Risultati immagini per Talk box




Il tubo parlante è un apparecchio che consente al musicista di modificare il suono di uno strumento musicale attraverso i cambiamenti di forma della propria bocca.
L'effetto musicale in questione modifica il contenuto armonico del suono dello strumento, consentendo ad esempio di ottenere un'imitazione della voce umana. Viene applicato soprattutto alla chitarra elettrica ma è utilizzato anche nelle tastiere. Simile talkvocoder VST per computer.
Il talk box è un effetto a pedale e al suo interno ospita un altoparlante, al quale è collegato un tubo di plastica, la cui estremità viene posizionata vicino alla bocca dello strumentista, collegata ad un microfono. Quando l'effetto è attivato, il suono viene indirizzato attraverso il tubo alla bocca del musicista, il quale, modificandone la forma e la posizione della lingua, cambia (modulandolo) anche il contenuto armonico del suono. Il meccanismo è del tutto analogo a quello con cui la voce proveniente dalle corde vocali viene modulata a formare il parlato, con la differenza che nel caso del talk box il suono di partenza è quello dello strumento musicale. Il risultato del processo viene raccolto dal microfono e passato ad un amplificatore, ottenendo così l'effetto di chitarra parlante.
L'effetto nacque nel 1969, ma conobbe la sua popolarità qualche anno dopo, quando fu utilizzato da Peter Frampton nel brano Do You Feel Like We Do e da Pete Townshend degli Who.
A partire dagli anni ottanta il talkbox viene utilizzato da molti artisti tra cui:
  • James Hetfield (Metallica) nell'assolo di The House That Jack Built (1996);
  • Rockets
  • Jeff Beck (She's a woman - dall'album Blow by Blow - anno 1975)
  • Richie Sambora (Bon Jovi) in molti brani fra cui Livin' on a Prayer (1986), It's My Life (2000), "Everyday" (2002), We Got It Going On (2007) e This Is Love This Is Life (2010)
  • Roger Troutman ha utilizzato la talk box con gli Zapp e nei dischi solisti in vari brani, tra cui More Bounce to the Once" (1980), I Heard It Through the Grapevine (1981), Doo Wa Ditty (Blow That Thing) (1982), Heartbreaker (1983), In the Midnight Hour (1984), Superman (1997);
  • Tupac Shakur featuring Dr. Dre e Roger Troutman in California Love (1995);
  • David Gilmour (Pink Floyd) in Pigs (Three Different Ones) (Animals, 1977) e Keep Talking (The Division Bell, 1994);
  • Pino Daniele in 'Na tazzulella e cafè (Terra mia 1977) e in Nun me scuccia' (Nero a metà 1980);
  • Robb Weir (Tygers of Pan Tang) nell'album The Cage (1982);
  • Hillel Slovak (Red Hot Chili Peppers) in Green Heaven (versione demo - demo version) (1983) e Subterranean Homesick Blues (The Uplift Mofo Party Plan) (1987);
  • Matthias Jabs (Scorpions) nella celeberrima The Zoo (1980) oltre che in Media Overkill (1988) e Cause I Love You (2002);
  • Alessandro Cecchin nell'album The Overmind I;
  • Mick Mars (Mötley Crüe) in Kickstart My Heart (1989);
  • Jerry Cantrell (Alice in Chains) nel brano Man In The Box (1991);
  • Joe Perry (Aerosmith) nel brano "Sweet Emotion" (1975);
  • Leo Leoni (Gotthard) in Mountain Mama;
  • Slash (Guns N' Roses) fa uso del talk box nel brano Anything Goes (Appetite for Destruction 1987);
  • Dave Navarro (Red Hot Chili Peppers) nel brano Falling Into Grace (One Hot Minute, 1995)
  • Dave Grohl (Foo Fighters) nel brano Generator (2000);
  • Adam Jones, chitarrista dei Tool, lo utilizza nel brano Jambi, contenuto nell'album 10,000 Days (2006);
  • Stevie Wonder in Volare (2009);
  • Snoop Dogg in Sensual Seduction (USA 2007) (UE 2008);
  • Brian May in Delilah (Innuendo, 1991);
  • Ben Wells (Black Stone Cherry) in White Trash Millionaire;
  • Zakk Wylde (Black Label Society) in Fire it Up (2005);
  • Joe Walsh in Rocky Mountain Way (1973);
  • Orly Sad The Original Funkster in Clover Bounce 69 (2009);
  • M. Shadows (Avenged Sevenfold) nel brano "Lost" (2007)


Nomino Mycroft Holmes. L'unica persona che fa sembrare Sherlock Holmes comune al confronto. Eppure si sa poco di lui, è un uomo misterioso avvolto da intrighi.



"Costruito pesantemente e massiccio, c'era un suggerimento di rozza inerzia fisica nella figura, ma sopra questa struttura ingombrante era appollaiata una testa così magistrale nella sua fronte, così vigile nei suoi occhi grigio acciaio, infossati, così fermo nelle sue labbra, e così sottile nei suoi giochi espressivi, che dopo il primo sguardo si dimenticava il corpo grossolano e si ricordava solo la mente dominante"


A parte gli stunt-man, attori acrobati abilissimi nel cadere, picchiare o venire picchiati, qualunque attore che debba interpretare un film d’azione può imparare a simulare in modo realistico una scazzottata. Alla base della tecnica c’è che chi sferra il pugno deve farlo passare a qualche centimetro dal mento o dal volto dell’avversario e quest’ultimo deve ruotare la testa o piegare il corpo nello stesso istante in cui il pugno gli passa vicino. Non è facile, soprattutto quando di pugni se ne scambiano parecchi uno dietro l’altro.

Le scene di rissa vanno montate come balletti ed ogni attore deve ricordare bene quello che deve fare. Ad insegnare tecniche e movimenti ed a montare le sequenze delle risse provvedono i “maestri D’armi”, abilissimi istruttori, tra i quali ricordiamo Renzo Musumeci Greco per quanto riguarda spade e duelli e Sal Borgese (che era anche un ottimo stunt-man) per le scazzottate.


Sal Borgese




Non gli conviene farlo, perchè chi muove le fila di Hollywood ed ha deciso di assegnarglielo, si offenderebbe non poco e dopo lui non lavorerebbe più.

A Hollywood lavori se sei gradito a certe lobby, se le fai irritare, sei fuori.
Roberto Benigni ha realizzato due bei film: "La vita è bella"e "La tigre e la neve".
Il primo è stato molto graditoe lo hanno osannato.
Il secondo è stato molto indigesto e lo hanno scaricato per sempre.
La grande amicizia con Woody Allen, che è una potenza a Hollywood, ha fatto in modo di regalargli ancora quache ruolo, ma un altro Oscar se lo sogna.
Steven Seagal, in "Sfida fra i ghiacci", chiude con un discorso che va a toccare sul vivo le lobby petrolifere.
Hollywood l' ha presa molto male, si è rotta l' amicizia e la collaborazione con Nasso e non hanno mai smesso, nemmeno dopo 30 anni,di gettargli fango addosso.
Parlano di lui, solo per criticarlo, poi la calunnia è un venticello che si trasforma in un rombo di cannone.





Luciano de Crescenzo (1928-2019).



Sono cresciuto leggendo i miti greci a fumetti scritti da questo straordinario uomo di cultura, e per questo la sua scomparsa mi toccò profondamente.

Tralasciando gli aspetti meramente personali, ho scoperto di recente una curiosità che lo riguarda: teneva sempre in tasca un biglietto da visita molto particolare.

Esso recitava: “Mi spiace non averti salutato subito, ma sono affetti da una menomazione fisica, detta prosopagnosia, che consiste nell’impossibilità di riconoscere le persone dai soli tratti somatici, pur riconoscendole dal suono della voce”.

Con stile, garbo ed umanità si scusava di avere una malattia invalidante. Che sensibilità straordinaria!


 



Nei primi anni del Novecento, il cinema comico propone alcune maschere della commedia dell'arte, ad es Pierrot.

Charlie Chaplin non è solo un attore comico, un regista che sa esaltare la comicità, ma, con il personaggio di Charlot, inventa una maschera.
La prima maschera della commedia dell'arte moderna, nata nel cinema, mentre tradizionalmente, le maschere della commedia dell'arte nascevano dalla letteratura.
Charlot non parla, questo rende ancora più difficile far appassionare il pubblico al personaggio.
Charlot fa ridere e raccoglie tanti sentimenti ed emozioni positive.
La scena in cui si accorge che la fioraia è cieca (e avviene solo alla fine), è un capolavoro che non ha uguali.






Ci sono delle storie interessanti riguardo alla produzione del film Apocalypse Now, che probabilmente la maggior parte dei lettori di questa risposta avranno visto…

In questo film ci sono due attori che hanno avuto delle richieste particolari: ovviamente uno di questi è Marlon Brando.

Francis Ford Coppola e Marlon Brando avevano lavorato insieme già prima di Apocalypse Now ed il grande regista sapeva di doversi aspettare qualche disastro sul set per colpa dell’attore… non poteva però aspettarsi che, dopo aver firmato un contratto per 3.500.000 $ (tre milioni e mezzo, che per l’epoca erano una cifra spropositata), Brando si sarebbe presentato ingrassato, calvo, con tre settimane di ritardo e senza aver letto il libro Heart of Darkness, da cui é ispirato il film.

Ma questo non è tutto.

In seguito ad un errore di comunicazione con Dennis Hopper, Brando ha rifiutato di girare insieme al collega.

E qui arriviamo al secondo attore protagonista di questo post:



Dennis Hopper ha firmato il contratto per fare il film, solo dopo che il regista gli ha promesso che avrebbe girato almeno una scena col suo eroe Brando!

Ma la richiesta assurda non era questa: l’attore ha richiesto che gli venisse portata una grossa quantità di cocaina sul set ogni giorno, oltre a litri di alcol…



E solo allora ti concederanno piena attenzione”

John Doe.

Seven è considerato (giustamente) un capolavoro della settima arte. Film cupo, crudo e devastante, nobilitato dalla magistrale prestazione del duo Freeman/Pitt, è annoverato nei libri di storia del cinema non solo per la trama e la trasposizione, ma anche per i suoi titoli di testa.

Kyle Cooper, il designer, seguì minuziosamente le indicazioni del regista David Fincher che voleva una sequenza di apertura frenetica, instabile e priva di punti di riferimento proprio per evidenziare sin dal principio la struttura mentale dell’assassino John Doe.

Ma chi è questo killer? E quale attore interpreterà il suo ruolo?



A rendere perfetta l’ introduzione ci fu l’intuizione proprio di John Doe, al secolo Kevin Spacey che ebbe la geniale idea di far omettere il proprio nome nell’intro della pellicola per lasciare il pubblico all’oscuro sull’identità dell’ omicida.

Inoltre, nonostante fosse già un nome di rilievo, vietò categoricamente che il suo nome trapelasse anche tra gli addetti ai lavori, preservando fino all’ultimo quell’alone di mistero e lasciando tutti sbigottiti alla sua entrata in scena.


Quentin Tarantino.



Otto milioni di dollari costò la creazione di Pulp Fiction, di cui più di cinque spesi per pagare il cast stellare (Thurman, Travolta, Jackson, Willis).

Per risparmiare, la produzione e il regista attuarono un piano: invece di comprare o affittare gli oggetti di scena, come si fa solitamente, Tarantino decise di utilizzare cose che appartenevano a lui e ai membri del cast.

La Chevrolet Chevelle che guida Vincent Vega, ad esempio, era sua.

Inoltre molti degli scenari non sono stati ricostruiti negli Studios, ma erano bar, appartamenti o stanza d’albergo che esistono nella realtà.

Ebbe ragione lui: oltre ad essere un clamoroso cult, guadagnò 210 milioni di dollari al botteghino.



Parlerei del concetto di “politically correct”.



Il Politicamente corretto dovrebbe risolversi nella energica ricerca di eguaglianza sociale perseguita pure per il tramite di una certa correttezza formale e un linguaggio “più rispettoso”.

Insomma, una cosa bella e condivisibile.

Ora infatti la sensazione è che la voglia di insultare, disprezzare e deridere la parte politica opposta prevalga sul desiderio di giustizia sociale.

Non sarebbe, infatti, più semplice ottenere il risultato condividendo con rispetto le posizioni di tutti? Ovvio!

Ed ecco che il “politicamente corretto” è diventato squallida censura, derisione dell’avversario, superficialità etica, generatore di banali cliché, odio per chi ha sfumature diverse di pensiero, becera ideologia, disprezzo del popolo “ignorante”, pessimo strumento di ideologica “non cultura” per i nostri giovani, motivo di atteggiamenti arroganti, sprezzanti al limite del ridicolo.., soprattutto strumento d’odio sociale.


Riprendendo l'immagine dei Simpson di su, tra le ultime nefandezze si segnala l’abolizione di un personaggio molto caro dell’amata serie dei Simpson, Apu, il gestore indiano del minimarket di Springfield. Secondo i nuovi paladini del politically correct, Apu, con la sua pronuncia oramai diventata leggendaria, offenderebbe con intento disgustosamente «razzista» la dignità degli indiani: i possessori di copie di «Hollywood Party» comincino a nascondere quel corpo del reato, perché sotto la mannaia potrebbe presto finire anche Hrundi Bakshi, reso celebre dalla maiuscola interpretazione di Peter Sellers: inconsapevole razzista anche lui?

Insomma, oggi il “politicamente corretto” rischia di trasformarsi in un cancro della società! Male …malissimo! Ad ora, si può amare il principio etico ma ancor di più, disprezzare chi l'ha rovinato.




C'è una cosa che JK Rowling ha fatto che non si è ancora vista in letteratura.

Harry Potter


Ed è il fatto che ogni libro della serie è adatto a lettori della stessa età dei personaggi principali. Il primo libro è adatto a bambini di 10 anni e i personaggi hanno 10 anni e il settimo libro è adatto a bambini di 17 anni e i personaggi hanno 17 anni. Non c'è nessun altro che sia riuscito ad avere una tale progressione in una serie di libri prima d'ora e questo ha giocato un ruolo importante nel rendere Harry Potter la miniera d'oro che è.

L'altro fattore chiave è stata la fortuna. C'erano dozzine di libri come La pietra dei filosofi prima, ma nessuno è andato molto lontano.

Felix felicis più qualcosa di mai visto prima fa un sacco di soldi, a quanto pare. È solo parzialmente ingiusto.


Ciri è ben descritta nei libri. Quando Geralt la incontra per la prima volta nella foresta di Brokilon, è solo una bambina pre-pubescente. Ne "La Spada del Destino" ha meno di dieci anni.



Sapkowski la descrive come pallida, con capelli chiari, grigio-cenere, e occhi verdi brillanti. È "una bella ragazza, ma non bellissima", magra e piuttosto alta per la sua età. Come Geralt, è molto atletica, probabilmente a causa dell'allenamento a Kaer Morhen. Se non sbaglio viene persino definita "acrobata" ad un certo punto dei romanzi.

In uno dei momenti più drammatici della saga, il suo volto viene deturpato da una cicatrice. Una serie di vicende traumatiche incideranno molto sul suo carattere. Diventerà una ragazza carica di odio e rancore, persino un'assassina a sangue freddo (per colpa di quello che subisce).



Da sinistra a destra: Ciri disegnata da un'artista, Ciri in The Witcher 3: Wild Hunt, Ciri-bambina interpretata da Freya Allan nella serie TV Netflix.

Quando Ciri finalmente si riunisce con Yennefer e Geralt parte del suo odio e del suo aspetto bruto sembrano sparire.