Tra raccomandati e cosi poi poco studio recitazione e poca propensione naturale alla recitazione ovvero sul set solo per soldi. E poi troppo esibizionisti, piacioni edonisti che si dimenticano cosi pure quel po che sanno del recitare.
Tra raccomandati e cosi poi poco studio recitazione e poca propensione naturale alla recitazione ovvero sul set solo per soldi. E poi troppo esibizionisti, piacioni edonisti che si dimenticano cosi pure quel po che sanno del recitare.
La melodia piace perchè il compositore ha intercettato la tensione della mente legata ad un particolare stato d’animo (che evidentemente provava in quel momento) e di essere riuscito ad evocarlo tramite la disposizione dei suoni o note dai quali è composta la melodia.
Basta pensare alla “Tristezza” di Chopin o all’Aria sulla IV corda di Bach che han fatto storia.
Ecco perché si parla sempre più spesso di musicoterapia; musica quindi come “modulatore straordinario dei sentimenti”, tanto da parlare di autentica farmacopea.
Vien da sè che ogni tipo di musica suscita sentimenti particolari, per il ritmo, la tonalità, il volume e l’intensità con i quali viene espressa.
Toni quindi ascendenti, discendenti, alterati e così via, a seconda della motivazione che il compositore intendeva dare al suo brano; un canale di comunicazione quindi, tra il compositore e l’ascoltatore che apprezza quanto più il compositore è riuscito a creare quel clima di pathos con la disposizione delle note.
Prima della realizzazione del celebre film Disney Pixar "Alla ricerca di Nemo", l'azienda chiese al suo team artistico di seguire dei corsi di Biologia Marina, Oceanografia e Ittiologia presso l'Università di Berkeley (California), per poter rappresentare il più fedelmente possibile i personaggi ed il loro mondo.
Il team Disney Pixar dovette seguire anche un corso di immersioni, e si avvalse per tre anni della consulenza al professor Adam Summers, esperto in biologia, il quale fornì un parere tecnico per quanto riguarda i movimenti degli animali.
Semplice: il CD è più fedele.
Vorrei fare una premessa. Qui mi riferisco ai dischi in vinile "autentici", ovvero a quelli incisi negli anni '70 o prima. Infatti, quelli di oggi sono una mezza "sola" in quanto a genuinità. Si tratta infatti di dischi in vinile, ma realizzati da master digitale.
È evidente che si ha qui un doppio passaggio: dalla sorgente acustica reale al supporto digitale e poi da questo all'incisione analogica su vinile. Se qualcuno sente la versione digitale e quella del vinile tratta dalla prima e afferma che la seconda è più fedele è chiaro che si prende in giro da solo. Talora c'è addirittura un passaggio in più, perché si prende un vecchio vinile, lo si masterizza in digitale e, infine, si riporta il tutto di nuovo sul vinile. Il tutto per mere ragioni commerciali, cioè per chi vuole avere, vedere e toccare il vinile che riporta i brani preferiti.
Detto ciò, con il livello di campionatura (numero di bit di rilevazione al secondo o bitrate) di oggi, garantito durante la registrazione del suono originale, il formato digitale supera di gran lunga la qualità di qualunque traccia fisico-analogica sul vinile. Perché? Fondamentalmente, perché il digitale permette di veicolare agli altoparlanti una quantità superiore d'informazione (bit) emessa dalla sorgente reale.
All'atto pratico sono diverse le superiorità della musica in digitale. Quest'ultima consente una riproduzione con molto minori alterazioni. La risposta della puntina (piezoelettrica, ceramica o magnetica) alla deformazione indotta dai solchi del disco è infatti complessa, non certo lineare. Questo ovviamente senza considerare che puntina e solchi si consumano. In un CD il lettore laser non può sbagliare, a meno che non subentri un difetto.
Per motivi analoghi, la musica su un vinile può essere restituita fedelmente entro un intervallo dinamico inferiore a quella registrata su CD. Ciò significa che un suono molto basso tende a confondersi col rumore di fondo e uno molto alto tende a distorcere. Solo la musica che sta nel mezzo è pulita. L'orecchio sensibile se ne accorge, specie se il brano è ben noto. Basterebbe comunque ascoltare i passaggi in "pianissimo" per verificare la bontà del CD.
A proposito di rumori, va qui citata l'assenza nel CD di suoni spuri che derivano dai disturbi di sottofondo provocati dal tipo di sollecitazione subita dalla puntina del giradischi. Essi sono dovuti alle imperfezioni dei solchi sul vinile, all'ineliminabile polvere o alla puntina stessa che sfrega sul disco. Buona parte di queste interferenze sono ineliminabili anche con i migliori filtri. Senza contare che i filtri talora filtrano anche il suono originale.
Non è finita. Un disco in vinile, meccanicamente trascinato, ha una velocità di rotazione la cui costanza è molto difficile da controllare. Piccolissime variazioni nel motore, nella cinghia o nella forma del disco possono provocare cambiamenti di velocità che, seppur minimi, influiscono sul suono. La rotazione di un CD, invece, ha un'altra natura, poiché serve solo a presentare l'informazione in sequenza. Il ritmo è controllato digitalmente dall'orologio di sistema.
Naturalmente, se la campionatura è scarsa (basso bitrate) la qualità scema anche nella musica digitale. Per motivi simili occorre fare attenzione al tipo di formato digitale. Per intenderci, l'informazione audio compressa, tipo mp3, consente una riduzione notevolissima di spazio di memoria, ma comporta inevitabilmente la perdita della nitidezza del suono. Qui si può certamente concordare sul fatto che la qualità decada. Meno il formato è compresso, più informazione passa e più il suono è fedele all'originale. Questo è sicuro. Va anche detto che, data una certa compressione, alcuni brani soffrono di più di altri.
In definitiva, se stiamo su bitrate originali elevati, come nei migliori CD, ed evitiamo la compressione dei dati registrati l'informazione veicolata dalla sorgente reale si conserva di più col digitale che con la riproduzione analogica. La riproduzione di un vinile passa certamente meno informazione e, inoltre, ne introduce di nuova che nulla ha a che vedere con la sorgente reale.
La storia che il vinile sia meglio del CD è appunto solo una storia, una leggenda metropolitana priva di fondamento tecnico-scientifico e sviluppata solo per qualche ragione nostalgica o per qualche predilezione "vintage". Giustificatissima emotivamente, sia chiaro; ma per nulla avvalorata fisicamente.
Può però essere interessante considerare che il vinile talvolta piace di più proprio per i difetti che ha. Gli stacchi musicali netti che un CD restituisce nitidamente risultano ammorbiditi su un vinile e questo offre talvolta l'impressione di superiore armonia. In realtà, il CD riporta più fedelmente quella che è la realtà dei fatti acustici, anche nelle porzioni più discontinue. Ci sono dei suoni per i quali ciò si evidenzia con chiarezza, come nel caso dello zampillio dell'acqua, della monetina che rotola e persino del parlato, tanto per fare degli esempi.
Tron.
Ormai il concetto di entrare con la mente in un computer é diventato comune da Matrix in poi. La realtà virtuale ormai é diventata familiare e questi film non impressionano piú. Stesso discorso per Videodrome, Il tagliaerbe, Brainstorm - Generazione elettronica, Strange days e Johnny mnemonic.
Wargames.
Un gioiello degli anni '80 ma invecchiato male. L'idea di poter hackerare i computer dell'esercito USA con uno casalingo dei primi anni '80 oggi fa davvero sorridere. Molto meglio Hackers del 1995 con una Angelina Jolie ventenne.
Dragonheart.
Gli effetti speciali di questo film, all'epoca tra i migliori, oggi appaiono molto datati. Dopo la saga di Jurassic Park e la trilogia del Signore degli anelli sono decisamenti superati, stesso discorso per La storia infinita e il suo seguito.
The day after - Il giorno dopo.
Questo film é ormai superato dalla storia, e non di poco. Venne girato nel 1983 ma divenne superato giá nel 1989 dopo il crollo dell'Unione Sovietica e dei paesi del Patto di Varsavia. Oggigiorno non viene piú trasmesso in TV proprio per questo.
Tutti sono in grado di cantare, solo alcuni sono intonati. Tra gli intonati c'è chi ha una bella voce, con un timbro caratteristico, con una grande estensione o con qualsiasi altro tratto che li renda ben identificabili, credo sia questo che si intende per “voce di un cantante”. Tra i cantanti c'è poi chi riesce a trasmettere emozioni, ad arrivare al cuore della gente attraverso l'interpretazione, attraverso il carisma, attraverso l'originalità. Personalmente ritengo quest'ultima la dote fondamentale di un cantante, anche a discapito delle pure doti canore. Detto in altre parole preferisco cento volte qualcuno con una voce non esagerata ma che sia capace di farmi provare qualcosa nel mio intimo e al di fuori della canzone, rispetto ad un esecutore perfetto che inizia e finisce nella mera performance.
Colui che è in grado di cantare ha delle buone potenzialità. Colui che ha la voce di un cantante ha studiato come trasformare le potenzialità in caratteristiche. Ha sicuramente studiato tecnica, e interpretazione.
Chiunque può avere la voce di un cantante perché quando si parla di voce spesso ci si riferisce al timbro vocale. Non tutti però sono in grado di cantare usando il diaframma e prendendo sempre le note giuste.
E' una storica tecnica di ripresa microfonica molto valida per strumenti solisti, non solo la voce quindi, che ha quasi un secolo.
La inventò negli anni '30 l'ottimo ingegnere del
suono Allan Dower Blumlein in linea con quello che fu il suo
contributo più importante nella storia della riproduzione audio: il
suono stereofonico.
Blumlein
pose le base anche per il "surround", che è il sistema di
ascolto più
immersivo
che finora abbiamo creato, ma non
seppe mai quanto famose divennero le sue invenzioni, dato che fu
ucciso nel 1943 mentre era impegnato in progetti bellici segreti.
Si
chiama tecnica M/S e l'intenzione originale era cercare di
ricostruire con più fedeltà possibile cosa ascolta una persona
posta esattamente davanti a un musicista/cantante impegnato in
un'esecuzione. "M" sta per Mid, e "S" sta per
Side, la tecnica M/S si realizza usando due microfoni con le capsule
poste a 180° l'una rispetto l'altra, come nella foto:
La capsula inferiore s'imposta con polarità cardioide, anche se variazioni negli anni ammettono anche quella ipercardioide, ominidirezionale .
Il microfono superiore è impostato tassativamente a figura-8, così nel totale si ottiene una sensibilità spaziale con questa direzionalità:
Se entrambi i microfoni hanno il diagramma polare a figura-8, la tecnica viene chiamata "tecnica Blumlein" invece di M/S. Ma sempre dello stesso principio si tratta.
La sorgente sonora viene così catturata direttamente con
il microfono
Mid
posto davanti (diagramma blu),
mentre il microfono
Side, che ha la minore
sensibilità nel punto dov'è la sorgente ma la massima ai suoi lati,
raccoglie soprattutto le riflessioni.
Il microfono
Mid
è quindi sistemato in maniera
classica, ma la magia la fa l'altro.
Il segnale che arriva dal
microfono Side
viene separato in due canali,
Sinistro e Destro, ed a uno dei due viene invertita la fase. Il
risultato della somma dei due microfoni è una tridimensionalità e
naturalezza del suono, ed è particolarmente controllabile. Infatti
si può sia agire sul volume del mic
side
per attenuare o enfatizzare
l'effetto, sia agire sul pan dei due canali sinistro e destro per
allargare o stringere il panorama stereo a piacimento. Ultimo
vantaggio, ma non meno importante: anche nell'ascolto mono si ha la
garanzia di restare in fase.
La tecnica M/S non è "la
migliore" e non viene utilizzata per qualsiasi situazione, ma se
si deve registrare un unico strumento va presa assolutamente in
considerazione.
Va molto bene anche per la voce, ma oggi
registrare cantanti con la M/S è abbastanza raro. Per avere un gran
suono da chitarre classiche e soprattutto acustiche invece è una
bomba!
E' importante che la stanza dove si allestisce la ripresa
sia trattata acusticamente perché le riflessioni del suono, quelle
catturate dal microfono
Side, sono una componente
determinante per la qualità dei risultati.
Noi diremmo Patty Duke
Patty è nata come Anna Marie Duke. Suo padre era un alcolizzato e sua madre soffriva di depressione clinica. Suo padre è stato costretto a lasciare la loro casa. Alla fine, sua madre fu sopraffatta e quando Anna aveva otto anni la diede la tutela a una coppia di agenti di talento, John ed Ethel Ross, che rappresentavano già il fratello maggiore di Anna.
I Rosses hanno promosso incessantemente Anna, che hanno insistito per chiamarla "Patty" (e hanno costretto Anna a usare anche il nome). Le hanno costantemente tolto due anni dalla sua età per farla sembrare più giovane di quanto non fosse in realtà. Hanno anche riempito il suo curriculum di referenze per far sembrare che avesse più esperienza. Ci si aspettava che a "Patty" tutto questo andasse bene. Per tenerla sotto controllo, le davano alcool e farmaci da prescrizione. Hanno tenuto per loro la maggior parte di ciò che ha guadagnato e spesso le hanno fatto delle avance sessuali.
Quando aveva 12 anni, è apparsa nel programma televisivo "The $ 64.000 Question" le è stato detto di imbrogliare e le sono state date le risposte in anticipo.
Ma i Ross hanno avuto un grande successo quando, all'età di 13 anni, "Patty" è stata scelta per essere la protagonista nella produzione di Broadway di "The Miracle Worker" dove ha interpretato la sordo-cieca Helen Keller. Due anni dopo, è apparsa nella versione cinematografica e ha vinto l'Oscar come miglior attrice non protagonista. Questo l'ha resa un nome familiare. A 16 anni, aveva una sua sitcom in cui interpretava cugini identici.
Per allontanarsi dai Rosses, Duke sposò il 31enne Henry Falk quando aveva 18 anni.
Oltre a tutte queste vicissitudini, soffriva anche di disturbo bipolare non diagnosticato. Ha continuato a recitare regolarmente e ha vinto tre Emmy Awards oltre a un Oscar.
Le ci volle un po', ma alla fine si calmò. Dopo due matrimoni in sette anni, il suo successivo matrimonio con l'attore John Astin (16 anni più grande di lei) è durato tredici anni, e il suo quarto matrimonio è durato oltre 30 anni fino alla sua morte, all'età di 69 anni. Ha anche servito come presidente della giuria Actors Guild per quattro anni.
La lista degli attori che hanno lavorato di più insieme include:
Amy Adams e Christian Bale
Matt Damon e Ben Affleck
Johnny Depp e Helena Bonham Carter
Tina Fey e Amy Poehler
Kevin Hart e Dwayne "The Rock" Johnson
Scarlett Johansson e Chris Evans
Jack Lemmon e Walter Matthau
Jerry Lewis e Dean Martin
Myrna Loy e William Powell
Melissa McCarthy e Ben Falcone
Ginger Rogers e Fred Astaire
Elizabeth Taylor e Richard Burton
Marlon e Shawn Wayans
Kristen Wiig e Bill Hader
Shailene Woodley e Ansel Elgort
E' più facile fare soldi NON pubblicando libri. Allora, ti spiego come funziona la faccenda qui in Italia. Le grandi case editrici se ne infischiano altamente degli scrittori emergenti, a meno che tu non abbia ucciso qualcuno. Allora ti pubblicano, anche se hai scritto la lista della spesa. Vedi Renato Curcio (Brigate Rosse), Pietro Maso (ha ucciso i genitori per godersi i loro soldi), Amanda Knox e pure Rudy Guedé (omicidio Merdith Kecher) giusto per fare degli esempi.
Altrimenti pubblicano e ripubblicano ciclicamente i "grandi" e le loro opere immortali, che ne so, "Guerra e Pace", "Siddharta", "I Miserabili" e via dicendo.
Se non hai ucciso nessuno e non sei Montanelli, allora ci sono gli editori a pagamento, gli editori gratis, il self-publishing, e Amazon.
Editori a pagamento: ogni sei mesi cacciano fuori un bando in cui dicono che se gli mandi il tuo inedito lo valuteranno attentamente. Naturalmente, si guardano bene dal dirti subito che siano editori a pagamento. Secondo me si guardano bene anche dal leggere quello che gli hai mandato, qualunque cosa sia. Dopo qualche settimana ti mandano una mail dove ti dicono che sei bravissimo, il libro è bellissimo e sarà il nuovo best seller. (Lo dicono a tutti, anche al gatto, non c'è problema) Se gli cacci dai 600 ai 3600 euro, te lo pubblicano. (se mi contattate in privato vi faccio anche i nomi, ormai ne ho una collezione intera) Ovvio che quei soldi li riavrai con le vendite e i loro bravi ricavi. Solo che:
Quei soldi glieli devi dare perché per contratto sei OBBLIGATO a comprarti un centinaio di copie del tuo libro, che ovviamente dovrai vendere per i fatti tuoi se vuoi che quei quattrini tornino indietro.
Tutto quello che vorrai fare, sarà un costo aggiuntivo: editing, copertina, booktrailer, segnalibri, locandine e qualsiasi altra cosa gli salti in mente di proporti.
Qualcuno di questi, una volta avuto il manoscritto NON si farà più vedere né sentire. Lo troverai pubblicato, ma non riuscirai più a contattarli in nessun modo se non tramite un legale (ma con quello che costano gli avvocati, non conviene).
Alcuni ti pagheranno solo dopo aver venduto almeno 500 copie (e come fai a sapere quante ne vendi? Mica conosci i tuoi lettori uno per uno, nome e cognome!). Chissà perché, le copie vendute sono sempre 499.
E quanto ti pagano?
Qualcuno ti darà - tieniti forte - CINQUE CENTESIMI a copia venduta.
Qualcuno ti pagherà in copie del tuo libro che potrai rivendere per conto tuo, ma fai conto che su un volume, mettiamo da 20 euro, a te ne spettano 2, quindi devi venderne 10 per avere una copia gratis. (gratis per modo di dire).
Qualcuno ti darà DUE euro a copia, e questi già si svenano.
In compenso NON ti faranno alcun genere di pubblicità.
Il tuo libro NON sarà in vendita nelle librerie fisiche. Se sai che esiste, allora lo puoi ordinare e te lo faranno avere, ma solo se gliene vengono ordinate un certo numero di copie, perché mica possono stamparli uno alla volta, eh?
Sarà in vendita nei portali di libri on line, ma anche lì non è detto che il cartaceo sia disponibile. Possono comprare la versione digitale, ma anche in quel caso, come fai a sapere quanti ne venderanno mai?
Editori NON a pagamento: Noi siamo bravi e non chiediamo niente, non siamo mica come "Quelli là"! MA… sei vincolato con loro per cinque anni, in cui non devi MAI rimanere senza copie del tuo libro. Perché loro non muoveranno un dito: SEI TU che devi sbatterti per farti pubblicità e vendere ad amici, parenti, colleghi, eccetera. Naturalmente, tu le tue copie LE PAGHI A PREZZO PIENO, ma in compenso (come sono generosi!) potrai trattenere la tua spettanza, fai conto sempre un due euro su venti. VINCOLATO A QUESTO PER CINQUE ANNI.
Self-publishing: I costi calano, ma sono sempre assurdi, diciamo intorno ai 300 euro, perché sono in cambio di nulla. L'editing te lo fai tu (a meno che non lo paghi come servizio aggiuntivo se non sei capace). La copertina te la fai tu - idem come sopra. La pubblicità te la fai tu. Se qualcuno sapesse che il libro esiste, potrebbe anche comprarlo, ma solo sui portali on line. Librerie fisiche, mai, neanche questi.
Amazon: Fai tutto tu, ma almeno non ti chiedono niente. Gli dai il numero del conto su cui accreditare le vendite e basta. Per sapere se poi vendi davvero o no, c'è sempre il Mago di Arcella.
Quindi, se pensi di fare i soldi pubblicando un libro, che sia in italiano, inglese o aramaico antico, cambia mestiere. Se vuoi fare i soldi, ti apri una casa editrice, o ti occupi di editing (dai duecento euro in su per valutare un manoscritto), di grafica per le copertine, o di video per i booktrailer (costano dai 500 in su) e varie altre.
A chi scrive, due dita negli occhi.
Capito?
Oh, dimenticavo! Un mio amico è un famoso comico, l'avrete visto tutti in televisione.
Per farla breve
Un giorno, al temine di un suo spettacolo, gli si avvicina un tizio di una GRANDE casa editrice. "Che bello spettacolo, signor XXX! Che ne direbbe di farne un libro? Guardi, le stacco già un assegno di mille euro, ce lo faccia avere al più presto!"
Tutto gasato ed euforico scrive bene bene tutto quanto e glielo manda. Lo editano, gli fanno copertina e tutto quanto, dopodiché non si fanno più vivi per un pezzo. Dopo un annetto circa, lo chiamano e gli dicono: "Sa, ogni grande editore deve avere nel suo catalogo DEI LIBRI IN PERDITA, per pagare meno tasse, e il suo è tra questi. Quindi, non ne è stata venduta una sola copia. In compenso, ne abbiamo 500 copie in carta, stampate. Se volesse, potrebbe comprarle lei e rivenderle in privato. Se non le vuole comprare, le mandiamo al macero.
Beh, lui è un comico, non è difficile portarsene dietro delle copie e rivenderle tra il pubblico a fine show. Ma alla fine è solo rientrato nelle spese, perché i 1000 euro che gli hanno dato all'inizio, non solo li ha spesi per ricomprarsi le 500 copie ma ce ne ha messi sopra altri.
Bellino, il giochetto?