Quando ascoltiamo il caratteristico suono del banjo, la nostra mente associa l’Irlanda e il Texas; in realtà il banjo, insieme al violino e la chitarra, è lo strumento caratteristico della cosiddetta “Country Music”, che deriva dall‘ “Old time music”, originaria della cultura afro-americana. Stranamente questo genere musicale viene interpretato da orchestre composte prevalentemente da musicisti “bianchi”. La “country music” nasce dall’interagire di emigranti provenienti dall’Europa, dal Mexico e dalle comunità di nativi americani, sistemati stabilmente in Texas. Il fiddle (violino irlandese), la chitarra spagnola, il mandolino italiano e la cetra tedesca fondono suoni e culture musicali, ognuno con le proprie caratteristiche tradizionali delle feste paesane dei loro paesi di origini, ed è così che nasce questo allegro esilarante “country”. In Italia non è stato mai “sufficientemente” apprezzato, in quanto nelle nostre regioni, esistevano musiche tradizionali, solo leggermente intaccate negli ultimi decenni dalla musica etnica, ma mai neanche scalfite dalla remota possibilità di invadere il mercato discografico italiano.


Jason, grande interprete della Country Music


Caratteristico accessorio “Country Music”


L’orchestra Country Music di Jason


El Dany, artista country italiano


Qualcuno mi farà notare che moltissimi brani del genere “country”, anche se cover, hanno avuto un notevole successo, vedi Gino Santercole che incise la cover di “South of the Border” (Gene Autry, 1939) , col titolo “Stella d’argento”; “La città del west” di Guidi, interpretata alla Bobby Solo; ma attualmente resta “insistentemente” convinto di tale possibilità il solo Zio Dany di radio city, che tuttora promuove le sua canzoni “country”, una più bella dell’altra. La verità è che non c’è mai stata promozione sufficiente per questo genere musicale, ostacolato dal “liscio” romagnolo e dalla “tarantella” napoletana, che per l’esistenza di migliaia di orchestrine, locali da ballo e gruppi folkloristici, ne impediscopo la benchè minima possibilità di successo. Se mi posso permettere di esprimere un giudizio strettamente personale, io credo che manchi la cultura musicale popolare, che giornaliermente va esaurendosi a favore del calcio scommesse, della sagra “de sasicchie e vruoccole”, del karaoke (termine giapponese, derivante dalle parole “vuota” e “orchestra”), che il grande Fiorello lanciò negli anni ’80/’90, creando un’ Italia canterina, distraendola dalla musica di qualità.


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In molti giornalmente ci chiedete se siamo disponibili a collaborare con altri blog.
Ogni blogger è concentrato giustamente sul proprio blog, sulla creazione dei contenuti e sulla promozione.
Oggi vi spieghiamo come i blogger interessati ad una collaborazione possono collaborare con Noi, quali sono i vantaggi e come iniziare.

Vantaggi di collaborare tra blogger

Creazione dei contatti
Collaborando con altri blogger tutte le parti interessate potranno espandere la loro rete di contatti e, questo è uno degli elementi di successo nella vita professionale di un blogger. Ovviamente bisogna scegliere bene la persona con la quale collaborare per raggiungere un obiettivo comune.
Promozione del blog
Se si realizza un progetto comune, non solo si potrà condividere il pubblico con altri blogger, presentando i propri contenuti a vicenda, ma ci si potrà far conoscere da lettori che ancora non ci conoscono e attirarli sul proprio sito. Non bisogna avere paura di condividere il pubblico!
Non abbiamo ancora visto un blogger lamentarsi di un calo del pubblico dopo la realizzazione di progetti comuni!
Creazione di prodotti o di servizi che da soli non si potrebbero fare perché mancano le competenze
È inutile sottolineare che non sappiamo fare tutto, ma unendo le forze possiamo fare di più!
Acquisizione di nuove conoscenze nei settori nei quali sei più debole
Quando si inizia a realizzare un progetto che richiede competenze diverse, per forza ci si deve immergere un po’ nelle conoscenze dell’altra persona e ciò ci porterà ad iniziare ad ampliare ulteriormente le nostre competenze.

Che tipi di collaborazioni tra blogger ci possono essere?

Evidenzio tre tipologie, ma sicuramente ne potrete consigliare molte di più!
1 - Due blogger con capofila
Hai in mente un progetto e intraprendi le collaborazioni con gli altri.
Un classico sui blog sono le serie di interviste su degli argomenti specifici. Come esempio vi posso citare una rubrica dove intervistare gli esperti del settore.
2 - Due blogger con pari coinvolgimento
I progetti o collaborazioni intraprese da due blogger sono abbastanza semplici da realizzare.
La differenza rispetto al punto 1. sta nell’idea che in questo caso è sviluppata in comune e portata avanti assieme con (più o meno) pari coinvolgimento nelle attività e nelle responsabilità. I blogger possono essere complementari oppure in apparenza concorrenti.
3 - Più di due blogger
Inizia a essere complesso perché mettere d’accordo più persone non è semplice e si rischia di cadere nel caos. Per questo è auspicabile che l’idea sia comunque portata avanti da tutti, ma guidata da una persona sola, che fa da capofila. È lei che organizza le attività, le assegna agli altri blogger, verifica le scadenze, i prodotti intermedi e mette assieme i pezzi. Vi dico la verità, è un impegno importante, ma se fatto bene, anche il risultato può essere importante.
I progetti comuni che coinvolgevano più blogger ai quali ho partecipato ha coinvolto quasi 40 blogger all’estero, ma è venuto benissimo!.

Cosa si può realizzare assieme?

Prodotti comuni. Agenda, calendario, ebook con racconti di vita o di viaggi, ricette, quaderni con gli esercizi, guide, check-list.
Guest post. Si possono ospitare altri blogger sul proprio blog oppure diventarne l’ospite. Un’indicazione che mi sento di darvi è, se sei ospite è di verificare che questo sia comunque almeno in linea con la tua tematica.
Serie di approfondimenti da parte di esperti. Se c’è un fil rouge tra gli articoli in un futuro potrebbero diventare anche un ebook!
Collaborazioni complementari. Due blogger appartenenti a categorie diverse scrivono dello stesso tema, ma con due punti di vista diversi e in fondo all’articolo rimandano all’articolo del blogger collaboratore.
Gestione comune di un gruppo su Facebook che riguarda la stessa tematica o complementare. Il gruppo è un impegno enorme e poterlo condividere con altri può portare tanti benefici.
Corsi di formazione, non solo on-line, webinar, podcast su una determinata tematica comune oppure complementare.
Progetti comuni da proporre per esempio agli enti e imprese per la valorizzazione del territorio. Un progetto proposto da un gruppo di blogger che sanno evidenziare i vantaggi per l’ente e dare maggiore visibilità in rete anche grazie alla complementarietà tra di loro sono decisamente più forti rispetto ad un solo blogger. Sono gli stessi blogger che diventano i promotori di sé stessi e propongono un’idea. Certo che per proporre un’idea valida bisogna conoscere il territorio al quale si propone un progetto.

Elementi fondamentali per una collaborazione vincente?

Valore aggiunto
Prima di iniziare dovete chiedervi come questa collaborazione potrà contribuire a raggiungere l’obiettivo generale del blog e se porta i vantaggi a te e ad altri blogger. Se non ti avvicina neanche minimamente e non ci sono i vantaggi neanche discreti, non perdere il tuo preziosissimo tempo!
Tempo per mantenere la parola
I progetti che siano guidati da te, fatti da due o più blogger richiedono tempo e energie. Chiediti se tu hai questo tempo da dedicare, se potrai rispettare le scadenze e partecipare attivamente. Il tuo essere sfuggente potrebbe farti finire sulla lista nera dei blogger con i quali non si vuole collaborare. Tutto il mondo è paese, anche la blogosfera.
Saper essere il miglior promotore dell’altro blogger
Non abbiate paura di citare gli altri, di condividere i post, di parlare bene e si, di raccomandare, anche dopo la fase operativa della collaborazione! Fa parte delle relazioni e della buona riuscita del progetto.

Come individuare i blogger con i quali collaborare?

Dipende dall’iniziativa.
Se è un’iniziativa tua nella quale coinvolgi altri blogger ti basta osservare la realtà virtuale e individuare con chi vorresti intraprendere una collaborazione. Alcuni non ti diranno subito di si, altri non ti diranno mai si, per i più disparati motivi. Non escludere mai nessuno perché troppo famoso oppure troppo impegnato. Chi sono le persone giuste in questo caso? Quelle che possono essere interessanti per il tuo blog.
Nelle iniziative portate avanti da due blogger dipende dagli obiettivi del progetto comune. Spesso succede che le idee nascano da una chiacchierata tra le persone che si conoscono già da tempo, oppure si conoscono solo di vista anche se solo virtualmente e ad un certo punto in una delle due nasce un’idea che condivide con l’altra persona. In questo caso l’impegno deve essere reciproco e continuativo. Può essere anche una prima esperienza per entrambi.



Ovvio che per trarre i vantaggi comuni i due blogger dovrebbero essere più o meno allo stesso livello calcolando un assieme di elementi: contatti, visibilità, conoscenze, competenze e capacità organizzative. Uno può avere più visibilità, l’altro più competenze in una tematica specifica di interesse per entrambi. Non è semplice, lo ammetto, in rete nascono tante joint venture casuali, che in un batter d’ali nascono e muoiono senza concludere le iniziative. La strada maestra è osservare.
Un vero impegno è la gestione di un progetto che coinvolge più blogger. Se sei il promotore metti degli step d'ingresso! L’esperienza insegna che la più bella iniziativa può essere rovinata perché chi ci doveva essere ha deciso di non esserci. Le attività si fanno assieme, le scadenze si rispettano e la promozione si fa congiuntamente. Se nel gruppo che porta avanti il progetto ci sono le persone serie, questo aumenta le probabilità di successo!
Chi sono queste persone?
  • chi pubblica con regolarità sul proprio blog,
  • chi pubblica con regolarità su Facebook, Youtube o Instagram, insomma sui social.
  • chi dimostra capacità di coinvolgimento dei propri lettori
  • chi possiede esperienze pregresse di partecipazione in progetti con gli altri blogger
  • chi possiede competenze specifiche che potranno aumentare le probabilità di successo
Ovviamente tutto dipende dal progetto proposto, dagli obiettivi e dai risultati che si vogliono ottenere!
In tutti i casi è importante stabilire le regole del gioco fin dall’inizio: cosa facciamo, come lo facciamo, chi fa che cosa e chi sarà il proprietario dei risultati. Se decidete di fare un e-book e un'indomani qualcuno lo vorrebbe commercializzare, sarà possibile?

Quali programmi utilizzare per gestire una collaborazione?

Per la gestione delle varie fasi del progetto. Meglio se gratuiti con delle schede dei progetti che potranno essere condivise con più persone. Così tutti sapranno cosa bisogna fare ed entro quando.
Last but non least do – no follow link da aggiungere ai post scritti nell’ambito di una collaborazione. Sapere quando farlo e quando invece evitare?
Ora ci potete dire se avete mai fatto delle collaborazioni con altri blogger e come sono state queste esperienze. Oppure forse, vi abbiamo ispirato?


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Freda Joséphine Baker (nata McDonald) (St. Louis, 3 giugno 1906 – Parigi, 12 aprile 1975) è stata una cantante e danzatrice statunitense naturalizzata francese.
Di origine meticcia afroamericana e amerinda degli Appalachi, è sovente considerata come la prima star di colore e tra le più acclamate vedette di Parigi. Ottenne la nazionalità francese nel 1937, e nel corso della Seconda guerra mondiale giocò un ruolo importante nel controspionaggio francese della Francia Libera. Ella usò in seguito la sua grande popolarità nella lotta contro il razzismo e a favore dell'emancipazione dei neri, in particolare sostenendo la lotta per i diritti civili di Martin Luther King.

Biografia

L'artista

Freda Joséphine McDonald abbandonò la famiglia all'età di 13 anni. Risparmiando riuscì qualche volta ad acquistare il biglietto per assistere agli spettacoli del Boxer Washington Theatre, riservato ai soli neri. Qui matura il suo amore per il ballo e il canto finché, con grande difficoltà, un giorno riuscì a convincere il direttore a farle un provino. Josephine iniziò così la carriera di ballerina nei piccoli teatri di St. Louis. A sedici anni debuttò a Broadway in una grandiosa rivista, replicata per due anni. Il 2 ottobre 1925 venne in Europa con la Revue nègre al teatro degli Champs-Elysées.
Al teatro degli Champs-Elysées, dove Joséphine era divenuta nel frattempo la prima ballerina, la sua bellezza di donna e la sua bravura di artista mandarono Parigi in delirio tanto che il teatro registrò costantemente il tutto esaurito. Nei suoi spettacoli e nelle sue canzoni (alcune delle quali come Yes, we have no Bananas, che cantava nuda, e La canne à sucre sono molto note) unì il gusto piccante e ricercato del varietà francese al folklore della musica africana.
Joséphine vestita solo di un gonnellino di sedici banane, scatenata nel più pazzo charleston (una musica allora ancora sconosciuta in Europa) incarna una delle immagini tipiche degli anni venti: un costume inventato per lei dal costumista austriaco Paul Seltenhammer che sarebbe divenuto inoltre un'icona di inizio Novecento e della vita parigina in particolare.
La passionalità delle sue interpretazioni ed il sincero interesse per l'arte popolare le impedirono di cadere nell'esotismo di maniera e suscitarono l'entusiasmo dei parigini per il jazz e le musiche nere. Circa 1500 uomini chiesero la sua mano: uno si uccise ai suoi piedi, mentre altri si batterono in duello (pratica da tempo vietata). A quell'epoca, incontra Georges Simenon che la segue sempre in prima fila. Malgrado il successo conquistato, la Revue nègre si inscrive in una visione colonialista del mondo nero e dell'Africa tipica dell'epoca.
Dopo una tournée in Europa, Joséphine Baker comincia la revue delle Folies Bergère del 1927 accompagnata da un leopardo, che terrorizza l'orchestra e fa fremere di paura il pubblico. Nel 1927 la giovane star si lancia nella canzone. Nel 1931, riporta un indimenticabile successo con la canzone J'ai deux amours composta da Vincent Scott. In questo periodo si sposa segretamente con il sedicente nobile siciliano Giuseppe Abatino, un abile simulatore che diventerà il suo manager. Il matrimonio durerà 10 anni e si concluderà con la morte di lui.
Alcuni cineasti, come Marc Allégret le proposero anche qualche ruolo cinematografico. I suoi due principali film furono: Zouzou e Principessa Tam Tam, ma non incontrarono il successo di pubblico sperato. Invece sui palcoscenici delle music-hall, ella riuscì a fare ombra alla celebre Mistinguett.
La sua tournée del 1936 negli Stati Uniti non incontra un grande successo. L'America è scettica e certamente le rimprovera di parlare talvolta in francese, o in inglese con accento francese. Rientra in Francia dove ottiene la nazionalità francese nel 1937 sposando un cittadino francese, Jean Lion. Il matrimonio durò soltanto due anni. Nel 1937 pubblica La conga blicoti, inserita nel 2011 nella colonna sonora del film Midnight in Paris di Woody Allen.

Agente del controspionaggio

Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, sembra che Joséphine fosse diventata un agente del controspionaggio, tramite Jacques Abtey (capo del controspionaggio militare a Parigi). Per questo motivo, frequentò l'alta società parigina, poi si mobilitò a favore della Croce Rossa. Dopo la Campagna di Francia, il 24 novembre 1940 si arruolò nei servizi segreti della Francia libera, sempre avendo come tramite il comandante Abtey, che restò suo ufficiale di collegamento fino alla Liberazione, in Francia poi in Africa del nord dove fu sotto la protezione di Si Ahmed Belbachir.
Durante la guerra si fece carico di missioni importanti, utilizzando i suoi spartiti musicali per celare dei messaggi. In seguito fu ingaggiata dal servizio femminile inquadrato nell'armée de l'air, sbarcò a Marsiglia nell'ottobre 1944. Alla Liberazione, proseguì la sua attività a favore della Croce Rossa e cantò per i soldati al fronte, seguendo con i suoi musicisti il proseguimento della guerra. Alla fine della guerra, conclusa con il grado di capitano, fu decorata con la Legion d'onore da Charles De Gaulle.

La lotta per i diritti civili e la morte

Nel 1947 si sposò con il direttore d'orchestra Jo Bouillon; insieme acquistarono il castello di Milandes in Dordogna, dove accolsero e adottarono 12 bambini provenienti da diversi paesi del mondo, che verranno bonariamente chiamati "la mia tribù arcobaleno". Per il mantenimento del castello spese completamente tutta la sua fortuna, costringendola ad aumentare i concerti della sua banda per aumentare le entrate e proseguire la sua opera.
Nel 1955 amplificò in Europa l'ondata di indignazione sollevatasi in America per la morte del giovane afroamericano Emmett Till, seguita dal rilascio dei due assassini che espressero ciniche dichiarazioni dopo il giudizio, una volta che si erano assicurati l'impunità. Il 6 marzo 1960 fu iniziata in massoneria nella loggia La nouvelle Jérusalem (appartenente alla Grande Loggia Femminile di Francia ). Partecipò poi nel 1963 a Washington alla marcia organizzata da Martin Luther King.
Quando Joséphine fu definitivamente rovinata dalle sue difficoltà finanziarie, la principessa Grace di Monaco, amica della cantante, come lei di origine americana e come lei artista, le offrì dapprima un aiuto in denaro, e successivamente la possibilità di esibirsi per la Croce Rossa nel Principato di Monaco: questo le permise di uscire dalla bancarotta e di acquistare un alloggio per passare il resto della vita in Costa Azzurra.
Gli anni '70 furono una nuova fase di successo con spettacoli in tutta Europa e negli Stati Uniti. Dopo uno spettacolo della sua ultima revue a Parigi l'11 aprile 1975, fu trovata esanime e morì poche ore dopo per un'emorragia cerebrale. Era il 12 aprile. Fu seppellita nel cimitero del Principato di Monaco dopo un funerale con gli onori militari a Parigi, a cui assistette una folla immensa.
Joséphine Baker si era convertita al giudaismo in occasione del suo matrimonio con l'industriale Jean Lion nel 1937, ma questa conversione puramente formale non durò a lungo: infatti Joséphine ricevette funerali cattolici nella Chiesa della Madeleine a Parigi.

Riconoscimenti

Bertrand Delanoë, sindaco di Parigi, nel giugno 2006 (a un secolo dalla nascita) decise di intitolarle la Piscina Municipale "Joséphine Baker" sulla Senna, inaugurata nel luglio 2006 nel 13° arrondissement di Parigi.


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Il termine cultura underground (o semplicemente underground) definisce un ampio insieme di pratiche e di identità accomunate dall'intento di porsi in antitesi e/o in alternativa alla cultura di massa o alla cultura popolare. Il termine fu utilizzato per la prima volta da Marcel Duchamp, in una famosa conferenza a Filadelfia nel 1961, nella quale dichiarò programmaticamente che l'Arte dovesse diventare sotterranea ("will go underground"), indicando la via per l'utilizzo del termine underground.
Nel mondo anglosassone, il termine "underground" ("sottosuolo") indicava una "rete sotterranea di resistenza" e venne utilizzato nel XIX secolo con le Underground Railroads, reti clandestine di case sicure per affrancare gli schiavi in fuga dal Sud degli Stati Uniti. Analogamente, si definì nello stesso modo il network che facilitava la fuga in Canada dei giovani statunitensi che rifiutavano il servizio di leva durante la guerra del Vietnam. Il termine venne anche utilizzato per indicare i movimenti di resistenza europei durante la seconda guerra mondiale ("The Undergrounds").

La cultura underground negli anni sessanta / settanta
Sebbene la definizione contemporanea di cultura underground nasce negli anni cinquanta, essa viene solitamente riferita all'area creativa della controcultura giovanile alternativa e contrapposta alla cultura ufficiale che si sviluppò negli Stati Uniti e in Europa nella metà degli anni sessanta. L'underground fu una rete di gruppi teatrali, laboratori artistici, cineclub, spazi sociali a gestione comunitaria, librerie, case editrici, riviste politiche e letterarie, etichette discografiche indipendenti, negozi di abbigliamento usato, circoli culturali che si diffusero prima negli Stati Uniti, poi in alcuni paesi europei sulla scia della cultura beat, del movimento studentesco e del movimento hippy. Sebbene spesso non esistessero collegamenti reali e duraturi tra tali realtà, nate e sviluppatesi in modo informale e legate alla dimensione locale entro cui esse agivano, esse erano accomunate dal progetto di costruzione di una "società parallela".
La cultura underground si sviluppò all'interno di società del capitalismo avanzato in un'epoca in cui l'industria culturale subiva forti trasformazioni per lo sviluppo dei mezzi di comunicazione di massa; in risposta a tali mutamenti la cultura underground proponeva un utilizzo alternativo degli stessi mezzi di comunicazione atti alla diffusione di stili e princìpi di vita differenti da quelli della società ufficiale.
Per estensione, la definizione di cultura underground venne in seguito utilizzata per indicare numerose reti sottoculturali alternative ai canali ufficiali (punk, cyberpunk, ravers, alternative hip hop, ecc).

La cultura underground negli anni ottanta
A partire dagli anni ottanta la cultura underground si confronta con le nuove tecnologie, sviluppando, di fatto, i primi esperimenti collegati all'utilizzo di internet, alla multimedialità e ai nuovi linguaggi espressivi. È questo il caso della Chiesa dell'Elettrosofia o dei primi montaggi video realizzati su piattaforme Mac da Robert Croschicki, e della nascita del Cyberpunk.
Sulla scia delle esperienze newyorkesi di Keith Haring e di artisti apolidi giunti in Italia come Norman Mc Laren, scoppia il boom della Street Art, Arte di strada, ulteriore evoluzione della cultura del Graffitismo, ormai entrata di diritto nell'arte ufficiale. È in questa area che si muovono street artist di livello come Sten Lex o Bob Rock, Bros, Tresoldi, artisti outsider come Mauro Gottardo, Mario Pischedda e i bolognesi d'adozione Blu e Ericailcane.

La cultura underground negli anni novanta
Durante gli anni novanta proseguì la sperimentazione di nuovi canoni. Il grado raggiunto rappresentò la massima, nonché definitiva espressione della controcultura.

La cultura undeground in Italia e nel mondo
In Italia la cultura underground ebbe indiscutibili meriti nel diffondere le nuove tendenze dell'arte e della cultura contemporanea: dalla psichedelia alle filosofie orientali, dalla fantascienza alla letteratura beat. Rilevante fu l'esperienza della rivista milanese Mondo beat (1965-1966), accanto alla nascita dei primi gruppi hippy. In Italia e Francia esercitò una certa influenza anche il movimento situazionista, all'interno del quale convivevano sia la teoria rivoluzionaria che le azioni dirette di provocazione pubblica.
Ma al contrario di quanto accadeva negli Stati Uniti, in cui la componente creativa e quella politica del movimento studentesco procedettero strettamente connesse, in Italia il Sessantotto rappresentò un momento di rottura tra l'identità del movimento politico e quella delle culture alternative, che si trovarono contrapposte: da una parte, infatti, il movimento studentesco si diresse verso un irrigidimento su posizioni ideologhe filo-marxiste, dall'altro le culture underground assunsero una piega artistica e visionaria, ripiegando ai margini del movimento contestatario.
Significativa, per la cultura underground italiana fu la pubblicazione nel 1971 della prima mappa della scena underground italiana, il libro Ma l'amor mio non muore. Origini, documenti, strategia della "cultura alternativa" e dell'underground in Italia (Arcana Editrice) a cui seguì "Dalle Alpi alle Piramidi" (Arcana Editrice).
Importanti per il movimento alternativo le varie guide che vennero, in quel periodo, pubblicate e fatte circolare quasi esclusivamente nel circuito underground, tra cui: come coltivare la marijuana, come realizzare una radio libera, i manuali di autodifesa negli scontri di piazza, ecc. Molto attiva a pubblicare questo tipo di manuali la viterbese Stampa Alternativa, che lancerà anche la collana Millelire, capace, grazie al prezzo contenuto, di garantire tirature elevatissime.
Nel corso degli anni settanta in Italia avvenne una parziale ricomposizione tra la tendenza politica e quella creativa che sfociò nel movimento del '77.

La stampa underground in Italia
Il circuito delle riviste underground in Italia fu vasto ed articolato. Periodo fondamentale quello che si sviluppa tra il 1967 e il 1977: tra le testate che meritano essere ricordate, oltre il già citato Mondo beat anche Pianeta fresco, Re Nudo, Paria, Tampax, Roman high Roma sotto (poi Fallo!), L'Arca, Buco, Get Ready, King Kong (in cui muove i primi passi Lorenzo Mattotti), Puzz, Gatti selvaggi, Hit, Hemicromis, P.L.M., A/traverso, " Gatto Rosso " , " Io vorrei " ," Fuoco ", Vomito, Cannibale e lo stesso Frigidaire, vero e proprio fenomeno di mercato, capace di lanciare personaggi come Ranx Xerox e autori come Pazienza, Tamburini, Mattioli, Echaurren.
Molte di queste riviste (stampate in vari modi: offset, eliografia, ciclostile) aderirono alla I.A.P (International Alternative Press), un piccolo sindacato/distribuzione con sede a Milano, attivo tra il 1971 e il 1979 circa.
Gli anni '80 sono stati caratterizzati dalla realizzazione di numerose 'zines musicali e culturali in tutta Italia, ispirate al punk, metal, news wave, dark, oltre ai fan club dei cantanti e dei gruppi musicali più di tendenza del periodo.
Negli anni '90 c'è stata una rinascita della stampa underground italiana delle cosiddette fanzines. Tra i nomi più rilevanti di queste riviste amatoriali storiche realizzate con successo intorno alla seconda metà degli anni '90, troviamo nomi come Raw Art Fanzine[3], Jammai, Trippa Shake, Freak Out, Equilibrio Precario,


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Se il mercato discografico è in crisi, è possibile rivoluzionarlo dal basso?
Per la 1437 Network sì, secondo una felice intuizione. Quella di creare una community per fare decidere ai fans su quali artisti puntare e quali band produrre.
"L'industria musicale si basa sulle barriere: chi sta dentro e chi è fuori. La 1437 Network vuole abbattere queste barriere. Qualunque appassionato di musica può farvi parte". Il progetto funziona con un meccanismo semplicissimo: artisti solisti e gruppi musicali possono iscriversi gratuitamente alla community, creare il proprio profilo e caricare i propri brani da fare ascoltare ai potenziali fans.
I quali, dal canto loro, hanno l'opportunità di diventare i produttori della band preferita, investendo quote a partire da un minimo di 10 euro.
L'obiettivo è di raggiungere quota 50.000 per far registrare al gruppo prescelto un intero album presso uno studio professionale, con un produttore di grido. Trovare i finanziatori sembra la parte più difficile. In realtà non lo è: bastano cinquemila ascoltatori che credano nella band e acquistino "azioni musicali" da 10 euro ciascuna. Raggiunto l'obiettivo, i 5000 fans che hanno sostenuto il progetto riceveranno un CD in edizione limitata con il disco del proprio artista preferito, a cui saranno legati anche da un rapporto economico. Una volta inciso l'album, le canzoni del gruppo potranno essere scaricate gratuitamente, ma saranno vendute per ogni altro scopo (pubblicità, sigle di trasmissioni, colonne sonore) e i proventi verranno equamente divisi in tre parti: una finirà in tasca all'artista, una alla 1437 Network ed una ai fans che hanno sponsorizzato la registrazione.
Inoltre sarà possibile stampare anche una versione su Cd del disco da vendere ai concerti, attraverso negozi on-line o tramite il sito del gruppo. Anche in questo caso artisti e fans si divideranno i profitti. E se non si raggiunge la quota di 50.000 euro che fine fanno i soldi investiti? "Non è un problema": il fan-sponsor potrà dirottare le quote acquistate su un altro artista con più possibilità di successo o potrà addirittura richiedere il rimborso dell'intera somma investita.
La formula sembra funzionare: in poco più di un anno sono già quattro gli artisti che ce l'hanno fatta a convincere i fans e hanno raggiunto il budget di 50mila euro. Si tratta di gruppi molto diversi tra loro. In totale sono oltre 3000 i gruppi che hanno deciso di inserire il proprio profilo sulla community per tentare di convincere i fans della bontà della loro proposta musicale. La 1437 Network ha iniziato.

Il 13 novembre 1980 usciva The Blues Brothers, un film che avrò visto migliaia di volte (l'ultima un mese fa).

Alcuni passaggi, come i nazisti dell'Illinois o Aretha Franklin che canta in ciabatte o Cab Calloway che canta e tutto il pubblico lo segue o l'illuminazione zen "labbanda....", sono nel mio cuore.

Cavoli, quarant'anni..: decisamente hanno segnato la mia esistenza. Io diffido da chi non ha mai visto i Blues Brothers. Come loro due, la mia vita è da allora un lungo inseguimento per pagare le tasse in tempo.





 


Se guardi bene non usano tutta la cuffia, ma ascoltano la cuffia solo con un'orecchio mentre con l'altro ascoltano il pezzo che sente la gente mentre balla; in questo modo possono "mettere a tempo" due pezzi cambiando la velocita' di uno dei due e passare da una traccia all'altra in maniera fluida, ovvero senza creare discordanza tra le grancasse dei due brani (insomma, i tunz tunz dei due pezzi devono finire con il sovrapporsi!)

Questo pero' dipende anche dal locale in cui si esibiscono, in quanto se il volume e' molto alto a volte hanno bisogno di usare entrambe le cuffie per isolarsi dal suono della pista da ballo…oppure semplicemente non stanno mixando in quel momento ma stanno mandando in play un brano pre-mixato in studio o addirittura stanno facendo soltanto presenza alla presentazione di un loro nuovo brano!

Il mestiere del dj è "sconnesso" dalla pista: quello che stai ballando tu in quel momento è una canzone a cui loro prestano il 10% della loro attenzione. Il restante 90 % è assorbito dalla preparazione del prossimo brano (che ascolterai dopo qualche minuto). Non appena effettuato il mixaggio, il dj deve scegliere (operazione importantissima: sbagliare una scelta potrebbe significare lo svuotamento della pista) la canzone successiva. Una volta scelta la "mette in battuta", cioè adatta la velocità del prossimo brano al brano che sta andando, poi prepara il punto in cui il brano deve partire, per sovrapporsi perfettamente (si spera) al brano in uscita e poi inizia l'operazione del mixaggio… solo in questo momento il dj ascolta quello che senti tu… quindi, per riassumere, il dj normalmente lavora qualche minuto avanti rispetto a quello che ascolti tu. Ecco a cosa servono le cuffie.

 


Per me sarebbe Darth Árva.

Perché Árva?! Suona bene e la parola ha un significato.

Árva significa "Orfano" in ungaro.

Leia é un'orfana sotto molteplici punti di vista.

La sua madre biologica morì durante il parto.

I suoi genitori adottivi morirono per mano dell'Impero.

Anche la sua personalità delle volta la fa sembrare una persona inaccessibile, qualcuno che pone sempre un muro di fronte a sé.

Qualcosa che Han sa fin troppo bene.

Luke è l'unica persona con cui non si è comportata in questo modo, molto probabilmente per quello che provava quando era con lui.
Le abilità donatele della Forza le suggerivano inconsciamente che lui faceva parte della sua famiglia ed era sangue del suo sangue.

Anche nel ruolo di leader ha imparato rapidamente a stare sempre in guardia dalle persone che, nel breve futuro, avrebbero potuto rivelarsi nemiche e/o non alleate, o da chiunque abbia voluto tradirla.

In qualche modo questo suo autocontrollo non le ha mai permesso di avere la libertà di comportarsi come avrebbe sempre voluto.

Ed ovviamente la mancanza di conoscenza riguardo se stessa l'ha resa un'orfana, senza che se ne rendesse mai pienamente conto. Qualche volta si sentiva come se le mancasse qualcosa, ma non ha mai davvero capito cosa fino a quando non le è stata rilevata la realtà.

Per tutte queste ragioni propongo il nome Darth Árva, proprio perché si adatta perfettamente a lei e la pronuncia suona davvero bene.




 


  1. Credere che il fantasy sia solo Tolkien e Dungeons and Dragons, dimenticandosi che questo genere ha come limite la sola fantasia umana.

  2. Creare un modo con sempre i soliti nani ed elfi, dimenticandosi della possibilità di prendere spunto da una varietà indicibile di mitologie per mostri, razze umanoidi ecc

  3. L'eroe è un ragazzino inutile che poi diventa inspiegabilmente potentissimo magari grazie a qualche artefatto magico. Come saltare a piedi pari tutta la crescita psicologica e di forza del personaggio.

  4. Il nemico è una non meglio identificata "malvagia oscurità corruttrice".

  5. Non rispettare le regole del mondo che tu stesso come scrittore hai imposto per quanto riguarda magia, creature, artefatti e crescita di forza dei personaggi.

  6. Equilibri tra stati, fazioni ecc nemmeno lontanamente verosimili.

  7. Battaglie completamente irrealistiche. La vista dei rohirrim a cavallo che in carica sterminano dei picchieri uruk fa piangere qualsiasi appassionato di storia militare.

  8. (Bonus) Nell'ambientazione la magia è senza limiti o quasi, in modo da poter avere un Deus ex machina da sfruttare a piacere. Ogni abilità deve essere limitata per dare un senso di realismo e per costringere gli eroi alla crescita per migliorarsi sempre di più.

Io AMO il fantasy. Però oggettivamente certi modi di scrivere danno un po' fastidio.


Scusate ma bisogna dare a Cesare ciò che è di Cesare per rispondere alla domanda chi è stato il più grande virtuoso della chitarra?

Niccolò Paganini, il grande violinista italiano del '700, era pure un bravissimo chitarrista, tanto da essere oggi riconosciuto come il primo virtuoso della chitarra (naturalmente ai tempi solo acustica). Riusciva a suonare 12 note al secondo per un minuto.

Non è l'unico primato che ha. Pur non essendo certo un Adone, trasformò i suoi difetti in pregi e divenne pure la prima vera "star" nel mondo della musica.

Curava molto la sua immagine da "divo" (la sua pettinatura fu imitatissima nell'800) e i suoi concerti erano sempre strapieni.

Negli spettacoli, quando gli chiedevano di ripetere gli assoli, diceva sempre al pubblico:

"Paganini non ripete!". E il pubblico muto




Il videogioco Marvel's Avenger è un grande esempio di videogiochi di questo tipo, di cui probabilmente ci si dimenticherà in un anno o poco più.



Il gioco è (o vorrebbe essere) estremamente popolare, dato che si basa su un franchise miliardario. Non necessita di alcuna pubblicità che incuriosisca la gente e rappresenta tutto ciò che i fan hanno sempre desiderato da anni. L'unica cosa che gli sviluppatori dovevano fare era produrre qualcosa di giocabile.

Nonostante ciò, hanno fallito.

Quando il gioco uscì infatti era pieno di bug, con microtransazioni esagerate ed un multiplayer che semplicemente non funzionava (è stato pubblicizzato come un gioco prevalentemente online, da giocare con altri giocatori in giro per il mondo, ma il matchmaking non funzionava).

Lasciando da parte tutte le magagne tecniche (assumiamo che verranno sistemate in futuro), il gioco non è per niente ispirato: si appoggia al franchise diventato quasi mitologico nel corso degli ultimi 80 anni grazie ad innumerevoli personaggi, eventi famosi (Civil War, Avengers vs X-Men,…) e archi narrativi incredibili e tutto quello che hanno saputo fare è stato tirare fuori un gioco in cui corri per le stesse tre o quattro mappe, combattendo gli stessi cinque o sei robot AIM di continuo. I boss (che rappresentano uno degli elementi base nei giochi beat'em up) sono rappresentati da: MODOK (che appare solo nel finale della modalità storia e non è incluso nell'endgame del multiplayer), un aereo (si proprio così), un ragno robot gigante, Taskmaster ed Abomination. 80 anni di Marvel e questi sono gli unici nemici che hanno saputo inserire nel gioco.

Per concludere, quando il gioco è uscito ha fatto dei buoni numeri, dopo un paio di settimane il numero di giocatori su Steam si è stabilizzato attorno a 700–1100 (non so quanti siano per quanto riguarda le console). Non sto qui a fare una comparazione con i principali giochi online, ma puoi trovare facilmente qualche valore in giro: insomma questi numeri non indicano che il gioco è molto amato.

Con questa risposta ho provato a spiegarvi la mia opinione, non sono troppo dispiaciuto, anche se mi piacerebbe vedere gli sviluppatori agitare una bacchetta magica e migliorarlo, ma questo è un buon esempio di quello che viene chiesto nella domanda: un gioco estremamente popolare rovinato dagli sviluppatori.


Le cose più evidenti che ho notato sono le armi ed il vestiario.

I western sono pieni zeppi di fucili Winchester modello 1894 (anche 92).



Dalla loro introduzione nel 1984 ne sono state create milioni e milioni di varianti, sono relativamente economici ed affidabili.

Ma…

Molti film western sono ambientati in molti luoghi e decadi prima che questo fucile venisse inventato.

E non fatemi nemmeno parlare delle armi a cartuccia usate nei film sulla Guerra Civile. Sì, lo so che esistevano già allora (fucili Henry), ma non erano così diffusi e prevalenti sulle altre armi come mi è capitato di vedere in alcuni film.

Per quanto riguarda il vestiario, il mio più grande cruccio sono i passanti per la cintura, questi sono apparsi durante il 20esimo secolo (almeno per quanto riguarda gli Stati Uniti) e non venivano praticamente utilizzati in modo significativo prima degli anni 20.

Quindi, se nei film vedi John Wayne indossare i pantaloni sia con i passanti per la cintura sia con le bretelle, significa che il costumista cercava di essere corretto dal punto di vista storico (per quanto riguarda le bretelle), ma Wayne insisteva che voleva i passanti perché odiava non potere indossare una cintura.

La stessa cosa accade per Clint Eastwood nel film "Il texano dagli occhi di ghiaccio".



E in "Impiccalo più in alto".



Ed ancora con Chuck Conners in "The Rifleman".