Podcast mania, ecco chi guadagna di più :: Dailyonline



Che si possa guadagnare dal proprio podcast non ci sono dubbi. In Italia i numeri non sono ancora tali da giustificare grosse sponsorizzazioni, ma le forme di guadagno sono molteplici, alcune dirette (ad esempio quote d'abbonamento per accedere a contenuti inediti), altre indirette (ad esempio nel mio caso promuovo percorsi online). Nei Paesi anglosassoni, in particolare negli USA, la situazione è molto diversa ed esistono molti podcast che guadagnano fior di quattrini.




"Quanto si guadagna per un film? Ecco i prezzi di Hollywood
Quanto guadagna una stella di Hollywood? Ed un attore dalla fama media? Un emergente? È vero che un agente guadagna più di una stella e che un assistente di studio prende lo stesso stipendio di un operatore dei call center? A tutte queste curiosità ha provato a dare risposta il puntuale "The Hollywood Reporter" con un ampio reportage pubblicato. Il lavoro del magazine di cinema e spettacoli è stato quello di passare al setaccio tutti i contratti delle diverse categorie operanti ad Hollywood, dagli attori divisi in superstar, midstar d emergenti, fino ai direttori della fotografia, dai registi agli assistenti fino agli studio chief.
Come se la passa una star del calibro di Robert Downey Jr.? L'attore è riuscito a guadagnare nell'ultimo anno 75 milioni di dollari, di cui solo il 7% è arrivato da "Iron Man 3", mentre ben 12 milioni di dollari gli sono arrivati grazie ad un accordo pubblicitario con la HTC. In linea di massima, se il tuo nome è uno di quelli che sbanca il botteghino, la tua paga sarà almeno del 30% rispetto agli incassi totali del film, mentre se sei una midstar, oppure un emergente, il cachet avrà un drastico calo. Un esempio? In "The Wolf of Wall Street", Leonardo Di Caprio ha chiuso un accordo per 25 milioni di dollari più i bonus sugli incassi finali, mentre Jonah Hill, co-protagonista, ha avuto soltanto 60mila dollari. È un esempio estremo ma efficace: aspettate di vedere quanto prenderà Jonah Hill per un prossimo film.
Il discorso è lo stesso per i registi: ci sono i "big", i "mid" e gli emergenti. In verità, secondo le stime del THR la classe "mid" non esiste più. Nel senso che oggi un regista di buon nome, non un maestro, ti costa comunque tra i 3 e i 5 milioni di dollari. Sono cifre sproporzionate rispetto a quanto può chiedere un emergente: dai 100mila ai 250mila dollari. Un "master" come Ridley Scott può arrivare anche a 35 milioni di dollari.


Quanto guadagna un agente?
Alla domanda può un agente guadagnare più una stella internazionale, la risposta è: si, certo che può. Gli basta gestire anche una sola bigstar e più midstar che lavorano in un anno solare. I salari di un agente crescono a dismisura in questo caso, rispetto ad una situazione di partenza più o meno "normale": un novizio può guadagnare fino a 65.000 dollari l'anno mentre un senior agent riesce a chiudere intorno ai 200.000 dollari. Poi ci sono agenti in grado di strappare bonus e onorari che riescono ad oscillare tra i 400.000 e 900.o00 dollari l'anno. I milionari sono due: Tracey Jacobs, 9 milioni di dollari l'anno gestendo Johnny Depp, Patrick Whitesell arriva a 10 milioni di dollari l'anno gestendo solo Jennifer Aniston, Jessica Alba e Christian Bale. È dura la vita del pasha, pardon dell'agente. C'è meno fortuna per gli assistenti degli agenti, che guadagnano comunque dai 10 ai 13 dollari l'ora, lavorando quasi 7 su 7. Stress fortissimo ma a fine mese c'è un bel gruzzolo e, soprattutto, un curriculum che aumenta man mano.
Quanto guadagna una tv star?
Se sei un attore di una serie tv, e se la serie tv in questione è diventata indispensabile per la vita delle persone, allora puoi tranquillamente essere paragonato ad un sultano. L'esempio che calza a pennello è quello del cachet del cast di "The Big Bang Theory" che per rinnovare l'ultima stagione ha chiesto 1 milione di dollari ad episodio: parliamo di Jim Parsons, Johnny Galecki e Kaley Cuoco. Ashton Kutcher per "Two and a half men" guadagna 750mila dollari ad episodio, circa 34.000 dollari a minuto. Halle Berry in "Extant", nuovo show della CBS, guadagna 150mila dollari ad episodio, solo perché siamo ancora in una fase di lancio. Ma la tendenza è a raddoppiare il cachet, con il passare delle stagioni.
Dagli attori animali agli chef privati: tutti gli "altri" guadagni
Un attore animale quanto guadagna? La scimmietta Crystal, apparsa nel 2012 in un episodio di "Animal Practice", è riuscita a portarsi a casa (con la tutela del suo padrone, s'intende) ben 108mila dollari. In generale il cachet per gli animali varia sempre a seconda delle qualità: un cane o un gatto prendono circa 400 dollari al giorno e di solito riescono a portarsi a casa tra i 5000 e i 10000 dollari l'anno. Un legale specializzato in diritto dello spettacolo ha guadagni da capogiro: può prendersi fino al 30% dalle procure dei suoi clienti. Il più famoso, Skip Brittenham, guadagna 10 milioni di dollari l'anno. Quelle professionalità che ad Hollywood chiamano "Extra", dai figuranti presi sul posto fino a inserimenti dell'ultimo minuto, percepiscono un onorario di 148 dollari al giorno. Inutile dire che c'è chi campa facendo il figurante di professione, portandosi a casa circa 40.000 dollari l'anno.
Uno chief di studio ha grandi responsabilità. Deve assicurarsi che le cose vadano come devono andare, che il film stia girando, che gli attori abbiano tutto e che i tecnici non battano la fiacca. È li per conto di Dio, o meglio del produttore, e lavora a condizioni di stress elevatissime. I più bravi riescono a guadagnare anche 15 milioni di dollari ma lavorano in condizioni davvero estreme: quasi 18 ore al giorno. Da uno chief allo chef: un servizio privato di catering può costare molto. Il più pagato è Christian Paier e si porta a casa per la sua azienda oltre 200.000 dollari all'anno, lavorando sui set più importanti di Hollywood. Uno sceneggiatore di cinema guadagna da 100.000 ad un milione di dollari a sceneggiatura, mentre quelli per la tv, di solito più giovani, si portano a casa 6.000 dollari a settimana."



Le prime che mi vengono in mente, più per il titolo che non per l'immagine della copertina, sono quelle di alcuni gruppi Hair Metal degli anni 80 o anche prima:

(Ragazze, Ragazze, Ragazze)

"Leccalo tutto"

"La pistola dell'amore" (con tanto di ragazze adoranti e sottomesse ai piedi delle 4 rockstar)

Anche nel punk si possono trovare famosi esempi:
"Lascia perdere i coglioni" o "lascia perdere le cazzate"

Queste copertine sono perfettamente inquadrate nel periodo storico in cui sono uscite, erano provocatorie, a volte edonistiche e fin troppo esplicite, ma allo sesso tempo in tendenza con quello che era il portamento delle rockstar dell'epoca. Oggi verrebbero giudicate volgari nel migliore del casi, sessiste nel peggiore. E forse lo erano. E forse è proprio per questo che erano così divertenti.
Oggi pochissime case discografiche accetterebbero di pubblicare un album di grossa tiratura con dei titoli del genere. basti pensare ad Immanuel Casto, che voleva intitolare un suo album "Disco Dildo" (nome di una delle tracce al suo interno) ma fu invece costretto ad optare per il molto più innocente 

"The Pink Album"


Sì.
Sono i generi più popolari del momento tra i giovani? No.
Con un punto di riguardo al metal, diamo un'occhiata a come si è evoluto il genere nel corso degli anni:


Siamo lontani da un genere che vive di ricordi e di passato, Certo, i grandi del rock e i grandi del metal non appartengono agli anni 2000, ma sono nati prima, però ancora oggi non mancano nuove leve o nuovi generi.
Quello metal è un pubblico di nicchia che gode di un seguito fedelissimo che segue i vari generi dal vivo, sul web, su carta. Potete trovare molti festival estivi e concerti dedicati solo al metal (Hellfest, Wave Gothic Treffen, Download, Rock Am Ring, Wacken Open Air, …). In edicola, quando l'editoria su carta è massacrata, sopravvivono ancora diverse testate legate a metal e rock. In libreria il metal rappresenta il genere musicale più seguito (Tsunami Edizioni su tutte). E, cosa non da poco, il pubblico metal sostiene la scena acquistando dischi, andando ai concerti, comprano il merchandising. Un supporto non indifferente che gioca moltissimo su spirito di appartenenza e identità.
A questo punto la domanda torna: è un pubblico giovane o no?
Innegabile l'evidenza di un pubblico che privilegia la fascia 35 - 50enni, quelli che hanno vissuto i momenti di gloria del genere negli anni Ottanta e Novanta. Ma altrettanto evidente, per chi frequenta i forum e i concerti, come i giovani siano sempre presenti, sebbene in percentuale minore dei più adulti. E questa è anche la capacità di gruppi come Iron Maiden e Metallica per citare i più grandi, di trascendere le generazioni e attirare ancora i giovani.
Oggi se parliamo di giovani e musica pensiamo a hip hop, rap, trap, non certo al metal. E questi generi è innegabile come oggi la facciano da padrona Ma da qui a dire che il genere non sia più popolare, ce ne passa. E se allarghiamo il discordo al rock, ancora di più.






The Beatles: perché sono il gruppo più importante nella storia del ...



Penso che siano stati il PRIMO gruppo musicale di strumentisti del mondo pop: non un gruppo vocale come i Coasters o i Platters, non un orchestra jazz, ma un gruppo che scriveva e cantava canzoni orecchiabilissime e che entravano in testa subito… inventarono la "boy band", ma da essa si evolsero influenzando gran parte della musica successiva… da "Rubber soul" in poi i Beatles innovarono la musica pop inserendovi elementi "estranei" (il sitar usato in "Norwegian Wood") e convergendo verso l'allora sconosciuta "psichedelia" che venne adottata dai Pink Floyd… e non finì lì, i Beatles andarono avanti: "Revolver", "Sgt Pepper's Lonely Heart Club Band"(considerato dai più, non un album pop, ma L'ALBUM POP per eccellenza e che ebbe vari tentativi di risposta ("Their Satanic Majestic Request" degli Stones, "The soft Parade" dei Doors" "Simley smile" dei Beach Boys tanto per fare alcuni esempi); "White album"; "Abbey Road", album nel quale è contenuta "The end", canzone che anticipa la scena degli anni '70 (parte del progressive e soprattutto le sonorità dei primi Queen)… i Beatles sono quel gruppo pop con il quale tutti gli altri gruppi pop dovranno sempre rigorosamente confrontarsi… un po' come Marilyn Monroe per i sex-symbol, Jimi Hendrix per i chitarristi, Fausto Coppi per il ciclismo…



Sono le 20.00 del 30 ottobre 1938 e dalle stazioni radio della CBS il giovane Orson Welles legge questo comunicato: «Signore e signori, vogliate scusarci per l’interruzione del nostro programma di musica, ma ci è appena pervenuto una notizia. Alle 19:40 locali il professor Farrell dell’Osservatorio di Mount Jennings, Chicago, ha rilevato diverse esplosioni di gas incandescente sul pianeta Marte. Il gas è idrogeno e si sta muovendo verso la Terra ad enorme velocità…».
Dopo questo annuncio iniziale la musica riprende e viene interrotta più volte successivamente da altri comunicati sempre più concitati ed allarmanti. Dopo quasi un’ora di lettura viene dato il comunicato finale; un meteorite di grandi dimensioni era caduto nel New Jersey e, con dettagli sempre più drammatici e particolareggiati, trasmettendo anche urla di terrore di sottofondo, si confermava l’avvenuta invasione del nostro pianeta da parte dei Marziani.
La trasmissione scatenò il panico in buona parte degli Stati Uniti.
In realtà quello che Orson Welles aveva fatto era leggere alla radio, rendendo tutto moto verosimile, un tratto dal famoso romanzo fantascientifico La guerra dei mondi di H. G. Wells. Lo stesso Orson Welles descrisse l’effetto suscitato dalla sua trasmissione con queste parole: «Furono le dimensioni della reazione ad essere sbalorditive. 6 minuti dopo che eravamo in onda le case si svuotavano e le chiese si riempivano; la gente alzava invocazioni e si lacerava gli abiti per strada.
Cominciammo a renderci conto, mentre stavamo distruggendo il New Jersey, che avevamo sottovalutato l’estensione della vena di follia della nostra America».
Questo sensazionale debutto gli diede la celebrità e gli fece ottenere un contratto per tre film con la casa di produzione cinematografica RKO. «Per quello che abbiamo fatto sarei dovuto finire in galera, ma al contrario, sono finito a Hollywood».
Per la prima volta si intuì l’enorme potere dei mass media.



Come diventare speaker in radio


Non sono uno speaker professionista.
Come tanti ho partecipato ad alcuni progetti radiofonici e a volte ne ho curato la strategia.
Provo comunque a rispondere alla domanda, ecco l’idea che mi sono fatto sull’ambiente:
  • serve predisposizione alla comunicazione ed all’uso del linguaggio (mi riferisco a doti che si apprendono, non certo all’essere logorroici di natura);
  • servono proprietà di linguaggio, un vocabolario sufficientemente esteso e la capacità di argomentare un pensiero, un punto di vista, una posizione;
  • serve capacità di interazione con gli altri (ascolto, moderazione, coinvolgimento, stimolo ecc…);
  • serve fare esperienza, sicuramente, per aver confidenza con il pubblico, con il “ritmo” necessario (intendendo con “ritmo” anche i “tempi da radio”) e con il media, vivendolo dall’interno, non solo da semplice ascoltatore.
    L’esperienza utile va da quella più “semplice” (piccole radio) a quella in formato digitale (live webinar e live streaming) oscillando verso tutti i format i cui presupposti siano simili a quelli radiofonici (in favore della relazione con il pubblico);
  • può servire la conoscenza approfondita di un genere musicale, di un tema specifico o di un argomento per il quale ci si propone (ovviamente)
  • può servire avere anche un “personaggio” o una identità ben delineata, nell’ottica del ruolo di influencer ricoperto oggi da tanti speakers, anche locali.
  • studiare e seguire adeguatamente esempi validi (o quelli il cui stile ci piace di più) è un valore aggiunto necessario.
Pochi piccoli spunti.
Spero siano utili o siano utili a chi ha il desiderio di diventare speaker radiofonico, un giorno





Sicuramente Dio ascolta musica. Del resto la connessione tra religione cristiana e musica è sempre stata fortissima, fin dalle origini, come ricorda anche Benedetto XVI:
Qui andava da sé che le messe festive accompagnate dal coro e dall’orchestra fossero parte integrante della nostra esperienza della fede nella celebrazione della liturgia. Rimane indelebilmente impresso nella mia memoria come, ad esempio, non appena risuonavano le prime note della Messa dell’incoronazione di Mozart, il cielo quasi si aprisse e si sperimentasse molto profondamente la presenza del Signore.
E le radici di questa connessione risalgono a innumerevoli passaggi della Bibbia in cui si cita l'importanza della musica, del canto, del salmodiare.
Il canto è uno dei mezzi che lo Spirito Santo usa per muovere alla lode i cuori e la comunità. Esso rende il suo servizio per lodare Dio, in una lode armoniosa come Egli solo merita.
Un linguaggio che Dio ha scelto ed incoraggia, per comunicare con il cuore dell’uomo; vedi Salmo 33:1,
Salmo 92:1, "E' bello dar lode al Signore e cantare al tuo nome, o Altissimo"; Salmo 147:1 "Alleluia. Lodate il Signore: è bello cantare al nostro Dio, dolce è lodarlo come a lui conviene" e, soprattutto, il Salmo 22:3, dove dice che Dio dimora nelle lodi del Suo popolo. Per chi avesse dubbi che la parola "lode" non implichi la musica, si fa notare che la parola "tehillal" usata nei Salmi 33, 147 e 22, vuol dire "salmo" o "canto di lode", e quella usata nel 92, "zamar" è il verbo "dare lode" o "cantare lodi".
Un linguaggio che parla a tutte e tre le sfere umane: corpo, anima e spirito. Guarda caso, anche la musica viene suddivisa spesso in ritmo, melodia ed armonia.
Un linguaggio di carattere profetico, perché ha la capacità, come la profezia (I Corinzi 14:3) di "edificare, esortare e consolare"; non a caso Asaf, Jeduthun ed Heman erano profeti, chiamati anche i "veggenti del re", ed erano i tre responsabili designati da Davide per tutto ciò che riguardava la lode nel tempio (1 Cronache 15, 16 e segg.).


Mi piace pensare che un'ipotetica playlist di Dio possa essere una cosa simile:
God Save The Queen - Sex Pistols
What God Wants - Roger Waters
Paradise City - Guns’n’Roses
Stairway to Heaven - Led Zeppelin
Close to the Edge - Yes
God Given - Nine Inch Nails
Personal Jesus - Depeche Mode
Angel of Harlem - U2
Ashes to Ashes - Faith No More
Eulogy - Tool
Jesus Built My Hotrod - Ministry
Knockin’ on Heaven’s Door - Bob Dylan
My God - Jethro Tull
Gods Of War - Def Leppard
Godlike - KMFDM
Genesis - JusticeEngel - Rammstein
Sheep - Pink Floyd
Lo so, è un po' sui generis, non esattamente quella compilation di musica classica o religiosa che ci si potrebbe aspettare. Ma lasciatemi fantasticare e pensare ad un ascolto un po' movimentato, anche in Paradiso!





E' sempre più diffusa l'idea che uno DEVE leggere libri PER NON ESSERE IGNORANTE. La scuola si prodiga ANNI per inculcare nella testa dei bambini l'idea che leggere è un dovere, che Dante gli fa schifo perché sono ignoranti (non perché Dante sia già naturalmente pesante per gli adulti, figurarsi per dei bambini) eccetera. E queste NON sono parole mie, ma parole TESTUALI di Pierluciano Guardigli, che fu docente di CRITICA LETTERARIA presso la BOCCONI di Milano.
I lettori stessi in Italia (quei pochi che leggono) sono letteralmente ABITUATI a leggere roba che NON GLI PIACE, a considerare un autore complicato MIGLIORE di uno semplice, eccetera. Sono letteralmente abituati a farsi del male leggendo cose sbagliate per loro, e lo fanno convintissimi che sia la cosa più giusta da fare perché cavolo, ‘al cinema di vai per divertirti, in biblioteca ci vai per farti una cultura’.
Ecco allora che il mercato - adeguandosi a questa realtà - comincia a premiare autori che non piacciono, mattonazzi assurdi (ma 'intellettuali', e dunque vanno bene), eccetera.
Se pensate infatti che il mercato editoriale italiano sia dominato dai vari Stephen King, Dan Brown, 50 sfumature, eccetera… Siete totalmente fuori strada.
Quelle sono eccezioni rarissime che vendono tanto perché riescono a portare in libreria la gente che non legge. E in genere, ci riescono perché se ne sta parlando in tutto il mondo all’estero, allora li facciamo sbarcare qui da noi ‘in pompa magna’ (ovvero, usando un grosso budget per il marketing.
Il VERO mercato editoriale, quello che rappresenta il vero 80% dei libri venduti, è basato su minchiate esistenzial-deprimenti-coltissime come Murakami o certi fenomeni studiati a tavolino come la Solitudine dei numeri primi e i vari vincitori di Strega e Campiello (i quali, se ci pensate bene… Non ve ne viene in mente nemmeno uno!).
Prendete uno scrittore di grande cultura, mettetelo a scrivere la storia di una persona comune che vive una vita comune, e avrete un libro che i vari Einaudi e Mondadori riterrano commercialissimo. Riempitelo inoltre di citazioni paracule di storia, letteratura o altro, e si scanneranno letteralmente per pubblicarvi.
Ecco una serie di bestseller ‘nati’ che non scriverò mai (oddio, essendo un ghostwriter potrei magari scriverli per 10.000 euro. In anticipo, però):
"Credevo di essere il giovane Holden" - storia di uno studente universitario complessato che passa le sue giornate nel mito del famoso romanzo.
"La nuvola sulla luna" - storia di una ragazza qualunque che vuole diventare una stella, solo che non sa ancora quale. Però lei studia tanto, è coltissima… E quindi noi facciamo il tifo per lei.
"Vi ammazzerò tutti" di Wallace Lee. La tragica storia di uno scrittore che prende in ostaggio i clienti di una libreria, ne ammazza il proprietario che leggeva solo classici, e comincia a fare il lavaggio del cervello ai suoi prigionieri. Al termine del romanzo, Wallace verrà ucciso dalla polizia, ma i suoi ex prigionieri, ormai impazziti, stravederanno per scrittori orrendi e vergognosamente commerciali come Stephen King. E sopravvivere si rivelerà per loro una condanna, più che una benedizione **CESTINATO**


Diventare Dj | Il corso per Dj



In maniera molto pratica, è colui che ‘mette’ i dischi in discoteca. Passa da una canzone ad un’altra cercando di far sentire il meno possibile il passaggio fra le due tracce. Un compito molto importante del dj, è quello di far divertire la gente che balla nel locale senza però andare contro il proprio volere è/o gusto personale.  
Il DJ è un lavoro che si è evoluto molto nel corso degli anni.
Negli Anni 80 era quello sfigato brutto, mezzo nerd, in fondo ad una sala che metteva dischi nella penombra e nessuno se lo filava. Questo avveniva sia nella balera con liscio e orchestra che nei club che proponevano un sound più Funky e Soul. A livello economico era pagato come un barista o un buttafuori.
Con gli anni 90 viene alla luce la sua prima evoluzione, inizia ad acquisire importanza e notorietà. Il Club/Discoteca diventa più o meno rivelante anche grazie a quanto è abile/riconoscibile il Dj. Il genere predominante, è la UK House nel Regno Unito e la Breakbeat in Germania.
Sul finire degli Anni 90 e inizi del 2000 questa figura continuerà a crescere e alcuni Dj inizieranno ad acquisire una rilevanza importante, sia nel mondo delle Radio, che in quello del clubbing, diventando i Dj resident di club di cui diventano icone. Il genere predominante è la Trance, soprattutto nei paesi del nord Europa, genere che particolarmente si presta ad un inizio di gioco di luci fatto di laser show e fumo in sala.
Fu proprio in questi anni che iniziarono a svilupparsi i primi festival che diventeranno colossi commerciali mondiali come ad esempio Tomorrowland, i vari show della Q-Dance e altri ancora presenti oggi.
Esempi di DJ dell’epoca:
Paul Oakenfold in UK
Gigi D’Agostino, Mauro Picotto in Italia
Paul Van Dyk, Tiësto e Armin Van Bureen in Olanda
Dalla fine del 2000, la crescita del settore diventa tale da produrre delle vere e proprie Rockstar.
Le loro tracce diventano virali al punto da essere paragonati al Pop.
Ad es. David Guetta fa un disco con i Black Eyed Peas, I gotta feeling.
Il movimento cresce, i massimi centri diventano UK, Germania, Olanda e Svezia. E i DJ diventano delle Rockstar dai cachet alti a tal punto da fare i tour con aerei privati.
Ad esempio Swedish House Mafia, Avicii, Hardwell, David Guetta e mille altri.
Qui l’Italia resta indietro. E rimane imbavagliata nel modello Anni 80/90. Dj scarsi che mettono solo Hit da radio, proprietari che pensano solo a far cassa con i tavoli e le bottiglie di champagne a discapito della qualità. A parte rare realtà, rimarrà così fino ad oggi.
Il Dj in buona sostanza non è solo mixare un disco con il successivo al fine di far ballare le persone, ma al giorno d’oggi è un imprenditore a tutti gli effetti. Deve curare l’immagine, essere attivo sui Social, produrre musica di qualità (aspetto principale) e curarne la distribuzione digitale. Alcuni hanno una propria etichetta discografica, altri compaiono in film e serie tv, altri nel mondo del gaming o in ambiti più disparati. Meglio verranno fatte queste cose e sempre più un maggior numero di date (serate) farà e quindi guadagni maggiori. Quando le cose vanno bene, delegherà le funzioni non legate alla musica a professionisti come: Social media manager, agente procacciatore di serate, editor di video musicali ecc ecc. generando un vero è proprio pool di professionisti che collaborano tra di loro e accrescono il buon nome del DJ/progetto.


La candidatura di successo comincia dal titolo - Colloquio Diretto



Ehm… Non lo contatti e no, non è una candidatura.
Gli spedisci il tuo lavoro nel caso in cui POTREBBE interessargli, che è ben diverso da contattarlo per candidarsi.
E per scoprire se il tuo libro potrebbe interessargli, devi prima studiare per bene la casa editrice cui vorresti spedirlo.
Nel loro catalogo c'è qualcosa che somiglia a quello che hai scritto? Perché se non c'è, mandargli il tuo scritto non servirà assolutamente a nulla, e a quel punto non farai altro che cercare e studiare un'altra casa editrice, e poi un'altra, e poi un'altra ancora, fino a quando non ne troverai una che potrebbe avere un interesse concreto verso il tuo particolarissimo lavoro.
Una volta trovata quella giusta, spulcerai il suo sito alla ricerca della pagina CONTATTI o INVIO MANOSCRITTI.
Se sono aperti alla pubblicazione di autori 'sconosciuti' (non tutte le case editrici lo sono) troverai sul loro sito delle linee guida da seguire per proporgli il tuo lavoro. In genere, tali linee guida spiegano cosa vogliono leggere, e come riceverlo.
  • Alcune case editrici voglio i libri interi, altri solo un riassunto.
  • Alcune li vogliono stampati su carta, altre in formato PDF.
  • Alcune vogliono una BREVE presentazione dell'autore, altre no. Ma attenzione! Troppe persone fraintendono quest'ultimo punto.
Quando una casa editrice ti chiede di includere due righe di presentazione dell'autore, non è un curriculum. Devi scrivere solo età, domicilio, titolo di studio, lavoro attuale (tre righe), per poi passare a elencare gli eventuali risultati letterari precedenti (premi letterari, pubblicazioni e recensioni da parte di persone importanti, non persone qualunque, ecc).
Lo scrivo perché mi è capitato di leggere curriculum standard (che alle case editrici non interessano per nulla) o cose assurde come:
'molti dei miei amici hanno letto questo romanzo e gli è piaciuto molto'.
Le autopubblicazioni su Amazon (o altre piattaforme) vanno SOLO menzionate. Non vantatevi di vendite stratosferice e recensioni positive. Giusto se avete un romanzo con più di cento recensioni, allora sì, potrebbe valerne la pena ma MAI, PER NESSUN MOTIVO, dovrete 'dire' alla casa editrice che avete 'sfondato' col self publishing.
Lo dico per due motivi.
PERCHE' MENZIONARE LE AUTOPUBBLICAZIONI E BASTA? SENZA ENTRARE NEL MERITO?
1) PRIMA RAGIONE: perché barare sul numero di copie vendute è una delle ragioni principali dell'esistenza del self-publishing. Quindi non solo quelli della casa editrice daranno per scontato che state mentendo (perché - di fatto lo fanno tutti i self publishers), ma farlo non servirà nemmeno a un bel niente. Il motivo per cui il seflpublishing gode di ottima salute è che NESSUNO può controllare se le vostre cifre sono vere o inventate, e quindi TUTTI mentono. Ma un professionista serio ci mette tre minuti a capire se vostre le vendite sono gonfiate o no. Certo, il professionista non avrà mai le cifre esatte in mano, ma è davvero facile farsene un'idea verosimile. Per questa ragione, non sarai TU a dire alla casa editrice quanto successo hai avuto col self publishing. Saranno LORO a giudicarlo visitando il tuo profilo dell'autore sulla piattaforma, e con un paio di ricerche google.
2) SECONDA RAGIONE: scriversi le recensioni da soli è lo sport preferito dei selfpublisher. Quindi a meno di non avere la recensione positiva di una persona importante (un giornalista, un cantante famoso, eccetera), le case editrici se ne strafregano letteralmente delle tue recensioni su amazon. Non gliene può fregare di meno.
Una volta elencati i risultati letterari, ci sono in effetti anche delle cose extra-letterarie che potrebbero interessare alla casa editrice.
In particolare quelle che hanno a che fare con la FAMA.
Per esempio, vale la pena menzionare se siete avvocati di una certa fama, professori universitari, se avete un canale youtube o un blog di grande successo, eccetera. Se avete un milione di follower su instagram, il vostro romanzo verrà letto con molta più attenzione e l'asticella di giudizio si abbasserà molto.
Il fatto che un autore abbia già un pubblico, è un fattore MOLTO interessante per una casa editrice e questo sì, dovete menzionarlo per forza.




Molto probabilmente se fai questa domanda hai già sperimentato quanto le aspettative di un viaggio nel “paradiso della techno” siano alte, e quanto rapidamente vengano deluse. Infatti per un ragazzo/a italiano talvolta può essere praticamente impossibile entrare nei templi sacri della techno come il Berghain, il Tresor o il Kit-Kat per esempio.
Dalla mia esperienza e da quella di amici ho notato che parlare il tedesco può essere utile, infatti con l’inglese spesso non ti degneranno neanche di una risposta. Altra cosa molto importante è arrivare alla discoteca sobri o almeno decorosi, tanto avrete tempo di spaccarvi in due una volta entrati. Gruppi piccoli e poco vistosi sono raccomandati anche se non è una regola, infatti ho visto rimbalzare ragazzi e ragazze venuti soli e far entrare gruppi di 10.
Credo che la cosa più importante sia non farsi riconoscere come il tipico turista italiano a Berlino, che viene in città per un weekend solo per sfondarsi e fare casino, ecco se sei uno di quelli lascia stare. I buttafuori lo capiranno solo con uno sguardo.
Evitare quindi di vestirsi da disco italiane, niente camicia, niente di firmato……vestirsi come un berlinese in poche parole (Consigliati vestiti scuri)
In conclusione voglio però dirti che questi accorgimenti non ti garantiranno proprio nulla, infatti la verità è che i buttafuori di Berlino fanno quel mestiere da 20–30 o in alcuni casi anche più anni, in tutto questo tempo hanno sviluppato una sorta di radar a cui si affidano ciecamente nel decidere se farti entrare o lasciarti fuori.
Inoltre se tieni davvero ad entrare in una delle “BIG” ti consiglio di farti una vacanza più lunga del solito weekend, ciò perché data l'alta probabilità di non entrare l’unica soluzione possibile è la perseveranza….ti garantisco che dopo 2 o più ore di coda essere scartati in 1/2 secondi ti farà impazzire, ma non demordere!