Che si possa guadagnare dal proprio
podcast non ci sono dubbi. In Italia i numeri non sono ancora tali da
giustificare grosse sponsorizzazioni, ma le forme di guadagno sono
molteplici, alcune dirette (ad esempio quote d'abbonamento per
accedere a contenuti inediti), altre indirette (ad esempio nel mio
caso promuovo percorsi online). Nei Paesi anglosassoni, in
particolare negli USA, la situazione è molto diversa ed esistono
molti podcast che guadagnano fior di quattrini.
"Quanto si guadagna per un film?
Ecco i prezzi di Hollywood
Quanto guadagna una stella di
Hollywood? Ed un attore dalla fama media? Un emergente? È vero che
un agente guadagna più di una stella e che un assistente di studio
prende lo stesso stipendio di un operatore dei call center? A tutte
queste curiosità ha provato a dare risposta il puntuale "The
Hollywood Reporter" con un ampio reportage pubblicato. Il lavoro
del magazine di cinema e spettacoli è stato quello di passare al
setaccio tutti i contratti delle diverse categorie operanti ad
Hollywood, dagli attori divisi in superstar, midstar d emergenti,
fino ai direttori della fotografia, dai registi agli assistenti fino
agli studio chief.
Come se la passa una star del calibro
di Robert Downey Jr.? L'attore è riuscito a guadagnare nell'ultimo
anno 75 milioni di dollari, di cui solo il 7% è arrivato da "Iron
Man 3", mentre ben 12 milioni di dollari gli sono arrivati
grazie ad un accordo pubblicitario con la HTC. In linea di massima,
se il tuo nome è uno di quelli che sbanca il botteghino, la tua paga
sarà almeno del 30% rispetto agli incassi totali del film, mentre se
sei una midstar, oppure un emergente, il cachet avrà un drastico
calo. Un esempio? In "The Wolf of Wall Street", Leonardo Di
Caprio ha chiuso un accordo per 25 milioni di dollari più i bonus
sugli incassi finali, mentre Jonah Hill, co-protagonista, ha avuto
soltanto 60mila dollari. È un esempio estremo ma efficace: aspettate
di vedere quanto prenderà Jonah Hill per un prossimo film.
Il discorso è lo stesso per i registi:
ci sono i "big", i "mid" e gli emergenti. In
verità, secondo le stime del THR la classe "mid" non
esiste più. Nel senso che oggi un regista di buon nome, non un
maestro, ti costa comunque tra i 3 e i 5 milioni di dollari. Sono
cifre sproporzionate rispetto a quanto può chiedere un emergente:
dai 100mila ai 250mila dollari. Un "master" come Ridley
Scott può arrivare anche a 35 milioni di dollari.
Quanto guadagna un agente?
Alla domanda può un agente guadagnare
più una stella internazionale, la risposta è: si, certo che può.
Gli basta gestire anche una sola bigstar e più midstar che lavorano
in un anno solare. I salari di un agente crescono a dismisura in
questo caso, rispetto ad una situazione di partenza più o meno
"normale": un novizio può guadagnare fino a 65.000 dollari
l'anno mentre un senior agent riesce a chiudere intorno ai 200.000
dollari. Poi ci sono agenti in grado di strappare bonus e onorari che
riescono ad oscillare tra i 400.000 e 900.o00 dollari l'anno. I
milionari sono due: Tracey Jacobs, 9 milioni di dollari l'anno
gestendo Johnny Depp, Patrick Whitesell arriva a 10 milioni di
dollari l'anno gestendo solo Jennifer Aniston, Jessica Alba e
Christian Bale. È dura la vita del pasha, pardon dell'agente. C'è
meno fortuna per gli assistenti degli agenti, che guadagnano comunque
dai 10 ai 13 dollari l'ora, lavorando quasi 7 su 7. Stress fortissimo
ma a fine mese c'è un bel gruzzolo e, soprattutto, un curriculum che
aumenta man mano.
Quanto guadagna una tv star?
Se sei un attore di una serie tv, e se
la serie tv in questione è diventata indispensabile per la vita
delle persone, allora puoi tranquillamente essere paragonato ad un
sultano. L'esempio che calza a pennello è quello del cachet del cast
di "The Big Bang Theory" che per rinnovare l'ultima
stagione ha chiesto 1 milione di dollari ad episodio: parliamo di Jim
Parsons, Johnny Galecki e Kaley Cuoco. Ashton Kutcher per "Two
and a half men" guadagna 750mila dollari ad episodio, circa
34.000 dollari a minuto. Halle Berry in "Extant", nuovo
show della CBS, guadagna 150mila dollari ad episodio, solo perché
siamo ancora in una fase di lancio. Ma la tendenza è a raddoppiare
il cachet, con il passare delle stagioni.
Dagli attori animali agli chef privati:
tutti gli "altri" guadagni
Un attore animale quanto guadagna? La
scimmietta Crystal, apparsa nel 2012 in un episodio di "Animal
Practice", è riuscita a portarsi a casa (con la tutela del suo
padrone, s'intende) ben 108mila dollari. In generale il cachet per
gli animali varia sempre a seconda delle qualità: un cane o un gatto
prendono circa 400 dollari al giorno e di solito riescono a portarsi
a casa tra i 5000 e i 10000 dollari l'anno. Un legale specializzato
in diritto dello spettacolo ha guadagni da capogiro: può prendersi
fino al 30% dalle procure dei suoi clienti. Il più famoso, Skip
Brittenham, guadagna 10 milioni di dollari l'anno. Quelle
professionalità che ad Hollywood chiamano "Extra", dai
figuranti presi sul posto fino a inserimenti dell'ultimo minuto,
percepiscono un onorario di 148 dollari al giorno. Inutile dire che
c'è chi campa facendo il figurante di professione, portandosi a casa
circa 40.000 dollari l'anno.
Uno chief di studio ha grandi
responsabilità. Deve assicurarsi che le cose vadano come devono
andare, che il film stia girando, che gli attori abbiano tutto e che
i tecnici non battano la fiacca. È li per conto di Dio, o meglio del
produttore, e lavora a condizioni di stress elevatissime. I più
bravi riescono a guadagnare anche 15 milioni di dollari ma lavorano
in condizioni davvero estreme: quasi 18 ore al giorno. Da uno chief
allo chef: un servizio privato di catering può costare molto. Il più
pagato è Christian Paier e si porta a casa per la sua azienda oltre
200.000 dollari all'anno, lavorando sui set più importanti di
Hollywood. Uno sceneggiatore di cinema guadagna da 100.000 ad un
milione di dollari a sceneggiatura, mentre quelli per la tv, di
solito più giovani, si portano a casa 6.000 dollari a settimana."
Le prime che mi vengono in mente, più
per il titolo che non per l'immagine della copertina, sono quelle di
alcuni gruppi Hair Metal degli anni 80 o anche prima:
(Ragazze, Ragazze, Ragazze)
"Leccalo tutto"
"La pistola
dell'amore" (con tanto di ragazze adoranti e sottomesse ai
piedi delle 4 rockstar)
Anche nel punk si possono
trovare famosi esempi:
"Lascia perdere i
coglioni" o "lascia perdere le cazzate"
Queste copertine sono perfettamente
inquadrate nel periodo storico in cui sono uscite, erano
provocatorie, a volte edonistiche e fin troppo esplicite, ma allo
sesso tempo in tendenza con quello che era il portamento delle
rockstar dell'epoca. Oggi verrebbero giudicate volgari nel migliore
del casi, sessiste nel peggiore. E forse lo erano. E forse è proprio
per questo che erano così divertenti.
Oggi pochissime case discografiche
accetterebbero di pubblicare un album di grossa tiratura con dei
titoli del genere. basti pensare ad Immanuel Casto, che voleva
intitolare un suo album
"Disco Dildo"
(nome di una delle tracce al suo
interno) ma fu invece costretto ad optare per il molto più innocente
"The Pink Album"
Sì.
Sono i generi più popolari del momento
tra i giovani? No.
Con un punto di riguardo al metal,
diamo un'occhiata a come si è evoluto il genere nel corso degli
anni:
Siamo lontani da un genere che vive di
ricordi e di passato, Certo, i grandi del rock e i grandi del metal
non appartengono agli anni 2000, ma sono nati prima, però ancora
oggi non mancano nuove leve o nuovi generi.
Quello metal è un pubblico di
nicchia
che gode di un seguito fedelissimo
che segue i vari generi dal vivo, sul web, su carta. Potete trovare
molti festival estivi e concerti dedicati solo al metal
(Hellfest,
Wave Gothic Treffen, Download, Rock Am Ring, Wacken Open Air, …).
In edicola, quando l'editoria su carta è massacrata, sopravvivono
ancora diverse testate legate a metal e rock. In libreria il metal
rappresenta il genere musicale più seguito (Tsunami Edizioni su
tutte). E, cosa non da poco, il pubblico metal sostiene la scena
acquistando dischi, andando ai concerti, comprano il merchandising.
Un supporto non indifferente che gioca moltissimo su
spirito di appartenenza e
identità.
A questo punto la domanda torna: è un
pubblico giovane o no?
Innegabile l'evidenza di un pubblico
che privilegia la fascia 35 - 50enni, quelli che hanno vissuto i
momenti di gloria del genere negli anni Ottanta e Novanta. Ma
altrettanto evidente, per chi frequenta i forum e i concerti, come i
giovani siano sempre presenti, sebbene in percentuale minore dei più
adulti. E questa è anche la capacità di gruppi come Iron Maiden e
Metallica per citare i più grandi, di trascendere le generazioni e
attirare ancora i giovani.
Oggi se parliamo di giovani e musica
pensiamo a hip hop, rap, trap, non certo al metal. E questi generi è
innegabile come oggi la facciano da padrona Ma da qui a dire che il
genere non sia più popolare, ce ne passa. E se allarghiamo il
discordo al rock, ancora di più.
Penso che siano stati il PRIMO gruppo
musicale di strumentisti del mondo pop: non un gruppo vocale come i
Coasters o i Platters, non un orchestra jazz, ma un gruppo che
scriveva e cantava canzoni orecchiabilissime e che entravano in testa
subito… inventarono la "boy band", ma da essa si evolsero
influenzando gran parte della musica successiva… da "Rubber
soul" in poi i Beatles innovarono la musica pop inserendovi
elementi "estranei" (il sitar usato in "Norwegian
Wood") e convergendo verso l'allora sconosciuta "psichedelia"
che venne adottata dai Pink Floyd… e non finì lì, i Beatles
andarono avanti: "Revolver", "Sgt Pepper's Lonely
Heart Club Band"(considerato dai più, non un album pop, ma
L'ALBUM POP per eccellenza e che ebbe vari tentativi di risposta
("Their Satanic Majestic Request" degli Stones, "The
soft Parade" dei Doors" "Simley smile" dei Beach
Boys tanto per fare alcuni esempi); "White album"; "Abbey
Road", album nel quale è contenuta "The end", canzone
che anticipa la scena degli anni '70 (parte del progressive e
soprattutto le sonorità dei primi Queen)… i Beatles sono quel
gruppo pop con il quale tutti gli altri gruppi pop dovranno sempre
rigorosamente confrontarsi… un po' come Marilyn Monroe per i
sex-symbol, Jimi Hendrix per i chitarristi, Fausto Coppi per il
ciclismo…
Sono le 20.00 del 30 ottobre 1938 e
dalle stazioni radio della CBS il giovane Orson Welles legge questo
comunicato: «Signore e signori, vogliate scusarci per l’interruzione
del nostro programma di musica, ma ci è appena pervenuto una
notizia. Alle 19:40 locali il professor Farrell dell’Osservatorio
di Mount Jennings, Chicago, ha rilevato diverse esplosioni di gas
incandescente sul pianeta Marte. Il gas è idrogeno e si sta muovendo
verso la Terra ad enorme velocità…».
Dopo questo annuncio iniziale la musica
riprende e viene interrotta più volte successivamente da altri
comunicati sempre più concitati ed allarmanti. Dopo quasi un’ora
di lettura viene dato il comunicato finale; un meteorite di grandi
dimensioni era caduto nel New Jersey e, con dettagli sempre più
drammatici e particolareggiati, trasmettendo anche urla di terrore di
sottofondo, si confermava l’avvenuta invasione del nostro pianeta
da parte dei Marziani.
La trasmissione scatenò il panico in buona parte degli Stati Uniti.
In realtà quello che Orson Welles aveva fatto era leggere alla radio, rendendo tutto moto verosimile, un tratto dal famoso romanzo fantascientifico La guerra dei mondi di H. G. Wells. Lo stesso Orson Welles descrisse l’effetto suscitato dalla sua trasmissione con queste parole: «Furono le dimensioni della reazione ad essere sbalorditive. 6 minuti dopo che eravamo in onda le case si svuotavano e le chiese si riempivano; la gente alzava invocazioni e si lacerava gli abiti per strada.
La trasmissione scatenò il panico in buona parte degli Stati Uniti.
In realtà quello che Orson Welles aveva fatto era leggere alla radio, rendendo tutto moto verosimile, un tratto dal famoso romanzo fantascientifico La guerra dei mondi di H. G. Wells. Lo stesso Orson Welles descrisse l’effetto suscitato dalla sua trasmissione con queste parole: «Furono le dimensioni della reazione ad essere sbalorditive. 6 minuti dopo che eravamo in onda le case si svuotavano e le chiese si riempivano; la gente alzava invocazioni e si lacerava gli abiti per strada.
Cominciammo a renderci conto, mentre
stavamo distruggendo il New Jersey, che avevamo sottovalutato
l’estensione della vena di follia della nostra America».
Questo sensazionale debutto gli diede
la celebrità e gli fece ottenere un contratto per tre film con la
casa di produzione cinematografica RKO. «Per quello che abbiamo
fatto sarei dovuto finire in galera, ma al contrario, sono finito a
Hollywood».
Per la prima volta si intuì l’enorme potere dei mass media.
Per la prima volta si intuì l’enorme potere dei mass media.
Non sono uno speaker
professionista.
Come tanti ho partecipato ad alcuni progetti radiofonici e a volte ne ho curato la strategia.
Come tanti ho partecipato ad alcuni progetti radiofonici e a volte ne ho curato la strategia.
Provo comunque a rispondere alla
domanda, ecco l’idea che mi sono
fatto sull’ambiente:
- serve predisposizione alla comunicazione ed all’uso del linguaggio (mi riferisco a doti che si apprendono, non certo all’essere logorroici di natura);
- servono proprietà di linguaggio, un vocabolario sufficientemente esteso e la capacità di argomentare un pensiero, un punto di vista, una posizione;
- serve capacità di interazione con gli altri (ascolto, moderazione, coinvolgimento, stimolo ecc…);
- serve fare esperienza, sicuramente, per aver confidenza con il pubblico, con il “ritmo” necessario (intendendo con “ritmo” anche i “tempi da radio”) e con il media, vivendolo dall’interno, non solo da semplice ascoltatore.
L’esperienza utile va da quella più “semplice” (piccole radio) a quella in formato digitale (live webinar e live streaming) oscillando verso tutti i format i cui presupposti siano simili a quelli radiofonici (in favore della relazione con il pubblico); - può servire la conoscenza approfondita di un genere musicale, di un tema specifico o di un argomento per il quale ci si propone (ovviamente)
- può servire avere anche un “personaggio” o una identità ben delineata, nell’ottica del ruolo di influencer ricoperto oggi da tanti speakers, anche locali.
- studiare e seguire adeguatamente esempi validi (o quelli il cui stile ci piace di più) è un valore aggiunto necessario.
Pochi piccoli spunti.
Spero siano utili o siano utili a chi ha il desiderio di diventare speaker radiofonico, un giorno
Spero siano utili o siano utili a chi ha il desiderio di diventare speaker radiofonico, un giorno
Sicuramente Dio ascolta musica.
Del resto la connessione tra
religione cristiana e musica è sempre stata fortissima, fin dalle
origini, come ricorda anche Benedetto XVI:
Qui andava da sé che le messe
festive accompagnate dal coro e dall’orchestra fossero parte
integrante della nostra esperienza della fede nella celebrazione
della liturgia. Rimane indelebilmente impresso nella mia memoria
come, ad esempio, non appena risuonavano le prime note della Messa
dell’incoronazione di Mozart, il cielo quasi si aprisse e si
sperimentasse molto profondamente la presenza del Signore.
E le radici di questa connessione
risalgono a innumerevoli passaggi della Bibbia in cui si cita
l'importanza della musica, del canto, del salmodiare.
Il canto è uno dei mezzi che lo
Spirito Santo usa per muovere alla lode i cuori e la comunità. Esso
rende il suo servizio per lodare Dio, in una lode armoniosa come Egli
solo merita.
Un linguaggio che Dio ha scelto ed incoraggia, per comunicare con il cuore dell’uomo; vedi Salmo 33:1,
Salmo 92:1, "E' bello dar lode al Signore e cantare al tuo nome, o Altissimo"; Salmo 147:1 "Alleluia. Lodate il Signore: è bello cantare al nostro Dio, dolce è lodarlo come a lui conviene" e, soprattutto, il Salmo 22:3, dove dice che Dio dimora nelle lodi del Suo popolo. Per chi avesse dubbi che la parola "lode" non implichi la musica, si fa notare che la parola "tehillal" usata nei Salmi 33, 147 e 22, vuol dire "salmo" o "canto di lode", e quella usata nel 92, "zamar" è il verbo "dare lode" o "cantare lodi".
Un linguaggio che Dio ha scelto ed incoraggia, per comunicare con il cuore dell’uomo; vedi Salmo 33:1,
Salmo 92:1, "E' bello dar lode al Signore e cantare al tuo nome, o Altissimo"; Salmo 147:1 "Alleluia. Lodate il Signore: è bello cantare al nostro Dio, dolce è lodarlo come a lui conviene" e, soprattutto, il Salmo 22:3, dove dice che Dio dimora nelle lodi del Suo popolo. Per chi avesse dubbi che la parola "lode" non implichi la musica, si fa notare che la parola "tehillal" usata nei Salmi 33, 147 e 22, vuol dire "salmo" o "canto di lode", e quella usata nel 92, "zamar" è il verbo "dare lode" o "cantare lodi".
• Un linguaggio che parla a tutte
e tre le sfere umane: corpo, anima e spirito. Guarda caso, anche la
musica viene suddivisa spesso in ritmo, melodia ed armonia.
• Un linguaggio di carattere
profetico, perché ha la capacità, come la profezia (I Corinzi 14:3)
di "edificare, esortare e consolare"; non a caso
Asaf, Jeduthun ed
Heman erano profeti, chiamati anche i "veggenti del re", ed
erano i tre responsabili designati da Davide per tutto ciò che
riguardava la lode nel tempio (1 Cronache 15, 16 e segg.).
Mi piace pensare che un'ipotetica
playlist di Dio possa essere una cosa simile:
God Save The Queen - Sex Pistols
What God Wants - Roger Waters
Paradise City - Guns’n’Roses
Stairway to Heaven - Led Zeppelin
Close to the Edge - Yes
God Given - Nine Inch Nails
Personal Jesus - Depeche Mode
Angel of Harlem - U2
Ashes to Ashes - Faith No More
Eulogy - Tool
Jesus Built My Hotrod - Ministry
Knockin’ on Heaven’s Door - Bob
Dylan
My God - Jethro Tull
Gods Of War - Def Leppard
Godlike - KMFDM
Genesis - JusticeEngel - Rammstein
Sheep - Pink Floyd
Lo so, è un po' sui generis, non
esattamente quella compilation di musica classica o religiosa che ci
si potrebbe aspettare. Ma lasciatemi fantasticare e pensare ad un
ascolto un po' movimentato, anche in Paradiso!
E' sempre più diffusa l'idea che uno
DEVE leggere libri PER NON ESSERE IGNORANTE. La scuola si prodiga
ANNI per inculcare nella testa dei bambini l'idea che leggere è un
dovere, che Dante gli fa schifo perché sono ignoranti (non perché
Dante sia già naturalmente pesante per gli adulti, figurarsi per dei
bambini) eccetera. E queste NON sono parole mie, ma parole TESTUALI
di Pierluciano Guardigli, che fu docente di CRITICA LETTERARIA presso
la BOCCONI di Milano.
I lettori stessi in Italia (quei pochi
che leggono) sono letteralmente ABITUATI a leggere roba che NON GLI
PIACE, a considerare un autore complicato MIGLIORE di uno semplice,
eccetera. Sono letteralmente abituati a farsi del male leggendo cose
sbagliate per loro, e lo fanno convintissimi che sia la cosa più
giusta da fare perché cavolo, ‘al cinema di vai per divertirti, in
biblioteca ci vai per farti una cultura’.
Ecco allora che il mercato -
adeguandosi a questa realtà - comincia a premiare autori che non
piacciono, mattonazzi assurdi (ma 'intellettuali', e dunque vanno
bene), eccetera.
Se pensate infatti che il mercato
editoriale italiano sia dominato dai vari Stephen King, Dan Brown, 50
sfumature, eccetera… Siete totalmente fuori strada.
Quelle sono eccezioni rarissime che
vendono tanto perché riescono a portare in libreria la gente che non
legge. E in genere, ci riescono perché se ne sta parlando in tutto
il mondo all’estero, allora li facciamo sbarcare qui da noi ‘in
pompa magna’ (ovvero, usando un grosso budget per il marketing.
Il VERO mercato editoriale, quello che
rappresenta il vero 80% dei libri venduti, è basato su minchiate
esistenzial-deprimenti-coltissime come Murakami o certi fenomeni
studiati a tavolino come la Solitudine dei numeri primi e i vari
vincitori di Strega e Campiello (i quali, se ci pensate bene… Non
ve ne viene in mente nemmeno uno!).
Prendete uno scrittore di grande
cultura, mettetelo a scrivere la storia di una persona comune che
vive una vita comune, e avrete un libro che i vari Einaudi e
Mondadori riterrano commercialissimo. Riempitelo inoltre di citazioni
paracule di storia, letteratura o altro, e si scanneranno
letteralmente per pubblicarvi.
Ecco una serie di bestseller ‘nati’
che non scriverò mai (oddio, essendo un ghostwriter potrei magari
scriverli per 10.000 euro. In anticipo, però):
"Credevo di essere il giovane
Holden" - storia di uno studente universitario
complessato che passa le sue giornate nel mito del famoso romanzo.
"La nuvola sulla luna" -
storia di una ragazza qualunque che vuole diventare una stella,
solo che non sa ancora quale. Però lei studia tanto, è coltissima…
E quindi noi facciamo il tifo per lei.
"Vi ammazzerò tutti" di
Wallace Lee. La tragica storia di uno scrittore che prende in
ostaggio i clienti di una libreria, ne ammazza il proprietario che
leggeva solo classici, e comincia a fare il lavaggio del cervello ai
suoi prigionieri. Al termine del romanzo, Wallace verrà ucciso dalla
polizia, ma i suoi ex prigionieri, ormai impazziti, stravederanno per
scrittori orrendi e vergognosamente commerciali come Stephen King. E
sopravvivere si rivelerà per loro una condanna, più che una
benedizione **CESTINATO**
In maniera molto pratica, è colui che
‘mette’ i dischi in discoteca. Passa da una canzone ad un’altra
cercando di far sentire il meno possibile il passaggio fra le due
tracce. Un compito molto importante del dj, è quello di far
divertire la gente che balla nel locale senza però andare contro il
proprio volere è/o gusto personale.
Il DJ è un lavoro che si è evoluto
molto nel corso degli anni.
Negli Anni 80 era quello sfigato
brutto, mezzo nerd, in fondo ad una sala che metteva dischi nella
penombra e nessuno se lo filava. Questo avveniva sia nella balera con
liscio e orchestra che nei club che proponevano un sound più Funky e
Soul. A livello economico era pagato come un barista o un buttafuori.
Con gli anni 90 viene alla luce la sua
prima evoluzione, inizia ad acquisire importanza e notorietà. Il
Club/Discoteca diventa più o meno rivelante anche grazie a quanto è
abile/riconoscibile il Dj. Il genere predominante, è la UK House nel
Regno Unito e la Breakbeat in Germania.
Sul finire degli Anni 90 e inizi del
2000 questa figura continuerà a crescere e alcuni Dj inizieranno ad
acquisire una rilevanza importante, sia nel mondo delle Radio, che in
quello del clubbing, diventando i Dj resident di club di cui
diventano icone. Il genere predominante è la Trance, soprattutto nei
paesi del nord Europa, genere che particolarmente si presta ad un
inizio di gioco di luci fatto di laser show e fumo in sala.
Fu proprio in questi anni che
iniziarono a svilupparsi i primi festival che diventeranno colossi
commerciali mondiali come ad esempio Tomorrowland, i vari show della
Q-Dance e altri ancora presenti oggi.
Esempi di DJ dell’epoca:
Paul Oakenfold in UK
Gigi D’Agostino, Mauro Picotto in
Italia
Paul Van Dyk, Tiësto e Armin Van
Bureen in Olanda
Dalla fine del 2000, la crescita del
settore diventa tale da produrre delle vere e proprie Rockstar.
Le loro tracce diventano virali al
punto da essere paragonati al Pop.
Ad es. David Guetta fa un disco con i
Black Eyed Peas, I gotta feeling.
Il movimento cresce, i massimi centri
diventano UK, Germania, Olanda e Svezia. E i DJ diventano delle
Rockstar dai cachet alti a tal punto da fare i tour con aerei
privati.
Ad esempio Swedish House Mafia, Avicii,
Hardwell, David Guetta e mille altri.
Qui l’Italia resta indietro. E rimane
imbavagliata nel modello Anni 80/90. Dj scarsi che mettono solo Hit
da radio, proprietari che pensano solo a far cassa con i tavoli e le
bottiglie di champagne a discapito della qualità. A parte rare
realtà, rimarrà così fino ad oggi.
Il Dj in buona sostanza non è solo
mixare un disco con il successivo al fine di far ballare le persone,
ma al giorno d’oggi è un imprenditore a tutti gli effetti. Deve
curare l’immagine, essere attivo sui Social, produrre musica di
qualità (aspetto principale) e curarne la distribuzione digitale.
Alcuni hanno una propria etichetta discografica, altri compaiono in
film e serie tv, altri nel mondo del gaming o in ambiti più
disparati. Meglio verranno fatte queste cose e sempre più un maggior
numero di date (serate) farà e quindi guadagni maggiori. Quando le
cose vanno bene, delegherà le funzioni non legate alla musica a
professionisti come: Social media manager, agente procacciatore di
serate, editor di video musicali ecc ecc. generando un vero è
proprio pool di professionisti che collaborano tra di loro e
accrescono il buon nome del DJ/progetto.
Ehm… Non lo contatti e no, non è
una candidatura.
Gli spedisci il tuo lavoro nel caso in
cui POTREBBE interessargli, che è ben diverso da contattarlo per
candidarsi.
E per scoprire se il tuo libro potrebbe
interessargli, devi prima studiare per bene la casa editrice cui
vorresti spedirlo.
Nel loro catalogo c'è qualcosa che
somiglia a quello che hai scritto? Perché se non c'è, mandargli il
tuo scritto non servirà assolutamente a nulla, e a quel punto non
farai altro che cercare e studiare un'altra casa editrice, e poi
un'altra, e poi un'altra ancora, fino a quando non ne troverai una
che potrebbe avere un interesse concreto verso il tuo
particolarissimo lavoro.
Una volta trovata quella giusta,
spulcerai il suo sito alla ricerca della pagina CONTATTI o INVIO
MANOSCRITTI.
Se
sono aperti alla pubblicazione di
autori 'sconosciuti' (non tutte le case editrici lo sono) troverai
sul loro sito delle linee guida da seguire per proporgli il tuo
lavoro. In genere, tali linee guida spiegano cosa vogliono leggere, e
come riceverlo.
- Alcune case editrici voglio i libri interi, altri solo un riassunto.
- Alcune li vogliono stampati su carta, altre in formato PDF.
- Alcune vogliono una BREVE presentazione dell'autore, altre no. Ma attenzione! Troppe persone fraintendono quest'ultimo punto.
Quando una casa editrice ti chiede di
includere due righe di presentazione dell'autore, non è un
curriculum. Devi scrivere solo età, domicilio, titolo di studio,
lavoro attuale (tre righe), per poi passare a elencare gli eventuali
risultati letterari precedenti (premi letterari, pubblicazioni e
recensioni da parte di persone importanti, non persone qualunque,
ecc).
Lo scrivo perché mi è capitato di
leggere curriculum standard (che alle case editrici non interessano
per nulla) o cose assurde come:
'molti dei miei amici hanno letto
questo romanzo e gli è piaciuto molto'.
Le autopubblicazioni su Amazon (o altre
piattaforme) vanno SOLO menzionate. Non vantatevi di vendite
stratosferice e recensioni positive. Giusto se avete un romanzo con
più di cento recensioni, allora sì, potrebbe valerne la pena ma
MAI, PER NESSUN MOTIVO, dovrete 'dire' alla casa editrice che avete
'sfondato' col self publishing.
Lo dico per due motivi.
PERCHE' MENZIONARE LE AUTOPUBBLICAZIONI
E BASTA? SENZA ENTRARE NEL MERITO?
1) PRIMA RAGIONE: perché barare sul
numero di copie vendute è una delle ragioni principali
dell'esistenza del self-publishing.
Quindi non solo quelli della casa
editrice daranno per scontato che state mentendo (perché - di fatto
lo fanno tutti i self publishers), ma farlo non servirà nemmeno a un
bel niente. Il motivo per cui il seflpublishing gode di ottima salute
è che NESSUNO può controllare se le vostre cifre sono vere o
inventate, e quindi TUTTI mentono. Ma un professionista serio ci
mette tre minuti a capire se vostre le vendite sono gonfiate o no.
Certo, il professionista non avrà mai le cifre esatte in mano, ma è
davvero facile farsene un'idea verosimile. Per questa ragione, non
sarai TU a dire alla casa editrice quanto successo hai avuto col self
publishing. Saranno LORO a giudicarlo visitando il tuo profilo
dell'autore sulla piattaforma, e con un paio di ricerche google.
2) SECONDA RAGIONE: scriversi le
recensioni da soli è lo sport preferito dei selfpublisher.
Quindi a meno di non avere la
recensione positiva di una persona importante (un giornalista, un
cantante famoso, eccetera), le case editrici se ne strafregano
letteralmente delle tue recensioni su amazon. Non gliene può fregare
di meno.
Una volta elencati i risultati
letterari, ci sono in effetti anche delle cose extra-letterarie che
potrebbero interessare alla casa editrice.
In particolare quelle che hanno a che
fare con la FAMA.
Per esempio, vale la pena menzionare se
siete avvocati di una certa fama, professori universitari, se avete
un canale youtube o un blog di grande successo, eccetera. Se avete un
milione di follower su instagram, il vostro romanzo verrà letto con
molta più attenzione e l'asticella di giudizio si abbasserà molto.
Il fatto che un autore abbia già un
pubblico, è un fattore MOLTO interessante per una casa editrice e
questo sì, dovete menzionarlo per forza.
Molto probabilmente se fai questa
domanda hai già sperimentato quanto le aspettative di un viaggio nel
“paradiso della techno” siano alte, e quanto rapidamente vengano
deluse. Infatti per un ragazzo/a italiano talvolta può essere
praticamente impossibile entrare nei templi sacri della techno come
il Berghain, il Tresor o il Kit-Kat per esempio.
Dalla mia esperienza e da quella di
amici ho notato che parlare il tedesco può essere utile, infatti con
l’inglese spesso non ti degneranno neanche di una risposta. Altra
cosa molto importante è arrivare alla discoteca sobri o almeno
decorosi, tanto avrete tempo di spaccarvi in due una volta entrati.
Gruppi piccoli e poco vistosi sono raccomandati anche se non è una
regola, infatti ho visto rimbalzare ragazzi e ragazze venuti soli e
far entrare gruppi di 10.
Credo che la cosa più importante sia
non farsi riconoscere come il tipico turista italiano a Berlino, che
viene in città per un weekend solo per sfondarsi e fare casino, ecco
se sei uno di quelli lascia stare. I buttafuori lo capiranno solo con
uno sguardo.
Evitare quindi di vestirsi da disco italiane, niente camicia, niente di firmato……vestirsi come un berlinese in poche parole (Consigliati vestiti scuri)
Evitare quindi di vestirsi da disco italiane, niente camicia, niente di firmato……vestirsi come un berlinese in poche parole (Consigliati vestiti scuri)
In conclusione voglio però dirti che
questi accorgimenti non ti garantiranno proprio nulla, infatti la
verità è che i buttafuori di Berlino fanno quel mestiere da 20–30
o in alcuni casi anche più anni, in tutto questo tempo hanno
sviluppato una sorta di radar a cui si affidano ciecamente nel
decidere se farti entrare o lasciarti fuori.
Inoltre se tieni davvero ad entrare in
una delle “BIG” ti consiglio di farti una vacanza più lunga del
solito weekend, ciò perché data l'alta probabilità di non entrare
l’unica soluzione possibile è la perseveranza….ti garantisco che
dopo 2 o più ore di coda essere scartati in 1/2 secondi ti farà
impazzire, ma non demordere!