Se parliamo di Hollywood classica, Harry Cohn emerge senza dubbio come uno dei peggiori esseri umani nel settore, perlomeno per il trattamento verso chi lavorava sotto di lui. La sua reputazione di tiranno spietato, manipolatore e predatore sessuale lo rende tristemente famoso.
Cohn non era solo un manager severo: la sua condotta personale era moralmente riprovevole. Chiedeva avances sessuali alle attrici in cambio di ruoli, inventò e brevettò il cosiddetto “divano da casting” e non esitava a coinvolgere intimidazioni esterne per controllare le relazioni delle star, come nel caso di Sammy Davis Jr. e Kim Novak. Le storie di Joan Crawford e altri attori della Columbia Pictures dimostrano quanto il suo potere fosse assoluto e come lo usasse per soddisfare i propri impulsi senza riguardo per la vita degli altri.
Pur essendo noto per la sua arguzia e battute memorabili, queste non cancellano le condotte abusive. Cohn ha incarnato l’archetipo del capo di studio “tutto-poteroso” di Hollywood: temuto, manipolatore e spesso crudele. Se lo confrontiamo con altri direttori e produttori dell’epoca, molti dei quali avevano comportamenti discutibili, Cohn si distingue per la combinazione di abuso sessuale, intimidazione e sfruttamento sistematico degli attori.
Se il parametro è “peggior essere umano” in termini di crudeltà, predazione e abuso di potere, Harry Cohn è sicuramente tra i principali candidati della Hollywood classica. La sua eredità rimane un monito su quanto il potere assoluto senza controllo possa corrompere anche le menti più brillanti del cinema.
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