in ritardo
in Italia e, per me, l’unico modo per essere aggiornato era quello
di
ascoltare qualche radio
straniera.
Dopo qualche tentativo, riuscii a
scoprire – con grande felicità –
Radio Lussemburgo (London
West One, emittente ad onde medie) che alla mezzanotte di ogni
domenica trasmetteva il meraviglioso programma
“Top Twenty Play”, che
proponeva i 20 dischi più venduti in Inghilterra nella settimana
precedente sulla base delle classifiche pubblicate dal famoso
giornale
The New Musical Express (NME).
In
NOTA 2
alcune notizie su The New Musical
Express e su Radio Lussemburgo.
Ricordo ancora la curiosità che avevo
ogni domenica notte nell’attesa di conoscere quale sarebbe stata la
nuova
“Top 20 Play”
del NME. Mi sintonizzavo su Radio
Lussemburgo e speravo che le condizioni atmosferiche consentissero un
buon ascolto, cosa che accadeva un terzo circa delle volte; tutte le
altre volte o si ascoltava a tratti (poco e male) oppure si sentivano
solo rumori di fondo insopportabili. Pazienza: bisognava aspettare
un’altra settimana!
Ricordo anche che
l’uscita di un nuovo disco
dei Beatles
aveva questa particolare
caratteristica: non dava la scalata alla classifica un po’ alla
volta, ma quasi sempre compariva immediatamente
direttamente al primo posto
in classifica, all’improvviso:
la settimana prima non compariva della “Top 20 Play” e la
settimana dopo era al N.1! E lì restava per varie settimane…
In NOTA 3
riporto un aneddoto personale, che
descrive bene come i dischi statunitensi e britannici arrivassero in
ritardo in Italia in quei tempi.
LE CLASSIFICHE DI THE NEW MUSICAL
EXPRESS (NME)
Quali risultati di sintesi possiamo
ottenere dalle classifiche di NME degli anni ’60 trasmesse ogni
domenica da Radio Lussemburgo?
Ho elaborato i dati disponibili per il
periodo
dal 18 dicembre 1959 a fine
dicembre 1969 (anni ’60)
ed ho ottenuto
questi 3 riepiloghi, che mi
sembrano molto interessanti.
-1) The Beatles vs The Rolling
Stones
Viene confermata la
prevalenza dei Beatles
(19 volte al n.1 dal 1963 al 1969)
rispetto ai Rolling Stones (8 volte “soltanto”).
Nella tabella è indicato quale gruppo
(con quale brano) è stato al N.1, a partire da quale data e per
quante settimane consecutive.
Una sola volta è capitato (The
Beatles, “She Loves You”, 1963) che un brano sia ritornato al N.1
dopo aver lasciato precedentemente
la prima posizione della classifica:
-2) Tutti gli esecutori del decennio
arrivati al N.1, confrontati fra di loro.
I Beatles sono stati al N.1 in 19
occasioni,
per un totale di ben
75
settimane: quasi
un quarto
del tempo intercorrente fra la
prima (2 marzo 1963) e l’ultima volta (28 giugno 1969) in cui i
Beatles sono stati al N.1 del Ranking. Formidabile!
Seguono Elvis Presley con 12 volte, i
Rolling Stones con 8, Cliff Richard con 6, ecc., come si può vedere
nei dettagli qui sotto:
Ho usato i
colori di sfondo
per rendere più immediatamente
riconoscibili i varie esecutori nelle diverse tabelle via via
mostrate.
-3) Le canzoni con più lunga durata
nella posizione N.1 (con almeno 1 mese di permanenza)
Al primo posto troviamo
Elvis Presley
(a fine 1960,
9 settimane consecutive).
I
Beatles
non sono nelle prime posizioni, ma
compaiono
ben 8 volte
con altrettanti diversi brani,
generalmente a maggio
(1963, 1965 e 1969) oppure a
fine anno
1963, 1964, 1965 e 1967).
I Rolling Stones compaiono una sola
volta (1969), vedi qui sotto:
NOTA 1:
Le risposte pervenute sino ad oggi 15
aprile 2020 sono 14 in totale, compresa la mia, che è a favore dei
Beatles.
Risultato:
10
risposte per i Beatles
2
a favore dei
Rolling Stones
2
con una preferenza in
parità.
Se in futuro arriveranno altre
risposte, aggiornerò questa classifica di preferenze.
NOTA 2: NEW MUSICAL EXPRESS E RADIO
LUSSEMBURGO
Il 29 maggio 1947 il New Musical
Express aveva pubblicato per la prima volta una
“Top Ten”
ed il 28 maggio 1949 era passato
alla
“Top Twenty”; in tale
data iniziò la trasmissione radiofonica di queste classifiche
tramite Radio Lussemburgo (The Station of the Stars) con il
suo programma “Top Twenty Show”.
La classifica del
New Musical Express (NME)
è stata la prima nel Regno Unito
a misurare la popolarità delle musiche in base alle vendite fisiche
di dischi, mentre in precedenza venivano utilizzate le vendite di
spartiti. Il cofondatore di NME Percy Dickins imitò la classifica
prodotta dalla rivista American Billboard e iniziò a compilare la
prima hit parade britannica nel 1952. Per la prima classifica,
Dickins telefonò a un campione di circa 20 negozi chiedendo un
elenco delle 10 canzoni più vendute. Questi risultati furono poi
aggregati per dare una classifica che fu pubblicata in NME il 14
novembre 1952.
NOTA 3: UN ANEDDOTO
Fra i tanti ricordi mi fa piacere
segnalare anche questo, per ultimo: quando andavo in un negozio di
dischi
a chiedere un brano sentito a
Radio Lussemburgo, la risposta era qualcosa del genere: o “Non lo
conosciamo” oppure “Chissà quando il disco arriverà in Italia”…
Una volta andai a chiedere se fosse
arrivata la cover di
“If I Had a Hammer”
(musica del cantautore e
folk-singer statunitense Pete Seeger e testo di Lee Hays)
eseguita da
Trini Lopez, che avevo
sentito il giorno prima su Radio Lussemburgo.
Questa è stata una delle prime
canzoni di protesta
della stagione del pacifismo e
della contestazione contro la discriminazione razziale, canzone che
poi sarebbe stata orrendamente trasformata (e travisata) in Italia
diventando “Se avessi un martello”, con una traduzione perfetta
del titolo, ma con un testo (lyrics) completamente e disastrosamente
diverso!
La versione di Trini, molto ritmata,
raggiunse il primo posto delle top chart in trentasei paesi,
piazzandosi al terzo posto negli Stati Uniti, rimanendo per anni una
delle canzoni maggiormente trasmesse dalle radio.
Chiesi al commesso di Ricordi (negozio
di dischi) se fosse arrivato il disco di Trini Lopez e pronunciai il
titolo. In effetti, il titolo suona abbastanza “strano” con le
sue due “h” e non è facilmente pronunciabile, nè comprensibile
per gli italiani: il commesso ascoltò, rimase interdetto, spalancò
gli occhi e disse: “Che…?”, completamente stranito…
Uscito dal negozio io scoppiai in una
fragorosa risata… Il disco, poi, arrivò nei negozi in Italia dopo
varie settimane…